Sembrano lontani i giorni caldi di agosto che hanno lasciato a Roma le immagini impressionanti del Giubileo dei giovani. Per diversi giorni, la folla ha riempito i media religiosi ed è stata ripresa dalla stampa generale. Ampi servizi e numerosi articoli hanno dimostrato che Gesù Cristo e la sua Chiesa sono ancora presenti tra i giovani, che in quei giorni hanno dimostrato la loro gioia e la loro determinazione. C'era un ottimismo contagioso, non solo tra i partecipanti, ma anche tra i cristiani che hanno seguito l'evento dai loro Paesi.
Con il ritorno alla normalità, questo ricordo può svanire. Alcuni media tornano con notizie negative sulla Chiesa, polemiche divisive o statistiche che annunciano la sua scomparsa in pochi decenni. Questi messaggi sono offensivi e possono affondare lentamente. Ma l'esperienza delle Giornate Mondiali della Gioventù e dei Giubilei precedenti ci ricorda che non sono stati un entusiasmo passeggero, ma un momento di semina. Migliaia di giovani sono tornati ai loro luoghi d'origine con qualcosa piantato nel cuore: un seme che spesso germoglia in forme sorprendenti di fede, dedizione o vocazione.
Un esempio è stato fornito da un amico che lavorava come carabiniere nel nord Italia e ha deciso di partecipare alla GMG di Madrid nel 2011. Quell'incontro ha trasformato la sua vita cristiana e, quattro anni dopo, ha lasciato il suo lavoro per entrare in un istituto religioso. La sua storia è solo una delle tante che conosco di persone toccate dalla grazia in eventi simili. Alcune vengono alla luce, altre rimangono private, poche raggiungono i media. Ciò che è certo è che, anche se la crescita non è immediata o universale, il seme è lì. E continua a dare frutti.
Dottorando a Roma.