Vaticano

Il Papa invita le religioni ad “agire insieme” e condanna l'antisemitismo

In un'udienza molto ampia, Papa Leone XIV invitò le tradizioni religiose ad “agire insieme” per “trasmettere alle future generazioni lo spirito di amicizia e di collaborazione tra le religioni, vero pilastro del dialogo”. Oggi ricorre il 60° anniversario della Dichiarazione ‘Nostra Aetate” del Concilio Vaticano II.  

Redazione Omnes-29 ottobre 2025-Tempo di lettura: 3 minuti
Il Papa prega al Colosseo il 28 ottobre 2025.

Papa Leone XIV ha partecipato a un servizio di preghiera ecumenico cristiano al Colosseo a Roma il 28 ottobre 2025, prima di unirsi ai rappresentanti di altre religioni all'estero per chiedere la pace (Foto CNS/Vatican Media).

Nel 60° anniversario della dichiarazione ‘Nostra Aetate’ (Nel nostro tempo), una dichiarazione del Concilio Vaticano II di sole due pagine, firmata da San Paolo VI, Papa Leone XIV ha invitato tutte le religioni a lavorare “insieme”. 

Sessant'anni fa, il 28 ottobre 1965, il Concilio Vaticano II, con la promulgazione della Dichiarazione ‘Nostra aetate’, “ha aperto un nuovo orizzonte di incontro, rispetto e ospitalità spirituale”, ha detto il Pontefice riferendosi al dialogo interreligioso.

“Questo luminoso documento ci insegna a incontrare i seguaci di altre religioni non come estranei, ma come compagni di viaggio sul sentiero della verità. A onorare le differenze affermando la nostra comune umanità. E a discernere, in ogni sincera ricerca religiosa, un riflesso dell'unico Mistero divino che abbraccia tutta la creazione”.

Il dialogo di Gesù con la Samaritana

Il Papa aveva iniziato la riflessione della sua catechesi, dedicata al dialogo interreligioso, con «il dialogo del Signore Gesù con la Samaritana: ‘Dio è spirito e coloro che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità’”. 

“L'essenza dell'autentico dialogo interreligioso è che le persone si aprono e si ascoltano con sincerità. Questo dialogo nasce dalla sete di Dio per il cuore umano e dalla sete dell'umanità per Dio».»

Spirito di amicizia e collaborazione

“Cari fratelli e sorelle, a sessant'anni da Nostra aetate, agiamo insieme! Trasmettiamo lo spirito di amicizia e di collaborazione interreligiosa alla generazione futura, perché è il vero pilastro del dialogo”, ha aggiunto il Papa. 

A messaggio che ha trasmesso ai pellegrini di diverse lingue, come è solito fare.

Alleviare la sofferenza umana e prendersi cura del creato

Per esempio, agli ispanofoni ha detto: “Preghiamo il Signore affinché tutte le tradizioni religiose possano contribuire ad alleviare le sofferenze umane e a prendersi cura del creato. Sappiamo che la preghiera ha il potere di trasformare i nostri atteggiamenti, i nostri pensieri, le nostre parole e le nostre azioni.

Poco dopo, ricordando che «il primo orientamento di ‘Nostra aetate’ è stato verso il mondo ebraico, con il quale San Giovanni XXIII voleva ristabilire il rapporto originario”, si è rivolto ai pellegrini di lingua inglese.

Un nuovo mondo senza divisioni

“Il mondo ha bisogno più che mai della potente testimonianza di uomini e donne di tutte le religioni che vivono insieme in unità, amicizia e cooperazione”.

“In questo modo, possiamo lavorare insieme per raggiungere la pace, la giustizia e la riconciliazione che oggi sono così urgentemente necessarie. Non perdiamo quindi mai la speranza che un nuovo mondo senza divisioni sia possibile”.

La Chiesa non tollera l'antisemitismo e lo combatte.

Nell'approfondire le relazioni con il popolo ebraico, il Santo Padre ha sottolineato che la Chiesa, “consapevole dell'eredità che ha in comune con gli ebrei, e mossa non da motivi politici ma dalla carità religiosa evangelica, deplora l'odio, la persecuzione e tutte le manifestazioni di antisemitismo di qualsiasi tempo e persona contro gli ebrei”. 

Da allora, ha continuato, “tutti i miei predecessori hanno condannato l'antisemitismo con parole chiare. E quindi confermo anche che la Chiesa non tollera l'antisemitismo e lo combatte, in virtù del Vangelo stesso”. 

“Oggi possiamo guardare con gratitudine a tutto ciò che è stato realizzato nel dialogo ebraico-cattolico in questi sei decenni. Ciò non è dovuto solo allo sforzo umano, ma all'assistenza del nostro Dio che, secondo la convinzione cristiana, è egli stesso un dialogo”. 

Ci sono state incomprensioni e difficoltà, ma sempre con il dialogo.

Il Pontefice ha riconosciuto che in questo periodo ci sono state anche “incomprensioni, difficoltà e conflitti”, ma questi non hanno mai impedito la continuazione del dialogo. 

“Anche oggi non dobbiamo permettere che le circostanze politiche e le ingiustizie di alcuni ci allontanino dall'amicizia, soprattutto perché abbiamo ottenuto tanto finora.

Speranza per il mondo

Concludendo, il Successore di Pietro ha detto che “sessant'anni fa, ‘Nostra aetate’ ha portato speranza al mondo che usciva dalla Seconda Guerra Mondiale.

Oggi siamo chiamati a ricostruire quella speranza nel nostro mondo devastato dalla guerra e nel nostro ambiente naturale degradato. Lavoriamo insieme, perché se siamo uniti, tutto è possibile. Facciamo in modo che nulla ci divida”, ha ribadito.

In tedesco, la recita del Santo Rosario

Ai pellegrini di lingua tedesca, e a una Piazza San Pietro e alle strade circostanti gremite di fedeli, il Papa ha detto: “Cari pellegrini di lingua tedesca, alla fine di questo mese dedicato alla Madonna del Rosario, vi invito a rimanere fedeli a questa bella preghiera alla Madre di Dio, che è anche nostra Madre: ‘Che noi, con il suo divino Figlio, benediciamo la Vergine Maria’”.

L'autoreRedazione Omnes

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