Ci sono tanti sogni umani da realizzare... chi vuole andare a questo o quel concerto, chi vuole andare in qualche città, o chi vive per vedere la propria squadra nel suo stadio di calcio... Mi credete se vi dico che il mio era quello di vivere una fumata bianca? Non è che ci pensassi tutti i giorni, ma la verità è che quando Giovanni Paolo II è morto è stato qualcosa che ha cominciato a prendere forma dentro di me.
Credo sinceramente che l'amore per il Papa sia un dono. Un grande dono che vorrei che tutti i cristiani avessero. Io l'ho ricevuto e mi sento molto fortunato ad averlo ricevuto. Ho una vera passione per "il dolce Cristo in terra", come lo chiamava Santa Caterina da Siena.
Così, a quarant'anni, l'epoca in cui tutti ti ricordano che sei maturo, indipendente, autonomo e così via, muore Papa Francesco. Mi è bastato uno sguardo con mio marito per capire che eravamo sulla stessa lunghezza d'onda: cercare in tutti i modi di andare a Roma. Ma al conclave. Per vivere la fumata bianca.
Desiderati e soddisfatti
La verità è che quelli erano giorni frenetici: la comunione di una figlia, un blackout, la solita vita di genitori con una famiglia numerosa, tanto lavoro per entrambi... ma con una motivazione più grande di qualsiasi altra che avessi mai sperimentato: andare a Roma e vivere il momento. Quando mi chiedevano perché lo facevo, mi sentivo persino superficiale: qualcosa dentro di me mi spingeva a voler vivere quel momento proprio lì, perché lo facevo, perché lo volevo.
Forse vi immaginate il mio conto corrente con un ampio margine di manovra. Niente di più sbagliato. In questo "vivere il momento" sapevamo che i soldi sarebbero dovuti arrivare da noi. Senza alcun tipo di promozione, a mio marito sono stati assegnati tre lavori extra per un giorno ciascuno, che non erano affatto male. La Provvidenza nella nostra vita non smette mai di lavorare e noi ci siamo sentiti, ancora una volta, dei bambini viziati che facevano i capricci e nostro padre Dio ce li dava.
Desiderato e realizzato: giovedì 8 maggio alle 11.52 siamo entrati in San Pietro appena arrivati a Roma e stava uscendo la seconda Fumata Nera. Entrambe nello stesso momento. Mezzo giro. Ci siamo ritemprati nel corpo e nell'anima (Santa Messa e pranzo) e siamo rientrati.
15:43: entriamo di nuovo in Piazza San Pietro. Quello che si prova in quel momento all'interno del colonnato vaticano è indescrivibile. È attraversare una dimensione in cui siamo tutti figli dello stesso padre, fratelli, conoscenti e persone care. Qualcosa già "bruciava" nei nostri cuori. Non posso raccontare il numero di rosari che abbiamo recitato, le conversazioni che abbiamo avuto o molto altro. Posso solo parlare di doni. Uno dopo l'altro.
Il fumo bianco
Ore 18:05. Un gabbiano e i suoi piccoli si avvicinano al camino. Qualcosa ci dice che il momento è vicino. Guardare quella madre con il suo piccolo ci fa stare zitti e contemplare. Ha prodotto un moto di tenerezza che ci ha fatto concentrare sul camino.
18:07: PAZZIA. Follia totale da parte di tutti: c'è fumo bianco. Mi si accappona la pelle solo a scriverlo. Da quel giorno sono convinto che in Paradiso vivremo cose simili: tutti diversi e insieme con la stessa gioia traboccante che ci ha fatto saltare e urlare d'amore. Uniti in un'unica persona di cui non conosciamo nemmeno il nome. Le grida di "Viva il Papa" cominciano a rendermi rauco. All'improvviso c'è silenzio e qualcuno intona la "Salve regina", la salvezza latina. La cantiamo all'unisono. Mi ha commosso molto il motto scelto dal Papa, che abbiamo imparato a conoscere qualche tempo dopo: "In Illo uno unum", in cui Lui è Uno, noi siamo Uno. Ed è quello che è successo: mi sono sentito più Chiesa che mai, più unito a Pietro che mai.
19:12: il protodiacono annuncia il tanto atteso "The Protodeacon".Habemus papam". Forse è per la follia delle urla, o per la lingua madre di chi parla, ma non capiamo quasi nulla, solo Robert e LEONE. LEONE. Ma che meraviglia... Il nome di colui che ci ha uniti, ardente e folle è Leone. Leone XIV. È difficile spiegare (di nuovo) ciò che già gli volevamo bene. Accanto a noi, un uomo, con in mano una lista stampata di fatti curiosi, dice "Cardinale Prevost, matematico e di Chicago".
19:23: lo vediamo. Il nostro cuore arde di fronte al volto di Leone XIV. È davvero inspiegabile: lo vediamo così buono, così "simpatico", così "Papa". Il nostro cuore scoppia: Prevost ci ha conquistato, ci ha conquistato, ci ha per la sua Chiesa, ci ha come figli. Si commuove: parla e tace, ci sorride, ci guarda.
Amore per il Papa
Figlio di Sant'Agostino, missionario... Come ti inserisci quando lui guarda la gente e quella gente sei tu? Gridi "VIVA EL PAPA LEONE" e lui tace per l'emozione. Continuiamo a galleggiare: questa è la cosa più vicina al Paradiso che tutti noi che eravamo lì abbiamo mai sperimentato.
È molto difficile tornare alla normalità dopo questo fatto. Ogni volta che a Messa sento "per Papa Leone" qualcosa mi salta dentro e posso solo sorridere. Ogni volta che vedo un suo video o leggo un discorso qualcosa vibra... L'amore per il Papa è un dono e posso solo goderne.