La vita è peggiore senza Dio

La conversione scatena sempre una serie di reazioni e sentimenti diversi. In chi la vive, la gioia e il fervore si uniscono alla chiarezza di vedere che “ha scelto la parte migliore”, la luce si manifesta dopo una vita di oscurità. Questo atteggiamento di stupore contrasta spesso con l'atteggiamento pessimista e cupo di molti cattolici che si ostinano a vedere solo i lati negativi della Chiesa.

4 dicembre 2025-Tempo di lettura: 2 minuti
Giovani portano la croce della Giornata Mondiale della Gioventù alla GMG di Cracovia 2016, in Polonia.

La conversione scatena sempre una serie di reazioni e sentimenti diversi. In chi la vive, la gioia e il fervore si uniscono alla chiarezza di vedere che “ha scelto la parte migliore”, la luce si manifesta dopo una vita di oscurità. Questo atteggiamento di stupore contrasta spesso con l'atteggiamento pessimista e cupo di molti cattolici che si ostinano a vedere solo i lati negativi della Chiesa. 

Una volta, una giovane convertita si trovava a una conferenza, circondata da...“cristiani di lunga data”. Questi si limitavano a lamentarsi dei problemi che circondavano la fede: i sacerdoti avevano poco zelo pastorale, la società bandiva la fede dalla sfera pubblica, non esistevano politiche cristiane... Interrogata su come lei vedesse “quel panorama”, quella ragazza rispose “Sinceramente, penso che non sia poi così male. Perché io vengo da fuori e voi non avete idea di quanto faccia freddo lì.”. La sua risposta era perfetta: fuori, senza Dio, fa più freddo.

Una delle peggiori menzogne che il diavolo ha instillato con successo nella mentalità di molti cristiani è quella secondo cui chi è lontano da Dio “fuori dalla vigna”, si divertono più di noi, o addirittura sono più felici qui sulla Terra. È la mentalità sciocca di chi esclama di fronte a un ritorno o a una tardiva scoperta di Dio: “Dopo aver vissuto così bene, ora si converte e va in Paradiso, vero?”. Ma non è così. No. Fuori fa molto freddo. 

La vita è peggiore senza Dio. Fuori dalla vigna, lontano dal Padre, fa più freddo. Cadiamo nella trappola diabolica quando pensiamo che quelli che stanno fuori...“sono fortunati" o "hanno vissuto il meglio della vita”, invece di rendere grazie per essere stati chiamati “all'ora stabilita”. I braccianti, che non avevano conosciuto la casa del Signore, soffrirono il freddo; soffrì il freddo e la fame il figliol prodigo che era fuggito da essa, dopo quella falsa promessa del diavolo. 

Perché il peso della giornata e il caldo esistono, certo, ma è un caldo che ha senso, un peso che ha un futuro. Non è il lavoro obbligatorio di uno schiavo senza speranza. Altrimenti noi cattolici saremmo come il figlio maggiore, un “volere senza volerlo”, un modo tiepido e mediocre di stare dentro. E così non sentiremo il grido di coloro che stanno fuori, che ci chiedono di uscire alla loro ricerca, di essere gli attori del cambiamento nel mondo.

L'autoreMaria José Atienza

Direttore di Omnes. Laureata in Comunicazione, ha più di 15 anni di esperienza nella comunicazione ecclesiale. Ha collaborato con media come COPE e RNE.

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