Il Conclave avanza e con esso cresce l'ansia globale. A Roma i fedeli si accalcano, nelle redazioni le dita tremano sulle tastiere e in Piazza San Pietro regna un silenzio di attesa... interrotto solo dallo starnazzare impassibile di un gabbiano.
Eccolo lì, in alto sopra la Cappella Sistina, appollaiato accanto al camino come se facesse parte dell'apparato ufficiale del conclave. Con uno sguardo penetrante e la sicurezza di chi non teme né l'opinione pubblica né le fazioni cardinalizie, il gabbiano osserva.
Quanto è invidioso.
Mentre all'interno ci si scambia sguardi, si piegano le schede e si contano i voti con il fiato sospeso, fuori regna un altro ritmo. Quello delle ali bianche che sorvolano il mistero. I gabbiani non capiscono le maggioranze di due terzi o le tensioni ecclesiastiche. Non hanno bisogno di consenso per atterrare dignitosamente sulla più alta delle tegole della Vaticano. Nessuno li filtra o li copre. E quando si appollaiano accanto al camino, lo fanno con una tranquillità sconcertante.
È un presagio, è la colomba dello Spirito Santo nella sua versione meno sottile e più stridente?
Ad ogni conclave ricompaiono. Nel 2013 una ha fatto notizia per aver trascorso diversi minuti esattamente accanto al camino pochi minuti prima della fumata bianca. Qualcuno ha scherzato: "Lo sapeva prima di noi". E perché no? Forse, nel loro volo sereno, captano le vibrazioni della Cappella. Sistina. O forse sono solo in cerca di calore... o del panino di un giornalista distratto.
Ma in quest'epoca di congetture, chi non ha mai desiderato, anche solo per un secondo, di essere uno di loro? Guardare tutto dall'alto, senza pressioni, senza voti, senza bollettini da scrivere.
Nel frattempo, il mondo trattiene il respiro. Le telecamere si concentrano sul tetto. I network ribollono di meme e congetture. E loro, maestosi e irriverenti, passeggiano tra le nuvole come se il futuro della cristianità non si decidesse proprio sotto i loro piedi.
Se c'è una cosa che questi gabbiani ci ricordano è che c'è qualcosa di profondamente umano nel non sapere, nell'aspettare, nell'immaginare.
Editore di Omnes. In precedenza, ha collaborato con diversi media e ha insegnato filosofia a livello di Bachillerato per 18 anni.