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Gesù: i quattro Vangeli

I quattro Vangeli canonici sono stati scritti verso la metà o la fine del I secolo, sulla base di tradizioni orali e di fonti più antiche, come la fonte Q. Studi recenti propongono che potrebbero essere stati scritti in ebraico e in date precedenti rispetto a quanto si pensava.

Gerardo Ferrara-3 maggio 2025-Tempo di lettura: 5 minuti
Vangeli

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Prima di illustrare brevemente quanto sappiamo finora sui quattro Vangeli canonici, leggiamo le belle parole di San Francesco di Sales, Dottore della Chiesa, in riferimento all'importanza della parola "vangelo" e della tradizione orale e della predicazione per la trasmissione della fede (ne abbiamo già parlato in precedente articolo sulla catechesi):

Tutta la dottrina cristiana è di per sé Tradizione. Infatti, l’autore della dottrina cristiana è Cristo Nostro Signore in persona, il quale non ha scritto nulla, se non qualche carattere mentre rimetteva i peccati alla donna adultera. […] A maggior ragione, Cristo non ha ordinato di scrivere. A motivo di ciò, egli non ha chiamato la sua dottrina “Eugrafia”, bensì Evangelo, e tale dottrina ha comandato di trasmetterla soprattutto per mezzo della predicazione, difatti non ha mai detto: scrivete il Vangelo ad ogni creatura; ha detto invece: predicate. La fede, dunque, proviene non dalla lettura, bensì dall’ascolto. 

Nel precedente articolo abbiamo accennato ad alcuni studiosi che propongono di anticipare la datazione "ufficiale" della composizione dei Vangeli. Secondo la maggior parte degli esperti, infatti, questi scritti risalirebbero alla seconda metà del I secolo, cioè, in ogni caso, quando molti dei testimoni oculari degli eventi narrati erano ancora in vita. Tuttavia, si baserebbero su fonti ancora più antiche, come i cosiddetti fonte Q (dal tedesco quelli(la "fonte"), da cui Luca e Matteo avrebbero attinto molte delle loro informazioni e che diversi studiosi identificano con una precedente stesura di Marco, e la lógia kyriaká (detti sul Signore).

I Vangeli sinottici

Sono chiamati così perché espongono molti racconti su Gesù sono quasi con le medesime parole. Infatti, li si potrebbe leggere in molte parti con un solo “colpo d’occhio” (sinossi), sia in greco che nelle traduzioni in lingue correnti. Spesso, tra l’altro, ci si chiede in che lingua furono scritti. 

Jean Carmignac (1914-1986), sacerdote cattolico e biblista francese, è stato un grande esegeta e traduttore dei Rotoli del Mar Morto, di cui è stato uno dei massimi esperti mondiali. Grazie alla sua conoscenza della materia, Carmignac si rese conto che il greco di questi Vangeli era straordinariamente simile al tipo di ebraico utilizzato nei rotoli di Qumran (fino al 1947 si riteneva che la lingua ebraica in Palestina si fosse estinta all'epoca di Gesù, mentre la scoperta di centinaia di manoscritti nelle grotte intorno al Mar Morto confermò invece che l'ebraico era ancora in uso, almeno come lingua "colta", fino alla fine della Terza Guerra Giudaica nel 135 d.C.).C.).

Sulla base di un approfondito studio linguistico di questi Vangeli durato vent'anni, egli si è fatto sostenitore della loro redazione originale in ebraico, e non nel greco in cui sono giunti fino a noi, ma anche della loro datazione intorno all'anno 50. Carmignac ha presentato la sua tesi nella sua opera La nascita dei Vangeli sinottici.

Marchio

È il Vangelo più antico (tra il 45 e il 65 d.C.). Sarebbe alla base della triplice tradizione sinottica. Secondo gli studiosi, deriverebbe dalla predicazione di Pietro stesso, in Palestina ma soprattutto a Roma. Jean Carmignac ritiene che questo Vangelo sia stato scritto, o dettato, da Pietro in persona, in ebraico (o in aramaico) verso il 42 e che poi sia stato tradotto in greco (come scritto da Papia di Gerapoli nella sua opera Esegesi dei Lògia Kyriakà) da Marco, hermeneutès (l’interprete) di Pietro, intorno al 45 (come sostenuto anche da J. W. Wenham) o, al massimo, al 55. Esegesi della Lògia Kyriakà) di Marcos, ermeneuta Infatti, in Esegesi dei Lògia kiriakà, di cui Eusebio di Cesarea cita alcuni estratti in Storia ecclesiastica (Libro III, cap. 39), Papia scrive:

Infatti, nel Esegesi della Lògia kiriakàDa cui Eusebio di Cesarea cita dei frammenti nella Storia Ecclesiastica (Libro III, cap. 39), Papia scrive: 

Marco, che era l’hermeneutès l'ermeneuta [interprete] di Pietro, ha scritto con esattezza, ma tuttavia senz’ordine, tutto quello che si ricordava, di ciò che aveva detto o fatto il Signore. Poiché egli non aveva ascoltato e nemmeno accompagnato il Signore ma, più tardi, come ho già detto, ha accompagnato Pietro. 

Notizie analoghe le abbiamo da Clemente d’Alessandria, Origene, Ireneo di Lione e lo stesso Eusebio di Cesarea.

Matteo

Questo Vangelo sarebbe stato scritto intorno al 70 o all’80 d.C., frutto di una raccolta di discorsi in ebraico o aramaico (lògia), messa insieme e utilizzata dall’apostolo Matteo tra il 33 e il 42 d.C. nel corso della sua attività evangelizzatrice presso gli ebrei di Palestina (la fonte Q utilizzata anche da Luca).

Questa informazione è confermata da Papia: «Matteo riunì strategie in lingua ebraica, e ogni ermeneuta [tradusse] com’era capace». Anche Ireneo di Lione (discepolo di Policarpo di Smirne, discepolo, a sua volta, dell’evangelista Giovanni), scrive, nel 180 d.C. (in Contro le eresie): Contro le eresie).

Matteo pubblicò il suo Vangelo scritto per gli ebrei nella sua lingua madre, mentre Pietro e Paolo predicavano a Roma e fondavano la Chiesa; dopo la sua morte, Marco, discepolo e traduttore di Pietro, trasmise anch'egli per iscritto la predicazione di Pietro; Luca, compagno di Paolo, mise per iscritto ciò che egli predicava.

Analoghe testimonianze antichissime giungono tramite Panteno, Origene, Eusebio di Cesarea. Secondo Carmignac il Vangelo di Matteo risalirebbe invece al 50.

Luca

Anche questo Vangelo, secondo molti studiosi, sarebbe stato scritto intorno al 70 o all’80. È opinione diffusa che quello di Luca sarebbe il Vangelo compilato in maniera più accurata, da un punto di vista storico, e attingerebbe dalla fonte Q (utilizzato anche da Matteo e, secondo diversi storici e biblisti, la versione più antica del Vangelo di Marco), integrato da ricerche personali effettuate sul campo (come afferma lo stesso autore nel Prologo).

Carmignac ritiene che l'edizione di Luca risalga al 58-60, se non poco dopo il 50 (ipotesi sostenuta da Wenham e altri).

Giovanni

 È l'unico Vangelo non sinottico, a lungo considerato il meno "storico", fino a quando un attento studio ha rivelato che è invece, dal punto di vista geografico e cronologico, un documento ancora più accurato dei Vangeli precedenti (interviene infatti a chiarire ciò che era o non era stato narrato dagli altri).

La terminologia ricca e precisa e le informazioni topografiche, cronologiche e storiche chiare e inequivocabili hanno permesso, tra l'altro, di ricostruire dettagliatamente il numero di anni della predicazione di Gesù, di datare gli eventi della Pasqua ebraica in un calendario più preciso e di scoprire reperti archeologici successivamente identificati con i luoghi descritti da Giovanni (il pretorio di Pilato, la piscina di prova, ecc.). Per molti risale agli anni 90-100 d.C. Carmignac, Wenham e altri, invece, la collocano poco dopo il 60 d.C..

Da notare, infine, che il più antico frammento del Nuovo Testamento canonico corrisponde proprio a uno dei Vangeli, quello di Giovanni, ed è il Papiro 52, anche conosciuto come Rylands 457, ritrovato in Egitto nel 1920 e datato tra il II e il III secolo d.C. 

Da un punto di vista storico, la vicinanza tra l'edizione dell'opera stessa (come abbiamo scritto, tra il 60 e il 100 d.C.) e la prima testimonianza scritta che ne è stata ritrovata è sorprendenteIl più antico manoscritto dell'Iliade che sia stato ritrovato risale all'800 d.C., mentre si pensa che l'opera stessa sia stata scritta probabilmente intorno all'800 a.C.!

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