Nel 1858 e nel 1859 Alfred Russel Wallace e Charles Darwin pubblicarono entrambi opere che proponevano una teoria evolutiva della creazione. Secondo questa teoria, lo stato attuale della creazione è il prodotto di un lungo processo naturale di trasmutazione delle specie governato dal caso e dall'eliminazione naturale. Di conseguenza, le teorie evoluzionistiche hanno eliminato il concetto stesso di natura di una teleologia intrinseca nella natura delle cose. Gli esseri creati non sono più visti come microcosmi che si muovono verso una qualche finalità, ma piuttosto come un caso che spiega la loro evoluzione.
Tuttavia, le teorie evolutive non solo hanno influenzato le definizioni della composizione naturale degli esseri umani, ma hanno anche avuto un enorme impatto sul significato stesso di "essere" umano.
Una delle principali scuole morali derivate da questa visione è il naturalismo morale. Per dare una definizione generale, il naturalismo morale è la scuola che sostiene che i fatti morali sono fatti che possono essere empiricamente dedotti dalla ricerca scientifica osservando i modelli di comportamento e le convenzioni naturali raccolti dalla primatologia, dall'antropologia, dalla biologia, dalla psicologia, dalle neuroscienze e da discipline simili.
A titolo di esempio, alcuni potrebbero sostenere che la monogamia è un fatto morale che potrebbe essere spiegato in virtù di alcune convenzioni sociologiche, ma non ha un valore morale intrinseco. Diciamo che le scimmie hanno sviluppato relazioni monogame solo per evitare che gli uomini uccidessero la prole dei loro rivali. D'altra parte, si potrebbe sostenere che il fatto morale "non uccidere" può essere spiegato in base al bisogno evolutivo di sopravvivenza di una specie o che la "felicità" è una reazione nevrotica.
Vorrei sottolineare alcune caratteristiche che influenzano i sistemi di valori morali popolari. Queste tendono a (i) minare una certa finalità o teleologia intrinseca incisa nella natura stessa degli esseri viventi; (ii) fondare gli standard normativi morali in modelli primordiali di comportamento.
Le tre facoltà
Nonostante la sua scarsa familiarità con le moderne teorie evolutive, San Tommaso d'Aquino riconosce che gli esseri umani condividono tratti naturali comuni con altre creature. Per "tratti" non intendo caratteristiche comportamentali, ma poteri naturali in virtù dei quali la creatura fa qualcosa. Alcuni di questi poteri sono condivisi con più creature di altre. Secondo San Tommaso, la persona umana gode di tre tipi di facoltà: (i) vegetativa; (ii) sensibile; (iii) razionale.
La forza vegetativa è quella che accomuna la più grande varietà di creature. È il potere naturale della crescita. Una pianta ha il potere intrinseco di radicarsi, di far crescere il fusto, le foglie e i fiori. Anche l'essere umano ha un potere intrinseco di crescere da feto a bambino, fino all'età adulta e così via. Questo potere senziente è condiviso anche da molte altre creature.
Infine, l'essere umano gode di un altro tipo di potere che, secondo l'Aquinate, condivide con gli angeli e con Dio stesso, ossia il potere razionale. Il potere razionale è duplice: da un lato, l'essere umano gode di un'apertura intellettuale al mondo esterno grazie alla quale è in grado di conoscere la verità degli esseri extramentali. Dall'altro, gode anche di un'apertura affettiva grazie alla quale riconosce la bontà degli altri esseri e li desidera.
L'attività razionale dell'essere umano è peculiare nella misura in cui consente alla persona umana di vivere la propria vita in modo particolare. Qualsiasi risposta, quindi, che definisca ciò che costituisce il fine dell'essere umano non può ignorare la particolare vocazione che nasce dalla stessa composizione spirituale e materiale della natura umana.
Il segno paradigmatico dell'essere umano è, per San Tommaso, agire razionalmente, cioè vivere la propria vita alla luce della verità e alla ricerca della felicità, che è quel bene ultimo che non si desidera per nessun altro motivo se non per se stesso.
L'intenzionalità umana
Per San Tommaso, l'essere umano ha una certa intenzionalità che emerge dall'interiorità stessa dei suoi poteri naturali.
C'è una certa perfezione particolare che si insinua attraverso l'esercizio delle qualità più nobili e pertinenti dell'essere umano: il potere di conoscere e desiderare razionalmente ciò che è buono, soddisfacente e perfettivo per la persona umana.
Tutto ciò che rientra nell'ambito della volontà della persona umana comporta alcune qualità perfettive che l'intelletto umano giudica come beni che, in qualche modo, soddisfano il desiderio del soggetto umano.
È per questo motivo che l'Aquinate dice che tutte le cose sono perseguite dalla persona sotto una nozione di bene. Tutto ciò che la persona umana desidera è desiderato nella misura in cui comporta una qualche bontà perfettiva.
Tuttavia, l'Aquinate pensa che non esista un bene creato che sia completamente identico alla forma del bene stesso. Una cosa del genere avrebbe la capacità di saziare completamente il mio desiderio di bontà. Dovrebbe essere tale che, una volta raggiunto, cesserebbe ogni desiderio di bontà e diventerebbe padrone dei propri atti e si dirigerebbe liberamente verso ciò che è veramente perfettivo per lui attraverso l'operazione del suo intelletto e della sua volontà.
Vivere la propria vita in modo razionale, cioè orientato a ciò che è veramente perfettivo per la persona umana, costituisce la libertà.
Questo è un punto molto importante che San Tommaso per quanto riguarda l'essere umano. Contrariamente alla visione predominante del nostro tempo, la libertà non è l'assenza di coercizione esterna, ma una capacità interiore di ordinare efficacemente tutti gli elementi interni ed esterni della propria vita al servizio della verità e della bontà ultime, che sono perfettive per la persona umana.
Nel prologo alla seconda parte della Summa Theologiae, San Tommaso prefigura il suo trattato sulla libertà con la nozione teologica di immagine di Dio. Egli scrive che dopo aver considerato nella Prima Parte della sua opera "l'esemplare, cioè Dio, e quelle cose che sono sorte dal potere di Dio secondo la sua volontà", ora, nella Seconda Parte della sua opera, l'Aquinate si rivolge "all'immagine [di Dio], cioè all'uomo, in quanto anch'egli principio delle sue azioni, in quanto dotato di libero arbitrio e di controllo sulle sue azioni".
Gli esseri umani
Questo passo riassume la nostra precedente discussione su cosa significhi essere umano per l'Aquinate. La persona umana non è frutto del caso, ma della sapienza e dell'amore di Dio, che formano un ordine provvidenziale secondo il quale le creature, attraverso la perfezione delle loro forme, realizzano l'immagine di Dio inscritta nella loro perfezione naturale e proclamano così, nel regno della creazione, l'eterna bontà e perfezione di Dio (cfr. ST Ia, q. 44, a. 4). Da qui nasce il significato di ciò che è l'essere umano.
Essere umani, per l'Aquinate, implica vivere la propria vita nella libertà della ricerca della verità e dell'amore di Dio come principi ultimi della perfezione della persona umana. In definitiva, secondo San Tommaso, una vita vissuta nel culto della verità e del bene implica che, nell'essere umano, ogni persona diventi un annuncio, nella storia, della divina sapienza di Dio e della gioia della bontà per il suo possesso. La nostra esperienza ci insegna che, nonostante la soddisfazione che traiamo dal raggiungimento di alcuni beni creati, desideriamo ancora molte altre cose.
Secondo il Dottore Angelico, esiste un solo fine che esaurisce totalmente la formalità del bene. Questo è un altro modo per dire che c'è un essere la cui natura è la bontà stessa, così che quando la perfezione della bontà stessa è raggiunta, è raggiunta: Dio. Per l'Aquinate, i desideri più profondi della natura umana trovano il loro riposo nella contemplazione e nella comunione con Dio, perché in Dio trovano il loro oggetto perfetto e ultimo di verità e amore.
Libertà
Il fatto che la verità e il bene siano perfettivi per l'essere umano in quanto tale è indicativo non solo di quello che è essenzialmente il suo fine ultimo, ma anche della via per raggiungerlo. Essere umani, secondo l'Aquinate, non implica l'imitazione di modelli primordiali di comportamento. Ciò che è moralmente giusto e moralmente sbagliato non può essere misurato dai fatti osservati nelle varie discipline della scienza. Piuttosto, deve essere valutato in base al grado di contributo alla prosperità umana.
Il segno della fioritura umana è il grado in cui la persona umana è in grado di essere padrona delle proprie azioni e di dirigersi liberamente verso ciò che è veramente per-fettivo per lei attraverso l'operazione del suo intelletto e della sua volontà.
Vivere la propria vita in modo razionale, cioè orientato a ciò che è veramente perfettivo per la persona umana, costituisce la libertà.
Questo è un punto molto importante che San Tommaso fa in riferimento all'essere umano. Contrariamente alla visione predominante del nostro tempo, la libertà non è l'assenza di coercizione esterna, ma un'abilitazione interiore per ordinare efficacemente tutti gli elementi interiori ed esteriori della propria vita al servizio della verità e del bene ultimi che sono perfettivi per la persona umana.
Nel prologo alla seconda parte della Summa Theologiae, San Tommaso prefigura il suo trattato sulla libertà con la nozione teologica di immagine di Dio. Egli scrive che dopo aver considerato nella Prima Parte della sua opera "l'esemplare, cioè Dio, e quelle cose che sono sorte dal potere di Dio secondo la sua volontà", ora, nella Seconda Parte della sua opera, l'Aquinate si rivolge "all'immagine [di Dio], cioè all'uomo, in quanto anch'egli principio delle sue azioni, in quanto dotato di libero arbitrio e di controllo sulle sue azioni".
Gli esseri umani
Questo passo riassume la nostra precedente discussione su cosa significhi essere umano per l'Aquinate. La persona umana non è frutto del caso, ma della sapienza e dell'amore di Dio, che formano un ordine provvidenziale secondo il quale le creature, attraverso la perfezione delle loro forme, realizzano l'immagine di Dio inscritta nella loro perfezione naturale e proclamano così, nel regno della creazione, l'eterna bontà e perfezione di Dio (cfr. ST Ia, q. 44, a. 4).
Da qui nasce il significato di ciò che significa essere un essere umano. Essere umani, per l'Aquinate, implica vivere la propria vita nella libertà della ricerca della verità e dell'amore di Dio come principi ultimi della perfezione della persona umana. In definitiva, secondo San Tommaso, una vita vissuta nel culto della verità e della bontà implica che, nell'essere umano, ogni persona diventa una proclamazione, nella storia, della divina sapienza e bontà di Dio.
Professore di Sacra Teologia presso la Pontificia Università San Tommaso d'Aquino di Roma.