Vaticano

Il Papa mostra la sua vicinanza al popolo palestinese e invoca la dignità umana

Leone XIV ha espresso oggi la sua "profonda vicinanza al popolo palestinese di Gaza, che continua a vivere nella paura e in condizioni inaccettabili, sfollato a forza nella propria terra". Con tono solenne, "davanti al Signore onnipotente, che ha ordinato di non uccidere", ha ricordato la "dignità inviolabile" di ogni persona.

Francisco Otamendi-17 settembre 2025-Tempo di lettura: 3 minuti
Esplosione a Gaza, agosto 2025.

Esplosione a Gaza, a seguito di un'operazione militare israeliana, 26 agosto 2025 (Foto OSV News/Dawoud Abu Alkas, Reuters).

Papa Leone ha lanciato un forte appello questa mattina in Piazza San Pietro, davanti a decine di migliaia di fedeli, per il cessate il fuoco a Gaza e per la liberazione degli ostaggi. Al termine della Pubblicoin italiano, il giorno del suo onomastica, il Pontefice ha mostrato la sua "profonda vicinanza al popolo palestinese, che continua a vivere nella paura e in condizioni inaccettabili, sfollato a forza nella propria terra". 

In tono solenne, "davanti al Signore onnipotente, che ha comandato di non uccidere", il Santo Padre ha ricordato, insieme a tutta la storia umana, che "ogni persona ha una dignità inviolabile che deve essere rispettata e curata".

Inoltre, Papa Leone ha rinnovato il suo "appello per il cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi. Per una soluzione diplomatica negoziata, per il pieno rispetto dei diritti umani. diritto umanitario internazionale. Vi invito tutti a unirvi alla mia preghiera, affinché sorga al più presto un'alba di pace e giustizia.

"Cercare un'altra soluzione".

Ieri, al termine della sua permanenza di qualche ora a Castel Gandolfo, il Papa frequentato ad alcuni giornalisti. Alla domanda sull'esodo da Gaza, ha confermato di aver ascoltato al telefono la comunità di Gaza e il parroco e ha spiegato la sua preoccupazione.

Molti", ha detto, "non hanno un posto dove andare ed è per questo che è una preoccupazione, ho parlato anche con la nostra gente lì, con il parroco, per ora vogliono rimanere, stanno ancora resistendo ma dobbiamo davvero cercare un'altra soluzione".

Il silenzio, protagonista della catechesi

Nelle sue catechesi, Leone XIV affermava che "la speranza cristiana nasce dal silenzio dell'attesa amorosa e dell'abbandono fiducioso alla volontà di Dio". In questo senso, ci incoraggiò a scoprire il significato del silenzio e della contemplazione. La parola "silenzio" è stata la colonna portante della catechesi.

Il Papa ha iniziato la sua meditazione sul mistero del Sabato Santo e sull'"assenza" di Cristo nel sepolcro. È un'"attesa, è un silenzio carico di significato, come quello di una madre che custodisce nel suo grembo il figlio non ancora nato ma già vivo". Nell'anno del Giubileo, la serie di catechesi è su "Gesù Cristo, nostra speranza". Il tema di oggi è "Un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era ancora stato deposto" (Gv 19,40-41). 

Il senso del silenzio e della contemplazione

Nelle sue parole ai fedeli e ai pellegrini di diverse lingue, il Pontefice ha incoraggiato che "in mezzo al rumore e alla fretta in cui talvolta ci troviamo, chiediamo l'intercessione della Vergine Maria. Che ci insegni, come lei, a vivere il Sabato Santo scoprendo il significato del silenzio e della contemplazione".

Ha invitato i fedeli di lingua araba a "ricordare che la speranza cristiana nasce dal silenzio dell'attesa amorosa e dall'abbandono fiducioso alla volontà di Dio; il Signore vi benedica tutti e vi protegga sempre da ogni male!

Nella stessa ottica, ha incoraggiato i pellegrini di lingua tedesca a "dedicare ogni giorno del tempo al silenzio e alla preghiera. Per incontrare Gesù Cristo, nostro Signore e Dio, e rimanere sempre uniti a lui".

Una pausa completo

Il Sabato Santo è anche un giorno di riposo, ha detto il Papa in un'altra occasione. "Secondo la legge ebraica, il settimo giorno non si deve lavorare: infatti, dopo sei giorni di creazione, Dio si riposò (cfr. Gen 2,2). 

Ora il Figlio, avendo completato la sua opera di salvezza, si riposa anche lui, ha continuato. "Non perché sia stanco, ma perché ha terminato la sua opera. Non perché si sia arreso, ma perché ha amato fino alla fine. Non c'è altro da aggiungere. Questo riposo è il sigillo dell'opera compiuta, è la conferma che ciò che doveva essere fatto è stato effettivamente compiuto. È un riposo pieno della presenza nascosta del Signore".

L'insegnamento del Vangelo: "sapersi fermare".

"Abbiamo difficoltà a fermarci e a riposare. Viviamo come se la vita non fosse mai abbastanza. Corriamo per produrre, per dimostrare, per non perdere terreno. Ma il Vangelo ci insegna che sapersi fermare è un gesto di fiducia che dobbiamo imparare ad avere". 

"Il Sabato Santo ci invita a scoprire che la vita non dipende sempre da ciò che facciamo, ma anche da come diciamo addio a ciò che siamo riusciti a fare".

La speranza cristiana "non è frutto di euforia, ma di abbandono fiducioso", ha concluso il Santo Padre. "La Vergine Maria ce lo insegna: incarna questa attesa, questa fiducia, questa speranza. Quando sembra che tutto si fermi, che la vita sia un viaggio interrotto, ricordiamoci del Sabato Santo".

Intercessione di San Stanislao Kostka

Ha menzionato il loro santo patrono, San Stanislao Kostka, in lingua polacca. "Domani ricorderete San Stanislao Kostka. Che questo diciottenne, patrono della sua patria e dei giovani, sia un esempio e un'ispirazione per le nuove generazioni di credenti nella ricerca della volontà di Dio e nella realizzazione coraggiosa della loro vocazione. Alla sua intercessione affido la Polonia e la pace nel mondo. Vi benedico con tutto il cuore.

L'autoreFrancisco Otamendi

Newsletter La Brújula Lasciateci la vostra e-mail e riceverete ogni settimana le ultime notizie curate con un punto di vista cattolico.