Vaticano

León XIV rivendica l'archeologia come “scuola di incarnazione”

In occasione del centenario della fondazione del Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana, Papa Leone XIV ha condiviso alcune riflessioni sull'archeologia cristiana, che considera importanti per il cammino della Chiesa nei tempi attuali.  

Rafael Sanz Carrera-12 dicembre 2025-Tempo di lettura: 4 minuti
Catacombe di Santa Domitilla.

Affresco raffigurante Noè che libera le colombe (in basso a destra) e altre scene sulla salvezza sono visibili durante l'inaugurazione di due camere funerarie restaurate, nelle catacombe di Santa Domitilla, a Roma, il 30 maggio 2017 (Foto CNS/Carol Glatz).

In una profonda riflessione che segna il centenario del Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana, Papa Leone XIV ha pubblicato una Lettera apostolica che riposiziona l'archeologia cristiana come disciplina essenziale per comprendere la fede e la missione evangelizzatrice della Chiesa nel XXI secolo.

Un centenario che unisce due giubilei di speranza

Il lettera, datata 11 dicembre 2025, stabilisce un significativo parallelismo tra il ’Giubileo della pace’ del 1925 - indetto dopo le ferite della prima guerra mondiale - e l'attuale Giubileo, che cerca di “offrire orizzonti di speranza all'umanità, afflitta da numerose guerre”.

León XIV sottolinea che l'archeologia “è una componente indispensabile dell'interpretazione del cristianesimo e, di conseguenza, della formazione catechetica e teologica”, allontanandosi dalla percezione di essere “solo una disciplina specialistica, riservata a pochi esperti”.

Nove frammenti ossei, che si ritiene appartengano a San Pietro, riposano all'interno di un reliquiario venerato dal patriarca ortodosso Bartolomeo di Costantinopoli, dopo essere stati donati da Papa Francesco. Foto scattata il 30 giugno 2019 (@CNS/per gentile concessione del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli).

L'archeologia come “teologia dei sensi”

Uno dei concetti più innovativi della lettera è la definizione dell'archeologia cristiana come una “teologia dei sensi”, che “educa a questa sensibilità” e “insegna che nulla di ciò che è stato toccato dalla fede è insignificante”.

“Non si può comprendere appieno la teologia cristiana senza comprendere i luoghi e le tracce materiali che testimoniano la fede dei primi secoli”, afferma il Pontefice, citando le parole dell'evangelista Giovanni: “Ciò che abbiamo udito, ciò che abbiamo visto con i nostri occhi, ciò che abbiamo contemplato e ciò che abbiamo toccato con le nostre mani riguardo al Verbo della Vita”.

Cambiamento paradigmatico

Mi sembra che questa sia l'idea più rivoluzionaria e trascendentale della lettera apostolica di Leone XIV: il concetto dell'archeologia cristiana come “scuola di incarnazione” e “teologia dei sensi”. Si propone un cambiamento paradigmatico nel modo di intendere la conoscenza teologica. 

Tradizionalmente, l'archeologia è stata considerata una disciplina ausiliaria, utile ma non essenziale. Il Papa, in questo documento, la eleva al rango di componente indispensabile dell'interpretazione del cristianesimo, equiparandola per importanza alla Scrittura e alla Tradizione.

Una risposta alla cultura dello scarto

In un mondo in cui “l'uso e il consumo hanno prevalso sulla conservazione e sul rispetto”, Leone XIV presenta l'archeologia come «una scuola di sostenibilità culturale ed ecologia spirituale“. Il Papa sottolinea che questa disciplina insegna che ”anche la più piccola testimonianza merita attenzione», in contrasto con la tendenza contemporanea allo scarto.

“L'archeologo non scarta nulla, ma conserva. Non consuma, ma contempla. Non distrugge, ma decifra”, spiega, definendo questo sguardo “paziente, preciso, rispettoso”, capace di cogliere “in un frammento di ceramica, in una moneta corrosa o in un'incisione consumata, il respiro di un'epoca, il senso di una fede e il silenzio di una preghiera”.

Antico sarcofago in marmo esposto in un museo della ricostruita Basilica di San Silvestro del IV secolo, sopra le Catacombe di Priscilla a Roma, il 20 novembre 2013. (Foto CNS/Paul Haring).

Strumento per l'evangelizzazione

León XIV collega l'archeologia cristiana alla missione evangelizzatrice verso le periferie, sia geografiche che esistenziali. La disciplina può essere “un potente strumento di dialogo”, che contribuisce a “gettare ponti tra mondi lontani, tra culture diverse, tra generazioni”.

Il Papa cita le parole di Francesco sulle catacombe, dove “tutto parla di speranza”, ricordando che questi luoghi antichi continuano a essere testimonianza viva del fatto che “Dio era realmente entrato nella storia e che la fede non era una filosofia, ma un cammino concreto nella carne del mondo”.

Un appello alla formazione accademica

La lettera rivolge un appello specifico ai vescovi e ai responsabili della cultura e dell'istruzione affinché “incoraggino i giovani, i laici e i sacerdoti a studiare archeologia”, sottolineando le “numerose prospettive formative e professionali” che essa offre.

León XIV sottolinea anche l'importanza della collaborazione tra le diverse istituzioni vaticane dedicate all'archeologia: “La Pontificia Accademia Romana di Archeologia, la Pontificia Commissione di Archeologia Sacra, la Pontificia Accademia Cultorum Martyrum, il Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana: ciascuna con la propria specificità, tutte condividono la stessa missione”.

L'archeologia come “memoria vivente”

Il documento si conclude con una riflessione sul ruolo della memoria in tempi di rapidi cambiamenti. “La vera archeologia cristiana non è sterile conservazione, ma memoria viva”, afferma Leone XIV. “È la capacità di far parlare il passato al presente. È saggezza nel discernere ciò che lo Spirito Santo ha suscitato nella storia”.

Per il Pontefice, chi conosce la propria storia «sa chi è, sa dove andare, sa di chi è figlio e a quale speranza è chiamato”. In questo senso, l'archeologia cristiana diventa “un ministero di speranza” che mostra come “il Vangelo abbia sempre avuto una forza generativa».»

Un'eredità per il futuro

Con questa lettera apostolica, Leone XIV non solo celebra il centenario di un'istituzione, ma ridefinisce il ruolo dell'archeologia cristiana nel mondo contemporaneo. La disciplina emerge non come un esercizio nostalgico, ma come uno strumento vivo per la comprensione della fede, la formazione teologica e la missione evangelizzatrice della Chiesa nel XXI secolo.

La lettera si conclude con una benedizione che racchiude lo spirito del documento: “Che la luce dello Spirito Santo, memoria viva e creatività inesauribile, vi ispiri. E che la Vergine Maria, che ha saputo meditare tutto nel suo cuore, unendo il passato e il futuro nello sguardo della fede, vi protegga”.

L'autoreRafael Sanz Carrera

Dottore in Diritto Canonico

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