Nel corso della storia della Chiesa, è frequente che una delle frasi pronunciate o scritte dai santi costituisca una alto quando si tratta delle sue opere e, nel caso in questione, Sant'Agostino non fa eccezione. Tuttavia, la stessa frase è una sinossi di tutta la sua vita, dell'incessante ricerca di un "Qualcosa" che lo superava e che non capiva; della particolarissima corsa della sua vita alla ricerca della Verità, di una svolta nell'attività che lo aveva appassionato per tutta l'esistenza per fermarsi, per lasciarsi prendere da Colui dal quale aveva voluto fuggire, per riconoscerlo, contemplarlo, amarlo e riposare in Lui.
Un percorso vitale che scopre l'incontro di colui che ama con colui che si lascia amare e sintetizza questa esperienza citando: "Ci hai fatti, Signore, per te, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te". Questa frase condensa il centro dell'antropologia agostiniana: l'essere umano è un cercatore di Dio, e in un mondo segnato dalla frammentazione interiore, dall'incertezza esistenziale e dalla fretta, il pensiero del vescovo di Ippona offre chiavi di lettura per comprendere la condizione umana e la sua apertura al mistero.
È interessante riconoscere quanto sia importante nell'opera di Agostino il desiderio profondo del cuore umano e la sua particolare vocazione alla verità e all'amore; in termini cristiani, non parliamo d'altro che della vocazione alla vita di Grazia, alla vita di e con Dio, con il suo unico Figlio Gesù Cristo che si è presentato come Verità (cfr. Gv 14, 6) e San Giovanni ha riconosciuto in lui l'Amore (cfr. 1 Gv 4, 8).
L'esperienza personale del Vescovo di Ippona è il punto di partenza; egli non si limita ad analizzare la ricerca di senso, ma la assume nella sua testimonianza di vita, potremmo quasi dire che l'opera è drammatizzato in carne e ossaNella sua persona e quindi, come lui, nel tempo presente, molte persone continuano - a volte senza saperlo - la ricerca del senso della propria vita. Rileggere Sant'Agostino è, allora, un modo per entrare in contatto con qualcuno che ha saputo dialogare con la filosofia classica, la rivelazione cristiana e l'esperienza esistenziale, qualcuno che ha cercato con sincerità. Non vediamo il suo pensiero come una sorta di "Archeologia cristianama come pedagogia spirituale per l'oggi.
Il cuore inquieto: l'antropologia agostiniana
Sulla base della rivelazione, l'essere umano è stato creato da Dio a sua immagine e somiglianza (cfr. Gen 1,26), un'immagine che è stata ferita dal peccato e che ha fatto sì che l'uomo entrasse in una sorta di tensione permanente in cui, pur essendo chiamato alla comunione con Dio, sperimenta al tempo stesso la sua fragilità e la sua tendenza alla ricerca di se stesso, lasciando da parte Dio, e si incammina su un sentiero in cui sembra che l'unico obiettivo sia quello di camminare da solo, senza colui che lo ha chiamato all'esistenza.
Il preoccupazione del cuore umano non è semplicemente l'angoscia o il vuoto, ma l'espressione di un'apertura radicale, poiché è strutturalmente orientato verso un "oltre" se stesso. Per Agostino, il cuore simboleggia il centro della persona: la sua intelligenza, la sua volontà, la sua memoria e la sua affettività. Questa unità interiore, tuttavia, è disordinato se non è centrata su Dio (cfr. Confessioni X, 29, 40).
Questa tensione interiore viene descritta da Sant'Agostino come una lotta tra due amori: da un lato, egli identifica il rispetto di sé chiuso al Creatore o "amor sui usque ad contemptum Dei".All'altro estremo, egli scopre l'amore di Dio che ordina ed eleva tutte le cose o "amor Dei usque ad contemptum sui". (cfr. Sant'Agostino, De civitate DeiXIV, 28).
Questa dialettica è ciò che fa prendere forma alla vita personale, ma anche, con essa, alla storia e alla cultura. L'antropologia agostiniana si amplia e si scopre una nota non eminentemente filosofica, ma esistenziale. Collegare l'atteggiamento dell'uomo verso il Creatore nel volersi allontanare da Lui o nell'avvicinarsi a Lui, sia che si chiuda alla sua azione sia che lo identifichi come fondamento di tutto attraverso l'amore, significa offrire un'antropologia in chiave teologica. L'uomo è un pellegrino, non un nomade; ha un'origine e una meta; e l'inquietudine che lo abita non è risolta dal possesso o dalla conoscenza, ma dalla presenza del Dio vivente.
Per Agostino, il desiderio (desiderium), non è un difetto da sopprimere, ma una forza da ordinare e purificare; per lui il desiderio è un'impronta del Creatore nella creatura, e quindi ciò che Dio ha seminato nell'uomo è l'anelito all'infinito. Così, ogni ricerca della bellezza, della verità e del bene è, in fondo, una ricerca di Dio, anche se non sempre viene riconosciuta come tale. Sant'Agostino afferma che "Tutti vogliono essere felici". (De beata vita, I, 4), ma in questa ricerca della felicità non pochi si perdono a cercarla dove non c'è. Il vero dramma dell'essere umano consiste nell'assolutizzare i beni temporali, che in realtà sostituiscono il Bene supremo. In questo senso, la conversione è il riorientamento del desiderio: smettere di amarsi in modo disordinato (amor sui) e imparare ad amare Dio per se stesso (amor Dei).
L'anelito del cuore e il desiderio come anelito profondo dell'uomo non sono avulsi dall'identità antropologica stessa, vanno di pari passo, sono uniti perché il desiderio propriamente inteso è una via per raggiungere la verità, quella forza che spinge alla ricerca di ciò che riempie la vita, la persona e l'esistenza. Questo processo, che non si limita solo all'aspetto intellettuale, implica una trasformazione del cuore, una forma di pedagogia del desiderio che è trasversale all'approccio di ricerca. graziail preghiera e il apertura alla verità.
Nella logica agostiniana, educare il desiderio significa indirizzarlo alla sua fonte, non reprimerlo, ma ampliarlo poiché, come ha affermato papa Benedetto XVI: "nel cuore di ogni uomo è iscritto il desiderio di Dio" (Spe salvi27); infatti, possiamo affermare che l'uomo di oggi non è diverso da quello di ieri nella sua sete più profonda. Cambiano le lingue e le tecnologie, ma non il grido del cuore: "Voglio vivere per qualcosa di più grande di me", e questo "più grande" è sempre Dio".
L'interiorità come cammino verso Dio
Papa Benedetto XVI sembra parafrasare ciò che disse secoli fa Sant'Agostino quando rifletteva sull'uomo, insistendo sul ritorno all'interno, a se stessi, e lì, nell'interiorità della nostra vita, possiamo trovare l'essenza di tutta la realtà, la Verità stessa. Sant'Agostino diceva: "Non uscire, torna a te stesso; dentro l'uomo abita la verità" (De vera religione, 39,72). Questo richiamo all'interiorità è ancora attuale in una cultura satura di rumore, di immagini e di superficialità, dove si rischia di perdere il contatto con se stessi e quindi con Dio; una realtà in cui egoismo, vanagloria, consumismo, benessere, immoralità, apparenze prive di sincerità e di verità sembrano essere all'ordine del giorno, è in definitiva un mondo in cui c'è posto per tutto e per tutti tranne che per il Divino.
L'interiorità agostiniana è l'apertura a una presenza: Dio è più dentro di me di quanto io non sia (meo interno intimocfr. ConfessioniIII,6,11). Per trovarlo, l'uomo ha bisogno di silenzio, ascolto e verità. L'itinerario agostiniano verso Dio ci invita ad assumere i nostri limiti, a ricordare le nostre ferite e a contemplare la misericordia. Questa visione è completata dal suo insegnamento sulla memoria (memoria sui), che Sant'Agostino considera una sorta di "camera interna" dove risiede il passato e anche l'impronta di Dio. La memoria diventa un luogo teologico, uno spazio in cui si ritrova il Creatore, che non ha mai smesso di accompagnare la sua creatura. In questa prospettiva, la preghiera non è una petizione vuota e priva di significato; al contrario, la preghiera entra nella dinamica della relazione, poiché è un dialogo esistenziale. È lo spazio in cui il desiderio è purificato, la volontà è ordinata e la persona è unificata.. Come dirà in seguito San Tommaso d'Aquino, seguendo Sant'Agostino: oratio est interpretatio desiderii (San Tommaso d'Aquino, Summa Theologiae, II-II, q. 83, a. 1, ad 2).
Le sfide dell'uomo moderno
Il pensiero di Agostino è ancora profondamente attuale perché non parte da teorie astratte, ma dall'esperienza della vita quotidiana. esperienza L'esperienza del cuore umano è costante, continua e sempre nuova, aperta alle realtà di ogni tempo e pronta a condurre chi la desidera a una dinamica di incontro. In un mondo in cui molti vivono dispersi, senza un centro stabile o, peggio ancora, in un mondo in cui non sappiamo quale sia il centro o il punto di riferimento vitale che guida le nostre azioni, senza un chiaro orizzonte di senso, in mezzo a tutto questo, la visione agostiniana offre una parola luminosa.
Oggi, come nel IV secolo, l'uomo corre il rischio di assolutizzare l'immediato, di cercare se stesso senza trascendenza. L'agostinismo ci invita a riscoprire che l'essere umano si può trovare solo uscendo da se stessi e aprendosi a Dio. Il suo messaggio è anche profondamente pastorale: non si tratta solo di "pensare a Dio", ma di "amarlo", e di lasciarsi amare da Lui e per Lui, amando il prossimo, chi ci circonda, chi è presente nella nostra vita quotidiana.
La pedagogia del desiderio proposta da Sant'Agostino è una via di evangelizzazione: non parte dall'imposizione di idee, ma dall'accompagnamento dei desideri del cuore umano, aiutando a scoprire che, nel profondo, questi desideri puntano a Dio. In questo senso, l'antropologia cristiana, lungi dal reprimere la libertà, la libera dai suoi falsi assoluti ed è così capace di riorientare la vita non più verso l'avere o il possedere ciò che passa, ma verso l'accogliere ciò che dura nell'eternità. Il consumismo è un atto passeggero, un negozio di commercio che induce a spendere risorse - non solo economiche - per ciò che non tende all'eternità.
Il pensiero agostiniano può dialogare fruttuosamente con la psicologia, la letteratura e la filosofia contemporanea. La ricerca di senso, l'esperienza della sofferenza, l'anelito all'unità interiore e la sete di verità continuano a essere, come in passato, luoghi in cui il Vangelo può incarnarsi. Con quanto detto, la proposta agostiniana non è una teoria del passato - insisto - ma una luce per il presente. L'uomo moderno, come l'uomo di ogni epoca, è un essere che desidera, cerca e anela alla pienezza; e in mezzo a tante strade, Sant'Agostino ci ricorda che solo in Dio il cuore inquieto trova riposo.
Tornare ad Agostino è riscoprire che la fede cristiana non è un peso, ma una risposta; una risposta al desiderio più vero dell'essere umano e che la ricerca di Dio non è in contrasto con la libertà, ma anzi la compie, fa ardere il cuore in una costante ricerca dell'Amore, aprendo l'esperienza dell'incontro e con essa quella della santità perché non è l'assenza di desiderio a renderci santi, ma il desiderio purificato dello Spirito; Dio ci vuole con un cuore che arde, non con un cuore che si spegne. La passione agostiniana per la verità, la sua onestà intellettuale e la sua umiltà esistenziale continuano a ispirare coloro che, in mezzo al rumore e alla confusione, ascoltano l'inquietudine del proprio cuore e ricevono la forza di non fuggire dal mondo, imparando da Sant'Agostino che il cuore, per essere in pace, deve imparare a battendo al ritmo di DioÈ questo il senso della ricerca di Dio: stare con Lui, donarsi a Lui, lasciarsi prendere da Lui, vivere eternamente con Lui.