Al di là della fortuna della tempistica del libro, che ha coinciso con la morte di Francesco, gran parte del successo de "Il pazzo di Dio alla fine del mondo" ha a che fare con la sua prospettiva: uno scrittore che si definisce ateo e anticlericale viene invitato ad accompagnare il Papa nella sua visita a una delle più piccole comunità cattoliche, quella della Mongolia. Questo, a quanto pare, dovrebbe conferire all'opera un'imparzialità che la preservi da qualsiasi intento ideologico - almeno, da un intento ideologico da parte del cattolicesimo. E in gran parte questo è vero.
Cercas, senza nascondere le sue opinioni, si avvicina alla Chiesa, a Francesco, a coloro che hanno lavorato con lui e a un manipolo di cristiani, con la curiosità di chi vuole sentire che valore hanno queste esperienze. Si abbandona alla figura di Francesco, ma questo non gli impedisce di tracciarne un profilo non idealizzato: un profilo compatibile con le testimonianze negative della sua giovinezza, con le uscite di tono durante il suo pontificato, o con gli errori manifesti.
Il libro è anche un gesto d'amore di un figlio verso sua madre. La madre di Cercas, affetta da Alzheimer, è cattolica e vive nella certezza che quando morirà sarà di nuovo con suo marito. Lo scrittore vuole trasmettere questo messaggio a Francisco e, se possibile, riprendere alcune parole. "In tutta certezza". Ma al di là della centralità di questo tema - quello della vita eterna - la grande scoperta di Cercas è che se tutti i cristiani fossero come i missionari che ha incontrato in Mongolia, la Chiesa si rinnoverebbe automaticamente.
Almeno rinnoverebbe la Chiesa che lo spagnolo ha in mente, una Chiesa che - come direbbe Armando Matteo - soffre anche dell'inverno demografico, che non fa nascere molte vite. È interessante che molti cattolici, venendo a conoscenza dell'impostazione del libro, la prima cosa che chiedono è: si è convertito? Come se tutti gli sforzi andassero lì, come se la fede non fosse un granello di senape, quel chicco di grano che Dio fa crescere in silenzio durante la notte, ma solo un'altra maglietta nel carnevale della danza identitaria.
Cercare non è già una conversione? Cosa ne penseranno i missionari in Mongolia?