Il 12 dicembre si celebra una data importantissima per il Messico e tutto il continente americano: le apparizioni mariane di Guadalupe (1531).
C’è persino un detto: un messicano può anche non essere cristiano, ma certamente è guadalupano. Proviamo a capire perché.
Il contesto
Prima dell’arrivo degli spagnoli, i mexica, anche noti come aztechi, avevano dominato circa trecento tribù e popoli della regione mesoamericana. Gli spagnoli furono impressionati dalle loro grandi città, dagli acquedotti, dai sistemi di canalizzazione delle acque e dalla loro organizzazione politica, ma soprattutto, dall’accuratezza con cui i mexica osservavano e registravano i movimenti celesti.
Tale conoscenza accuratissima dell’astronomia era legata alla loro concezione religiosa del cosmo. Tutto, per loro, era sacro e l’equilibrio dell’universo si basava su una serie di rituali fondamentali, tra cui i sacrifici umani.
Nel variegato pantheon mexica figuravano divinità quali Huitzilopochtli, Quetzalcoatl, Coatlicue ed altri.
Huitzilopochtli era la divinità principale: legato al sole e alla guerra, era rappresentato come un essere feroce. I mexica pensavano che fosse necessario, per far sorgere il sole ogni mattina, nutrire Huitzilopochtli con il sangue e le viscere delle vittime di sacrifici umani perché il dio non divorasse il sole stesso.
La madre di Huitzilopochtli (e madre “collettiva”) era Coatlicue, che in nahuatl significa “vestita di serpenti”. Nell’immaginario nahua (termine che definisce tutti i popoli parlanti la lingua nahuatl, tra cui i mexica) il serpente è simbolo di fertilità e Coatlicue era una divinità ambivalente: madre della terra e dei viventi da un lato, distruttrice dall’altro.
Huitzilopochtli aveva il suo tempio Mayor dove ora sorge la cattedrale di Città del Messico, nel Zócalo. Sua madre Coatlicue, invece, l’aveva probabilmente su un colle chiamato Tepeyac.
Con la caduta di Tenochtitlan, nel 1521, per opera non solo degli spagnoli ma anche di altri popoli nahua opposti ai mexica e alleatisi con gli europei per sconfiggere i loro dominatori, si aprì per i mexica un periodo che, in nahuatl, è detto nepantla: “stare in mezzo”. Si sentivano infatti come “sospesi”, senza radici e senza più i loro punti di riferimento culturali e religiosi. Con i templi abbattuti e l’impossibilità di perpetuare sacrifici umani, si arrestava anche, per loro, la possibilità che il mondo andasse avanti.
L’arrivo degli spagnoli, poi, fu interpretato come la fine del Quinto Sole. I mexica credevano, infatti, che la storia dell’universo fosse divisa in cinque Soli (Tonatiuh), ognuno destinato a finire con una catastrofe. Gli “uomini con la pelle chiara venuti da oriente” coincidevano con il ritorno del dio Quetzalcóatl, e le loro armi, i cavalli, le epidemie e la caduta di Tenochtitlán segnavano appunto la fine dell’era del Quinto Sole, cioè del loro ordine sacro, politico e cosmico.
Eppure il sole continuava a sorgere.
Arriva la Madre
In quell’epoca drammatica, Juan Diego Cuauhtlatoatzin, un nahua convertito al cristianesimo, di origine nobile ma povero, camminando all’alba alle pendici del colle Tepeyac, lo stesso dove un tempo si venerava la dea madre nahua Coatlicue (o comunque una divinità femminile chiamata Tonantzin, “nostra cara madre”, che potrebbe essere un titolo attribuito Coatlicue), si sentì chiamare da una dolce voce di donna che parlava in nahuatl, usando un registro poetico e rituale (il nahuatl è una lingua estremamente complessa con diversi registri colloquiali tra i parlanti, a seconda della classe sociale o del grado affettivo o di parentela).
La donna lo chiamò Juandiegotzin (come dire: Juandieguito) e gli rivolse appellativi come noicnocahuatzin, noconetzin (“mio amatissimo, mio piccolissimo figlio”), forme linguistiche delicate, tipicamente mexica che oggi ritroviamo nello spagnolo messicano (hijito, ecc.).
Juan Diego non capì subito di chi si trattasse, perché le fattezze meticce di quella figura femminile non corrispondevano all’immagine della Vergine come gliel’avevano mostrata i missionari spagnoli. Lo comprese quando la donna, vestita alla maniera di una principessa nahua, gli si presentò come la sempre Vergine Maria, Madre del vero Dio.
Le apparizioni
Qui daremo solo una sintesi cronologica delle cinque apparizioni:
Qui forniremo solo una sintesi cronologica delle cinque apparizioni:
- 9 dicembre 1531 (prima). La Vergine appare a Juan Diego sul colle di Tepeyac, chiedendogli di riferire al vescovo di farle costruire una chiesa.
- 9 dicembre (seconda). Juan Diego torna dalla Vergine dopo il rifiuto del vescovo; lei lo incoraggia a insistere.
- 10 dicembre (terza). Il vescovo chiede un segno; e la Vergine lo promette al veggente.
- 12 dicembre (quarta). La Vergine fa raccogliere a Juan Diego delle rose di Castiglia fiorite miracolosamente e in seguito imprime la sua immagine sul mantello del veggente (tilma).
- 12 dicembre (quinta). La Vergine appare un’ultima volta a Juan Diego e gli promette di proteggerlo, annunciandogli che suo zio Juan Bernardino, malato, è guarito. Appare anche allo zio stesso, presentandosi per la prima e unica volta con il titolo con cui è celebre (“di Guadalupe”).
Le parole pronunciate dalla Signora del Cielo
La donna delle apparizioni disse, in nahuatl (Nican Mopohua, n. 26-28), tra le altre cose:
“Nicuicahua in noisotlaxōchīuh, nicān nicān niquīz;
Nehuatl in teteoh īnantzin, in tloque nahuaque,
in īpalnemoāni, in teyocoyani;
nicān nimitstlatlauhca, nimitstlatlauhtiliz:
nicān niquimati in notech monequi in notech nehua;
nicān nimitzmotlaloa,
ca ni in monantzin,
in monantzin nochtehuān,
a Monantzin a Tlalticpactlacatl,
in monantzin in nochi in intlācah».
Che significa
“Io sono la Madre di Teteoh (il Dio vero dei teōtl, cioè la Divinità di cui tutte le altre sono emanazione),
di Tloque Nahuaque (Colui che possiede tutto ciò che esiste),
di Ipalnemoani (Colui per cui gli uomini vivono),
di Teyocoyani (Colui che crea le persone).
Io sono vostra Madre,
la Madre di tutti voi che vivete su questa terra,
e la Madre di tutti gli uomini e i popoli che mi invocheranno, mi ameranno e in me confideranno.”
Le sue parole più famose, però sono le seguenti:
“Ascolta, figlio mio, il più piccolo, il più piccolo tra i miei figli:
non si turbi il tuo cuore, non temere.
Non sono forse io qui, che sono tua Madre?
Non sei sotto la mia ombra e la mia protezione?
Non sono io la fonte della tua gioia?
Di che cosa hai bisogno ancora?”
Sul Tepeyac appariva a un mexica una Madre del tutto diversa da Coatlicue, un tempo lì venerata. Questa nuova madre era dolce e rispettosa, come quella che apparve a Bernadette nel 1858, parlando pure la lingua della veggente, e in modo così gentile che Bernadette riferì che la Signora le aveva parlato “come una persona parla a un’altra persona” (la poverina non era abituata ad essere trattata così).
La Guadalupana si proclamò non solo madre del vero e perfetto Dio, ma anche di Juan Diego e di tutti gli uomini e i popoli che l’avrebbero invocata e che sarebbe stata disposta ad ascoltare, consolare, proteggere e guidare.
Guadalupe
Perché la Vergine apparsa a Juan Diego è conosciuta come “di Guadalupe”?
Due elementi da precisare: la Signora non usò mai questa espressione con lui; la Vergine di Guadalupe “originale” è in Estremadura (Spagna), ed è legata alla Reconquista e alle spedizioni verso il Nuovo Mondo, tanto che Colombo e molti conquistadores di quella regione (Cortés, Pizarro) erano devoti a lei e ne portarono il nome nelle Americhe.
Se oggi conosciamo la Vergine del Tepeyac con questo titolo è forse a causa di una distorsione fonetica, legata anche a un’interpretazione europea. Il 12 dicembre 1531, infatti, anche lo zio di Juan Diego, Juan Bernardino, che si trovava in casa malato, ebbe un’apparizione della Vergine che gli si sarebbe presentata dicendo:
“Nican nicā Tepēuh ican nicā Tequantlazopeuh”
“Sono Colei che nasce / appare sul colle, Colei che schiaccia il serpente”
Probabilmente, quindi, nel momento in cui sia Juan Diego sia suo zio riferirono l’episodio, gli spagnoli che non parlavano nahuatl intesero Tequantlazopeuh come fosse De Guadalupe. O gli indigeni, conoscendo la venerazione degli europei per la Vergine de Guadalupe, associarono tale titolo a colei che si era definita Tequantlazopeuh.
Il significato, tuttavia, fu chiarissimo sia per indigeni che per europei: per gli uni quella Madre schiacciava il serpente, superando e sostituendo la divinità venerata su quel colle; per gli altri, vinceva il male e compiva la profezia di Genesi 3,15.



