Mondo

Storia, fede e cultura in Algeria e Tunisia

Con questo articolo, lo storico Gerardo Ferrara conclude una serie di due scritti sulla presenza cristiana nel Maghreb, dai tempi di Sant'Agostino alle sfide attuali dell'Algeria e della Tunisia.

Gerardo Ferrara-30 settembre 2025-Tempo di lettura: 5 minuti
Tunisia e Algeria

Per gentile concessione dell'autore

Dagli ottomani all’indipendenza

Dal XVI secolo Algeria e Tunisia entrarono nell’orbita ottomana, seppur mantenendo un’ampia autonomia. È di questo periodo lo sviluppo del fenomeno dei corsari barbareschi, che terrorizzavano il Mediterraneo avendo come base i porti di Tunisi e soprattutto Algeri, roccaforte dei corsari e governata da un dey soggetto de iure a Costantinopoli ma autonomo de facto. Pure in Tunisia dal 1574 la dinastia dei bey Husaynidi (fondata da un corso convertito all’islam) mantenne una relativa indipendenza.

Questo lungo periodo di relativa autonomia dei due Paesi terminò nel XIX secolo, quando la Francia occupò l’Algeria nel 1830, trasformandola in colonia di popolamento: i coloni europei si insediarono in massa specie sulla costa, mentre la popolazione locale veniva espropriata delle terre e privata di diritti. In Tunisia, nel 1881, Parigi impose invece un protettorato.
Le lotte nazionalistiche condussero alle rispettive indipendenze: la Tunisia nel 1956, guidata da Habib Bourguiba, e l’Algeria nel 1962, dopo la sanguinosa guerra condotta dal Fronte di Liberazione Nazionale (FLN).

Dall’indipendenza ai nostri giorni

Dopo l’indipendenza, le strade che i due Paesi intrapresero furono diverse.
La Tunisia, o meglio Bourguiba, optò per un modello laico e modernizzatore: il Codice dello Statuto Personale del 1956 abolì la poligamia, introdusse il divorzio regolamentato e sancì diritti senza precedenti per le donne nel mondo arabo-islamico. Pur essendo infatti l’islam religione di Stato, la legislazione (e i costumi) era improntata sulla laicità. Ancora nel 2000, quando passai un mese a Tunisi, ricordo di aver respirato un’atmosfera decisamente diversa da quella di altri Paesi musulmani.

Dopo Bourguiba, la Tunisia visse la lunga dittatura di Ben Ali (1987-2011), che mantenne formalmente laicità e stabilità, reprimendo però le opposizioni, soprattutto quelle islamiste. Proprio qui, nel dicembre 2010, con l’autoimmolazione del giovane Mohamed Bouazizi, esplose la Rivoluzione dei gelsomini, che rovesciò il regime e innescò il fenomeno delle Primavere arabe, diffusosi poi in tutto il Medio Oriente. Il Paese avviò allora una transizione democratica: la Costituzione del 2014 rimane una delle più avanzate del mondo arabo, ma le tensioni tra laici e islamisti del partito Ennahda, la crisi economica e gli attentati jihadisti hanno minato la stabilità. Nel 2021 il presidente Kaïs Saïed ha sospeso il Parlamento e concentrato i poteri nelle proprie mani, avviando di fatto un ritorno all’autoritarismo.

L’Algeria, dal canto suo, rimase dominata dal FLN, che instaurò un regime a partito unico con forti legami tra esercito e potere politico. La costituzione del 1963 proclamava anche qui l’islam religione di Stato, e negli anni ’70 il governo attuò una politica di nazionalizzazione delle risorse energetiche. Tuttavia, la corruzione, l’autoritarismo e la crescita demografica alimentarono grandi proteste che, nel 1989, sfociarono nell’adozione di una nuova costituzione multipartitica: il Fronte Islamico di Salvezza (FIS) fu quindi libero di presentarsi alle elezioni municipali e ottenere un successo così travolgente da far prevedere un suo trionfo anche in quelle politiche.
Di conseguenza, temendo una deriva islamista, l’esercito annullò le elezioni del 1991, scatenando la guerra civile, che in quasi 10 anni causò oltre 100 mila vittime.

Arabi e berberi, ma quasi tutti musulmani

Se da un punto di vista etnico Algeria e Tunisia vedono la presenza di due componenti principali della popolazione, arabofona e berberofona (in Algeria, dove la lingua berbera tamazight è ufficiale accanto all’arabo, i berberofoni sono circa il 25%, specialmente in Cabilia, terra d’origine del calciatore francese Zineddine Zidane; in Tunisia, invece, meno del 2%, concentrati soprattutto in piccole comunità come l’isola di Djerba), vi è invece, da un punto di vista religioso, un’impressionante uniformità: ben il 99% della popolazione di entrambi i Paesi professa la religione islamica, nella sua branca (scuola giuridica) malikita.

La Tunisia nel 2025 vive ancora in stato di emergenza, rinnovato a causa della persistente minaccia jihadista a causa degli attentati del 2015 e i pericoli d’infiltrazione dell’ISIS. Tuttavia, l’influenza dell’islam resta comunque meno pressante rispetto all’Algeria, dove questo rimane il perno fondamentale della vita pubblica e permangono restrizioni severe alla libertà di culto per cristiani e le comunità non sunnite. Motivi di tensione e preoccupazione per le sparute comunità cristiane locali sono anche le richieste di conversione da parte dei musulmani, che tuttavia sono “respinte” o vagliate con severità da parte del clero e delle autorità religiose cristiane per timore d’infiltrazione dei servizi segreti algerini in quella che può essere ritenuta come un’attività sovversiva da parte della Chiesa (fare proseliti). Allo stesso tempo, l’Algeria conserva un ricco patrimonio mistico sufi, con confraternite diffuse che, come in Libia, hanno per secoli incarnato un islam popolare meno rigido rispetto a quello ufficiale.

Gli ebrei

In Algeria, dopo la conquista francese del 1830, gli ebrei ottennero condizioni privilegiate con il decreto Crémieux del 1870, che li rese cittadini francesi ma fece perdere le antiche strutture comunitarie. Nonostante l’integrazione culturale francese, i rapporti con i musulmani locali restarono buoni fino al regime di Vichy (1940-42), quando il decreto fu sospeso e la cittadinanza revocata. Ripristinati i diritti nel 1943, la comunità visse serenamente fino all’indipendenza del 1962, quando circa 115 mila ebrei emigrarono in Francia. Oggi ne restano poche centinaia.

In Tunisia, il “Patto fondamentale” del 1857 garantì parità agli israeliti, rafforzata sotto il protettorato francese (1881). Negli anni ’50 la comunità contava 105.000 persone, con centri a Tunisi e a Djerba, sede della sinagoga della Ġrībah, che ho avuto modo di visitare e che purtroppo ha subito due gravi attentati islamisti nel 2002 e 2003. Anche qui Vichy introdusse leggi discriminatorie. Dopo l’indipendenza (1956) gli ebrei ottennero pieni diritti e persino rappresentanza politica, ma l’emigrazione ridusse la comunità a meno di 1.500 membri.

I cristiani

A differenza del Mashrek, ove sopravvivono, pur tra drammatiche difficoltà, comunità cristiane di millenaria tradizione, nel Magreb il cristianesimo è pressoché svanito. In epoca romana e tardo-antica il Nordafrica fu una culla della Chiesa, ma la conquista araba del VII secolo produsse una rapida islamizzazione, anche a causa del contesto tribale e della maggiore rigidità dell’islam sunnita malikita. Nel XIX secolo il colonialismo francese costruì chiese e “importò” fedeli dall’Europa, ma con l’indipendenza quasi tutti gli europei lasciarono la regione.
Come in un articolo sul Giappone, in cui citavo la Lettera a Diogneto, anche in questa terra, sia in epoca antica che contemporanea, specie in Algeria, i cristiani hanno nondimeno rappresentato l’”anima del mondo”.

Non possiamo non menzionare l’incredibile testimonianza di fede di Charles de Foucauld, ufficiale francese convertito al cristianesimo che scelse una vita eremitica tra i tuareg del Sahara algerino. Non cercò di fare proseliti, preferendo testimoniare la propria fede con una vita semplice e fraterna, definendosi “fratello universale”. Studiò lingua e cultura locali e ha lasciato un prezioso dizionario tuareg. Ucciso nel 1916, è stato canonizzato da papa Francesco nel 2022 ed è un simbolo di dialogo e fraternità silenziosa nel cuore dell’islam.

Sulla scia di Foucauld, nel pieno della guerra civile algerina, i sette trappisti di Tibhirine rimasero anch’essi accanto alla popolazione musulmana del loro villaggio, condividendone vita e sofferenze. Rapiti e uccisi nel 1996 da un gruppo islamista, sono stati testimoni di fedeltà radicale al Vangelo e segno di una fraternità possibile tra cristiani e musulmani. Beatificati nel 2018, la loro storia è narrata anche dal film Uomini di Dio.

In conclusione, Algeria e Tunisia, regioni “periferiche” per la cristianità (solo numericamente), non sono certo poco importanti di altre, per quanto vi hanno contribuito (un po’ come Betlemme per la nascita del Messia), da Sant’Agostino fino ai nostri giorni, con un papa agostiniano, Leone XIV, che segue la spiritualità del fondatore, fatta di interiorità, ricerca della verità, vita comunitaria e amore per la Chiesa, il tutto con intensa attività pastorale e dialogo e ascolto.
Si è vociferato, a Roma, che il primo viaggio di papa Leone XIV potrebbe essere proprio a Tagaste (Souk Ahras) e a Ippona (Annaba), in Algeria. Se pure così non fosse, Cartagine, Tagaste, Ippona e l’antica Africa Proconsolare, cioè Algeria e Tunisia, sono ancora protagoniste della vita spirituale della Chiesa.

Per saperne di più
Newsletter La Brújula Lasciateci la vostra e-mail e riceverete ogni settimana le ultime notizie curate con un punto di vista cattolico.