Evangelizzazione

Perché le donne non possono diventare sacerdoti?

La Chiesa spiega perché il sacerdozio è riservato agli uomini e qual è il ruolo essenziale della donna.

Teresa Aguado Peña-4 dicembre 2025-Tempo di lettura: 3 minuti
donna sacerdote

©Diocesi di Spokane

Negli ultimi decenni, il ruolo delle donne nella Chiesa è stato oggetto di un dibattito sempre più visibile. Molti si chiedono se un giorno sarà possibile che le donne ricevano il sacramento dell'Ordine sacerdotale. Tuttavia, la Chiesa cattolica sostiene che non si tratta di una questione di “diritti” o di “discriminazione”, ma della natura stessa del ministero sacerdotale così come istituito da Gesù Cristo. Perché la Chiesa mantiene questo insegnamento? Quali ragioni bibliche, teologiche e simboliche ci sono dietro il fatto che il sacerdozio ministeriale sia riservato agli uomini e come si collega alla missione propria della donna nella Chiesa?

Già negli anni Settanta, quando alcune comunità cristiane cominciarono a sollevare la possibilità di ordinare le donne, Paolo VI ricordò pubblicamente che per la Chiesa cattolica “non è ammissibile” conferire il sacerdozio ministeriale alle donne. E non lo è, affermava, per ragioni fondamentali:

  • L'esempio di Cristo, che scelse solo uomini come apostoli.
  • La pratica costante della Chiesa, che ha fedelmente imitato Cristo in questa scelta.
  • Il Magistero vivente, che insegna in modo coerente che questa esclusione è in armonia con il piano di Dio per la sua Chiesa.

Per chiarire ulteriormente la questione, Paolo VI incaricò la Congregazione per la Dottrina della Fede di redigere la dichiarazione «Inter Insigniores», che esponeva e approfondiva i fondamenti di questa dottrina, concludendo così: «la vera ragione è che Cristo, nel dare alla Chiesa la sua costituzione fondamentale, la sua antropologia teologica, sempre seguita dalla Tradizione della Chiesa stessa, ha stabilito così».

San Giovanni Paolo II, nella sua lettera apostolica «Ordinatio Sacerdotalis», sottolinea che Cristo scelse i suoi Apostoli in modo totalmente libero e sovrano. Non si è lasciato influenzare da condizionamenti socio-culturali. Nei Vangeli vediamo Gesù agire con grande libertà e dignificare la vocazione della donna, ma nonostante ciò riservò ai maschi la missione apostolica. In seguito, gli stessi Apostoli trasmisero questa stessa pratica quando scelsero i loro successori e collaboratori nel ministero.

Il ruolo delle donne nella Chiesa

Giovanni Paolo II sottolinea il ruolo essenziale delle donne nella Chiesa nella sua lettera apostolica: «Il fatto che Maria Santissima, Madre di Dio e Madre della Chiesa, non abbia ricevuto la missione propria degli Apostoli né il sacerdozio ministeriale, mostra chiaramente che la non ammissione delle donne all'ordinazione sacerdotale non può significare una minore dignità né una discriminazione nei loro confronti, ma la fedele osservanza di una disposizione che va attribuita alla saggezza del Signore dell'universo». Aggiunge quindi che il ruolo della donna è fondamentale oggi, sia per il rinnovamento e l'umanizzazione della società, sia per riscoprire, da parte dei credenti, «il vero volto della Chiesa».

Papa Francesco ha ribadito questa posizione sottolineando che “è un problema teologico”, ma che non si tratta di una privazione bensì di un ruolo diverso, sul quale c'è ancora molto da approfondire, e ha riconosciuto che occorre dare più spazio alle donne nella Chiesa in altri ambiti.

Inoltre, la Dichiarazione «Inter Insigniores» ricorda che la struttura gerarchica della Chiesa è ordinata totalmente alla santità dei fedeli: «l'unico carisma superiore che deve essere desiderato è la carità (cfr. 1 Cor 12-13). I più grandi nel Regno dei cieli non sono i ministri, ma i santi».

Cristo Sposo, Chiesa Sposa

Dalla Teologia del Corpo di San Giovanni Paolo II si può trarre un ulteriore argomento. In un mondo in cui non importa se il corpo è maschile o femminile, la Chiesa rivendica l'importanza del suo significato. Giovanni Paolo II parlava dell'Eucaristia come del sacramento degli sposi perché è il sacramento in cui gli sposi per eccellenza, cioè Cristo e la Chiesa, si donano l'uno all'altra. E si donano, diceva, allo stesso modo degli sposi nel matrimonio: nel loro corpo femminile o maschile.

L'uomo e la donna non si donano allo stesso modo. Ciò si esprime nell'atto coniugale: il marito si dona uscendo da sé stesso e andando verso la moglie, mentre la moglie si dona accogliendo dentro di sé il marito. Questo stesso linguaggio si incarna nella storia della salvezza. Così, quando il sacerdote prende il pane per consacrarlo e dice «Prendete e mangiatene tutti... questo è il mio corpo che sarà consegnato per voi», è Nostro Signore che dice queste parole alla Chiesa. Una donna non potrebbe pronunciarle perché semplicemente non si dona in questo modo, ma accogliendo in sé il dono del marito: mangiando il Suo Corpo.

Conclusione

In definitiva, l'insegnamento della Chiesa sul sacerdozio ministeriale non è una questione di privilegi o di gerarchie umane, ma di fedeltà a un mistero che la trascende. In Cristo Sposo e nella Chiesa Sposa si manifesta un linguaggio profondo in cui la differenza tra uomo e donna acquista un significato sacramentale. Lungi dal ridurre la vocazione femminile, questo insegnamento sottolinea il suo ruolo insostituibile nella vita e nella missione ecclesiale: la donna, come Maria, è immagine privilegiata della Chiesa che accoglie, genera e fa crescere la vita divina nel mondo. Comprendere e vivere questa complementarità non è un passo indietro, ma un'opportunità per riscoprire il vero volto della Chiesa e rinnovare la sua fecondità spirituale nel nostro tempo.


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