Evangelizzazione

Natale: la saggezza che assume un volto umano

Il Natale è il momento in cui la saggezza filosofica si trasforma nella verità concreta dell'Incarnazione, dimostrando che la Luce che l'uomo cerca discende e si fa bambino per essere adorata.

Fernando Armas Faris-22 dicembre 2025-Tempo di lettura: 3 minuti
volto umano

Due grotte hanno segnato una svolta nella storia dell'umanità: la caverna di Platone e la grotta di Betlemme. La prima è un mito narrato da un filosofo greco del IV secolo a.C.; la seconda è un evento storico riportato da Luca nel suo Vangelo.

Il mito platonico narra la storia di alcuni prigionieri incatenati in una caverna sin dalla nascita, dove vedono solo ombre proiettate sulla parete e le confondono con la realtà. Uno di loro viene liberato, scopre prima il fuoco e poi, uscendo, il mondo reale e il sole, causa di tutto ciò che è visibile. Quando torna per aiutare gli altri e liberarli, viene respinto e ridicolizzato. Questa allegoria descrive il passaggio dall'ignoranza alla conoscenza e la missione del filosofo di guidare verso la verità, anche di fronte alla resistenza (Repubblica, VII, 514a-517a).

La scena di Betlemme è molto diversa: una notte silenziosa, una grotta umile utilizzata come rifugio per gli animali, buia e senza ornamenti. Lì Maria diede alla luce il suo primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c'era posto per loro nell'albergo (Luca 2, 6-7).

A distanza di quattrocento anni, entrambe le storie nascono in una grotta: ingresso stretto, interno più ampio, penombra che presto si trasforma in oscurità; freddo, ambiente umido e aria densa. Il terreno, irregolare e scivoloso a causa delle infiltrazioni, è accompagnato da echi che amplificano ogni suono, in un silenzio che invita al raccoglimento, creando un'atmosfera di mistero e sacralità.

In entrambi i racconti, l'oscurità è il punto di partenza, ma entrambi finiscono nella luce: in Platone, una luce esterna che rivela la verità; a Betlemme, una luce interiore che nasce da Dio fatto uomo. Per Platone, l'uomo deve uscire per incontrare la realtà; nel cristianesimo, è necessario entrare per incontrare Colui che è “la Via, la Verità e la Vita” (Gv 14, 6). La caverna platonica richiede uno sforzo umano e un'educazione filosofica per raggiungere il bene; la grotta di Betlemme mostra un Dio che si offre gratuitamente come nostro unico Bene.

In Platone, l'uomo emerge dall'oscurità verso la luce per dispiegare la sua facoltà più divina: l'intelligenza; in Gesù, invece, la Luce discende nell'oscurità per manifestare la dimensione più umana di Dio: un neonato.

Nel Vangelo, i pastori dormivano all'aperto quando “l'angelo del Signore apparve loro e la gloria del Signore li avvolse con la sua luce” (Lc 2, 8-9); in Platone, i prigionieri devono essere svegliati da colui che considerano un pazzo. Il passaggio dal sonno alla veglia, dalle catene alla libertà, dall'ignoranza alla conoscenza, la grazia della conversione... comporta sempre un risveglio alla realtà. 

La grotta di Betlemme, luogo di ombre, si riempì di una luce che non proveniva dal fuoco né dal sole, ma dall'Eternità fatta carne. Era come se il sole della Verità, di cui parlavano i filosofi, fosse entrato nella caverna degli uomini non per chiamarli dall'esterno, ma per illuminarli dall'interno.

Entrambe le narrazioni concordano sul fatto che la luce trasforma radicalmente la visione della realtà, ma differiscono nell'origine e nel modo di raggiungerla: in Platone, è il risultato dell'ascesa dell'uomo; nel cristianesimo, è il risultato della discesa di Dio nell'Incarnazione. Per Platone è l'incontro con la realtà; per Dio è l'incontro con l'uomo. Come scrisse Sant'Agostino nelle Confessioni (X, 27): “Tardi ti ho amato, bellezza così antica e così nuova, tardi ti ho amato. E tu eri dentro di me, e io fuori... Tu eri con me, ma io non ero con te”.

Il Natale ci ricorda che l'Incarnazione del Figlio di Dio realizza la sintesi più alta che la mente umana, da sola, non avrebbe mai potuto immaginare: la verità non è solo una questione di erudizione, ma, in Gesù Cristo, è soprattutto una questione di Adorazione. Il Logos eterno richiede studio, ma uno studio che deve essere fatto in ginocchio.

L'autoreFernando Armas Faris

Sacerdote e dottore in filosofia

Per saperne di più
Newsletter La Brújula Lasciateci la vostra e-mail e riceverete ogni settimana le ultime notizie curate con un punto di vista cattolico.