Vaticano

Il Papa incoraggia la vita consacrata e sottolinea che Dio viene nel dolore

Leone XIV ha ringraziato questa mattina i religiosi e le religiose riuniti per il Giubileo della Vita Consacrata per il loro "prezioso servizio al Vangelo e alla Chiesa". Nell'udienza ha anche sottolineato che Dio ci visita nel dolore e nella sofferenza, non solo quando le cose vanno bene.

Redazione Omnes-8 ottobre 2025-Tempo di lettura: 3 minuti
Papa Leone XIV, Messa per la canonizzazione di Acutis e Frassati.

Leone XIV, accanto a un'immagine della Madonna col Bambino, durante l'omelia della Messa per la canonizzazione di San Carlo Acutis e San Pier Giorgio Frassati, in Piazza San Pietro, 7 settembre 2025. (Foto OSV News/Guglielmo Mangiapane, Reuters).

In Piazza San Pietro con oltre sessantamila fedeli, Papa Leone XIV ha ringraziato oggi i religiosi e le religiose riuniti per il Giubileo della Vita Consacrata per il loro "prezioso servizio al Vangelo e alla Chiesa (...)".

Non stancatevi di testimoniare la speranza sulle tante frontiere del mondo moderno, sapendo individuare con i missionari audaci nuovi percorsi di evangelizzazione e promozione umana", ha detto in italiano.

Nella catechesi della PubblicoIn occasione dell'Anno Giubilare, il Papa si è soffermato questa mattina sull'esclamazione dei discepoli sulla strada di Emmaus. Mentre Gesù se ne andava, dissero: "Il nostro cuore non ardeva forse in noi?

Il Rosario per la pace

Ha anche alluso alla Vergine Maria in numerose occasioni, rivolgendosi ai pellegrini in varie lingue, oggi anche in croato. 

Ad esempio, in lingua inglese: "Nel salutare con particolare affetto i religiosi e le persone consacrate che partecipano al Giubileo della Vita Consacrata, vi incoraggio a guardare alla Beata Vergine Maria, che è 'il modello sublime di consacrazione al Padre, di unione con il Figlio e di apertura allo Spirito' (Vita Consecrata, 28). Lei è "il modello sublime di consacrazione al Padre, di unione con il Figlio e di apertura allo Spirito" (Vita Consecrata, 28). Che Dio vi benedica tutti!".

E al popolo di lingua tedesca: "Cari fratelli e sorelle, il mese di ottobre è dedicato alla preghiera del Santo Rosario. Vi invito quindi tutti a recitare il Rosario ogni giorno per la pace nel mondo. La Beata Vergine Maria sia sempre con voi".

Il Risorto si avvicina nelle tenebre e nella sofferenza

Nella sua meditazione Sui discepoli di Emmaus, una delle conclusioni del Papa è stata quella di vedere il Signore nel dolore e nella sofferenza.

Nella Pasqua di Cristo, "tutto può diventare grazia. Anche le cose più ordinarie: mangiare, lavorare, aspettare, occuparsi della casa, sostenere un amico", ha esordito.

La Risurrezione non toglie vita al tempo e alla fatica, ma ne cambia il senso e il "sapore" (...). (...) Tuttavia, c'è un ostacolo che spesso ci impedisce di riconoscere questa presenza di Cristo nella vita di tutti i giorni: la pretesa che la gioia debba essere senza ferite".

Impossibile sorridere...

I discepoli di Emmaus camminavano tristemente perché si aspettavano un'altra fine, un Messia che non conosceva la croce, ha sottolineato il Pontefice. "Nonostante abbiano saputo che la tomba è vuota, non riescono a sorridere. 

Ma Gesù è al loro fianco e, con pazienza, li aiuta a capire che il dolore non è una negazione della promessa, ma il modo in cui Dio ha mostrato la misura del suo amore (cfr. Lc 24,13-27). 

"Quando finalmente si siedono a tavola con lui e spezzano il pane, i loro occhi si aprono. E si rendono conto che il loro cuore ardeva già, anche se non lo sapevano (cfr. Lc 24,28-32)". 

Nessuna caduta è definitiva

È questa la sorpresa più grande: scoprire che sotto le ceneri del disincanto e della stanchezza c'è sempre un tizzone vivo, che aspetta di essere riacceso, ha incoraggiato il Papa.

"Fratelli e sorelle, la risurrezione di Cristo ci insegna che non esiste una storia così segnata dalla delusione o dal peccato da non poter essere visitata dalla speranza. 

Nessuna caduta è definitiva, nessuna notte è eterna, nessuna ferita è destinata a rimanere aperta per sempre".

Gesù viene nei nostri fallimenti, nel nostro dolore

A volte pensiamo che il Signore venga a visitarci solo nei momenti di raccoglimento o di fervore spirituale, quando ci sentiamo forti, quando la nostra vita sembra ordinata e luminosa, rifletteva Leone XIV.

"Invece, il Risorto viene a noi nei luoghi più oscuri: nei nostri fallimenti, nelle nostre relazioni logore, nelle fatiche quotidiane che pesano sulle nostre spalle, nei dubbi che ci scoraggiano. Nulla di ciò che siamo, nessun frammento della nostra esistenza gli è estraneo". 

La gioia di ricominciare

"Chiediamo, allora, la grazia di riconoscere la sua presenza umile e discreta, di non aspettarci una vita senza prove, di scoprire che ogni dolore, se abitato dall'amore, può diventare un luogo di comunione".

"E così, mentre il discepoli di EmmausAnche noi torniamo alle nostre case con il cuore che arde di gioia. Una gioia semplice, che non cancella le ferite, ma le illumina. Una gioia che nasce dalla certezza che il Signore è vivo, che cammina con noi e ci dà la possibilità di ricominciare in ogni momento.

L'autoreRedazione Omnes

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