Evangelizzazione

Santa Aurea di Cordova, vergine e martire della persecuzione

Il 19 luglio la Chiesa celebra Santa Aurea di Cordova, il cui padre era musulmano e la madre cristiana, del IX secolo. Entrò in un monastero a Cordova e, in un contesto di persecuzione dei cristiani, i suoi parenti la denunciarono. All'inizio esitò, ma fu martirizzata per non aver abbandonato la fede cristiana.

Francisco Otamendi-19 luglio 2025-Tempo di lettura: < 1 minuto
Coro della Cattedrale di Cordoba.

Stalli del coro della Cattedrale di Cordoba, Pedro Duque y Cornejo (1748-1757) (José Luis Filpo Cavana, Licenza GNU, Creative commons, Wikimedia commons).

Santa Aurea di Cordova nacque a Siviglia da una famiglia benestante. La maggior parte di loro era maomettana, ma sua madre, Artemia, era cristiana. La educò alla fede cristiana e ai Vangeli. Sorella dei martiri Adolfo e Giovanni, si ritirò nel monastero di Cuteclara dopo la morte dei fratelli. Lì visse in pace finché non fu denunciata per la sua fede. In una delle persecuzioni sotto i musulmani, è stato portato davanti al giudice e ha rinnegato la fede cristiana.

Ma si pentì, si presentò allo stesso magistrato e, dopo che il processo fu ripetuto, rimase ferma nella sua fede, per cui fu decapitata. Conosciamo la sua vita e il suo martirio dalla testimonianza di sant'Eulogio di Cordova. Il Martirologio Romano conferma che la prima volta si spaventò davanti al giudice, ma poi rimase ferma (anno 856). È ricordata per il suo coraggio e la sua fede incrollabile in tempi di persecuzione. 

Santa Macrina, Sant'Epafra

La liturgia cattolica oggi ricorda anche Santa MacrinaEra la sorella maggiore dei santi Basilio Magno e Gregorio di Nissa, padri cappadoci, e di Pietro di Sebaste, vescovo. Insieme formarono una famiglia di santi con una profonda influenza sulla dottrina e sulla spiritualità cristiana.

Anche sant'Epafra è incluso nel calendario dei santi di oggi. Era originario di Colossa e fu discepolo dell'apostolo Paolo, che lo convertì al cristianesimo durante il suo soggiorno a Efeso. L'Apostolo lo cita nelle lettere ai Colossesi e a Filemone, in cui lo chiama "nostro caro compagno e fedele ministro di Cristo", "mio compagno di prigionia". Evangelizzò Colossa e altre città.

L'autoreFrancisco Otamendi

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