Ode alla disabilità

Ho due sorelle con disabilità. Ma continuo a stupirmi ogni volta che vedo una persona con la sindrome di Down cantare per strada. Allora penso: quanto è buono il Signore!

4 dicembre 2025-Tempo di lettura: 2 minuti
disabilità

©Nathan Anderson

Recentemente, mentre andavo al lavoro, ho preso un autobus pieno di gente. Seguivo la routine di ogni lavoratore sui mezzi pubblici: in silenzio, con il cellulare in mano, gli occhi fissi sullo schermo e sperando che nessuno mi disturbasse. All'improvviso si è sentita la voce di un passeggero che, a squarciagola e senza alcun imbarazzo, cantava una ballata a una certa Jenny: “sei il mio amore” ripeteva.

Noi sardine in scatola che eravamo lì intorno cercavamo solo di fare una cosa: trattenere le risate. Ci scambiavamo sguardi che dicevano “poverino, è disabile”. Ma la verità è che tutti volevamo iniziare la giornata felici come lui. Sono arrivato al lavoro con un sorriso da un orecchio all'altro e ho detto ai miei colleghi: è successa una cosa molto surreale sull'autobus e mi ha rallegrato la giornata.

Ho due sorelle con disabilità, ma questa condizione continua a colpire la mia attenzione.

Ieri era la Giornata internazionale delle persone con disabilità e ho accompagnato mia sorella Paloma a un torneo di pallacanestro organizzato dall'associazione. Clubamigos. Lì tutti ricevevano un trofeo e la prima cosa che facevano era andare ad abbracciare i propri genitori, che non facevano altro che sbavare di fronte a tanta gioia traboccante. Potevo solo pensare: «Quanto è buono il Signore!».

Si dice che Dio sia un artista e che tutte le sue opere siano perfette. Ma ho sempre pensato che con questo tipo di persone abbia dato il meglio di sé. Infatti, vedendo la malvagità che c'è in molti di noi, nostro Padre ha voluto regalarci dei fratelli in cui vediamo un'innocenza così pura da farci dire “voglio essere come loro”.

Perché non dovrei voler essere una persona che non ha alcuna colpa? Una persona allegra, affettuosa, semplice, sensibile e gentile. Soprattutto gentile. Sono persone che, appena le vedi, suscitano tenerezza e sono felici con poco. Persone che ti fanno venire voglia di prenderti cura di loro.

La società in cui viviamo rifiuta chiunque abbia bisogno di cure: bambini, anziani e, sì, anche i disabili. Chi non è autosufficiente vale meno. Ed è un peccato che si faccia progressi nell'aborto, nell'eutanasia e in altre invenzioni per sbarazzarsi di loro. Se solo ci rendessimo conto che proprio prendersi cura degli altri è ciò che ci porta a Dio, ci rende felici!

Tra i tanti doni che il Signore mi ha fatto, uno dei più preziosi è quello di avere delle sorelle con disabilità. Perché per me sono angeli innocenti che Lui ha messo sul mio cammino per farmi uscire da me stessa. Mi regalano momenti liberatori in cui posso mettere da parte l'inferno di vivere per me stessa e mettermi al loro servizio, vedendo in loro un pezzetto di Paradiso.

Dio è in loro, come in molte altre persone che mi circondano. Ma è più evidente in qualcuno con questa condizione. Per questo, ogni volta che in metropolitana o in autobus incontro una persona con la sindrome di Down con le cuffie e che canta a squarciagola, penso: «Quanto è buono il Signore, che mi permette di vederlo!».

Circondiamoli, impariamo da loro e prendiamoci cura di loro, riconosciamo il loro valore e amiamoli. Perché sono capolavori del più grande artista di tutti i tempi.

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