Da Gonzalo de Berceo, cantore della Gloriosa nel XIII secolo, la poesia mariana è arrivata fino ai giorni nostri. Poeti con profonde radici cattoliche sono riusciti a mantenere viva questa fiamma d'amore per la Madre di Dio, facendola vivere nella letteratura spagnola attraverso i secoli, e in passato era soprattutto il clero a esprimere la propria devozione alla Vergine in versi, poiché la cultura era nelle sue mani. Tuttavia, nel corso degli anni, poeti e drammaturghi del mondo laico hanno creato bellissime composizioni in cui la figura della Vergine Maria viene rappresentata in versi. Vergine Maria ha occupato un posto centrale e unico.
Senza andare troppo indietro nel tempo, nel XX secolo spiccano nomi come José María Pemán, Dámaso Alonso, Gerardo Diego, il primo Rafael Alberti, Ernestina de Champourcín e Miguel Hernández. Dopo il Guerra civile Questa tradizione è stata continuata da una lunga serie di poeti, tra cui Luis Rosales, Luis Felipe Vivanco, Leopoldo Panero, Rafael Montesinos, Luis López Anglada, Francisco Garfias, Pablo García Baena, María Elvira Lacaci e Alfonsa de la Torre. L'elenco è ampio e notevole.
Tuttavia, sebbene negli ultimi decenni la poesia a tema mariano sia ancora latente, pochi poeti - e ancor meno poetesse - la mantengono tra le loro preferenze, anche tra quelli di convinzione cattolica. Quello che un tempo era un torrente che scorreva, oggi è diventato un torrente in cui appena un pugno di voci liriche sta sollevando poesia di ispirazione mariana. Non mi riferisco alla poesia natalizia, che continua a essere scritta con aria di festa e in cui Maria appare come parte della "trinità terrena" insieme a Gesù e Giuseppe, ma alla poesia in cui la Madonna si distingue e brilla di luce propria.
Un punto di svolta
Il 1930 segna una svolta: da quel momento in poi i poeti laici di qualità che cantano la Vergine Maria sono molto meno numerosi. Tuttavia, se ci addentriamo nella letteratura mariana, scopriamo alcune voci estremamente interessanti. Basti citare María Victoria Atencia, Manuel Ballesteros, José Antonio Sáez, José Julio Cabanillas, i fratelli Jesús e Daniel Cotta, i fratelli Enrique e Jaime García-Máiquez, Carlos Pujol, Mario Míguez (questi ultimi due oggi scomparsi), Luis Alberto de Cuenca, Sonia Losada e Julio Martínez Mesanza; oltre ad autori che hanno pubblicato qualche sporadica poesia, come Pablo Moreno, Gabriel Insausti, Julen Carreño, Beatriz Villacañas e Andrés Trapiello. Le ragioni di questo declino sono diverse e vanno oltre lo scopo di questo articolo; in linea di massima, si può dire che sono la conseguenza della secolarizzazione della cultura che, logicamente, colpisce anche la poesia.
Modi di guardare
All'interno del gruppo di autori citati, c'è chi si considera un menestrello della Vergine, come Jesús Cotta, di formazione classica, che la rappresenta evidenziando la varietà delle descrizioni e dei compiti che svolge, all'interno del più genuino monoteismo cristiano: "...".O madrina del cosmo, capitano della nave / che salva le prostitute dalle grinfie del pappone / con il tuo limpido esercito di bambini non ancora nati, / Notre Dame dei Copti, sulla Mezzaluna, / che ti mostri in sogno alle ragazze velate / e il sole si muove a Fatima, piangi sangue ad Akita, / e i posseduti li liberi con un bacio sulla fronte.".
Allo stesso modo, Luis Alberto de Cuenca, anch'egli di formazione classica, la esalta utilizzando appellativi insoliti e audaci, alcuni ispirati al politeismo greco: "... il politeismo greco, il politeismo greco, il politeismo greco...".Dea Bianca, Maria, Madre dell'ordine / cosmico, sovrana dell'abisso, / grembo sacro e primordiale, mandorla / da cui tutto nasce, dove tutto / si reintegra.". José Julio Cabanillas, invece, adotta un tono più sereno e simbolico per rivolgersi a lei: "Padrona delle vigne, padrona delle montagne, / padrona della nebbia, padrona dei galli (...), padrona della stella, (...) padrona dei venti".
Da parte sua, Julio Martínez Mesanza lo celebra con una litania che ne sottolinea la purezza e la semplicità: "...".ragazza delle montagne abbaglianti; / ragazza delle montagne trasparenti; / ragazza del blues impossibile; / ragazza del blues che vale di più; / ragazza dei piccoli inizi; / ragazza dell'umiltà premiata; / pioggia pesante che lava via l'infelicità; / pioggia pulita che lava via le nostre anime.".
In contrasto con questi approcci solenni e simbolici, altri autori lo affrontano da una prospettiva più quotidiana e intima, al limite della riservatezza. Ecco come lo fa José Antonio Sáez: "Buongiorno, signora: grazie per avermi permesso / di vivere un altro giorno il sole che splende su di noi / e dà vita a quelli di noi che anelano alla luce.". Oppure la associano alla recita dell'Ave Maria, imparata nell'infanzia e ripetuta a casa o a scuola. È il caso di Andrés Trapiello, che nella sua lunga e bellissima poesia Virgen del Camino rivive l'esperienza di questa preghiera che, sebbene il suo lato razionale metta in dubbio la sua pratica, trova in essa un rifugio che offre protezione e calma di fronte allo scorrere del tempo e al mistero della morte.
Altri poeti, invece, la evocano sulla base di scene tratte dai Vangeli o ispirati da un dipinto della Vergine Maria che li commuove. In queste poesie, lei stessa diventa spesso un personaggio che riflette sulla sua accettazione della volontà di Dio. È il caso della poesia Annunziata di María Victoria Atencia: "Il tuo messaggero è venuto e mi ha parlato brevemente; / lasciami un po' di calma per seguire la sua commissione; / a piedi nudi sulla soglia dell'alba mi hai portato; / raccoglierò i miei capelli e sistemerò la mia stanza.La tua tenerezza impaziente fa capolino attraverso la collinetta. Ti conosco alla sua luce. Affrettati. Ti aspetto". Oppure in La visitadi José Julio Cabanillas, in cui la Vergine ricorda il momento in cui l'arcangelo Gabriele le fece visita: "Così è stata la mia gioia, il mio stupore e la mia paura / Il visitatore ha detto cose di grande gioia".
Quel che è certo è che, in tutte queste espressioni liriche, la Madonna assume un ruolo preponderante e insostituibile. Oltre alle petizioni e alle suppliche presenti in molti di questi versi - "ti supplichiamo", "prega", "proteggici", "intercedi", "guidaci" -, Ella viene riconosciuta non solo come Virgo PotensÈ una Vergine potente, ma soprattutto madre, rivestita di tutte le prerogative che la sua figura comporta.
Madre dei poeti
Questo riferimento materno alla Vergine Maria è spesso associato a un risveglio spirituale che rimanda a ricordi d'infanzia. José Antonio Sáez lo esprime chiaramente: "in te vedo mia madreun sentimento condiviso da altri poeti come Martínez Mesanza, che lo definisce "...".dolce madreo Luis Alberto de Cuenca, che si rivolge ad esso come "...", o Luis Alberto de Cuenca, che si rivolge ad esso come "...".Madre di Dio". Questa percezione di Maria deriva spesso dalla certezza che la recita dell'Ave Maria nell'infanzia in particolare, come abbiamo già visto, lasciava un'impressione profonda nei cuori, anche in quei bambini che non capivano ancora bene a chi rivolgevano le loro preghiere.
Sebbene la maggior parte di questi poeti non abbia una precisa visione teologica del ruolo della Vergine nella storia della redenzione del genere umano - le poesie non sono di solito il luogo adatto per svilupparla - la figura di Maria evoca un intenso sfondo emotivo. Da qui nascono versi pieni di speranza, come quelli di Luis Alberto de Cuenca: "Detto questo, e ripetendo il nome della Vergine / e del suo glorioso Figlio, mi preparo a entrare, / senza paura né consolazione, nei domini / della notte perpetua".o quelli di Jesús Cotta: "dove tu sei sempre l'ultima cosa che pronuncio quando muoio".
Come ha sottolineato il poeta messicano Octavio Paz, l'essere umano ha "sete di presenza".una profonda ricerca di una figura che offra conforto, protezione e guida in mezzo alle incertezze della vita. Questo bisogno si manifesta chiaramente negli autori citati, che sentono un intenso impulso verso Maria. Per loro la Vergine non è tanto un'entità teologica (per chi lo è), ma una compagna vicina e materna che offre sostegno, conforto e sollievo. Questo è continuamente evidente nei loro versi, dove si esprime un costante desiderio di ritorno a un amore primordiale e assoluto.
Così, Maria diventa l'anello di congiunzione tra l'umano e il divino, una manifestazione di quella sete di presenza che cerca di trascendere l'effimero e raggiungere l'eterno.