Vaticano

Analisi dei quattro film preferiti di Leone XIV

Bryan Lawrence Gonsalves-30 dicembre 2025-Tempo di lettura: 5 minuti
film preferiti

© Notizie OSV

Recentemente, quando è stato chiesto a Papa Leone XIV quali fossero i suoi quattro film preferiti, ha risposto in modo piuttosto diretto che erano «La vita è meravigliosa» (1946), «Tutti insieme appassionatamente» (1965), «Gente comune» (1980) e «La vita è bella» (1997).

Per contestualizzare, questa domanda gli è stata posta il 15 novembre, durante un evento organizzato dal Dicastero per la Cultura e l'Educazione del Vaticano, in stretta collaborazione con il Dicastero per la Comunicazione e i Musei Vaticani.

Nel loro insieme, i quattro film rivelano un interessante legame morale. Ciascuno di essi è incentrato sulla resilienza umana e sull'affermazione della vita di fronte alla sofferenza profonda. I loro protagonisti si trovano in momenti di crisi emotiva, sociale o esistenziale, o affrontano la disperazione, la guerra, il senso di colpa, l'oppressione, e sono costretti a riscoprire il senso della vita quando sono stati privati della stabilità e della certezza.

Ciascuno di questi film esplora anche come l'amore e la responsabilità verso gli altri, basati sull'integrità morale, siano diventati la formula per ridare senso alla vita. In questo modo, promuove una risoluzione che celebra la dignità della vita. Invece di scegliere la disperazione o il suicidio, i personaggi di questi film mostrano come sia possibile sopportare la sofferenza e persino trasformarla attraverso la famiglia, le relazioni con gli altri, i sacrifici e la speranza.

Quanto è bello vivere!

Nel film «La vita è meravigliosa», George Bailey, interpretato dall'attore James Steward, pensa di porre fine alla sua vita e si appresta a gettarsi in un fiume gelido durante il periodo natalizio. Il motivo? Anni di sacrifici personali senza nulla in cambio e con la sua forza morale esaurita a causa di un mondo governato dal denaro. Senza alcuna colpa, Bailey rischia di perdere la casa, la ricchezza, la reputazione e di essere considerato un padre fallito, tutto perché il suo socio in affari ha accidentalmente smarrito i fondi dell'azienda, necessari per mantenere la sua banca. Un angelo di nome Clarence, che assume forma umana, viene inviato da Bailey per mostrargli come sarebbe il mondo se lui non fosse mai nato. Vedendo che i suoi genitori, sua moglie e la comunità locale che aveva sostenuto per decenni starebbero peggio se lui non fosse mai esistito, decide di continuare a vivere.

In sostanza, il film tratta della vera forza e del potere dell'empatia nel contesto della fratellanza sociale. Il suo messaggio centrale, «Nessun uomo che ha degli amici è un fallito», rimane una frase commovente e un forte richiamo all'importanza dell'amicizia e del sostegno della comunità nei momenti di difficoltà personale o economica.

Sorrisi e lacrime

Quando si guarda «Tutti insieme appassionatamente», la maggior parte del pubblico lo considera principalmente una storia sui valori familiari sullo sfondo degli inizi della seconda guerra mondiale. Tuttavia, sotto la sua superficie familiare si nasconde una forma silenziosa di resistenza sociale e morale, incarnata soprattutto da Maria, interpretata dall'attrice Julie Andrews. Non è solo una governante giocosa e dallo spirito libero che ama cantare, ma una donna che sceglie deliberatamente la gioia come atto di ribellione durante il cupo periodo dell'Anschluss austriaco, quando la Germania nazista assorbe il paese.

I numeri musicali del film diventano espressioni della libertà umana e dell'integrità emotiva, radicate nel calore e nella stabilità della vita familiare, suggerendo che, anche in tempi di paura e oscurità politica, cantare insieme in armonia con i propri cari può mantenere viva la speranza e indicare una vita che vale la pena preservare.

Gente comune

In «Ordinary People», la silenziosa angoscia della vita suburbana americana diventa lo scenario di una profonda meditazione sulla sofferenza, il senso di colpa e il bisogno umano di misericordia. Il film segue Conrad Jarrett, interpretato dall'attore Timothy Hutton, oppresso dal trauma di essere sopravvissuto a un incidente in barca in cui è morto suo fratello maggiore e dalla freddezza emotiva che lo accompagna a casa.

In definitiva, è un film sulla necessità della verità e della riconciliazione. La guarigione inizia solo quando si nomina e si condivide la sofferenza e, alla fine del film, il pubblico capisce che, nella maggior parte dei casi, la redenzione non è drammatica né trionfale, ma fragile e reale.

Nel caso del film, il padre di Conrad impara ad amare suo figlio incondizionatamente, mentre Conrad impara ad accettare la sua sopravvivenza come un dono piuttosto che come un senso di colpa con cui deve fare i conti. Ricordando agli spettatori che la grazia spesso agisce in silenzio, con il tempo e quando rispondiamo positivamente alla verità.

La vita è bella

«La vita è bella» è ambientato nel contesto dell'orrore dell'Olocausto, visto attraverso il prisma radicale dell'amore paterno e del sacrificio personale. Guido Orefice, interpretato dall'attore Roberto Benigni, è un padre ebreo che affronta un ambiente di sistematica disumanizzazione non con la negazione, ma con un deliberato atto di immaginazione morale. Trasforma il campo di concentramento in un «gioco» per liberare il suo bambino dal terrore e dalla disperazione.

Il film risuona profondamente con la teologia della sofferenza redentrice: Guido accetta liberamente la sofferenza, non per sfuggire al male, ma per proteggere gli innocenti dal suo peso. Il suo umorismo, come in «Tutti insieme appassionatamente», è una forma di resistenza radicata nell'amore.

La forza del film risiede nel suo silenzioso martirio. L'atto finale di Guido non è la sopravvivenza, ma la totale dedizione di sé, che riflette la concezione cristiana secondo cui l'amore si dimostra non solo con le parole, ma con il sacrificio. Il film afferma che, anche nelle circostanze più empia, la dignità umana può essere preservata attraverso l'amore e che la speranza, quando si basa sulla dedizione di sé, può diventare un mezzo di salvezza per gli altri.

Nel complesso, la selezione di film di papa Leone XIV costituisce una sorta di silenzioso programma morale per l'era moderna. Nessuna di queste opere nega la realtà della sofferenza, né offre una via di fuga attraverso il potere, la ricchezza o l'ideologia.

Al contrario, essi insistono sul fatto che il senso si recupera attraverso le relazioni, la responsabilità e la dedizione di sé, attraverso la fedeltà agli altri quando le circostanze rendono tale fedeltà costosa. Che si tratti di George Bailey che riscopre il suo valore attraverso la comunità, Maria che resiste alla tirannia attraverso la gioia, Conrad che impara che la vera verità e l'amore richiedono di affrontare il dolore, o Guido che trasforma l'orrore in un atto di sacrificio paterno, ogni film afferma che la dignità umana si preserva non attraverso il controllo, ma attraverso l'amore.

Da questo punto di vista, le scelte di papa Leone riflettono una visione pastorale profondamente in sintonia con un mondo segnato dall'isolamento, dalla disperazione e dall'esaurimento morale. Esse suggeriscono che, in un'epoca tentata dal cinismo e dalla frammentazione, la risposta più radicale rimane la stessa di sempre: scegliere la vita, sopportare i pesi degli altri e confidare che anche gli atti d'amore più discreti possano redimere un mondo ferito.

L'autoreBryan Lawrence Gonsalves

Fondatore di "Catholicism Coffee".

Per saperne di più
Newsletter La Brújula Lasciateci la vostra e-mail e riceverete ogni settimana le ultime notizie curate con un punto di vista cattolico.