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San Josemaría e la liturgia

Il libro "San Josemaría e la liturgia", pubblicato da Juan José Silvestre, professore di Liturgia all'Università di Navarra, offre chiavi di lettura per comprendere la visione del santo sulla Santa Messa.

Juan José Silvestre-11 giugno 2025-Tempo di lettura: 9 minuti
liturgia di san Josemaría

©Opus Dei

L'opera inizia con alcune parole del santo di Barbastro che costituiscono l'incipit dell'opera. motivo leit dell'intero libro: "Non dimenticate che la vita liturgica è una vita d'amore; amore di Dio Padre, attraverso Gesù Cristo nello Spirito Santo, con tutta la Chiesa, di cui fate parte". Parole che il vescovo Mariano Fazio commenta nel prologo, dicendo: "Questa affermazione del santo percorre tutto il libro e, leggendolo, ho potuto constatare che l'autore ha individuato nell'amore un aspetto chiave della comprensione della liturgia da parte di San Josemaría".

Infatti, attraverso le pagine ho cercato di mostrare, con la vita e gli insegnamenti di san Josemaría, spesso legati a dettagli biografici, che le parole con cui inizia il libro sono una realtà. L'amore è un punto chiave.

San Josemaría e la liturgia

Il fascino per la liturgia si manifestò in lui fin dalla più tenera età, come ho cercato di mostrare nel primo capitolo. Essa segnò la sua vita spirituale ed egli vi rimase fedele per tutto il suo ministero sacerdotale. Ritrovando il 2 ottobre 1928, data in cui "vide" la Opus DeiAnche questa fu una tappa importante nella sua vita e nei suoi insegnamenti liturgici.

Come si evince dai tre capitoli, si può dire che in una logica liturgica presento il suo pensiero come portatore di una particolare ricchezza derivante sia dal carisma fondazionale ricevuto e dalla sua vita contemplativa, sia dalle vicende del suo ministero sacerdotale.

Credo si possa dire, senza timore di sbagliarsi, che San Josemaría era innamorato della liturgia. Questo amore, questo entrare nella corrente trinitaria di amore per l'uomo che è l'Eucaristia, lo ha portato per tutta la vita a cercare sempre il modo migliore di vivere, nella Chiesa, quell'incontro personale e amoroso che è la Santa Messa. Per questo motivo la sua predicazione sarà impregnata di fonti liturgiche. La sua vita e i suoi insegnamenti cercheranno di incarnare al meglio la natura stessa della liturgia. 

Vetus ordo

È stato l'amore per la liturgia che lo ha portato a "relazionarsi" con molte delle intuizioni del movimento liturgico degli anni Trenta. Questo stesso amore per la liturgia, come realtà ecclesiale, è quello che lo ha portato a promuovere un'ordinata e progressiva introduzione della riforma liturgica nelle celebrazioni dei centri dell'Opus Dei, come richiesto dalla Santa Sede. Ed è la sua vita liturgica, intesa come incontro d'amore con Dio, che spiega perché, dopo aver cercato per 45 anni di fare proprie le parole e i gesti del Messale tridentino, abbia trovato molta difficoltà a passare al Messale del 1970 e abbia finito per beneficiare, senza averlo chiesto, dell'indulto che gli ha permesso di continuare a celebrare negli ultimi tre anni della sua vita con il rito precedente alla riforma conciliare.

Sia nei suoi scritti pubblicati e inediti, sia nella sua predicazione orale, si può notare che l'amore è il centro, il cuore dei suoi insegnamenti liturgici. 

Amore divino

L'amore divino si riversa sui fedeli attraverso quel flusso d'amore trinitario che è la Santa Messa e che attende la risposta, anch'essa d'amore, di ogni cristiano. Una risposta che, uniti a Cristo nella sua Chiesa, offrono al Padre.

Amore divino che attende la corrispondenza di ciascuno attraverso questa partecipazione amorosa ai gesti e alle preghiere della celebrazione eucaristica, mostrando così l'importanza della partecipazione esteriore e interiore ad essa, come San Josemaría ha incarnato nei suoi insegnamenti mistagogici e nella sua vita di amore liturgico. 

Amore che caratterizza la risposta personale e va oltre la celebrazione rituale, coinvolge la vita, come insegna il Santo. Nella sua predicazione mostra chiaramente che tutti noi, in quanto "sacerdoti della nostra esistenza" attraverso il Battesimo, manifestiamo il nostro amore al Padre restituendogli il mondo trasformato da Cristo nello Spirito Santo, attraverso quella "Messa" che ognuno di noi celebra sull'altare del proprio lavoro, della propria vita quotidiana. Una "Messa" che dura ventiquattro ore e che ha al centro e alla radice la celebrazione sacramentale.

Movimento liturgico spagnolo

Se diamo uno sguardo alla struttura del libro, vediamo come esso sia proiettato in tre cerchi concentrici che convergono nell'amore: note biografiche, teologico-liturgiche e mistagogiche. Nelle pagine del primo capitolo, di carattere biografico, si evince dagli scritti editi e inediti del Santo e dalle testimonianze di coloro che hanno vissuto con lui, come San Josemaría negli anni Trenta fosse un vero e proprio pioniere, un sacerdote in anticipo sui tempi anche in campo liturgico. In molte delle sue decisioni ed esperienze liturgiche appare legato all'incipiente movimento liturgico spagnolo di cui conosce alcuni dei più importanti promotori e forze trainanti, che sono suoi amici personali. 

Aspetti fondamentali, come la liturgia vissuta come fonte di vita spirituale e il concetto di partecipazione attiva, saranno tradotti in manifestazioni e decisioni concrete che il santo prese e con cui, in quegli anni da giovane sacerdote, cercò di diffondere la vita liturgica: Le Messe in dialogo nelle residenze universitarie da lui promosse, la comunione frequente all'interno della Messa e con le ostie consacrate nella celebrazione stessa come qualcosa di abituale nella sua Messa e per tutte le persone che vi partecipavano, l'uso di ampi paramenti, così come le indicazioni per la costruzione di futuri oratori, sono manifestazioni concrete e pratiche di questo desiderio, così come del suo rapporto con le idee del movimento liturgico.

Liturgia e santità personale

Nelle pagine del secondo capitolo, di carattere più teologico, ho cercato di mostrare come il messaggio che San Josemaría Escrivá ricevette il 2 ottobre 1928, la chiamata universale alla santità, si colleghi alle idee di fondo degli insegnamenti conciliari sulla liturgia. 

Come non vedere al numero 14 della Costituzione conciliare Sacrosanctum Concilium In quel famoso numero si legge: "La Santa Madre Chiesa desidera ardentemente che tutti i fedeli siano condotti a quella partecipazione piena, consapevole e attiva alle celebrazioni liturgiche che la natura stessa della Liturgia esige e alla quale il popolo cristiano, "stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo peculiare" (1 Pt 2,9; cfr. 2,4-5), ha il diritto e l'obbligo in virtù del battesimo" (1 Pt 2,9).

La riscoperta del battesimo e della conseguente filiazione divina, come fondamento della chiamata universale alla santità, sono direttamente collegate a questo diritto e dovere di partecipare alla liturgia. Insegnamenti conciliari che San Josemaría aveva già anticipato nei suoi scritti mistagogici, come si può vedere nel terzo capitolo del libro, o nella sua stessa vita liturgica e in quella dei membri dell'istituzione che Dio gli ha fatto vedere, come si può vedere nel primo capitolo, incoraggiando, ad esempio, la partecipazione attiva nelle residenze che egli promuoveva vivendo le cosiddette Messe in dialogo.

La Messa, un'azione trinitaria

Allo stesso tempo, i numeri da 5 a 7 della stessa costituzione conciliare sono sviluppati anche negli insegnamenti di San Josemaría. Così la presentazione della Messa come estensione della corrente trinitaria dell'amore di Dio per noi, formulata dal santo, si collega all'idea della storia della salvezza riscoperta da san Josemaría. Concilio Vaticano IIViene sottolineata la componente fondamentale dell'amore.

Il carattere divino e trinitario della celebrazione della Santa Messa, insieme al suo carattere cristologico ed ecclesiale, sottolineato dal Santo, lo portano a definire la celebrazione eucaristica come centro e radice della vita cristiana. Questa espressione non è originale solo per la forma o i termini utilizzati, anche se la ritroviamo in modo simile nel magistero di Pio XII, nel Concilio Vaticano II e più in generale nella dottrina cattolica in generale, ma in San Josemaría trova un contesto più ampio e inedito.

La massa, il centro e la radice 

Infatti, la Santa Messa, presentata come centro e radice della vita cristiana, si collega con la vita ordinaria, quotidiana, la vita del lavoro, che è il luogo dell'incontro con Dio, come San Josemaría aveva instancabilmente predicato fin dal 1928. Questa vita secolare, questa vita nel mondo, realtà santificabile e santificata, trova il suo centro e la sua radice nella celebrazione dell'Eucaristia. Pertanto, ogni fedele, in virtù del suo battesimo, come dirà il Concilio Vaticano II, ha il diritto e l'obbligo di partecipare alle celebrazioni liturgiche, e il Santo lo proclamerà in modo più forte ed enfatico: ogni fedele è sacerdote della propria esistenza. Perciò il rapporto tra la vita ordinaria e lavorativa e la Messa è intimo, intenso, connaturato a entrambe le realtà. E per questo è chiamato a prolungarsi in una Messa che dura ventiquattro ore.

Se nel primo capitolo ho cercato di mostrare il rapporto di San Josemaría con il movimento liturgico e, quindi, di anticipare e preparare le idee che il Concilio Vaticano II avrebbe ripreso, nel secondo capitolo ho cercato di mostrare come gli insegnamenti del santo offrano al magistero liturgico del Concilio un contesto, una cornice in cui viverli. Infatti, nella sua predicazione orale e scritta egli avrebbe instancabilmente proclamato che ogni cristiano, chiamato ad essere sacerdote della propria esistenza dal battesimo, celebra la sua Messa delle ventiquattro ore sull'altare del suo posto di lavoro e della sua vita quotidiana, purché la celebrazione dell'Eucaristia ne sia per lui il centro e la radice.

La liturgia è performativa

Infine, nel terzo capitolo mi sono proposto di mettere in luce l'acuta consapevolezza di San Josemaría del potere trasformante della liturgia della Santa Messa per i fedeli comuni. I suoi insegnamenti su questo tema sono molti e compaiono frequentemente nei suoi scritti. Come ripeteva il santo: "Vi ho sempre insegnato a trovare la fonte della vostra pietà nella Sacra Scrittura e nella preghiera ufficiale della Chiesa, nella Sacra Liturgia.

In questo terzo capitolo ho scelto di concentrare la mia attenzione soprattutto su due testi: in primo luogo, l'omelia "L'Eucaristia, mistero di fede e di amore", in cui, seguendo le diverse parti della celebrazione eucaristica, san Josemaría propone delle conseguenze per la vita spirituale dei cristiani. In secondo luogo, mi sono avvalso di alcuni commenti alla celebrazione eucaristica che il nostro autore stava preparando nel 1938 e che intendeva pubblicare in un libro intitolato Devozioni liturgiche. Nel secondo capitolo del nostro libro abbiamo fatto uno studio del progetto e dei fogli che San Josemaría aveva scritto durante quell'anno. Nell'utilizzarli nel nostro lavoro li abbiamo riprodotti alla lettera, cioè con le abbreviazioni, i piccoli errori di ortografia, ecc. che contengono.

Testi inediti

Questi scritti, risalenti alla fine degli anni Trenta, mi sembrano costituire un testo di particolare interesse. Non solo perché sono inediti, ma anche perché mostrano, a mio avviso, come il Santo leggesse e conoscesse gli autori che presentavano commenti alla Messa dal marcato aspetto mistagogico. Allo stesso tempo, mostrano come egli condividesse con loro un modo di intendere la liturgia assolutamente all'avanguardia per il suo tempo, come si evince, in parte, dal primo capitolo in cui ho cercato di mostrare la particolare relazione di san Josemaría con il movimento liturgico. 

I commenti sono un perfetto mix di storia liturgica, ars celebrandiLe più caratteristiche del santo sono le considerazioni piene d'amore, che si esprimono in brevi frasi, a volte solo parole - eiaculatori, dardi - che cercano di condensare, in parole, l'amore per la Messa che traboccava dal suo cuore. 

Allo stesso tempo, l'accostamento di testi scritti in due periodi diversi della vita del santo, la fine degli anni '30 e gli anni '60, con in mezzo un concilio ecumenico e una riforma liturgica, mostrerà la continuità e l'armonia tra i due, frutto, credo, dell'amore del nostro autore per la liturgia.

La Messa spiegata da San Josemaría

Il commento alla liturgia della Santa Messa di San Josemaría, che occupa il terzo capitolo, mi sembra ci aiuti a capire perché il santo diceva: "Partecipando alla Santa Messa, imparerete come trattare ciascuna delle Persone divine. Nella celebrazione, i fedeli possono rivolgersi al Padre in Cristo attraverso l'azione dello Spirito Santo: entrando in dialogo con le Persone divine, la loro vita cristiana cresce. È un dialogo a cui li invita ogni gesto e parola del rito, che assume così un significato speciale. 

In breve, nell'ultimo capitolo ho cercato di mostrare che San Josemaría si prepara a "parlare" ai fedeli della Messa non in modo discorsivo, ma in modo "mistagogico", cioè a partire dai riti. È logico che sia così, poiché l'ampia e profonda realtà degli effetti spirituali della Santa Messa non dovrebbe funzionare in modo autonomo e indipendente dai testi e dai riti che ne scandiscono la celebrazione.

Vorrei concludere con alcune parole del santo che mi sembra riflettano molto bene tutto ciò che ho cercato di mostrare nel libro. È un testo scritto nel 1931, che mostra molto bene la sua formazione e la sua vita per la liturgia e dalla liturgia, l'amore, la filiazione divina, le parole e i gesti della stessa celebrazione liturgica spiegano tutto:

Questa mattina ho chiesto a Gesù - non ho chiesto a Lui, intendo dire male - ho detto a Gesù del mio desiderio di prepararmi molto bene, durante l'Avvento, per quando arriverà il Bambino. Gli ho detto molte cose, tra cui che mi avrebbe insegnato a vivere la sacra Liturgia. Ho pensato che la mia anima è una terra assetata e mi sono emozionata nel leggere nel comunione della Santa Messa: Dominus dabit benignitatem, et terra nostra dabit fructum suum. Signore, Gesù: fa' che la povera terra desolata della mia anima, riempita della tua grazia, porti frutto per la vita eterna. Ed ero confuso, pieno di gratitudine, quando ho recitato il salmo con le mie prime parole Confitemini Domino (Sal. 117)..., un'espressione fedele di ciò che potrebbe cantare ciascuno di coloro che avete scelto finora per la vostra Opera.

San Josemaría e la liturgia

AutoreJuan José Silvestre
Editoriale: Rialp
Anno: 2025
Numero di pagine: 303
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