Può un sacerdote essere anche un grande scienziato? La storia di Georges Lemaître dimostra che è possibile. Questo fisico belga, che era anche un sacerdote cattolico, non solo ha coniugato naturalmente scienza e fede, ma ha rivoluzionato la nostra comprensione dell'universo. È stato infatti il primo a proporre quella che oggi conosciamo come teoria del Big Bang.
Un sacerdote con vocazione scientifica
Fin da giovane, Lemaître sognava due cose: essere uno scienziato e un sacerdote. Studiò ingegneria, filosofia, fisica e matematica e prestò servizio come volontario nella Prima Guerra Mondiale. Entrò poi in seminario e fu ordinato sacerdote. Ma la sua passione per la conoscenza non si fermò lì.
Scoprì la teoria della relatività generale di Einstein attraverso i testi dell'astronomo Arthur Eddington, con il quale avrebbe poi studiato a Cambridge. Affascinato dalle nuove idee sullo spazio e sul tempo, Lemaître iniziò a studiare come applicarle all'intero universo.
Un universo in espansione
Fino ad allora, la maggior parte degli scienziati credeva in un universo statico. Lemaître la pensava diversamente: se l'universo era pieno di galassie che si allontanavano l'una dall'altra - come indicavano alcune osservazioni - allora doveva essere in espansione.
Con questa idea in mente, nel 1927 propose un modello matematico in cui l'universo si espandeva nel tempo. Questa espansione spiegava un fenomeno noto come "redshift": le galassie più lontane si allontanano più velocemente. Anni dopo, Edwin Hubble osservò esattamente questo fenomeno, dando un forte sostegno empirico all'ipotesi di Lemaître.
L'origine: l'"atomo primitivo".
Ma Lemaître si spinse oltre. Nel 1931 avanzò un'idea ancora più audace: l'universo era partito da un punto estremamente denso e caldo che chiamò "atomo primordiale". Questa fu la prima formulazione scientifica dell'origine dell'universo, oggi nota come teoria del Big Bang.
Invece di immaginare un universo eterno, ne propose uno con un inizio, in cui lo spazio e il tempo emergevano da un'esplosione cosmica iniziale. Sebbene la comunità scientifica abbia inizialmente accolto questa idea con scetticismo - e alcuni pensarono addirittura che Lemaître stesse cercando di introdurre la creazione biblica nella scienza - egli fu sempre chiaro: il suo modello era una proposta scientifica, non religiosa.
Fede e scienza: due vie per la verità
Lungi dall'utilizzare la scienza per "dimostrare" l'esistenza di Dio, Lemaître insisteva nel mantenere una sana separazione tra fede e scienza. Per lui, entrambe cercano la verità, ma da piani diversi: la scienza spiega il "come" dell'universo; la fede, il "perché" ultimo dell'esistenza.
Lemaître credeva che Dio non sostituisse le leggi naturali, ma fosse il fondamento di tutto ciò che esiste. Secondo le sue stesse parole, "Dio non deve essere ridotto a un'ipotesi scientifica". Egli affermava che la Rivelazione non aveva lo scopo di insegnare la scienza e che uno scienziato credente poteva indagare liberamente come chiunque altro.
L'eredità del "padre del Big Bang
Durante la sua vita, Lemaître è stato riconosciuto sia per la sua genialità scientifica che per la sua profonda umiltà. Le sue idee sono state alla base della cosmologia moderna. Poco prima della sua morte, venne a conoscenza della scoperta della radiazione cosmica di fondo, un'"eco" del Big Bang che confermava la sua teoria. Fu un momento simbolico: la scienza aveva finalmente confermato ciò che lui aveva intravisto decenni prima.
Oggi la sua figura ispira molti come esempio che scienza e fede non devono essere in contrasto. Georges Lemaître visse convinto che l'universo sia razionale, bello e accessibile all'intelligenza umana, proprio perché opera di un Creatore.
E forse proprio per questo è stato in grado di vedere più lontano di molti altri: fino all'origine stessa del cosmo.
Fisico e autore di "