I vescovi africani si sono riuniti a Kigali per la 20ª Assemblea plenaria del Sinodo delle Conferenze episcopali dell'Africa e del Madagascar (SECAM). Al termine hanno presentato una bozza dal titolo "Le sfide pastorali della poligamia".che costituisce un'importante analisi della realtà culturale e giuridica del suo continente.
Il documento di 29 pagine non elude la questione: riconosce che la poligamia rimane una pratica culturale profondamente radicata e socialmente organizzata che non può e non deve essere ignorata. Nonostante sia un'usanza consolidata, i prelati africani propongono di non rinunciare all'insegnamento dottrinale, che riafferma la monogamia come ideale cristiano.
Tuttavia, i vescovi sono consapevoli che per molte persone la monogamia è un'esigenza etica difficile da raggiungere a breve termine, per cui propongono un sincero accompagnamento pastorale di coloro che vivono in unioni poligame, sia tra i cattolici già battezzati che tra coloro che cercano di avvicinarsi alla fede.
Il coraggio di questi vescovi sta nel non cedere alle pressioni culturali o scivolare nel relativismo. Non cercano di adattarsi alle pratiche tradizionali, ma di far luce con il Vangelo su questioni molto delicate: "Come accogliere pastoralmente coloro che sono già in unioni poligamiche", "come promuovere la fedeltà cristiana senza allontanare le persone?
In contrasto con le proposte di alcuni vescovi occidentali, che sostengono che la morale deve cambiare a causa di presunti progressi nell'idea di famiglia (divorziati risposati, coppie omosessuali, ecc.), i vescovi africani propongono che gli uomini poligami possano fare un passo verso la monogamia "scegliendo" la loro prima moglie o quella preferita. Con lei si affermerebbe o si costituirebbe un legame sacramentale. Allo stesso tempo, si sottolinea che questa scelta non dissolve le esigenze di giustizia e di cura nei confronti delle altre mogli e dei figli nati da tali unioni.
Nel caso in cui non si sia disposti a compiere questo passo, la seconda soluzione proposta è quella di riconoscere il poligamo come "catecumeno permanente", cioè un fedele che sta seguendo un cammino catecumenale che non porta direttamente al battesimo, ma a cui viene rilasciato un documento ufficiale che lo riconosce come candidato a questo sacramento, anche se per il momento non può accedere ai sacramenti a causa di precedenti legami matrimoniali. Questa formula permetterebbe alla famiglia poligama di battezzare i propri figli, partecipare alla vita comunitaria e dare testimonianza cristiana, anche senza raggiungere la piena comunione sacramentale.
Personalmente, ammiro profondamente il coraggio dei vescovi africani e la loro coerenza con il magistero della Chiesa: non abbandonano né la verità né il popolo, tengono ferma la dottrina e aprono spazi di crescita e di speranza. Ci insegnano che la Chiesa non rinuncia alla sua missione di esortare tutti gli uomini alla conversione, né si limita esclusivamente alle norme, ma va incontro, guarisce, istruisce e accompagna. È in questa testimonianza che risiede oggi il potere profetico dell'Africa nella Chiesa universale.
Editore di Omnes. In precedenza, ha collaborato con diversi media e ha insegnato filosofia a livello di Bachillerato per 18 anni.