


Cartagine dall’alto
Scrivo questo articolo il 28 agosto, memoria liturgica di Sant’Agostino (e giorno della morte del santo) in un anno giubilare in cui è stato eletto un papa appartenente all’Ordine agostiniano.
Non potevo non tornare a 25 anni fa, quando, durante un altro Giubileo, mi trovavo a Tunisi per un mese di studio dell’arabo in un’università locale. Tunisi: accanto all’antica Cartagine, dove Agostino si formò come studente e oratore.
Ricordo ancora l’emozione di varcare per la prima volta il Mediterraneo in aereo e planare sulle rive d’Africa proprio sopra le rovine dell’antica città di Didone (l’aeroporto di Tunisi si trova precisamente a Cartagine).
Fu un periodo intenso, caldissimo, in aula dalle 7:30 del mattino e poi in spiaggia a Sidi Bou Said, a visitare la medina di Tunisi, le rovine di Cartagine, le passeggiate per gli ampi viali della città nuova costruita da francesi e italiani. E nel fine settimana escursioni in luoghi meravigliosi come Sousse, Kairouan, Hammamet o l’isola di Djerba.
Là dove nasce l’Africa
Precisamente esta zona del Maghreb, alrededor de la antigua Cartago, fue llamada por primera vez África. El nombre, de hecho, fue acuñado por los romanos (como el de Palestina para otra provincia, después de otra guerra) tras la derrota definitiva de Cartago (146 a. C.), por los afri, tribu bereber establecida allí. En origen, África solo designaba la provincia romana correspondiente a la actual Túnez y parte de Argelia y Libia (Africa Proconsularis). La etimología es incierta: del bereber ifri («cueva»), del fenicio ʿafar («polvo») o del latín aprica («soleada»). Solo a partir de la Edad Media el término pasó a designar todo el continente.
Alcuni dati
L’Algeria e la Tunisia sono oggi due Stati dell’Africa mediterranea (anche detta Magreb), vicine non solo da un punto di vista geografico ma anche culturale. Se però l’Algeria, con oltre 2,38 milioni di km², è lo Stato più esteso dell’Africa e conta circa 45 milioni di abitanti, la Tunisia ne è uno dei più piccoli (163.000 km² con una popolazione di 12 milioni di abitanti). L’Algeria, poi, ha un’economia meno diversificata e sviluppata, pur ricchissima di gas e petrolio che ne fanno uno dei primi esportatori mondiali. La Tunisia, invece, ha fatto di agricoltura, turismo e servizi le proprie fonti economiche principali e ha pure uno dei tassi di alfabetizzazione più alti della regione.
Gran parte del territorio di entrambi i Paesi è occupata dal Sahara, ma le zone costiere settentrionali ospitano fertili pianure (in Algeria anche catene montuose).
Dalla Numidia a Cartagine: la “città nuova”
Prima ancora di Cartagine, e prima di chiamarsi Africa, la costa di Algeria e Tunisia, come tutto il resto del Magreb, era (ed è) abitata da popolazioni autoctone: i berberi, o amazigh (in berbero: “uomini liberi”), da millenni stanziati sulle montagne, le pianure e i deserti della regione. La loro organizzazione tribale e le loro lingue diedero vita a una cultura che resistette alle ondate di popoli e imperi che invasero e dominarono il territorio (inclusi gli arabi). In Algeria, la Numidia rappresentò l’espressione politica più forte di questo mondo: un regno berbero che divenne protagonista nelle guerre tra Cartagine e Roma, alleandosi ora con l’una, ora con l’altra. Figure come Massinissa, re numida, segnarono la storia mediterranea, mostrando come le genti locali fossero attori e non solo spettatori.
Sin embargo, Cartago fue la verdadera protagonista del florecimiento cultural del norte de África. La ciudad fue fundada en el siglo IX a. C. por los fenicios de Tiro, en la costa del actual Libano (el mismo nombre Qart Hadash, en fenicio, significa «ciudad nueva» o Nueva Tiro).
Fin dall’inizio Cartagine mantenne forti legami con la madrepatria fenicia, ereditandone il culto delle divinità Baal Hammon e Tanit, le tecniche nautiche e soprattutto la lingua punica, variante occidentale del fenicio (lingua semitica molto vicina all’ebraico) che rimase parlata per secoli in tutto il Nordafrica anche dopo la caduta di Cartagine (ne è una prova il Poenulus, “Il piccolo cartaginese”, commedia di Plauto del III-II secolo a.C., in cui compare un passo in punico. Sant’Agostino stesso, vescovo di Ippona, ricordò poi che il punico era ancora parlato in Nordafrica).
Carthago delenda est
Cartagine divenne la più potente colonia fenicia (fondando a sua volta altre colonie, tra cui Cartagena, in Spagna), ma dovette presto scontrarsi con una Roma anch’essa in piena espansione. Le tre guerre puniche (III-II secolo a.C.) furono appunto combattute tra le due dominatrici del Mediterraneo (e la Seconda guerra vide protagonista Annibale Barca, con la celebre traversata delle Alpi con gli elefanti) e videro la sconfitta definitiva di Cartagine e la sua fine nel 146 a.C., per opera di Scipione l’Emiliano. Sulle rovine dell’antica città, Giulio Cesare e poi Augusto rifondarono però Colonia Iulia Carthago, che divenne una delle più splendide città dell’Impero, cui dobbiamo retori, Padri della Chiesa (non solo Agostino, ma anche Tertulliano e Cipriano di Cartagine), santi e martiri come Perpetua e Felicita.
La vittoria di Roma trasformò la Tunisia e l’Algeria in province africane fiorenti (la prima, poi suddivisa, fu l’Africa Proconsularis), con la costruzione di città e monumenti celebri (come l’anfiteatro di El Jem, in Tunisia, e i mosaici custoditi al museo del Bardo, a Tunisi: la più grande collezione al mondo).
Patria di Sant’Agostino
In questa provincia nacque Agostino di Ippona (354-430), a Tagaste (oggi Souk Ahras, in Algeria, non lontano dal confine tunisino) da padre pagano e madre cristiana. Molto giovane, Agostino si recò a Cartagine, vibrante e cosmopolita metropoli mediterranea brulicante di ozi, vizi, virtù, culture e religioni, per studiarvi retorica e passarvi quegli anni turbolenti della giovinezza, fra teatro, passioni varie e adesione al manicheismo, da lui menzionati nelle Confessioni:
“Tardi ti amai, bellezza così antica e così nuova, tardi ti amai. Sì, perché tu eri dentro di me e io fuori. Lì ti cercavo. Deforme, mi gettavo sulle belle forme delle tue creature”.
Agostino partì poi per Roma e Milano, da dove, dopo la conversione al cristianesimo, tornò nella sua terra, questa volta a Ippona (Hippo Regius, oggi Annaba, sulla costa algerina nei pressi del confine tunisino), dove fu ordinato sacerdote nel 391 e poi vescovo nel 395. Ippona fu teatro dei suoi 30 anni d’indefessa attività pastorale e intellettuale, fino alla morte nel 430, durante l’assedio dei vandali di Genserico, di fede ariana, in un momento fatale per l’Africa romana. Ad Annaba sorge oggi la basilica-santuario di Sant’Agostino, costruita nel 1900 sul colle che domina la città.
Berberi, arabi, ottomani, pirati
I vandali conquistarono Cartagine nel 439 e vi regnarono un secolo, ma nel 534 i Bizantini la riconquistarono con l’esarcato, perdendola dopo pochi anni. È del VII secolo, infatti, l’avvento dell’islam, con la fondazione di Kairouan (670), prima città islamica del Magreb e tuttora centro religioso di primaria importanza (Tunisi, invece, era nata come insediamento punico-romano e divenne capitale araba nel IX secolo, mentre Algeri, già cittadina romana, fu ribattezzata con questo nome nel X secolo, dagli isolotti prospicienti la sua costa, in arabo al-Jazāʾir, “le isole”).
Anche qui si creò, come pure in Libia, un interessante connubio tra cultura arabo-berbera e mistica islamica (sufismo) che ha lasciato tracce importanti nelle tradizioni locali. Tunisia e Algeria furono anche porte d’ingresso di influenze andaluse: dopo la Reconquista in Spagna, molti musulmani ed ebrei trovarono rifugio a Tunisi, Algeri e in altre città costiere, portando con sé saperi, musica, tradizioni culinarie e architettoniche.