Vaticano

León XIV chiarisce il suo gesto nella Moschea Blu: «Preferisco pregare in una chiesa cattolica alla presenza del Santissimo»

Con grande calma, il Papa ha spiegato perché ha deciso di non pregare quando ha visitato la famosa moschea turca.

Javier García Herrería-10 dicembre 2025-Tempo di lettura: 2 minuti
moschea blu

Il Papa durante la visita alla Moschea Blu. ©CNS photo/Lola Gomez

Martedì Papa Leone XIV ha risposto da Castel Gandolfo alle domande dei giornalisti su uno dei momenti più commentati del suo recente viaggio in Turchia: il suo silenzio nella Moschea Blu di Istanbul. Il gesto ha fatto scalpore, poiché il muezzin della moschea, Askin Musa Tunca, ha spiegato ai media che quando durante la visita ha chiesto al Papa se desiderasse avere un «momento di preghiera», il Papa gli ha risposto «no, volevo solo visitarla».

Poiché Giovanni Paolo II e Benedetto XVI durante i loro viaggi in quel luogo avevano dedicato un momento alla preghiera, la decisione di Leone XIV ha suscitato ogni tipo di commento. L'ufficio stampa della Santa Sede ha spiegato che il Papa ha fatto «una pausa vissuta in silenzio, in spirito di raccoglimento e ascolto, con profondo rispetto per il luogo e per la fede di coloro che vi si riuniscono in preghiera». Ciononostante, si è scatenata una discussione pubblica sul perché il Pontefice non avesse pregato «almeno in modo visibile», cosa che i suoi predecessori avevano fatto come gesto interreligioso di rilievo.

Davanti al Santissimo, il posto migliore per pregare

Alla domanda diretta dei giornalisti sul perché non avesse pregato «almeno visibilmente», come avevano fatto i suoi predecessori, Leone XIV rispose chiaramente: «Chi ha detto che non ho pregato? Cioè, hanno detto che non ho pregato, ma io ho già dato una risposta sull'aereo, ho citato un libro». Si trattava di La pratica della presenza di Dio, del carmelitano Lorenzo de la Resurrección. Citando quest'opera, il Papa ha voluto sottolineare che la preghiera può essere interiore, costante e non necessariamente accompagnata da gesti esteriori. «Forse sto pregando proprio in questo momento», ha aggiunto davanti ai giornalisti.

Il Pontefice ha aggiunto, tuttavia, che la sua preferenza personale è la preghiera davanti al Santissimo Sacramento:
«Preferisco pregare in una chiesa cattolica alla presenza del Santissimo», ha affermato, minimizzando la polemica e definendo «curioso» il clamore suscitato da alcune interpretazioni sulla sua visita alla moschea.

Il gesto di Leone XIV a Istanbul, vissuto in silenzio e raccoglimento, si aggiunge così a una lunga tradizione di incontri interreligiosi che ogni Pontefice ha espresso con il proprio stile. Con le sue dichiarazioni, il Papa ha voluto chiudere il dibattito, ribadendo che la preghiera non sempre si manifesta visibilmente, ma può essere profondamente presente.

Di cosa tratta il libro raccomandato dal Papa?

La pratica della presenza di Dio È un piccolo classico della spiritualità cristiana, scritto sulla base delle conversazioni e delle lettere di fratello Lorenzo della Resurrezione, un carmelitano scalzo del XVII secolo. Nonostante la sua brevità, il libro insegna un cammino molto semplice ma impegnativo: vivere costantemente alla presenza di Dio, in ogni momento e situazione, non solo durante i momenti formali di preghiera. Per fratello Lorenzo, Dio non è solo in chiesa o nei momenti di raccoglimento, ma in tutto ciò che facciamo: cucinare, pulire, camminare o trattare con altre persone.

L'opera è nota perché propone una spiritualità accessibile a chiunque, non solo ai monaci o ai contemplativi. Il suo stile è diretto, senza fronzoli, e mostra che la santità non richiede grandi imprese, ma un cuore che vive unito a Dio nella quotidianità.

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