Roma si prepara ad accogliere mezzo milione di giovani durante il Giubileo
Sia a Roma che in Vaticano si stanno ultimando i preparativi per accogliere il mezzo milione di giovani che si prevede parteciperanno al Giubileo tra il 28 luglio e il 3 agosto.
Le autorità vaticane e italiane stanno ultimando i preparativi per accogliere il mezzo milione di giovani che si prevede parteciperanno al Giubileo dei Giovani. Questo grande evento si svolgerà tra il 28 luglio e il 3 agosto, con più di 70 diverse attività nelle piazze di Roma.
Durante la conferenza stampa in Vaticano del 23 luglio, Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, ha sottolineato che il Giubileo è "un momento di grazia". Ha inoltre evidenziato la partecipazione di giovani provenienti da Paesi in guerra, che rende questo incontro "un evento di pace e di costruzione".
"Questo momento di gioia e di festa", ha proseguito l'arcivescovo, "vuole essere un abbraccio a tutti i giovani del mondo". Il Presidente ha indicato come uno dei momenti più importanti la giornata della Penitenza che si svolgerà il 1° agosto al Circo Massimo, dove 200 sacerdoti si alterneranno ogni due ore per ascoltare le confessioni di tutti i giovani che desiderano ricevere il sacramento.
Da parte sua, il presidente della Direzione tecnica del Giubileo, Alfredo Mantovano, ha indicato nella stessa conferenza stampa che "la presenza dei giovani al Giubileo rappresenta un patrimonio inestimabile per le comunità da cui provengono e a cui fanno ritorno".
Una sfida per la sicurezza
Il numero di persone che partecipano al Giubileo rappresenta una sfida enorme, come ha sottolineato Roberto Gualtieri, sindaco di Roma. Per questo motivo, "la città ha messo in campo un grande apparato tecnologico per rafforzare la sicurezza", con circa 20.000 persone impegnate a garantire la sicurezza dei partecipanti.
D'altra parte, per facilitare i trasporti, saranno estesi i servizi di metropolitana e autobus in città. Questo fa parte del piano elaborato da Fabio Ciciliano, Capo del Dipartimento della Protezione Civile, che ha assicurato in conferenza stampa che l'obiettivo è quello di evitare che il Giubileo disturbi la vita quotidiana dei cittadini di Roma.
Giubileo dei giovani, un esempio di fede e speranza
Roberta Angelilli, vicepresidente della Regione Lazio, ha sottolineato che "il Giubileo dei giovani è un evento speciale e memorabile, non solo per la straordinaria partecipazione, ma anche per la partecipazione emotiva e collettiva".
Ha sottolineato la bellezza di vedere persone di tutti i Paesi unite in un'unica città e ha ricordato che, attraverso il Giubileo, i giovani diventano "formidabili testimoni di pace, fede e speranza".
Durante il giro di domande della conferenza stampa, l'impatto ambientale dell'evento ha suscitato particolare interesse. Gli organizzatori hanno assicurato che sono stati compiuti grandi sforzi per ridurre l'impatto negativo e si prevede che i materiali investiti nelle strutture preparate per il Giubileo saranno riutilizzati per altri eventi in futuro.
Date del Giubileo della Gioventù
I giovani che partecipano al Giubileo arriveranno a Roma lunedì 28 luglio. Centinaia di alloggi sono stati preparati nelle parrocchie, nei centri sportivi, nei centri religiosi, nelle famiglie ospitanti e negli alberghi per far fronte all'arrivo di così tante persone.
Il 29 luglio alle 19.00 si terrà una Messa di benvenuto in Piazza San Pietro. Il 30 e il 31 luglio i giovani potranno partecipare a diverse attività culturali a Roma, mentre venerdì 1° luglio si terrà la già citata Giornata penitenziale.
Sabato 2 agosto sarà una giornata di divertimento, musica e testimonianze, fino all'inizio della veglia con Papa Leone XIV alle 20.30 a Tor Vergata. Domenica alle 9 il Santo Padre presiederà la Santa Messa con tutti i giovani, in un momento che sarà al tempo stesso di saluto e di invio missionario.
Tutte le informazioni sul Giubileo della Gioventù sono disponibili al link sito web autorizzato a farlo.
La santità di Santa Brigida la rende "una figura eminente nella storia dell'Europa", ha detto Benedetto XVI nel 2010. "Provenendo dalla Scandinavia, ella testimonia che il cristianesimo ha permeato profondamente la vita di tutti i popoli di questo continente", ha aggiunto. San Giovanni Paolo II l'ha dichiarata compatrona d'Europa nel 1999, insieme alle sante Caterina da Siena e Teresa Benedetta della Croce (Edith Stein).
Francisco Otamendi-23 luglio 2025-Tempo di lettura: 2minuti
Benedetto XVI ha dedicato un'udienza generale nell'ottobre 2010 a Santa Brigida di Svezia, compatrona d'Europa, solennemente canonizzata da Papa Bonifacio IX nel 1391. Nelle sue stesse paroleL'allora Papa si riferiva alla "santità di Brigida", che "la rende una figura eminente nella storia d'Europa". Venendo da ScandinaviaSanta Brigida testimonia che il cristianesimo ha permeato profondamente la vita di tutti i popoli di questo continente".
Papa Benedetto XVI ha sottolineato che "nel dichiararlo compatrono d'EuropaPapa Giovanni Paolo II ha auspicato che Santa Brigida - vissuta nel XIV secolo, quando la cristianità occidentale non era ancora ferita dalla divisione - interceda efficacemente presso Dio per ottenere la tanto attesa grazia della piena unità di tutti i cristiani.
"Per questa stessa intenzione", ha aggiunto, "così importante per noi, e affinché l'Europa sia sempre nutrita dalle sue radici cristiane, vogliamo pregare, cari fratelli e sorelle, invocando la potente intercessione di Santa Brigida di Svezia, fedele discepola di Dio, compatrona d'Europa".
Il matrimonio, "la via della santità".
"Possiamo distinguere due periodi nella vita di questa santa. Il primo è caratterizzato dalla sua condizione di donna felicemente sposata", ha detto Benedetto XVI. Il marito si chiamava Ulf ed era governatore di un'importante provincia del regno di Svezia. "Il matrimonio durò ventotto anni, fino alla morte di Ulf. Nacquero otto figli, la seconda dei quali, Karin (Caterina), è venerata come santa". Questo rivela, secondo il Papa germanico, un "impegno educativo di Brigida nei confronti dei suoi figli".
Questo primo periodo della vita di Brigida "ci aiuta ad apprezzare quella che oggi potremmo definire un'autentica "spiritualità coniugale": "I coniugi cristiani possono percorrere insieme un cammino di santità, sostenuti dalla grazia del sacramento del Matrimonio", ha sottolineato all'udienza.
"Lo Spirito del Signore susciti anche oggi la santità degli sposi cristiani", ha detto il Papa, "per mostrare al mondo la bellezza del matrimonio vissuto secondo i valori del Vangelo: amore, tenerezza, aiuto reciproco, fecondità nella generazione e nell'educazione dei figli, apertura e solidarietà verso il mondo, partecipazione alla vita della Chiesa".
Le rivelazioni
Quando Brigida divenne vedova, iniziò il secondo periodo della sua vita. Rinunciò a ulteriori nozze per intensificare la sua unione con il Signore attraverso la preghiera, la penitenza e le opere di carità, ha spiegato Benedetto XVI. "Anche le vedove cristiane, quindi, possono trovare in questa santa un modello da seguire".
"Brigida, dopo la morte del marito, dopo aver distribuito i suoi beni ai poveri, pur non avendo mai accettato la consacrazione religiosa, si stabilì nella monastero monastero cistercense di Alvastra. È lì che il Divulgazione divina, che l'accompagnò per tutto il resto della sua vita". È nota per i suoi messaggi ai Papi affinché tornino da Avignone a Roma, come fece lei stessa. Santa Caterina da Siena. Nel 1391, Papa Bonifacio IX la canonizzò solennemente.
Andrés Esteban López: "Il New Age ha colpito anche le comunità cristiane".
Il sacerdote ed esorcista Andrés Esteban López parla del New Age, della sua origine e del suo impatto sulla società di oggi, chiarendo alcuni concetti di questo movimento che, come dice, ha colpito anche le comunità cristiane.
Padre Andrés Esteban López Ruiz è un esorcista dell'arcidiocesi del Messico. Fa parte del Associazione Internazionale degli Esorcisti e, oltre ad essere membro della segreteria di lingua spagnola di questa associazione, è responsabile della formazione permanente di altri sacerdoti. esorcisti.
In questa intervista a Omnes, spiega in dettaglio le origini del New Age, gli inganni a cui conduce e i motivi di speranza che i cattolici possono avere di fronte alla diffusione di questo movimento spirituale che, dice padre Andrés, "ha colpito anche le comunità cristiane".
Come definirebbe la New Age?
- Si tratta, in linea di principio, di un movimento spirituale emerso negli anni '70 con un sistema comune di credenze e pratiche, ma con una grande varietà in ogni luogo, in ogni persona, in ogni tempo e in ogni gruppo.
Si può collocare nel campo di una certa "religiosità esoterica", ma più propriamente, secondo la propria autocomprensione, come "spiritualità esoterica". Non si tratta di un "movimento" in senso stretto, in quanto è un fenomeno culturale non unificato, decentrato, diffuso e informale.
Alcuni si riferiscono al New Age come a un "ambiente" in senso sociale, come a un certo ambiente culturale che implica determinate condizioni di credenze, pratiche e costumi che influenzano la vita di diverse persone, soprattutto negli aspetti spirituali, religiosi e morali.
Quali sono le sue principali convinzioni?
- Il sistema di credenze New Age è un sistema complesso e non unificato che ha diverse fonti ed espressioni. Queste sono alcune delle sue principali credenze:
La New Age è una spiritualità sincretica che combina elementi di varie religioni e tradizioni spirituali con un'enfasi sull'esperienza soggettiva in termini di illuminazione e divinizzazione. In questo senso può essere vista come una sorta di neo-gnosticismo, dove Cristo, Buddha, Confucio e altri maestri illuminati sono ugualmente rilevanti.
D'altra parte, la New Age comporta un elemento spiritualista fondante e operativo, credendo nella comunicazione con spiriti guida e maestri ascesi, a volte sotto forma di angeli o esseri di luce, e spesso invocandoli.
Al centro della New Age c'è la convinzione che tutto sia composto da energia e che si possa interagire con essa, essendo Dio l'energia cosmica che costituisce il mondo. Si tratta quindi di una spiritualità panteistica. Gli spiriti guida sono mediatori di saggezza ed energia in questo sistema cosmico, che viene sempre presentato come olistico.
La New Age è esoterica, cerca la conoscenza occulta e l'illuminazione attraverso pratiche ascetiche e iniziatiche di illuminazione in cui sono sempre coinvolti guide, maestri, guru, ecc. Si cerca la connessione con i cicli cosmici e la rivelazione attraverso le stelle o altri aspetti cosmici. L'interazione energetica con il cosmo in termini di manipolazione attraverso riti ed elementi è alla base della sua componente magica.
La New Age, quindi, ha una forte componente di pratica magica, cercando la guarigione e il benessere attraverso pratiche occulte come la manipolazione dell'energia, ma anche cercando l'accesso alla conoscenza occulta attraverso pratiche rituali.
Infine, sebbene il New Age sia eclettico e integri elementi provenienti da varie religioni, si intende come un superamento del cristianesimo, che fin dalle sue origini ha incorporato diversi elementi religiosi, principalmente dal buddismo, dall'induismo e, più tardi, da alcune religioni indigene e sciamaniche. In questo senso, è comune trovare idee come il "karma" o la reincarnazione all'interno delle loro credenze. Questo elemento di superamento del cristianesimo è stato espresso come assioma della fine dell'Era dei Pesci, che rappresentava il cristianesimo, e l'inizio dell'Era dell'Acquario, che avrebbe rappresentato un nuovo risveglio spirituale dell'umanità.
Come è nata la Nuova Era?
- La New Age affonda le sue radici nella spiritualità esoterica ed eclettica del XIX e dell'inizio del XX secolo. Autori come Emanuel Swedenborg, Franz Mesmer e Allan Kardec hanno influenzato la prospettiva spirituale della New Age.
Helena Blavatsky, fondatrice della Società Teosofica, è considerata una delle principali ideologhe della New Age. La sua opera "La Dottrina Segreta" (1888) stabilisce un'unità cosmica tra le stelle, l'universo, l'anima umana e la natura. Ha anche gettato le basi per uno gnosticismo eclettico e sincretico che incorpora diverse espressioni religiose e che ha chiamato teosofia.
La Blavatsky promosse anche la pratica dello yoga, della meditazione e dell'invocazione degli spiriti guida. In effetti, molte delle sue opere furono ispirate e scritte attraverso la mediazione degli spiriti guida. Mentre riconosciamo in Kardec il padre dello spiritismo moderno, la Blavatsky fu la forza trainante di una nuova spiritualità che integrava elementi magici, ancestrali e mistici in Occidente, nonché una delle principali promotrici dell'introduzione in Europa delle pratiche ascetiche del buddismo.
Alice Bailey, discepola di Blavatsky e Besant, è considerata la "madre della New Age". La sua opera "A Treatise on the Seven Rays" (1936-1951) espone i principi fondamentali della New Age, tra cui l'unità cosmica, la comunicazione energetica tra corpo e anima e la possibilità di manipolare l'energia divina per guarire e illuminare. Per lei esiste una comunicazione o connessione tra il corpo e l'anima dell'uomo e l'universo fisico, attraverso i 7 raggi che sono forze divine universali associate al corpo umano e a diverse zone energetiche chiamate "chakra".
L'espressione New Age è attribuita ad Alice Bailey, che l'ha usata in alcune sue opere come"Il discepolato nella Nuova Era(1944-1955), e che nel 1937 fondò un'associazione chiamata "Lucis Trust" per preparare l'umanità a un cambiamento radicale attraverso la grande invocazione della luce. In effetti, in precedenza Blavastky, Besant e poi Bailey avevano espresso un ruolo fondamentale per Lucifero nella loro comprensione cosmica, come angelo di luce che si sacrifica per diventare illuminazione per le anime nel loro risveglio spirituale.
La loro prospettiva cristologica, invece, è quella di "Maitreya", secondo cui egli è l'essere più elevato dell'energia cosmica che si è manifestato nella forma di Cristo e anche di Buddha, e che tornerà per manifestarsi ulteriormente. In questo senso, riprendendo la prospettiva gnostica, essi considerano Lucifero il mediatore della saggezza spirituale e Cristo la sua manifestazione nella carne.
Il New Age è compatibile con il cristianesimo?
- Le credenze New Age sono incompatibili con la fede cristiana fondata sulla Rivelazione divina che riconosce Dio come unico Creatore e Signore dell'Universo, Suo Figlio Gesù Cristo come unico mediatore di salvezza e lo Spirito Santo come datore di vita. Il sincretismo, il panteismo e la credenza nell'energia si oppongono alle verità di fede che professiamo, così come le pratiche esoteriche e magiche citate si oppongono alla virtù della religione.
In questo modo, le persone che iniziano a muoversi nell'ambiente New Age sperimentano un cambiamento di mentalità che gradualmente fa loro perdere la fede cattolica e li coinvolge in una serie di pratiche che finiscono per portarli a gravi peccati contro il primo comandamento, come lo spiritismo, l'idolatria, la magia, la stregoneria, ecc.
Crede che le pratiche magiche New Age aprano le porte al diavolo?
- Queste pratiche costituiscono peccati oggettivamente gravi che danneggiano la relazione del credente con Dio. Pertanto, sono di per sé sempre deplorevoli nell'ordine della grazia, della fede e della carità. Inoltre, comportano un oscuramento della coscienza e l'acquisizione di una mentalità magica con gravi ripercussioni psicologiche e morali. Per quanto riguarda la possibilità che, oltre a questi danni, si verifichi un problema spirituale in cui il diavolo possa esercitare un'azione straordinaria sulla persona, come la vessazione, l'ossessione o la possessione, è possibile rispondere in senso generale come segue:
La causa principale dell'azione straordinaria del diavolo è il peccato contro il primo comandamento, in particolare la pratica dell'occultismo nelle sue varie forme. Pertanto, le pratiche magiche della New Age, come la guarigione energetica, le invocazioni di spiriti o angeli, i rituali magici, gli incantesimi, la divinazione, ecc. possono occasionalmente far sì che una persona sia soggetta a un particolare dominio del diavolo in cui subisce un'azione straordinaria da parte sua.
In ogni caso, in generale, è necessario valutare la pratica stessa, il grado di coinvolgimento della persona, la frequenza e il tempo della pratica per poter rispondere con maggiore precisione in ogni caso. Normalmente, il rischio per chi è già operatore di queste tecniche occulte non è lo stesso di chi vi ha partecipato occasionalmente.
Va detto che uno dei principali problemi che dobbiamo affrontare in questo campo a causa del New Age è proprio il fatto che l'afflusso culturale New Age è arrivato a normalizzare le pratiche esoteriche.
C'è stato un aumento dei casi di possesso dovuto alle tendenze New Age?
- Le credenze e le pratiche New Age sono un fenomeno diffuso che purtroppo ha colpito anche le comunità cristiane. A questo proposito, si è registrato un numero crescente di persone che hanno sofferto di varie afflizioni, in varia misura, come risultato della loro partecipazione a questi ambienti. Principalmente abbiamo numerose testimonianze di persone che, essendosi immerse intensamente in queste pratiche, hanno sofferto in vario modo di qualche tipo di azione straordinaria del demonio, compresa la possessione.
Qual è il ruolo dell'esorcista di fronte ai pericoli della Nuova Era?
- Il sacerdote esorcista ha un ministero specifico per assistere le persone che pensano di essere affette da un'azione straordinaria del demonio. Il suo primo compito è quello di accogliere con carità queste richieste per accompagnare spiritualmente i fedeli attraverso il discernimento, la preghiera e l'insegnamento della fede.
Quando verifica con certezza morale l'azione straordinaria del demonio, deve assistere i fedeli vessati celebrando l'esorcismo maggiore per tutto il tempo necessario. In questo senso, il sacerdote esorcista svolge soprattutto un ruolo di discernimento e di cura dei fedeli che hanno già subito queste spiacevoli conseguenze, per assisterli nella loro liberazione.
Tuttavia, il suo ruolo non si limita a questa specifica attenzione, ma può anche fornire un resoconto equilibrato e ponderato degli errori e dei pericoli della New Age in termini di prevenzione secondo la propria esperienza.
Pensa che molte persone che seguono queste pratiche stiano cercando la stessa cosa di coloro che cercano la fede cristiana: una connessione più profonda con il divino?
- Anche se stiamo vivendo un cambiamento d'epoca, non possiamo certo definire i nostri tempi come tempi di ateismo. L'epoca postmoderna è un'epoca di post-verità, relativismo, soggettivismo e profondo emotivismo. Tuttavia, in generale in Occidente esiste una ricerca di elementi spirituali che non si è ancora spenta nelle società dell'antico cristianesimo. Così, anche se sembra che stiamo entrando in un'epoca post-cristiana, le religiosità vaghe, diffuse, eclettiche e prive di seri impegni morali sembrano aumentare e affascinare un gran numero di persone, soprattutto i giovani.
In questo senso, possiamo affermare che molte persone cercano risposte spirituali e profonde in nuovi modi di relazionarsi con il divino e sono facilmente condotte verso la Nuova Era. Potremmo dire che in questi casi il cuore dell'uomo assetato di Dio cerca ruscelli d'acqua dove riposare, e anche se non trovano la sorgente viva di Dio nella Nuova Era, questa ricerca è un motivo di speranza.
Tuttavia, la maggior parte delle persone che si dedicano all'occultismo, ma anche alle sue espressioni New Age, lo fanno alla ricerca di un certo benessere che pensano queste pratiche possano fornire.
A volte cerca la guarigione o la cura di malattie fisiche o psicologiche. Altre volte è alla ricerca di vantaggi economici, sociali o amorosi. Oppure si cercano informazioni o conoscenze utili per prevedere il futuro o prendere decisioni. In questo senso, vediamo che la diffusione dell'occultismo è sempre stata legata a un certo egoismo che dissocia l'individuo dalla fonte del suo benessere, che è Dio.
Inoltre, nella New Age sembra che venga proposto il percorso esattamente opposto: per quanto seducente, le persone cercano un potenziamento spirituale che le porta a fare a meno di una relazione con Dio, ma piuttosto ad assumere un potenziale presumibilmente divino con il quale non hanno bisogno di Dio. In altre parole, anche il cuore umano si indurisce e cerca di saziarsi inutilmente nel proprio auto-assorbimento.
Come possiamo distinguere tra qualcosa che apre davvero una porta all'azione del diavolo e un inganno?
- È difficile distinguere tra ciarlatani e veri operatori dell'occulto. Tuttavia, non è sempre necessario fare questa distinzione perché entrambi sono dannosi per le persone. È ragionevole evitare questi ambienti e queste persone nel senso di impegnarsi con loro nelle loro pratiche.
Tuttavia, credo che un criterio molto concreto sia quello di riconoscere che se nelle pratiche in questione ci sono fatti reali che non possono avere una spiegazione naturale, allora abbiamo a che fare con elementi probabilmente preternaturali o demoniaci, nei quali si può eventualmente subire l'azione straordinaria del diavolo.
Quale dovrebbe essere l'atteggiamento della Chiesa nei confronti delle credenze e dei praticanti del New Age?
- L'atteggiamento e la risposta della Chiesa a queste credenze deve essere innanzitutto la gioiosa proclamazione del Vangelo di Gesù Cristo e l'annuncio della Parola di Dio. Questo ministero profetico, accompagnato dall'insegnamento della fede e da un'adeguata catechesi, è il modo migliore per illuminare le persone e condurle alla vita cristiana, oltre che per metterle in guardia dai mali che comporta l'allontanamento da Dio nell'occultismo. Questo insegnamento deve anche essere in grado di rispondere ai problemi sempre mutevoli dei tempi, quindi deve anche discernere e illuminare i pericoli della Nuova Era per i fedeli.
D'altra parte, di fronte al fascino delle esperienze occulte e del misticismo moderno, dobbiamo essere in grado di proporre l'esperienza viva dell'incontro con Dio attraverso Gesù Cristo nello Spirito Santo. Insegnare ai fedeli la bella via della preghiera cristiana, la forza trasformatrice dei sacramenti e la libertà contenuta in una vita di amore per Dio, feconda di carità, sarà sempre il modo migliore per prendersi cura del cuore dei semplici.
Inoltre, la Chiesa come madre compassionevole deve avere un atteggiamento misericordioso e accogliente per poter accogliere tutti coloro che per vari motivi si sono allontanati dalla vita cristiana e sono caduti nelle trappole dell'occultismo. Questo atteggiamento richiede una pazienza provata che sappia spiegare con calma le varie questioni in cui la coscienza dei fedeli si è oscurata e accompagnare gradualmente una metanoia per riportare le persone allo spirito del Vangelo.
Anche nei confronti delle persone che vivono immerse nel New Age, convinte della verità e dell'efficacia delle sue pratiche, la Chiesa deve esercitare un ministero di intercessione, pregando per loro e dando una bella testimonianza delle ragioni della nostra speranza, confidando nella grazia che porta alla conversione. Anche le testimonianze che abbiamo di conversioni di grandi leader del New Age sono abbondanti e ci mostrano la necessità di pregare sempre e incessantemente gli uni per gli altri, soprattutto per coloro che sono più persi, più confusi e più schiavi degli inganni del male.
Santa Maria Maddalena, con gli occhi bagnati dalle lacrime
"Maria era fuori e piangeva sul sepolcro", racconta San Giovanni nel suo Vangelo. Santa Maria Maddalena, la cui festa si celebra il 22 luglio, è un esempio di pentimento, di amore per Gesù. Fu testimone della sua crocifissione, morte e risurrezione. Al sepolcro, due angeli le chiesero: "Donna, perché piangi?
Mauro Leonardi-22 luglio 2025-Tempo di lettura: 2minuti
Durante il Giubileo della Misericordia, la Congregazione per il Culto Divino, per volere di Papa Francesco, ha fatto "festa" alla memoria di Santa Maria Maddalena, che il Papa aveva definito una discepola "al servizio della Chiesa nascente".
La brillante definizione del Vescovo di Roma è dovuta a ciò che ci dice il Vangelo. È lei che vede per prima Cristo, è lei che, passando dalla tristezza delle lacrime alla gioia, viene chiamata per nome da Gesù e lo annuncia agli apostoli.
La grazia delle lacrime
Il 2 aprile, martedì dopo la Pasqua 2013, Papa Francesco, parlando proprio del tema del Maria MaddalenaAveva detto: "A volte, nella nostra vita, gli occhiali per vedere Gesù sono le lacrime". "Come la Maddalena che piange, anche noi possiamo chiedere al Signore la grazia delle lacrime. È una grazia bellissima...". "Piangiamo per tutto: per il bene, per i nostri peccati, per le grazie e anche per la gioia. Il pianto ci prepara a vedere Gesù".
"E che il Signore dia a tutti noi la grazia di poter dire con la nostra vita: ho visto il Signore, non perché mi è apparso, ma perché l'ho visto nel mio cuore.
Gli occhi che lo annunciano
Per un sacerdote con un'intensa attività pastorale non è facile entrare in empatia con il dolore di chi si rivolge alla parrocchia. Funerali, matrimoni, battesimi, notizie di lutto, disoccupazione, tensioni, si susseguono. E arrivano al cuore del sacerdote in modo tumultuoso, uno dopo l'altro, costringendo a un'alternanza emotiva che a volte spinge il sacerdote a proteggersi dietro un'apparente indifferenza.
Gli occhi di Maria MaddalenaLe lacrime di un sacerdote, bagnate dal pianto per aver trovato una tomba vuota, possono diventare quelle di un sacerdote che, dopo aver incontrato Cristo, non smette di guardarlo ed è il primo ad annunciarlo agli apostoli increduli.
La Chiesa sta valutando la possibilità di riesumare il cranio di San Tommaso Moro per venerarlo.
La Chiesa d'Inghilterra sta valutando il progetto di riesumare il cranio di San Tommaso Moro e di sottoporlo a venerazione. Ciò avverrebbe nel 500° anniversario del suo martirio, nel 2035. Attualmente, la testa di Sir Thomas è sepolta accanto alla figlia Margaret. presso la chiesa anglicana di Dunstan.
Agenzia di stampa OSV-22 luglio 2025-Tempo di lettura: 4minuti
- Simon Caldwell, Liverpool (Inghilterra), OSV News.
La Chiesa d'Inghilterra sta valutando il progetto di riesumare, inumare e sottoporre a venerazione il cranio di San Tommaso Moro, patrono dei governanti e dei politici. Il desiderio è di arrivare in tempo per il 500° anniversario del suo martirio nel 1535.
Anni dopo la sua decapitazione, la testa del santo fu sepolta in una tomba insieme al corpo di sua figlia, Margaret Roper, nella chiesa anglicana di Dunstan (Canterbury, Inghilterra sud-orientale).
Il consiglio parrocchiale ha annunciato di voler riesumare il teschio per poter essere venerato dai pellegrini.
Conservare ciò che resta della reliquia
Una dichiarazione letta ai parrocchiani il 6 luglio, data del martirio di San Tommaso Moro, specificava che l'obiettivo sarebbe stato quello di riesumare e conservare le reliquie. "Il PCC ha deciso, a condizione che vengano concessi tutti i permessi necessari, di riesumare e conservare ciò che resta della reliquia. Ci vorranno diversi anni perché si asciughi e si stabilizzi".
Dove posizionarlo
"Potremmo rimetterla nel caveau, magari in un reliquiario di qualche tipo. Oppure potremmo collocare il reliquiario in una specie di teca o pilastro di pietra scolpito sopra il pavimento della cappella di Roper. È quello che hanno chiesto molti dei nostri visitatori", si legge nel comunicato. "Apprezzeremmo molto le vostre idee e i vostri pensieri".
Secondo il "The Times", il quotidiano londinese che ha dato la notizia, la chiesa cercherà di raccogliere 50.000 sterline, pari a 67.300 dollari, per finanziare il progetto di conservazione. L'obiettivo sarebbe quello di creare un santuario entro il 2035.
Tra i primi passi da compiere c'è l'ottenimento dell'autorizzazione da parte di una corte di commissari di Canterbury, che prende decisioni su edifici e terreni ecclesiastici, secondo quanto riportato dal Times.
Tommaso Moro e Giovanni Fisher non hanno prestato giuramento.
Thomas More era un avvocato che divenne uno degli statisti più ammirati d'Europa, ottenendo il riconoscimento internazionale per "Utopia", la sua opera satirica su uno Stato perfetto.
Fu nominato Lord Cancelliere d'Inghilterra dal re Enrico VIII nel 1529, ma si dimise nel 1532 in opposizione alle riforme del re sulla Chiesa cattolica in Inghilterra.
Fece arrabbiare ulteriormente il re rifiutandosi di partecipare all'incoronazione di Anna Bolena. Era l'amante che Enrico aveva sposato dopo che papa Clemente VII si era rifiutato di annullare il suo matrimonio con Caterina d'Aragona. La decisione portò Enrico a condurre la Chiesa allo scisma.
Tommaso Moro fu internato nella Torre di Londra dopo che lui e San Giovanni Fisher, vescovo di Rochester, si rifiutarono di prestare il giuramento allegato all'Atto di Successione alla Corona del 1534. Questo giuramento riconosceva i figli di Enrico e Anna come legittimi eredi al trono inglese.
Condannato per alto tradimento
More fu condannato a morte per alto tradimento in un processo tenutosi alla Westminster Hall di Londra. Sarebbe stato impiccato, trafitto e squartato, una morte lenta e dolorosa che prevedeva lo sventramento.
Enrico commutò la sentenza in decapitazione. E il giorno dell'esecuzione sulla Tower Hill, a Londra, chiese a More di conservare la sua ultima lettera.
San Tommaso Moro affermò notoriamente di essere morto "nella fede e per la fede" e di essere sempre stato un buon servitore del re, ma prima di tutto di Dio.
Il corpo del futuro santo fu sepolto sotto l'altare della chiesa di San Pietro in catene nella Torre di Londra, dove si trova tuttora. La Cappella Reale di San Pietro ad Vincula ("San Pietro in Vincoli") è l'antica chiesa parrocchiale della Torre di Londra.
Testa su un picco sul ponte di Londra
Gli fecero bollire la testa, che fu posta su un picchetto sul London Bridge, in sostituzione della testa del Il vescovo John Fisherdecapitato quindici giorni prima, il 22 giugno.
La figlia di More, Margaret, che lui chiamava affettuosamente "Meg", recuperò la testa e la imbalsamò. Fu sepolta con la testa del padre dopo la sua morte nel 1544. La testa fu spostata insieme ai suoi resti quando furono trasferiti nella cripta della famiglia Roper più di 30 anni dopo.
Papa Pio XI ha dichiarato Moro e Fisher martiri nel 1935. Nel 2000, San Giovanni Paolo II ha dichiarato San Tommaso Moro "il celeste patrono dei governanti e dei politici".
In un discorso del 1991, San Tommaso Moro fu descritto dal cardinale Joseph Ratzinger, il futuro Papa Benedetto XVI, come "l'altro grande testimone di coscienza della Gran Bretagna". Oltre a San John Henry Newman.
Il Pontefice di origine americana ha detto, durante il Giubileo dei governanti, che "è stato un uomo fedele alle sue responsabilità civili. Un perfetto servitore dello Stato proprio grazie alla sua fede. Questo lo portava a vedere la politica non come una professione, ma come una missione per la diffusione della verità e del bene".
Papa Leone XIV ha sottolineato "il coraggio che ha dimostrato con la sua volontà di sacrificare la sua vita piuttosto che tradire la verità". "Questo lo rende, anche per noi oggi, un martire della libertà e del primato della coscienza".
Simon Caldwell scrive per OSV News da Liverpool, Inghilterra.
Queste informazioni sono una traduzione dell'originale di OSV News, che potete consultare qui qui.
Affidandoci alla Bibbia possiamo ritrovare la pace che è così facile perdere nel mondo di oggi.
22 luglio 2025-Tempo di lettura: 8minuti
La storia umana non ha documentato nemmeno 100 anni consecutivi di pace. Sembra che degli ultimi 3.400 anni di storia registrata, solo 8 % (268 anni in totale) siano stati la somma di periodi completamente privi di guerre o scontri. Sappiamo che molti dei conflitti geopolitici sono cicli intergenerazionali che non sono stati superati. Altri hanno radici economiche, ideologiche, sociologiche (comprese le dispute territoriali) e persino etniche e religiose più recenti.
La psicologia ci aiuta a comprendere le ragioni principali del funzionamento del rapporto tra emozione e reazione: una controversia o un disaccordo che avrebbe potuto essere mitigato o rallentato, risveglia le tendenze e gli istinti più primitivi della nostra memoria collettiva, accende i sentimenti conflittuali fino a renderci ostaggio della loro effervescenza, ispirando interventi sociali e interrelazionali distruttivi, in quanto il nostro senso di sopravvivenza minacciato viene iperattivato. A questo punto non c'è modo di contare le perdite umane ed economiche e le crisi emotive generate. Com'è possibile che esseri umani presumibilmente intelligenti abbiano fallito ogni lezione precedente e ripetano stupidamente ciò che è già stato dimostrato che dovremmo evitare? Che follia, che sadismo, che crudeltà!
Nemmeno con queste profonde esperienze di dolore umano siamo riusciti ad accorgerci o a rinunciare a tanto dolore inutile e superfluo. Il Bibbia ci presenta come Gesù Cristo descrive una radice più profonda: la psicologia della vita personale e dello stato spirituale di ogni essere umano. In Luca 6:45, Gesù dice: "L'uomo buono dalla bontà che custodisce nel suo cuore produce il bene, e l'uomo malvagio dalla malvagità che custodisce nel cuore produce il male; perché dal traboccare del cuore la bocca parla".
Solo il Vangelo dell'amore ci aiuta a interrompere questo circuito per bloccare il flusso delle crescenti correnti distruttive. In Matteo 5, 38-48, Gesù offre una soluzione plausibile: "Avete sentito che fu detto: "Occhio per occhio, dente per dente". Ma io vi dico: non affrontate chi vi fa un torto. Al contrario, se uno vi schiaffeggia sulla guancia destra, porgetegli anche l'altra; a chi vi cita per togliervi la tunica, dategli anche il mantello; a chi vi chiede di camminare per un miglio, andate con lui per due miglia; a chi vi chiede l'elemosina, date; e a chi vi prende in prestito, non rifiutate. Avete sentito che è stato detto: "Amerai il tuo prossimo" e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e manda la pioggia sui giusti e sugli ingiusti. Se infatti amate quelli che vi amano, quale ricompensa avrete? Non fanno lo stesso anche gli esattori delle tasse? E se salutate solo i vostri fratelli, che cosa fate, e non fanno lo stesso anche i pagani? Siate dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste".
A volte ci sentiamo molto limitati quando vogliamo cambiare alcune realtà esterne istigate o provocate da forze sociali, politiche o semplicemente di altro tipo che sfuggono al nostro controllo. Ma cerchiamo di capire una cosa molto importante: ogni essere umano ha il controllo dei propri ragionamenti, sentimenti, percezioni, reazioni e decisioni. È così che il conflitto esterno non deve essere trasferito dentro di noi fino a diventare il nostro personale conflitto interno. Non lasciamoci influenzare dall'isteria di massa della paura, dell'odio e del senso di vendetta. Sono questi che trascinano moltitudini e popoli nelle loro grandi rovine e nei loro processi di autodistruzione.
Il potere distruttivo dell'odio
A livello personale devo capire che il mio odio non distrugge il mio nemico: piuttosto distrugge me. L'odio è un cancro emotivo che corrode il cuore e si diffonde nel corpo e nella mente. Esistono persino diverse malattie fisiche associate a forti esperienze di risentimento che innescano alti livelli di cortisolo (l'ormone dello stress) che sopprime il sistema immunitario contribuendo a patologie cardiovascolari, digestive, infiammatorie e di dolore cronico, tra le altre. L'odio è anche uno dei principali responsabili di condizioni psicologiche ben note come l'ansia, la depressione, il disturbo da stress post-traumatico, la personalità sociopatica, ecc.
A livello spirituale, l'odio è il ladro degli stati di grazia e della pace interiore. I miei nemici si armano del mio odio per consumarmi giorno dopo giorno e per deformare la mia integrità e la mia natura spirituale. Quando odio e cerco vendetta, do ulteriormente potere ai miei nemici, dando loro la sovranità sui miei sentimenti e sulle mie decisioni. Peggio ancora, do loro il potere di privarmi della mia salvezza, perché con l'odio nel cuore nessuno entrerà in Paradiso, la dimora del Dio dell'amore.
Forse pensiamo che ci siano ragioni umane per odiare a causa di ingiustizie, oltraggi, minacce; ma non abbiamo permessi spirituali. Anche se il Salmo 97:10 dice: "Odiate il male, voi che amate il Signore", non si tratta di un sentimento rivolto a un altro essere umano, ma di una decisione di aborrire e ripudiare il male che divide e danneggia così tanto esseri umani che dovrebbero amarsi e rispettarsi a vicenda.
Il bellissimo Salmo 23 contiene al versetto 5 una citazione che spesso perdiamo di vista: "Tu prepari una tavola davanti a me in presenza dei miei nemici". Di quale tavola si tratta? Il tavolo dove si firmano i trattati di pace. Perché solo camminando in pace e unendoci nella solidarietà possiamo trovare quei pascoli verdi, quelle acque tranquille e quei luoghi di approvvigionamento che lo stesso salmo ci offre.
Trattati di pace
La convivenza umana e soprattutto la fratellanza cristiana è sostenuta da trattati di pace e alleanze di misericordia tra persone che sradicano il loro egoismo e narcisismo per riconoscere che non viviamo solo con gli altri intorno a noi, ma che essi abitano nei nostri cuori.
L'amore vero e autentico è quello che risponde alla proposta del comandamento supremo pronunciato da Gesù in Matteo 22:37: "Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua mente". L'amore è stato la ragione della sopravvivenza dell'umanità, che si trova ad affrontare tante minacce alla sua sopravvivenza. Gli esseri umani tendono ad allearsi nei disastri naturali e nelle minacce universali. Quando viviamo nell'amore stringiamo alleanze di pace perché vogliamo preservare l'integrità delle persone e le nostre relazioni umane con loro, perché ne abbiamo bisogno nella nostra vita per la nostra sopravvivenza fisica e psicologica.
Le relazioni sane basate su tale amore cercheranno di preservare la pace tenendo presente che non c'è alcun sostituto per il rispetto, la considerazione, il dialogo sincero, il sostegno reciproco e il riconoscimento che siamo tutti figli di Dio ed eredi del suo amore equo. La persona veramente convertita a Gesù e convinta dei suoi insegnamenti non può scegliere altra condizione di vita se non la pace nel cuore e la pace intorno a sé.
Romani 14:19 dice di non vivere solo in silenzio, ma di edificarsi a vicenda. In altre parole, sradicare dal nostro vocabolario e dal nostro comportamento ciò che ci ferisce, ci diffama, ci disonora o ci fa sentire orfani emotivi perché nessuno si preoccupa di noi. Come sarebbe diverso vivere edificandosi a vicenda con parole di affetto e con dimostrazioni di fiducia reciproca, comprensione sincera e sostegno incondizionato!
Ci costruiamo quando trasmettiamo gentilezza e misericordia. Ci costruiamo quando disponiamo la nostra mente e i nostri sensi ad ascoltare, curare e comprendere i bisogni degli altri.
Ci costruiamo quando ci fermiamo dal trambusto della vita per confortarci e curarci, come nella parabola del Buon Samaritano (Luca 10:25-37).
Siamo edificati quando riconosciamo i doni degli altri e, invece di essere pieni di invidia e di desiderio di usurparli, li lodiamo, li celebriamo e li magnifichiamo.
Siamo edificati quando riconosciamo che siamo tutti peccatori e nessuno si trova nel posto e nella posizione di scagliare la prima pietra contro la donna adultera di Giovanni 8 o, come in Marco 14, contro coloro che si sono messi a giudicare moralmente la donna con il profumo di nardo.
E soprattutto ci costruiamo quando soddisfiamo le condizioni per entrare nel Regno dei Cieli, come dice Matteo 25, 34-36: "Venite, benedetti del Padre mio, ereditate il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo. Perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi".
Edificarsi a vicenda significa promuovere tutto ciò che ci rende sorelle, solidali e costruisce legami di pace tra di noi. 1 Tessalonicesi 5:11-15 dice: "Perciò incoraggiatevi a vicenda e edificatevi a vicenda, come state già facendo. Vi esortiamo, fratelli, ad apprezzare gli sforzi di coloro che si adoperano in mezzo a voi per prendersi cura di voi per amore del Signore e per ammonirvi. Mostrate loro tutta la stima e l'amore per il loro lavoro. Mantenete la pace tra di voi. Vi esortiamo, fratelli, ad ammonire gli indisciplinati, a incoraggiare gli apatici, a sostenere i deboli e ad essere pazienti con tutti. Fate in modo che nessuno ripaghi male per male; sforzatevi sempre di fare del bene gli uni agli altri e a tutti".
Non c'è da stupirsi che Gesù si sia offerto di riversare il suo Spirito Santo su di noi, perché è attraverso il suo Spirito che saremo in grado di realizzare le sue proposte sovrumane e santificanti! Galati 5,22-23: "Il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, autocontrollo".
Come dovrebbe essere la coesistenza?
1 Giovanni 2, 4: Chi dice di amare Dio e non ama il proprio fratello è un bugiardo. Questo amore deve essere legittimo e genuino, non finto o forzato. Deve essere ispirato dai modi in cui la Bibbia spiega come Dio ama ciascuno di noi.
Filippesi 2,2-5: "Datemi questa grande gioia: che siate tutti d'accordo, di uno stesso animo e di uno stesso amore. Non agite per rivalità o presunzione, ma in umiltà considerate gli altri migliori di voi. Non chiudetevi nel vostro interesse, ma cercate l'interesse degli altri. Abbiate tra voi i sentimenti di Cristo Gesù".
2 Timoteo 2, 24: "Chi serve il Signore non deve litigare, ma essere mite con tutti, capace di insegnare, longanime".
1 Pietro 3, 8-9: "Infine, siate tutti dello stesso animo, siate solidali gli uni con gli altri nella sofferenza, amatevi come fratelli, abbiate cuori compassionevoli e siate umili. Non restituite male per male, né insulto per insulto, ma al contrario rispondete con una benedizione, perché a questo siete stati chiamati, perché possiate ereditare una benedizione".
Efesini 4, 30-32: "Non affliggete lo Spirito Santo di Dio con il quale vi ha suggellato per il giorno della liberazione finale. Bandite da voi l'amarezza e l'ira, la collera e gli insulti e ogni malizia. Siate gentili, comprensivi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo".
Giovanni 17,21-23: "Perché tutti siano una cosa sola, come tu, Padre, sei in me e io in te, perché anch'essi siano una cosa sola in noi, affinché il mondo creda che tu mi hai mandato. Ho dato loro la gloria che tu hai dato a me, perché siano una cosa sola, come noi siamo una cosa sola, io in loro e tu in me, perché siano completamente una cosa sola, affinché il mondo conosca che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me".
Come possiamo calmare le ansie della mente?
Non lasciamoci trascinare dalle correnti del mondo, dalle isterie collettive create da persone che non sanno regolare le proprie emozioni e trascinano il resto del mondo nei loro piccoli inferni. L'"arma" che i seduttori politici e sociali, distruttori del mondo e delle loro società, hanno saputo meglio brandire è stata la manipolazione emotiva di esseri vulnerabili. Dobbiamo prendere il controllo di ciò che vuole controllarci e dominare ciò che vuole dominarci, per sentirci e decidere di essere più spirituali che carnali e rallentare la crescita del male nel mondo di oggi. Raggiungere la pace interiore è per uomini e donne forti che resistono agli istinti e si orientano verso il virtuoso e il soprannaturale.
Come il Padre PioLa pace è semplicità di spirito, serenità di mente, tranquillità d'animo, legame d'amore. La pace è ordine, è armonia tra tutti noi, è una gioia continua, che nasce dalla testimonianza di una buona coscienza; è la santa gioia del cuore, in cui Dio regna. La pace è la via della perfezione, anzi nella pace si trova la perfezione; e il diavolo, che sa tutto questo, usa ogni mezzo per strapparci la pace".
Recuperare la forza interiore
Raggiungeremo e manterremo la pace con il dialogo interiore che regolerà le nostre emozioni precipitose per aiutarci a raggiungere l'accettazione e la riconciliazione.
Raggiungeremo e preserveremo la pace riorganizzando la vita in un ordine di priorità più vero e realistico; proteggendo le relazioni interpersonali stabilendo confini sani e reali che mostrino rispetto umano, rapporti equi, reciproci e amorevoli.
Raggiungeremo e preserveremo la pace capendo quando continuare a lottare e a cercare e quando rinunciare con calma, adattabilità, rassegnazione e gratitudine.
Raggiungeremo e manterremo la pace rimanendo sempre fedeli ai nostri valori e alla nostra identità; con il dono della gratitudine, con i dialoghi di riconciliazione e quando vivremo con la coscienza pulita per fare ciò che ci si aspetta da noi.
Soprattutto quando viviamo un rapporto personale e paterno con il Dio dell'amore e della misericordia, con una fede incrollabile e una vita di preghiera costante.
Leone XIV rafforza il suo appello per la pace a Gaza nei colloqui con Mahmoud Abbas
Il Pontefice ha potuto parlare con Mahmoud Abbas, Presidente dello Stato di Palestina, pochi giorni dopo il suo colloquio con il Primo Ministro israeliano sul conflitto di Gaza.
Papa Leone XIV ha avuto un colloquio telefonico con Mahmoud Abbas, Presidente dello Stato di Palestina. La telefonata fa seguito agli sviluppi della Conflitto nella Striscia di Gaza e violenza in Cisgiordania e l'attacco all'unica chiesa cattolica della Striscia in cui sono state uccise tre persone.
La Sala Stampa della Santa Sede ha riportato questa conversazione in cui Leone XIV prosegue la linea del dialogo e della promozione della pace, segno del suo pontificato fin dagli inizi. Due giorni fa, il pontefice ha discusso della stessa questione con il Primo Ministro di Israele.
Anche nella conversazione con Abbas, il Il Papa ha chiesto nuovamente rispetto del diritto internazionale umanitario, sottolineando l'obbligo di proteggere i civili e i luoghi santi e il divieto dell'uso indiscriminato della forza e dello spostamento forzato della popolazione", si legge nella nota diffusa dalla Santa Sede.
Il Papa ha ricordato l'importanza di aiutare i più feriti e, soprattutto, di "consentire il corretto ingresso degli aiuti umanitari". A questo proposito, vale la pena di sottolineare la visita che diversi leader cristiani hanno effettuato nella zona nei giorni scorsi, durante la quale hanno potuto portare centinaia di tonnellate di scorte alimentari, oltre a kit di pronto soccorso e attrezzature mediche di emergenza. Inoltre, il Patriarcato ha assicurato l'evacuazione dei feriti nell'attacco verso istituzioni mediche al di fuori di Gaza, dove riceveranno cure mediche", ha dichiarato il Patriarcato latino di Gerusalemme in un comunicato.
Il Papa condanna ancora una volta l'attacco a Gaza, chiedendo la fine della "barbarie"
La "barbarie della guerra" e lo sfollamento forzato delle persone devono finire, e i civili e i luoghi di culto devono essere protetti, ha chiesto ieri Leone XIV. al termine dell'Angelus con i fedeli dalla sua residenza estiva di Castel Gandolfo. Il Papa ha condannato con forza l'attacco israeliano alla parrocchia cattolica di Gaza e ha chiesto di porre fine alla "barbarie".
CNS / Omnes-21 luglio 2025-Tempo di lettura: 6minuti
- Carol Glatz, Città del Vaticano (CNS).
"Continuano ad arrivare in questi giorni notizie tragiche dal Medio Oriente, in particolare da Gaza", ha detto Papa Leone XIV dopo aver recitato il Angelus con le persone riunite fuori dal palazzo papale di Castel Gandolfo ieri, domenica 20 luglio. "Chiedo ancora una volta che si ponga fine immediatamente alla la barbarie della guerra e una risoluzione pacifica del conflitto", ha aggiunto dolorosamente.
Venerdì scorso, il Pontefice aveva chiesto al Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu un immediato cessate il fuoco, negoziati e una tregua. la fine della guerra.
"Rinnovo il mio appello alla comunità internazionale affinché osservi il diritto umanitario e rispetti l'obbligo di proteggere i civili, così come il divieto di punizioni collettive, l'uso indiscriminato della forza e lo sfollamento forzato delle popolazioni", ha dichiarato. ieri.
I nomi delle tre vittime
Il Papa ha espresso la sua "profonda tristezza per il l'attacco L'attacco dell'esercito israeliano alla chiesa cattolica della Sacra Famiglia a Gaza City", il 17 luglio.che ha ucciso tre cristiani e ha ferito gravemente altre persone.
"Prego per le vittime: Saad Issa Kostandi Salameh, Foumia Issa Latif Ayyad e Najwa Ibrahim Latif Abu Daoud, e sono particolarmente vicino alle loro famiglie e a tutti i parrocchiani", ha detto il Papa.
"Purtroppo, questo atto si aggiunge ai continui attacchi militari contro la popolazione civile e i luoghi di culto a Gaza", ha detto il Papa.
"Il mondo non sopporta più la guerra".
Prima di recitare l'Angelus, il Papa ha parlato con i giornalisti in attesa vicino all'ingresso della villa papale dopo aver celebrato la Messa nella vicina Albano Laziale.
Gli è stato chiesto di parlare dei conflitti in Medio Oriente, in particolare nel Striscia di GazaHa affermato che è necessario che le parti "vengano al tavolo del dialogo e depongano le armi, perché il mondo non ne può più".
"Ci sono tanti conflitti, tante guerre; c'è bisogno di lavorare davvero per la pace, di pregare con fiducia in Dio, ma anche di lavorare davvero per la pace: pregare con fiducia in Dio, sì, ma anche agire".
A Netanyahu: lasciarsi alle spalle tutta questa violenza
Alla domanda su la tua telefonata con il Primo Ministro di IsraeleBenjamin Netanyahu il 18 luglio, il giorno dopo l'attentato, il Papa ha detto: "Insistiamo sulla necessità di proteggere i luoghi santi di tutte le religioni" e di lavorare insieme in questo senso.
Ma ha aggiunto che è necessario "rispettare veramente le persone, i luoghi sacri e cercare di lasciarsi alle spalle tanta violenza, tanto odio, tante guerre".
"Siete nel cuore del Papa e di tutta la Chiesa".
Dopo aver recitato l'Angelus, il Papa si è rivolto a tutti "i nostri cari cristiani in Medio Oriente".
"Comprendo profondamente i vostri sentimenti di impotenza di fronte a questa grave situazione", ha detto. "Siete nel cuore del Papa e di tutta la Chiesa. Grazie per la vostra testimonianza di fede".
Ha pregato la Madonna di intercedere per "proteggervi sempre e accompagnare il mondo verso l'alba della pace".
Salutando i pellegrini e i visitatori provenienti da diverse parti del mondo riuniti nella piccola piazza, il Papa ha ringraziato il Forum Internazionale di Azione Cattolica per aver promosso la "Maratona di preghiera per i leader".
"L'invito, rivolto a ciascuno di noi, è di fermarsi oggi tra le 10 e le 22 a pregare per un minuto, chiedendo al Signore di illuminare i nostri leader e di ispirare in loro progetti di pace", ha detto.
Estate: tempo con Dio e cura degli altri
L'estate va trascorsa coltivando il tempo con Dio, rilassandosi e prendendosi cura degli altri, ha detto Papa Leone XIV nella Messa celebrata ieri nella cattedrale di San Pancrazio Martire nella città di Albano Laziale, a sud-est di Roma.
"Durante l'estate abbiamo più tempo libero per raccogliere i nostri pensieri e riflettere, così come per viaggiare e trascorrere del tempo con gli altri", ha detto nell'omelia della Messa, celebrata prima dell'Angelus a Castel Gandolfo.
"Approfittiamo di questa occasione per lasciarci alle spalle il vortice degli impegni e delle preoccupazioni e assaporare qualche momento di pace e riflessione, prendendoci il tempo anche per visitare altri luoghi e condividere la gioia di vedere gli altri, come sto facendo qui oggi", ha aggiunto.
"Lo Spirito Santo ha fatto qualcos'altro.
La Cattedrale di Albano era stata nominata chiesa titolare del futuro papa il 6 febbraio e l'allora cardinale Robert F. Prevost avrebbe dovuto prenderne possesso il 12 maggio, festa di San Pancrazio.
"Ma lo Spirito Santo ha fatto qualcos'altro", ha detto sorridendo Papa Leone nella sua omelia, riferendosi alla sua elezione a Papa. 8 maggio.
La diocesi di Albano gli ha consegnato lo stesso vassoio d'argento che aveva preparato per lui come cardinale, adornato con il suo stemma, durante una breve presentazione dei doni davanti all'ingresso principale della cattedrale. Tuttavia, "abbiamo dovuto aggiustare lo stemma", gli ha detto il vescovo di Albano Vincenzo Viva, riferendosi alle piccole modifiche necessarie per renderlo un emblema papale.
Il Papa si era incamminato verso la cattedrale da un'uscita posteriore delle ville e dei giardini papali, vicino alla Osservatorio Vaticano guidata dai Gesuiti, che si apre alla città di Albano Laziale. Ha salutato le centinaia di persone che si sono schierate lungo le strade e che hanno assistito agli schermi giganti della piazza. Papa Leone ha poi visitato la Specola Vaticana per commemorare l'anniversario del primo sbarco sulla Luna, avvenuto il 20 luglio 1969.
Dopo aver salutato un gruppo di residenti e stretto la mano ai sindaci locali, ha benedetto la cattedrale con l'acqua santa prima di entrare e concelebrare la messa con il vescovo, il cardinale Michael Czerny, il padre statunitense Manuel Dorantes, direttore amministrativo e gestionale del vicino Centro Laudato Si' per l'istruzione superiore gestito dal Vaticano, e altri.
Marta e Maria: servizio e ascolto, due dimensioni dell'ospitalità
Nel omeliaRiflettendo sulla lettura del Vangelo del giorno (Luca 10, 38-42) su Marta e sua sorella Maria, il Papa ha detto che "il servizio e l'ascolto sono, infatti, due dimensioni gemelle dell'ospitalità".
Sarebbe un errore, ha detto, vedere l'attenzione di Marta nel servire Gesù e il desiderio di Maria di sedersi ai piedi del Signore per ascoltarlo "come se si escludessero a vicenda o se si volessero confrontare i meriti delle due donne".
Se è vero che dobbiamo vivere la nostra fede attraverso azioni concrete, svolgendo fedelmente i nostri doveri secondo il nostro stato di vita e la nostra vocazione, è essenziale che lo facciamo solo dopo aver meditato la Parola di Dio e ascoltato ciò che lo Spirito Santo dice ai nostri cuori", ha detto.
I cristiani "devono fare spazio al silenzio".
Pertanto, i cristiani "devono fare spazio al silenzio" e alla preghiera, lontano da rumori e distrazioni, per "raccoglierci davanti a Dio in semplicità di cuore", ha detto.
"L'estate può essere un momento provvidenziale per sperimentare la bellezza e l'importanza del nostro rapporto con Dio, e come questo possa aiutarci ad essere più aperti e accoglienti verso gli altri". "Facciamo in modo che l'estate sia un'opportunità per prenderci cura degli altri, per conoscerci, per offrire consigli e per ascoltare, perché queste sono espressioni di amore, di cui tutti abbiamo bisogno", ha detto il Papa.
"Promuovere una cultura di pace
"Facciamolo con coraggio", ha detto il Papa, "affinché attraverso la solidarietà e la condivisione della fede e della vita, contribuiamo a promuovere una cultura di pace, aiutando coloro che ci circondano a superare le divisioni e le ostilità e a costruire la comunione tra le persone, i popoli e le religioni".
"Dobbiamo prenderci un po' di tempo per riposare".
Il Papa è arrivato alle ville pontificie il 6 luglio per un soggiorno di due settimane e il suo rientro in Vaticano era previsto per la sera del 20 luglio. Ma dopo aver recitato l'Angelus ai fedeli riuniti nella piazza principale di Castel Gandolfo, il Papa ha detto che sarebbe tornato a Roma "tra qualche giorno", precisamente la sera del 22 luglio.
Nei commenti dopo il AngelusIl Papa ha ribadito: "Dobbiamo prenderci del tempo per riposare e cercare di imparare meglio l'arte dell'ospitalità.
"Essere una casa aperta a tutti".
"L'industria delle vacanze vuole venderci ogni tipo di 'esperienza', ma forse non quelle che cerchiamo veramente", ha detto. "Ogni incontro autentico è gratuito, non si può comprare, sia che si tratti di un incontro con Dio, con gli altri o con la natura".
La vocazione dei cristiani e della Chiesa, ha detto, è "essere una casa aperta a tutti" e accogliere il Signore, "che bussa alla nostra porta e chiede il permesso di entrare".
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Carol Glatz è corrispondente senior del Catholic News Service di Roma.
Queste informazioni sono una traduzione dell'originale, pubblicato in precedenza da OSV News, che potete trovare qui. qui e qui.
Domenica 20 luglio, dopo aver recitato l'Angelus, Papa Leone XIV ha visitato la Specola Vaticana di Castel Gandolfo. La presenza del Pontefice è stata motivata dall'anniversario della prima missione con equipaggio sulla Luna nel 1969.
La Sala Stampa della Santa Sede ha espresso in una nota la vicinanza di Papa Leone XIV alle persone colpite dal tifone Danas a Taiwan.
Centinaia di persone sono state ferite e almeno due uccise dal tifone e migliaia di persone sono state evacuate. Di fronte a questa situazione, Leone XIV ha chiesto alla Limoseria Apostolica di inviare "aiuti concreti" alla popolazione.
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San Lorenzo da Brindisi, austero e instancabile predicatore
Nato a Brindisi, nel Regno di Napoli (1559), San Lorenzo da Brindisi (o Brindisino), che la Chiesa festeggia il 21 luglio, apparteneva a una rinomata famiglia veneziana. Divenne ministro generale dei Cappuccini e fu un predicatore eloquente e instancabile. Austero, dormiva su tavole, digiunava spesso, rifuggiva dagli onori e si rivolgeva a Cristo crocifisso.
Francisco Otamendi-21 luglio 2025-Tempo di lettura: < 1minuto
La liturgia di oggi accoglie San Lorenzo da Brindisi, che entrò nell'Ordine dei Cappuccini e studiò a Padova. Fu una persona dotata, a cui Dio concesse straordinarie qualità intellettuali, secondo il calendario dei santi francescani. Predicatore instancabile ed eloquente in varie nazioni europee, maestro dei suoi frati, scrittore erudito, ricoprì anche numerosi incarichi nel suo Ordine, tra cui quello di Ministro generale.
Per questo suo grande dono, come diacono, fu incaricato di predicare i 40 giorni di Quaresima nella cattedrale di Venezia per due anni consecutivi. Il popolo fu commosso dalle sue prediche e ci furono molte conversioni.
All'età di sedici anni entrò tra i Cappuccini di Verona. Quando chiese di essere ammesso, il superiore lo avvertì che sarebbe stata una vita di duro e austero. Il giovane gli chiese: "Padre, ci sarà un crocifisso nella mia cella? "Sì, ci sarà", rispose il superiore. "Per me è sufficiente. Quando guardo Cristo crocifisso Avrò la forza di soffrire qualsiasi sofferenza per amore di Lui". Nell'abito religioso ricevette il nome di Lorenzo.
Semplice e umile
Il Martirologio romano riassume: "San Lorenzo da Brindisi, sacerdote e dottore della Chiesa, dell'Ordine dei Frati Minori Cappuccini, instancabile predicatore in varie nazioni europee".
"Di carattere semplice e umile, adempì fedelmente a tutte le missioni affidategli, come la difesa della Chiesa contro i Turchi che cercavano di dominare l'Europa, la riconciliazione dei principi in guerra e il governo del suo Ordine religioso. Morì a Lisbona, in Portogallo, il 22 luglio 1619". Papa Leone XIII lo canonizzò nel 1881 e San Giovanni XXIII gli conferì il titolo di "Dottore Apostolico" nel 1959, per la sua profonda conoscenza della Parola di Dio.
Alleati senza barriere: la strada verso una società più inclusiva
Allies for Integration è un'organizzazione che vuole promuovere una società veramente inclusiva, in cui le persone con disabilità non solo siano assistite, ma possano sviluppare appieno il loro potenziale.
Eduardo Rodríguez-21 luglio 2025-Tempo di lettura: 5minuti
In Spagna, più di 4,38 milioni di persone vivono con qualche tipo di disabilità. disabilitàLa popolazione disabile, che rappresenta una parte significativa della nostra società, continua ad affrontare sfide importanti per la sua piena inclusione. Nonostante i progressi legislativi e il notevole aumento degli investimenti pubblici nelle politiche di accessibilità universale, una vera trasformazione sociale richiede un impegno più profondo e generalizzato, che implica una decisione strategica basata sul riconoscimento del valore che la diversità porta con sé.
In questo percorso verso una società più inclusiva, organizzazioni come Alleati per l'integrazione fanno la loro parte generando opportunità di lavoro attraverso la fornitura di servizi ad aziende e istituzioni. Queste organizzazioni fungono da ponte tra le persone in situazione di vulnerabilità e un mercato del lavoro che presenta ancora notevoli barriere, dimostrando che l'inclusione attraverso l'occupazione è il modo migliore per promuovere le pari opportunità e costruire una società più giusta ed egualitaria.
"La sfida collettiva che abbiamo di fronte è quella di trasformare profondamente la nostra percezione della disabilità, passando da un modello assistenziale a uno basato su diritti e opportunità, in cui ogni persona possa sviluppare pienamente il proprio potenziale e contribuire attivamente alla costruzione di una società più ricca di diversità", spiega Almudena Fontecha, presidente di Aliados por la Integración.
La realtà in cifre: un quadro di contrasti
Le statistiche rivelano una realtà che richiede ancora importanti trasformazioni. Secondo gli ultimi dati dell'Istituto Nazionale di Statistica, il tasso di occupazione delle persone con disabilità si attesta solo al 27,8 %, un divario rispetto al 68,1 % della popolazione non disabile. Questa differenza di oltre 40 punti percentuali riflette le barriere strutturali che persistono nella nostra società. Se ci concentriamo specificamente sulle persone con disabilità intellettiva, la situazione è ancora più preoccupante, con solo 23,8 % occupati.
"Questi dati non sono semplici numeri; rappresentano vite e sogni rimandati, talenti sprecati e un potenziale umano che la nostra società non sta integrando appieno", afferma Almudena Fontecha.
Inoltre, uno degli ostacoli più difficili da superare è il pregiudizio e la mancanza di conoscenza. Uno studio recente rivela che il 43 % degli spagnoli ammette di provare un certo disagio quando interagisce con le persone con disabilità, soprattutto per paura di dire o fare qualcosa di inappropriato.
Ancora più rivelatore è il fatto che il 63 % degli intervistati ammette di "non poter evitare" di trattare le persone con disabilità intellettiva come se fossero bambini, un'infantilizzazione che costituisce una forma sottile ma reale di discriminazione. Inoltre, 75 % dichiarano di non aver mai avuto un collega disabile, il che rafforza la mancanza di conoscenza e la persistenza di stereotipi.
Alleati per l'integrazione: costruire ponti per più di due decenni
In questo contesto, organizzazioni come Aliados por la Integración svolgono un ruolo di trasformazione. Da oltre 20 anni, questa organizzazione promuove l'inclusione sociale e lavorativa delle persone più vulnerabili, comprese le persone con disabilità. La sua missione si basa su un principio chiaro: l'inclusione attraverso il lavoro è il modo migliore per promuovere le pari opportunità.
Aliados por la Integración svolge il suo lavoro attraverso la collaborazione con diverse entità sociali, imprese e amministrazioni, generando opportunità di lavoro attraverso la fornitura di diversi servizi. Questo modello di alleanze strategiche consente di moltiplicare l'impatto delle proprie azioni e di creare un ecosistema favorevole all'inclusione.
Il Centro speciale per l'impiego che fa parte del progetto è una parte fondamentale della sua strategia per affrontare in modo specifico l'inclusione delle persone con disabilità nel mercato del lavoro. Attraverso questa risorsa, si facilita la transizione al mondo del lavoro e si creano spazi in cui la diversità diventa un valore aggiunto.
Ma l'inclusione fa parte dell'intera rete di sostegno di Aliados. Un'area di spicco in cui genera inclusione è il settore delle Istituzioni religiose, dove è diventata un punto di riferimento nazionale con una presenza in 116 centri che servono più di 2.000 utenti, collaborando con 57 istituzioni religiose tra vescovati e congregazioni di diversi carismi. Attraverso i servizi di assistenza socio-sanitaria agli anziani (operatori geriatrici, infermieri, fisioterapisti, terapisti occupazionali, ecc.), i servizi generali (pulizia, manutenzione, cucina) e la gestione amministrativa, l'organizzazione non solo ottimizza le risorse ma crea anche opportunità di lavoro per persone in situazioni di vulnerabilità, sempre nel rispetto del carisma di ogni istituzione.
Come sottolinea Carlos Buerba, direttore dell'Area Istituzioni Religiose: "Non siamo solo un'entità autorizzata a fornire servizi in ambito sociale. Il nostro successo sta nel fatto che ci adattiamo alle circostanze di ogni congregazione e ci impegniamo a risolvere le sfide comuni che dobbiamo affrontare, ma soprattutto adempiendo alla missione sociale che dà senso a tutto ciò che facciamo, che non è altro che aiutare le persone che, come tutti, meritano l'opportunità e sanno come sfruttarla al meglio, a costruire il loro progetto di vita".
Il valore della diversità: un contributo prezioso
L'inclusione delle persone con disabilità non è solo un atto di giustizia sociale, ma anche un'opportunità per arricchire la nostra convivenza e gli spazi di lavoro. L'esperienza di Aliados por la Integración conferma che le aziende e le organizzazioni che si impegnano a favore della diversità sperimentano miglioramenti tangibili: maggiore comunicazione nei team, ambienti di lavoro più positivi, impulso alla creatività e all'innovazione e aumento della produttività.
Al di là del luogo di lavoro, la presenza e la partecipazione attiva delle persone con disabilità in tutti gli spazi sociali contribuisce a costruire una società più empatica, consapevole della diversità umana e meglio preparata a rispondere alle esigenze di tutti i suoi membri.
Disabilità all'orizzonte: una sfida collettiva
La disabilità non è una realtà estranea o lontana, ma una condizione che farà parte in modo ancora più intenso della nostra vita nei prossimi decenni. L'accelerazione dell'invecchiamento della popolazione che la Spagna sta vivendo è strettamente legata all'aumento delle situazioni di disabilità. Secondo le proiezioni demografiche dell'INE, entro il 2050 oltre il 30 per cento della popolazione spagnola avrà più di 65 anni, il che comporterà un aumento significativo del numero di persone con limitazioni funzionali legate all'età.
Questa realtà imminente ci pone di fronte a uno scenario in cui la disabilità cesserà di essere percepita come una circostanza che riguarda "gli altri" e diventerà un'esperienza condivisa da una parte sostanziale della società. I dati sono rivelatori: se all'età di 65 anni circa il 20 % delle persone ha un qualche tipo di disabilità, questa percentuale sale al 70 % tra coloro che hanno superato gli 85 anni. Con l'aspettativa di vita che continua ad aumentare - attualmente 83,3 anni e si prevede che raggiungerà gli 86 anni nel 2050 - ci troviamo di fronte a un futuro in cui la disabilità sarà una realtà sempre più presente.
Questo scenario demografico richiede un'azione coordinata e comune da parte di tutta la società. Secondo Almudena Fontecha, "non possiamo più considerare l'inclusione delle persone con disabilità come una responsabilità esclusiva delle amministrazioni pubbliche o di enti specializzati del terzo settore. È essenziale un patto sociale che coinvolga tutti gli agenti: dall'istruzione alle imprese, dai media agli spazi culturali e ricreativi. L'accessibilità universale e la progettazione per tutti devono diventare principi guida per qualsiasi sviluppo urbano, tecnologico o di servizi".
Il percorso verso una società pienamente inclusiva richiede l'impegno di tutti gli attori sociali. Entità come Aliados por la Integración dimostrano che è possibile generare opportunità reali per le persone con disabilità quando c'è una visione chiara e un lavoro sistematico.
La sfida per i prossimi anni non è solo quella di migliorare ulteriormente l'accesso all'occupazione e alla formazione, ma anche di trasformare profondamente la percezione sociale della disabilità. Dobbiamo passare da un approccio basato sulla compassione o sull'eroismo a uno basato sul riconoscimento della diversità come valore e dei diritti come principio non negoziabile.
La miniserie di Netflix che unisce storia e finzione con personaggi complessi e momenti di luce in mezzo all'oscurità.
Pablo Úrbez-21 luglio 2025-Tempo di lettura: 2minuti
Serie
IndirizzoMark L. Smith, Peter Berg
Distribuzione: Taylor Kitsch, Betty Gilpin, Kim Coates
Piattaforma: Netflix
PaeseStati Uniti, 2025
C'era una volta su ovest - NetflixUtah, Stati Uniti, 1857. Sara e suo figlio aspettano una guida per dirigersi verso ovest, dove lei spera di incontrare suo marito a Crooks Springs. Pratt e Abish, nel frattempo, sono due mormoni appena sposati che si stanno dirigendo verso l'insediamento di Brigham Young, governatore dello Stato e presidente della Chiesa di San Paolo. Chiesa mormone. Due Lune è una ragazza indiana che fugge dalla sua tribù, Isaac un famoso cacciatore che vive nella foresta e Dellinger il capitano dell'unico reggimento dell'Unione schierato sul territorio. Le vite di tutti questi personaggi si incroceranno in un'avventura di proporzioni epiche.
Questa miniserie Netflix in sei parti è un colossal western, che dispiega davanti allo spettatore un universo faraonico di ambientazioni e personaggi. Il risultato è una profonda immersione nella realtà storica dello Utah del 1857, che alterna eventi storici a trame di finzione, mostrando l'illusione di costruire il futuro in una terra di frontiera, ma anche con tutta la sua crudezza e drammaticità. C'era una volta il West è un'opera cruda e straziante, con un'alta dose di violenza fisica e situazioni sgradevoli. E, allo stesso tempo, è abbastanza intelligente da non essere morboso o sensazionalista; si astiene dal crogiolarsi nella violenza e nella sordidezza, usandole solo come risorsa per riflettere la dura realtà che la storia richiede, senza trasformarle in uno spettacolo visivo.
I personaggi hanno i loro spigoli, le loro luci e le loro ombre, nascondono il loro passato e celano le loro intenzioni, il che li rende tremendamente attraenti e plausibili. Si evolvono, a volte cambiano le loro percezioni, ed è chiaro che non sono gli stessi dell'inizio della storia. In questo senso, la serie non è relativista, ma ottimista; emana un ottimismo inesorabilmente ancorato alla debole natura umana. Così, ogni azione eroica, per quanto minima e marginale, brilla di luce propria in un'atmosfera di male, dolore e cinismo. Ci sono domande sull'origine del male e sulla trascendenza a cui è difficile rispondere, ed è per questo che a volte le azioni chiariscono il mistero meglio delle parole. Le interpretazioni sono favolose, sia quelle di Taylor Kitsch e Betty Gilpin nei ruoli principali, sia quelle degli attori non protagonisti che rappresentano il lato perverso.
Si intensifica il grido di Papa Leone XIV e il dialogo per la pace
Il primo messaggio al mondo del nuovo Papa Leone XIV, l'8 maggio, dopo l'"Habemus Papam", è stato "La pace sia con tutti voi". Da allora, il martellamento papale e il dialogo per la pace e l'unità si sono intensificati. In seguito al bombardamento della parrocchia cattolica di Gaza, il Papa ha esortato a un "immediato cessate il fuoco". E venerdì ha chiesto direttamente al Primo Ministro israeliano Netanyahu di "porre fine alla guerra".
Francisco Otamendi-20 luglio 2025-Tempo di lettura: 10minuti
Il nuovo Papa Leone XIVL'8 maggio, visibilmente commosso, si è rivolto ai fedeli in Piazza San Pietro, e al mondo in attesa, dicendo: "La pace sia con tutti voi". La pace, il cessate il fuoco immediato, le trattative e persino il cessate il fuoco sono la fine della guerraè precisamente cosa ha chiesto il Papadue mesi e mezzo dopo, al Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu.
L'innesco è stato l'attacco alla parrocchia cattolica della Sacra Famiglia a Gaza da un carro armato israeliano. Intanto, con la mente alla guerra in Ucraina, Leone XIV ha dialogato con Zelenski, con Putin, e chiede preghiere e coinvolge tutti.
La bandiera della Città del Vaticano sventola il 18 luglio 2025 nella Chiesa della Sacra Famiglia a Gaza City, colpita da un attacco israeliano il 17 luglio. (Foto di OSV News/Khamis Al-Rifi, Reuters).
Primo saluto di pace, 8 maggio
L'8 maggio, dalla loggia centrale di San Pietro, il Papa appena eletto Ha detto: "Cari fratelli e sorelle, questo è il primo saluto di Cristo risorto, il Buon Pastore, che ha dato la vita per il gregge di Dio. Vorrei che questo saluto di pace entrasse anche nei vostri cuori, raggiungesse le vostre famiglie, tutti gli uomini, ovunque essi siano, tutti i popoli, tutta la terra. La pace sia con voi!
"Una pace disarmata e disarmante".
Poi il nuovo Papa, "figlio di Sant'Agostino", ha dato qualche aggettivo: "Una pace disarmata e disarmante", ha sottolineato. "Questa è la pace di Cristo risorto, una pace disarmata e disarmante, umile e perseverante. Viene da Dio, Dio che ci ama tutti incondizionatamente".
Commentando queste parole, e quelle pronunciate dal nuovo Papa nell'omelia eucaristica all'inizio del suo ministero petrino il 18 maggio, l'arcivescovo Luis Marín de San Martín, agostiniano, ha sottolineato in Omnes alcune delle linee principali che potrebbero essere nucleari, e già cominciano ad esserlo, nel Pontificato di Leone XIV.
"Pastore sereno per un mondo inquieto".
"La prima è la centralità di Cristo risorto: "Vogliamo dire al mondo, con umiltà e gioia, guardate a Cristo, avvicinatevi a lui, accogliete la sua Parola che illumina e consola! Ascoltate la sua proposta d'amore per formare la sua unica famiglia: nell'unico Cristo siamo uno". Questo lo porta a curare in modo particolare l'unità, anzi la comunione nella Chiesa, che è il suo primo grande desiderio. Una Chiesa unita, segno di unità e comunione, che diventa lievito per un mondo riconciliato. Questo sarà possibile solo se prenderemo l'amore come asse della nostra vita. Lo ha indicato anche nel suo primo saluto (...)".
Poco più avanti, in un testo intitolato titolo significativo Leone XIV, pastore sereno per un mondo inquieto", l'arcivescovo agostiniano ha poi commentato le prime parole del nuovo Papa dal balcone centrale, quello delle grandi occasioni: "Vogliamo essere una Chiesa sinodale, una Chiesa che cammina, una Chiesa che cerca sempre la pace".
Discorso al corpo diplomatico
L'arcivescovo Luis Marin, che conosce "da molti anni Robert Prevost, con il quale condivido la vocazione e il carisma agostiniano", osserva "l'impegno per la pace" del nuovo Successore di Pietro, "che è stato una costante nei testi del Papa". "Per esempio, l'esigente e chiaro discorso del 16 maggio al corpo diplomatico, che vi invito a leggere integralmente".
Il canonista e studioso di scritture Rafael Sanz Carrera ha evidenziato, in un testo dal titolo altrettanto significativo - "Leone XIV, un ponte verso la paceil suo saluto iniziale. "Nella sua prima apparizione pubblica, il nuovo Papa Leone XIV non ha avuto bisogno di grandi gesti per chiarire la direzione del suo pontificato. Una parola era sufficiente: pace. Questa è stata la prima parola che ha pronunciato rivolgendosi al mondo, una scelta deliberata che non è passata inosservata".
Il "Pastore dei ponti" a braccia aperte
Nella sua analisi, Rafael Sanz ritiene che in questo modo Leone XIV volesse "sottolineare fin dall'inizio che la sua missione sarebbe stata quella di un pastore di ponti. La sua visione è quella di una Chiesa unita che va nel mondo per curare le ferite, per servire i più bisognosi e per costruire percorsi comuni basati sulla fede e sulla ragione".
A suo avviso, "uno dei momenti più significativi del suo primo discorso è stata l'immagine di Piazza San Pietro a braccia aperte: così Leone XIV intende il ruolo della Chiesa nel mondo di oggi. Una Chiesa che assomiglia a quella piazza, dove c'è posto per tutti, e che sa accogliere con tenerezza chi arriva ferito, confuso o escluso (...). Il nuovo Papa ha proposto una comunità missionaria, in dialogo, profondamente umana, dove l'amore cristiano non è solo un ideale, ma un'esperienza reale".
Chiedere a tutti di aiutare nel dialogo, come fa Francesco.
Nel suo discorso di apertura, Papa Leone XIV ha fatto riferimento al suo predecessore, Papa Francesco. "Abbiamo ancora nelle orecchie la voce flebile ma sempre coraggiosa di Papa Francesco che benedice Roma. Il Papa, mentre benediceva Roma, dava la sua benedizione al mondo, al mondo intero, quella mattina di Pasqua".
"Permettetemi di continuare la stessa benedizione: Dio ci ama, Dio ama tutti voi e il male non prevarrà. Siamo tutti nelle mani di Dio. Perciò, senza paura, uniti, tenendoci per mano con Dio e tra di noi, andiamo avanti".
"Siamo discepoli di Cristo. Cristo ci precede. Il mondo ha bisogno della sua luce. L'umanità ha bisogno di lui come ponte per essere raggiunta da Dio e dal suo amore", ha proseguito. "Aiutaci anche tu, allora, ad aiutarci a costruire ponti, con il dialogo, con l'incontro, unendoci tutti per essere un solo popolo sempre in pace". Grazie Papa Francesco! ha concluso questa parte del suo discorso di apertura.
Un martellamento costante per la pace
Da allora, i messaggi di Papa Leone per la pace sono stati costanti e i suoi sforzi si stanno intensificando. I più recenti hanno riguardato l'attacco alla parrocchia cattolica nella Striscia di Gaza, come abbiamo ricordato.
Atti e parole dell'opera di pace di Leone XIV
Ecco una parte della parte più pubblica e pubblicizzata dell'opera di Papa Leone XIV per la pace:
- 8 maggio.Discorsodopo essere stato eletto Papadalla loggia centrale della Basilica di San Pietro. Saluto di pace a tutta la Terra. "La pace sia con tutti voi.(discusso in precedenza).
"Mai più guerra!
- 11 maggio. Primo Regina coelidalla Loggia Centrale della Basilica di San Pietro: "Mai più guerra!".
Il Papa ricorda l'anniversario della Seconda guerra mondiale. Si è conclusa 80 anni fa, l'8 maggio, dopo aver fatto 60 milioni di vittime. E dice:
"Come ha detto Papa Francesco in più di un'occasione, anch'io mi rivolgo alle grandi nazioni del mondo, ripetendo l'appello sempre attuale: 'Mai più la guerra!
Il Papa ha parlato dell'"amato popolo ucraino", dei prigionieri, e "che i bambini possano tornare alle loro famiglie".
Aiuti umanitari
"Sono profondamente rattristato da quanto sta accadendo nella Striscia di Gaza. Cessate immediatamente il fuoco! Gli aiuti umanitari devono essere forniti alla popolazione civile stremata e tutti gli ostaggi devono essere rilasciati".
"Ho accolto con favore l'annuncio del cessate il fuoco tra India e Pakistan e spero che attraverso i prossimi negoziati si possa raggiungere presto un accordo duraturo.
-12 maggio. Incontro con i comunicatori.
Ricorda i giornalisti imprigionati, ne chiede il rilascio e sollecita una comunicazione disarmata e disarmante.
- 12 maggio. Colloqui con il Presidente dell'Ucraina.
Volodimir Zelenski ha annunciato sulla rete X di aver invitato il Papa in Ucraina: "Una tale visita", si legge nel messaggio, "porterebbe vera speranza a tutti i credenti e a tutto il nostro popolo".
Papa Leone XIV incontra il presidente ucraino Volodymir Zelenski nella villa papale di Castel Gandolfo, Italia, 9 luglio 2025. (Foto di CNS/Vatican Media).
- 16 maggio. Audizione con il Corpo diplomatico.
Egli incoraggia gli ambasciatori a lavorare insieme per costruire un mondo di verità, giustizia e pace.
- 18 maggio. Udienza con il Presidente dell'Ucraina, Volodimir Zelenski, dopo la Messa di inizio Pontificato.
Dopo l'incontro, Zelenski ha scritto nel X che aveva ringraziato il Papa per le sue parole sull'Ucraina al Regina Coeli della domenica precedente. In particolare, "sulla necessità di una pace giusta". Il Papa ha anche salutato presidenti e capi di Stato di vari Paesi.
- 21 maggio. Udienza generale
Appello per Gaza e promozione della pace basata sul dialogo.
Una Chiesa che costruisce ponti, che si impegna nel dialogo
- 24 maggio. Discorso alla Curia.
"Una Chiesa missionaria, una Chiesa che costruisce ponti, dialoga, sempre aperta ad accogliere a braccia aperte tutti coloro che hanno bisogno della nostra carità, della nostra presenza, del nostro dialogo e del nostro amore".
Conversazione con il Presidente Putin
- 4 giugno. Conversazione con il presidente russo Vladimir Putin al telefono
Papa Leone XIV e il leader russo Vladimir Putin hanno avuto una prima conversazione telefonica il 4 giugno. Il leader della Chiesa cattolica ha incoraggiato il presidente russo a fare un gesto di pace con l'Ucraina, ha riferito la sala stampa vaticana.
- 22 giugno. Angelus. Che le armi non soffochino il grido dell'umanità
Il Papa lancia un appello urgente la comunità internazionale a porre fine ai conflitti in Medio Oriente, con particolare preoccupazione per la situazione in Iran, Israele e Palestina. Nel suo messaggio ha messo in guardia dalle sofferenze della popolazione civile, in particolare a Gaza e negli altri territori colpiti.
Condanna dell'attacco a Damasco
- 25 giugno. Condanna dell'attacco a una chiesa ortodossa a Damasco, in Siria.
Leone XIV esorta la comunità internazionale a non abbandonare la Siria e chiede dialogo, diplomazia e pace per tutto il Medio Oriente. Papa Leone si rivolge a tutti i cristiani del Medio Oriente dicendo: "Sono vicino a voi, tutta la Chiesa è vicina a voi". "Seguiamo con attenzione e speranza gli sviluppi in Iran, Israele e Palestina", ha detto.
Ancora con Zelenski
- 9 luglio. Seconda visita del Presidente dell'Ucraina a Leone XIV.
Il Papa ha ricevuto in pubblico Zelenski il 9 luglio, e ha ribadito la sua disponibilità ad accogliere i rappresentanti russi e ucraini in Vaticano per i negoziati.
"Sembra ancora mancare la consapevolezza che distruggere la natura non danneggia tutti allo stesso modo: calpestare la giustizia e la pace significa colpire soprattutto i più poveri, gli emarginati, gli esclusi. In questo contesto, la sofferenza delle comunità indigene è emblematica". È questa la denuncia fatta da Papa Leone XIV nella sua messaggio per la Giornata mondiale di preghiera per la cura del creatoche avrà luogo il 1° settembre 2025.
- 13 luglio. Primo Angelus di Leone XIV nella residenza di Castel Gandolfo.
"Non dimentichiamo di pregare per la pace e per tutti coloro che, a causa della violenza e della guerra, si trovano in una situazione di sofferenza e di bisogno".
- 16 luglio. Promuovere società pacifiche al servizio dello sviluppo umano
Messaggio di Leone XIV, firmato dal Segretario di Stato Parolin, in occasione del XX Congresso nazionale della Confederazione Italiana Sindacati Lavoratori (CISL) inaugurato a Roma. L'obiettivo comune è "un ordine più umano dei rapporti sociali" per contribuire alla "tranquillità dell'ordine", tanto cara a Sant'Agostino. Con questa espressione, Sant'Agostino si riferisce alla pace come a uno stato di armonia ed equilibrio che si verifica quando ogni cosa e ogni persona occupano il proprio posto in un giusto ordine.
La festa del cuore
- 16 luglio. Lo sport trasforma il conflitto in incontro
In un videomessaggio per la Partita del Cuore, che si è svolta a L'Aquila, il Papa ha ricordato che "la sfida più grande è quella di unirci", soprattutto in questi tempi di "divisioni, bombe e guerre". Giocare insieme, ha sottolineato il Papa, significa in definitiva unirsi.
Leone XIV ricorda nel video il Tregua del 1914 nella Prima Guerra Mondiale, che si è svolta a Natale.
- 17 luglio. Papa Leone XIV chiede un immediato cessate il fuoco a Gaza.
A seguito del già citato attacco israeliano alla parrocchia cattolica di Gaza, il Pontefice "rinnova il suo appello per un immediato cessate il fuoco, ed esprime la sua profonda speranza per il dialogo, la riconciliazione e la pace duratura nella regione".
Per Netanyahu, "la fine della guerra".
- 18 luglio Papa Leone XIV invita il Primo Ministro israeliano Netanyahu a cessare le ostilità e a porre fine alla guerra.
Il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato della Santa Sede, in un'intervista al Tg2 Post (RAI), ha definito "tempestiva" e "positiva" la telefonata del Primo Ministro Netanyahu al Papa, come riporta Vatican News. "Non era possibile non spiegare al Papa, non informare direttamente il Papa di quello che è successo, che è assolutamente grave", ha detto il cardinale Parolin.
Il Segretario di Stato vaticano ha chiesto chiarezza sull'assalto alla Chiesa della Sacra Famiglia a Gaza, descrivendo il conflitto come "una guerra senza limiti".
Altre reazioni: i cardinali Parolin, Chomalí...
Oltre al Il cardinale ParolinIn una dichiarazione del cardinale Fernando Chomalí, arcivescovo di Santiago del Cile, che ha descritto la situazione a Gaza come "insostenibile", uno degli ecclesiastici che ha espresso con maggior voce la sua valutazione è stato il cardinale Fernando Chomalí, arcivescovo di Santiago del Cile.
"Esprimo la mia solidarietà e il mio totale e netto rifiuto di un atto del genere che ha provocato due morti (alla fine sono stati tre, e diversi feriti, alcuni gravi), il ferimento del parroco, don Gabriel Romanelli, e di una chiesa che ha accolto centinaia di gazesi sfollati a causa della guerra", ha dichiarato in un comunicato. comunicato il 17 luglio.
"Quando si compie un attacco contro la casa di Dio, è un attacco contro la cosa più sacra che un essere umano ha, la sua fede, fonte di speranza e di carità", ha aggiunto il cardinale. A suo avviso, "questo atto disumano" deve essere condannato trasversalmente da tutte le persone di buona volontà e "deve sfidare profondamente coloro che ancora credono che attraverso la violenza raggiungeranno i loro obiettivi politici".
Il cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme, padre Gabriele Romanelli, parroco della Chiesa della Sacra Famiglia, e il patriarca greco-ortodosso Theophilos III posano davanti alla chiesa greco-ortodossa di San Porfirio il 18 luglio 2025, mentre visitano i rifugiati nelle chiese di Gaza City, dopo l'attacco israeliano (foto CNS/courtesy of the Latin Patriarchate of Jerusalem).
La vicinanza del Papa al Patriarca Pizzaballa
In seguito all'attacco alla parrocchia di Gaza, Papa Leone XIV ha contattato il Patriarca latino di Gerusalemme, il cardinale Pierbatista Pizzaballa, che si trovava in visita alla parrocchia della Sacra Famiglia, ha riferito l'agenzia vaticana, accompagnato dal Patriarca greco-ortodosso Theophilos III.
Leone XIV ha espresso la sua "vicinanza, preoccupazione, preghiera, sostegno e desiderio di fare tutto il possibile non solo per raggiungere un cessate il fuoco, ma anche per porre fine a questa tragedia".
"Il Papa ha ripetuto più volte che è ora di fermare questo massacro, che non c'è alcuna giustificazione per quello che è successo e che dobbiamo fare in modo che non ci siano più vittime", ha detto il Patriarca Pizzaballa in una dichiarazione. dichiarazioni a Vatican News.
A nome del Patriarcato latino e di tutte le Chiese di Terra Santa, Pizzaballa ha ringraziato il Papa per "la sua solidarietà e le preghiere che ci aveva già assicurato", esprimendo la gratitudine di tutta la comunità cattolica di Gaza.
Inoltre, in mezzo alla crescente preoccupazione internazionale, i leader di tutto il mondo hanno condannato l'attacco del 17 luglio alla parrocchia della Sacra Famiglia a Gaza City.
Una donna vive nel monastero di San Pietro, il più antico di Malta, con una lunga tradizione di monache benedettine che risale al XV secolo. Tuttavia, questa continuità secolare è ora in pericolo, poiché è l'unica rimasta a percorrere i corridoi di questo bellissimo monastero a Mdina, la "Città del Silenzio" che un tempo era la capitale del Paese.
Beata Maria Adeodata Pisani
Sono gli stessi passi compiuti dalla beata Maria Adeodata Pisani. Questa suora, che ricevette il nome di Maria Teresa al battesimo, visse dal 1806 al 1855. Figlia di un matrimonio Rifiutando la vita mondana che la madre voleva imporle, entrò nel monastero di San Pietro a Mdina il 16 luglio 1828, all'età di 22 anni. Lì prese il nome di Maria Adeodata e, appena due anni dopo, emise la professione solenne.
La Beata Pisani ricoprì diversi incarichi: sacrestana, infermiera, portinaia, maestra delle novizie e badessa. Durante la sua permanenza alla guida del monastero, si fece notare per la sua fedeltà alla Regola di San Benedetto e per la sua tenacia nell'aiutare le monache dell'intera comunità.
Il 25 febbraio 1855 si recò a ricevere la Santa Comunione, dicendo all'infermiera che lo accudiva che quella sarebbe stata l'ultima volta che sarebbe sceso in cappella. Dopo aver ricevuto il sacramento, ebbe un attacco di cuore e morì poche ore dopo, dopo aver ricevuto l'Unzione degli Infermi.
San Giovanni Paolo II beatificato Maria Adeodata Pisani il 9 maggio 2001, affermando che la sua vita è stata uno "splendido esempio di consacrazione religiosa benedettina". Il Papa polacco, riferendosi alla Beata, ha sottolineato che "con la sua preghiera, il suo lavoro e il suo amore è diventata una fonte di fecondità spirituale e missionaria, senza la quale la Chiesa non può predicare il Vangelo secondo il comando di Cristo, perché missione e contemplazione hanno assolutamente bisogno l'una dell'altra".
Una suora ottuagenaria
Oggi, l'unica persona che porta avanti l'eredità di quella donna benedetta è una suora ottuagenaria. La sua casa, questo convento nascosto nella città maltese del silenzio, è aperta a chiunque voglia visitarla. Ma non la vedrete.
Chi entra nel parco incontra dapprima il sorriso di un volontario che lavora alla porta e che offre guide al museo-monastero in diverse lingue. Poi, mentre si aggira per le stanze, contemplando la moltitudine di opere d'arte appese alle pareti, può sentire un cane abbaiare in lontananza. Sbirciando nel giardino che funge da orto per l'unico ospite, si può vedere il piccolo animale che gioca nella terra, mentre una donna si occupa delle piante che crescono lì. Loro due sono l'unica compagnia per l'unica suora benedettina rimasta a Malta.
Cosa succede dopo?
Al termine della visita al monastero, è impossibile non chiedersi cosa ne sarà di tutto questo patrimonio spirituale e artistico quando non ci saranno più le monache. Se lo chiedete al volontario all'ingresso, si limiterà a scrollare le spalle con un sorriso, lasciando intendere che è la stessa domanda che si pongono tutti i passanti.
L'eredità delle monache benedettine passerà nelle mani del governo, un altro ordine religioso inizierà la sua vita lì, alcune delle monache benedettine rimaste nel mondo si trasferiranno nel monastero?
Forse qualche giovane maltese risponderà a una chiamata di Dio che la invita a ritirarsi e a incontrarlo in questo monastero che, per una bella coincidenza, si trova proprio nella Città del Silenzio.
Santa Aurea di Cordova, vergine e martire della persecuzione
Il 19 luglio la Chiesa celebra Santa Aurea di Cordova, il cui padre era musulmano e la madre cristiana, del IX secolo. Entrò in un monastero a Cordova e, in un contesto di persecuzione dei cristiani, i suoi parenti la denunciarono. All'inizio esitò, ma fu martirizzata per non aver abbandonato la fede cristiana.
Francisco Otamendi-19 luglio 2025-Tempo di lettura: < 1minuto
Santa Aurea di Cordova nacque a Siviglia da una famiglia benestante. La maggior parte di loro era maomettana, ma sua madre, Artemia, era cristiana. La educò alla fede cristiana e ai Vangeli. Sorella dei martiri Adolfo e Giovanni, si ritirò nel monastero di Cuteclara dopo la morte dei fratelli. Lì visse in pace finché non fu denunciata per la sua fede. In una delle persecuzioni sotto i musulmani, è stato portato davanti al giudice e ha rinnegato la fede cristiana.
Ma si pentì, si presentò allo stesso magistrato e, dopo che il processo fu ripetuto, rimase ferma nella sua fede, per cui fu decapitata. Conosciamo la sua vita e il suo martirio dalla testimonianza di sant'Eulogio di Cordova. Il Martirologio Romano conferma che la prima volta si spaventò davanti al giudice, ma poi rimase ferma (anno 856). È ricordata per il suo coraggio e la sua fede incrollabile in tempi di persecuzione.
Santa Macrina, Sant'Epafra
La liturgia cattolica oggi ricorda anche Santa MacrinaEra la sorella maggiore dei santi Basilio Magno e Gregorio di Nissa, padri cappadoci, e di Pietro di Sebaste, vescovo. Insieme formarono una famiglia di santi con una profonda influenza sulla dottrina e sulla spiritualità cristiana.
Anche sant'Epafra è incluso nel calendario dei santi di oggi. Era originario di Colossa e fu discepolo dell'apostolo Paolo, che lo convertì al cristianesimo durante il suo soggiorno a Efeso. L'Apostolo lo cita nelle lettere ai Colossesi e a Filemone, in cui lo chiama "nostro caro compagno e fedele ministro di Cristo", "mio compagno di prigionia". Evangelizzò Colossa e altre città.
Da 'The Wanderer' a 'The Thunderer', il viaggio di fede del musicista Dion
Cosa ci fa un musicista veterano, un trovatore, un membro della Rock and Roll Hall of Famer e un cattolico contemplativo in un bis? Se sei Dion DiMucci, stai ancora scrivendo nuova musica e cantando le lodi di un'esistenza incentrata su Cristo. Dal "Viandante" al "Tonante". Dal vagabondo, al tonante, al tonante.
OSV / Omnes-19 luglio 2025-Tempo di lettura: 6minuti
- Mike Mastromatteo
DiMucci, conosciuto per quasi 70 anni di carriera discografica con il suo nome di battesimo, Dion, si è distinto da molti altri colleghi del rock and roll alla fine degli anni '60 per essersi pubblicamente impegnato nella sua fede cristiana.
Il ritorno alla fede è avvenuto quando il cantante ha lottato per superare le dipendenze da droghe sviluppatesi poco dopo il suo primo successo commerciale e popolare. Dion aveva registrato diverse canzoni di successo alla fine degli anni Cinquanta e aveva ottenuto un lucroso contratto discografico prima dell'età di 21 anni.
Dopo un periodo di inaridimento musicale ed emotivo, la Dion tornò in classifica nel 1968 con il disco di successo "Abraham, Martin and John", un lamento sugli assassinii e i disordini politici negli Stati Uniti sulla scia della lotta per i diritti civili.
Programma di recupero delle dipendenze
Fu in quel periodo che Dion entrò in un programma di recupero dalle dipendenze e mosse i primi passi sulla strada della sobrietà e dell'appagamento interiore. Una delle lezioni durature che Dion ha imparato sulla via del ritorno è stata quella di capire la differenza tra successo commerciale e realizzazione personale.
Il ritorno di Dion all'integrità e alla tranquillità spirituale è un elemento chiave del suo nuovo libro di memorie "The Rock 'N' Roll Philosopher", una serie di conversazioni sulla vita, la guarigione, la fede e la musica.
Il vescovo Barron fa la prefazione al suo nuovo libro
Nella prefazione del nuovo libro, la Il vescovo Robert Barron della diocesi di Winona-Rochester, Minnesota, e responsabile dei Ministeri cattolici della diocesi di Winona-Rochester, Minnesota. Parola al fuocoha riflettuto sulla "svolta della grazia divina" che ha aiutato Dion a guarire da una dipendenza debilitante.
"Dion ha posto grande enfasi sulle quattro principali tentazioni che i maestri spirituali hanno identificato come sostituti di Dio: ricchezza, piacere, potere e onore", ha detto il vescovo Barron. Ha aggiunto che il distacco dalle cose materiali è fondamentale per chiunque cerchi di seguire un percorso incentrato su Cristo.
Impegno di fede: 57 anni di sobrietà e vita pulita
In una serie di interviste con OSV News, Dion ha riflettuto su come il nuovo impegno nella fede abbia sostenuto i suoi 57 anni di sobrietà e vita pulita. Ha anche condiviso i suoi pensieri sulla natura decaduta dell'uomo.
"Sono una persona sicura di sé, ma non mi aspetto mai troppo dalle persone al giorno d'oggi", ha detto Dion. "Siamo nati caduti, e quando la gente viene da me e mi chiede se siamo buoni o cattivi, io continuo a pensare che siamo fondamentalmente buoni. Ma è sempre 'incerto' perché siamo caduti. C'è qualcosa di molto buono in noi, ma dobbiamo coltivarlo e portarlo avanti. Se non lo facciamo, le cose possono andare male.
Padri italo-americani, parrocchia di Nostra Signora del Monte Carmelo nel Bronx
Sono parole umili ma forti quelle del figlio di genitori italo-americani della classe operaia che, pur essendo iscritti alla parrocchia di Our Lady of Mount Carmel nel Bronx, a New York, non erano particolarmente ferventi nella pratica della fede cattolica.
Dion racconta che crescere nel Bronx non è stato particolarmente difficile. Ma a volte è stato difficile evitare la cultura delle gang di strada, che spesso richiedeva ai giovani di dimostrare il proprio valore attraverso la ribellione e il rifiuto della maggior parte delle forme di autorità legittima. Ha anche raccontato come la mancanza di fiducia nel proprio valore lo portasse a cercare costantemente l'approvazione degli altri.
Copertina di "The Rock 'N' Roll Philosopher", una serie di conversazioni sulla vita, la guarigione, la fede e la musica a cura di Dion DiMucci e Adam Jablin (foto di OSV News/courtesy of Dion DiMucci).
Continua a registrare con Springsteen, Clapton, Simon
Sebbene Dion sia salito alla ribalta più di 60 anni fa con dischi di successo come "The Wanderer", "Runaround Sue", "Ruby Baby" e "Lovers Who Wander", rifiuta di riposare sugli allori del passato. Continua a registrare album a base di blues accanto ad amati colleghi musicali come Bruce Springsteen, Eric Clapton e Paul Simon.
Testi basati sulla Bibbia e su Cristo
Alcuni degli album recenti della Dion hanno un sapore di musica gospel, ma lei non pretende di predicare con la sua musica contemporanea. Tuttavia, i testi di alcune canzoni basate sul blues della Dion sono inconfondibili nei loro messaggi incentrati su la Bibbia e in Cristo.
La loro canzone "The Thunderer", ad esempio, si basa sulla vita e sull'opera di San Girolamo, il santo del IV secolo che tradusse per primo la Bibbia in latino.
La canzone contrappone la personalità pungente di Jerome alla sua passione per rendere le Scritture il linguaggio dell'uomo comune. Come ci avverte il testo: "Non si può vivere la vita solo per essere gentili / L'ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo / L'amore senza verità è solo sentimentale / La verità senza amore è sterile".
Mike Aquilina: l'amicizia, una chiave per l'evangelizzazione
Ulteriori informazioni sull'atteggiamento di Dion nei confronti della fede, della musica e della vita in generale ci vengono fornite dal suo mentore e partner nella scrittura delle canzoni, Mike Aquilina. Il co-fondatore del St. Paul Center for Biblical Theology di Steubenville, Ohio, e autore di diversi libri sull'era patristica della Chiesa, Aquilina, cita l'effetto positivo che Dion ha sui suoi ascoltatori e sui suoi colleghi musicisti.
Aquilina ha detto che Dion è stato una "figura colossale" per gli italo-americani, che si stavano ancora assimilando all'America degli anni Cinquanta e Sessanta.
"Una parte fondamentale dell'evangelizzazione è l'amicizia, e la carriera di Dion lo ha inserito nella vita di grandi artisti", ha detto Aquilina a OSV News.
"Guardate l'elenco delle persone con cui ha lavorato agli ultimi album. Questi uomini e donne sono suoi amici da molti decenni. Ciò significa che è stato presente nelle loro vite e ha avuto una certa influenza. Dion ha un grande senso dell'umorismo, ma non ha conversazioni superficiali e queste persone lo sanno. Rimane loro amico perché apprezzano la sua spiritualità.
La musica, anche una forma di evangelizzazione
Aquilina ha anche detto che alcuni dei contenuti "esplicitamente religiosi" della musica più contemporanea della Dion possono essere visti come una forma di evangelizzazione.
"La canzone 'Angel in the Alleyways', per esempio, parla degli angeli custodi", ha detto, "Can't Go Back to Memphis' è in realtà la storia dell'espulsione di Adamo dall'Eden. Ma credo che tutto ciò che fa rifletta una prospettiva cristiana. Anche le canzoni che riflettono la dura realtà della dipendenza, come 'Cryin' Shame', mostrano come siamo puniti per i nostri peccati".
Quando non si esibisce o non prepara nuove registrazioni, la Dion dedica diverse ore ogni settimana ad aiutare le persone a guarire dalle dipendenze e dai problemi di abuso di sostanze. "Questa è una parte importante della sua vita, ed è una missione a sfondo religioso", ha detto Aquilina. Dion sa di essere stato salvato dalla morte e dalla miseria e vuole aiutare gli altri a trovare la stessa salvezza".
Umiltà
Pur non essendo un teologo, Dion ha contribuito a richiamare l'attenzione su un elemento meno noto dell'insegnamento della Chiesa sul peccato e sulla punizione. Nelle interviste e nei suoi commenti improvvisati ad amici e seguaci, Dion promuove l'idea dell'umiltà come "guaritore del dolore".
Come ha notato il vescovo Robert Barron, "[Dion] spiega che siamo puniti per l'atto [peccaminoso], non a causa di esso. Non credo che il Dottore della Chiesa San Giovanni della Croce avrebbe potuto dirlo meglio".
Spettacolo di Broadway
Nonostante abbia compiuto 86 anni a luglio, Dion non ha intenzione di rallentare. Si divide tra Boca Raton, in Florida, dove è membro della parrocchia di St. Jude, e New York, dove ha un appartamento.
Presto pubblicherà un album che accompagnerà il libro "Rock 'N' Roll Philosopher" e sta supervisionando la produzione dello spettacolo di Broadway "The Wanderer", un musical vagamente basato sui suoi primi giorni come rocker e pioniere del doo-wop. Lo spettacolo è già stato rappresentato in piccoli teatri del New Jersey, ma la sua prima a Broadway porterà senza dubbio la storia di Dion a una nuova generazione di fan della musica.
Dion afferma che lo spettacolo ha componenti forti, ovvie, trasformative e redentive. "Ma lo fa in un modo molto bello, buono e vero, usando il linguaggio del cuore nelle canzoni e nei testi".
"Ha un piano per la tua vita"
A prescindere dal successo di "The Wanderer" a Broadway, Dion non ha intenzione di riordinare le sue priorità nella vita. Né ha intenzione di smettere di produrre musica. Rimane grato per l'intuizione di molto tempo fa che gli ha permesso di capire la differenza tra successo e realizzazione.
"Penso che senza Dio nella mia vita, tutta la pressione della vita ricade su di me per capire tutto [e] prendere posizione su tutto", ha detto. "Quando hai fede in Dio, sai che ha un piano per la tua vita e hai una chiarezza morale. Avere la sua sicurezza, la sua serenità, la sua pace e la sua libertà è un modo bellissimo di affrontare la vita. La sua amicizia è fondamentale e ringrazio Dio per avermi dato questa energia. È stato buono con me.
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Mike Mastromatteo è uno scrittore, redattore e recensore di libri di Toronto.
Questa storia è stata pubblicata originariamente su OSV News. Questo articolo è una traduzione dell'originale in inglese, che potete consultare qui. qui.
Rebeca, madre salvadoregna, imprenditrice e maratoneta, ha trasformato la corsa in un "dialogo con Dio", offrendo ogni sforzo per la sua famiglia e per le anime del purgatorio.
Rebeca, o Rebe come è conosciuta da molti, è un turbine di energia e fede. Moglie, madre di cinque figli, imprenditrice e maratoneta salvadoregna, la sua vita è una testimonianza di come le molteplici sfaccettature della donna contemporanea possano convergere in un percorso di incontro con Dio. "Come tante donne di questo secolo, vivo ogni giorno con il cuore diviso tra molteplici sfaccettature, cercando di dare il meglio di me stessa in ognuna di esse", confessa Rebe. Per lei, questo intricato arazzo della vita è tessuto, come dice, "sempre con il filo invisibile della fede".
Il suo rapporto con la fede è stato coltivato nel calore di una casa cattolica, segnata da esempi semplici e profondi."Ricordo i miei due nonneognuna con il suo rosario tra le dita", ricorda. La nonna paterna le ha inculcato la devozione per le anime benedette del purgatorio e la fiducia nella misericordia divina. Tuttavia, è stato l'amore a spingerla verso un legame ancora più profondo.
Correre per amore
In gioventù, pregava "di trovare un fidanzato che amasse Dio e mi aiutasse a camminare verso di Lui". La sua preghiera fu esaudita con l'arrivo del marito, che non solo le insegnò a pregare la Salve, ma, anni dopo, sarebbe stato l'ispirazione per Rebe a prendere le scarpe da corsa.
La vita familiare, con l'arrivo di cinque figli, è diventata una vera e propria "corsa a distanza". Dopo la nascita della quinta figlia, un parere medico ha indotto il marito a dedicarsi alla corsa per motivi di salute. Rebe, "volendo passare del tempo con lui e riaccendere la fiamma dell'amore", decise di unirsi a lui. L'inizio non è stato facile. "Ricordo il primo giorno: facevo fatica a respirare cercando di stargli dietro, mentre lui andava e veniva accanto a me", racconta. L'aneddoto che ha segnato un prima e un dopo, e che ha forgiato il suo spirito di runner, è arrivato quando, in un momento di disperazione durante le prime corse, lui ha sbottato: "Rebe, non sono venuto qui per camminare". Quella frase fu il segnale d'inizio della sua determinazione. Cominciò ad allenarsi da sola durante la settimana, alternando camminata e jogging, finché arrivò il giorno in cui, nelle corse condivise, era lei "a dettare il ritmo".
Le lunghe distanze divennero presto il suo nuovo orizzonte. Si alzava presto al mattino per accumulare chilometri e tornare in tempo per la routine mattutina della sua famiglia. In "quel profondo silenzio del primo mattino, tra il rumore dei miei passi e il battito del mio cuore", Rebe trovava uno "spazio sacro: il mio dialogo con Dio".
Ha scoperto che "nella solitudine della strada, potevo parlargli, ringraziarlo, chiedergli forza". Anche se a volte fugge nel Tabernacolo, riconosce che nelle sue corse mattutine "Dio ci regala albe uniche, ogni alba con la sua tavolozza di colori, ricordandomi che il suo amore è sempre nuovo e impressionante".
Pregare e correre
Per Rebeca, la fede si vive "nella vita di tutti i giorni". Insieme al marito, sono convinti che "l'esempio è il modo migliore per avvicinare i nostri figli a Dio". Ma non nascondono le loro lotte e le loro fragilità, perché sanno che "è importante mostrare loro le nostre cadute, le nostre lotte e come ci rialziamo sempre, sapendo che siamo figli amati di un Padre misericordioso".
La corsa gli ha insegnato una lezione preziosa: "Un corridore avanza sempre nel dolore". Questa massima è diventata un pilastro fondamentale. "Come nella vita", riflette Rebeca, "se vogliamo raggiungere i nostri obiettivi dobbiamo andare avanti nonostante il dolore, nonostante le nostre paure, sapendo che non siamo soli in ogni passo".
Ha imparato a offrire quello sforzo, "quella stanchezza, per le anime del purgatorio, per la mia famiglia, per le intenzioni di coloro che amo". Un'illusione l'accompagna costantemente: "pensare che, forse, un giorno incontrerò in cielo quelle anime per le quali ho corso un chilometro in più o ho offerto un chilometro a ritmo di suicidio".
La corsa è diventata anche un'attività familiare. Hanno partecipato a diverse gare insieme, festeggiando ogni traguardo raggiunto e imparando che "la vita spirituale, come lo sport, è una lotta costante, ma anche una festa condivisa".
Oggi Rebeca si guarda indietro e vede che "ogni passo, ogni corsa, ogni preghiera, ha fatto parte dello stesso cammino: quello di cercare Dio nell'ordinario, di trovarlo nell'amore, nella fatica e nella gioia di vivere". Perché, alla fine, correre e credere sono per lei due modi per andare sempre verso di Lui.
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Il Papa ha potuto parlare telefonicamente con il Primo Ministro di Israele, Benjamin Netanyahu, dopo l'attacco di ieri dell'esercito israeliano. contro la Chiesa della Sacra Famiglia a Gazache ha ucciso tre persone e ne ha ferite altre, alcune in modo grave. Lo riferisce la Sala Stampa della Santa Sede in un comunicato.
In questa conversazione, secondo la nota, il Papa ha ribadito il suo appello per un immediato cessate il fuoco e la riattivazione di un processo di negoziazione di pace per l'area.
Leone XIV ha espresso al leader israeliano la sua preoccupazione per la situazione umanitaria della popolazione di Gaza e ha sottolineato "l'urgenza di proteggere i luoghi di culto e soprattutto i fedeli e tutte le persone in Palestina e in Israele".
Conversazione con il Patriarca di Gerusalemme
Questo colloquio con l'autorità politica non è stato l'unico che il Papa ha avuto nelle ultime ore per conoscere e manifestare la sua disponibilità ad aiutare nella situazione della guerra che sta devastando la Terra Santa da più di un anno.
Il pontefice ha potuto parlare con il Il cardinale Pierbattista PizzaballaIl Patriarca latino di Gerusalemme poco prima di arrivare alla chiesa attaccata.
Il cardinale si è recato nella zona dell'attentato insieme a Sua Beatitudine Theophilos III, patriarca greco-ortodosso di Gerusalemme, "come parte di una delegazione ecclesiastica, esprimendo la comune sollecitudine pastorale delle Chiese di Terra Santa e la loro preoccupazione per la comunità di Gaza", come riportato dal Patriarcato latino di Gerusalemme.
Il cardinale Pizzaballa ha voluto "valutare personalmente i bisogni umanitari e pastorali della comunità, per aiutare a guidare la presenza e la risposta continua della Chiesa".
Inoltre, nelle ultime ore, e su richiesta della Patriarcato latinoe in coordinamento con i partner umanitari, "ha garantito l'accesso per la consegna di assistenza essenziale non solo alla comunità cristiana, ma anche al maggior numero possibile di famiglie". Questo includeva centinaia di tonnellate di scorte alimentari, oltre a kit di pronto soccorso e attrezzature mediche di emergenza. Inoltre, il Patriarcato ha assicurato l'evacuazione dei feriti nell'attacco verso istituzioni mediche al di fuori di Gaza, dove riceveranno cure mediche".
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Uno studio del Center for Applied Research in the Apostolate della Georgetown University dimostra che la devozione alla Vergine Maria ha un impatto significativo sulle vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata.
Agenzia di stampa OSV-18 luglio 2025-Tempo di lettura: 4minuti
Secondo un nuovo studio, la devozione a Maria è un fattore significativo nel discernimento e nel mantenimento della chiamata alla vita sacerdotale e religiosa.
"Come religiose, Maria ha svolto un ruolo molto importante nella nostra vita religiosa e sono entusiasta di vedere il rapporto come una sorta di conferma che Maria è davvero il nostro modello", ha detto Suor Thu T. Do, suora degli Amanti della Santa Croce e ricercatrice associata presso il Centro per la Ricerca Applicata all'Apostolato (CARA) della Georgetown University.
Il 16 luglio, il CARA ha pubblicato un rapporto intitolato "Impact of Mary, Mother of the Church on Church Vocations", che Suor Thu e il collega Jonathon L. Wiggins, ricercatore del CARA, hanno preparato in risposta a una richiesta della diocesi di Saginaw, Michigan.
Studio della dimensione mariana della Chiesa
Il teologo diocesano e coordinatore della formazione diaconale permanente Daniel Osborn ha guidato la richiesta. Osborn ha detto a OSV News che la "genesi principale" del progetto è stata la chiamata di Papa Francesco, nel novembre 2023, ai membri della Commissione Teologica Internazionale per un ulteriore studio sulla dimensione mariana della Chiesa.
"A livello personale", ha aggiunto, "devo all'intercessione della Madonna la mia vocazione ecclesiale di teologo laico". Lo studio, ha spiegato Osborn, era anche "un modo per onorarla e ringraziarla personalmente per come è intervenuta nella mia vita", che lo ha visto tornare alla fede cattolica della sua infanzia dopo un periodo di allontanamento.
L'indagine, condotta tra marzo e maggio utilizzando moduli cartacei inviati per posta e questionari via e-mail, ha rappresentato le risposte di 1.091 intervistati, un mix di vescovi cattolici statunitensi, sacerdoti diocesani, diaconi permanenti, direttori di diaconi e superiori maggiori di religiosi e religiose.
Discernimento vocazionale
Tra i sei gruppi intervistati, una media di 59 % ha dichiarato che la devozione mariana ha avuto un impatto "significativo" o "grande" sul loro discernimento della vocazione a servire Gesù Cristo e la Chiesa. Tra i gruppi, i sacerdoti religiosi (71 %) hanno citato maggiormente la devozione mariana, mentre i direttori di diaconato (49 %) l'hanno citata meno.
La maggior parte degli intervistati (92 %) ha dichiarato di essere stata introdotta alla devozione mariana da bambini, con la famiglia (79 %) come principale mezzo di introduzione, seguita dalle parrocchie (44 %) e dalle scuole cattoliche (44 %).
Il rosario è in cima alla lista delle pratiche devozionali mariane comuni durante il discernimento vocazionale, con 71 % che dicono di pregarlo in privato e 52 % che dicono di pregarlo con altri. La preghiera davanti alle immagini di Maria - icone, statue o dipinti - è stata citata da 40 % degli intervistati.
Tra i partecipanti, la casa (80 %) è stata il principale luogo di devozione durante il discernimento vocazionale, seguita dalla parrocchia (77 %).
Apparizioni mariane e medaglie
Gli intervistati hanno anche dichiarato di indossare "spesso" o "sempre" la Medaglia Miracolosa (32 %), associata alle apparizioni di Maria a Santa Caterina Labouré nel XIX secolo; lo scapolare marrone di Nostra Signora del Monte Carmelo (29 %); o un'altra medaglia mariana (18 %).
Anche i pellegrinaggi ai luoghi delle apparizioni mariane prima di giungere alla loro vocazione nella Chiesa sono stati segnalati da 44 % di tutti gli intervistati, con Guadalupe (29 %) e Lourdes (28 %) come siti più visitati.
La maggioranza degli intervistati (74 %) ha affermato che la devozione a Maria ha "rafforzato" o "molto rafforzato" lo svolgimento delle rispettive vocazioni. I vescovi (89 %) sono quelli che più hanno sottolineato il ruolo di Maria in questo senso.
La devozione mariana rafforza anche l'attuale devozione all'Eucaristia, con un totale di 8 0% che affermano che Maria ha avuto un impatto "significativo" o "grande".
La domanda aperta del sondaggio sul dogma o la dottrina mariana che ha maggiormente influenzato le vocazioni degli intervistati ha suscitato 31 esempi specifici, con l'Immacolata Concezione, la Madre di Dio o "Theotokos", l'Assunzione e la perpetua verginità di Maria che sono stati i più citati.
Le devozioni mariane più significative
Un'altra domanda aperta sui titoli mariani più significativi ha ricevuto un alto tasso di risposta, con 84 partecipanti al % che hanno elencato un totale di 128 titoli mariani diversi. Il più popolare è stato "Maria, Madre di Dio", seguito da "Nostra Signora del Perpetuo Soccorso", "Maria, Madre della Chiesa", "Non vincolante", "Nostra Signora di Guadalupe", "Nostra Signora/Madre dei Dolori", "Theotokos" ("portatrice di Dio"), "Regina della Pace", "Nostra Signora del Buon Consiglio" e "Cuore Immacolato".
Tra gli autori mariani citati dai partecipanti al sondaggio, il sacerdote francese San Luigi Maria di Montfort è al primo posto, seguito da San Giovanni Paolo II, San Massimiliano Kolbe, il Venerabile Fulton J. Sheen, Padre Michael E. Gaitley, membro dei Padri Mariani dell'Immacolata Concezione, e Sant'Alfonso Liguori.
Tra le altre conclusioni del rapporto:
– San Giovanni Paolo II è stato indicato come il santo che ha maggiormente ispirato la devozione mariana dei convenuti, seguito da San Luigi di Montfort, San Giuseppe, Santa Bernadette di Lourdes, Sant'Alfonso Liguori, San Domenico e Santa Teresa di Lisieux.
- I Vangeli di Luca e Giovanni erano le fonti più popolari delle Scritture relative a Maria.
- L'arte mariana, come la Pietà, la tilma di San Juan Diego Cuauhtlatoatzin stampata con l'immagine di Nostra Signora di Guadalupe e le raffigurazioni dell'Annunciazione e di Nostra Signora del Perpetuo Soccorso hanno ricevuto "un alto volume di menzioni" tra i partecipanti al sondaggio.
Maria come "compagna, amica e guida".
"La maggior parte degli intervistati ha descritto la presenza di Maria nella propria vita usando termini come compagna, amica, guida, consolatrice, modello, intercessore, madre e ispiratrice di vocazioni", si legge nel rapporto. "Molti hanno anche parlato di sperimentare il suo ruolo attraverso le pratiche devozionali mariane e di essere consacrati a Maria.
Maria "ci incontra ovunque", ha detto suor Thu a OSV News. "Anche nel luogo o nel momento in cui non incontriamo nessuno, la Vergine Maria è lì.
Questa notizia è stata pubblicata per la prima volta in inglese su OSV News. È possibile leggere il testo originale QUI.
Santa Sinforosa e sette santi bambini, martiri sulla via Tiburtina a Roma
Il 18 luglio la Chiesa celebra Santa Sinforosa e i sette figli martiri, anch'essi santi, avuti dal marito. San Getulio, tribuno militare, morto martire al tempo di Adriano. Tutti rimasero saldi nella fede nel III-IV secolo.
Francisco Otamendi-18 luglio 2025-Tempo di lettura: 2minuti
"A nove miglia da Roma, sulla via Tiburtina, commemorazione dei Santi Sinforosa e dei suoi sette compagni (la tradizione afferma che fossero suoi figli). Crescenzio, Giuliano, Nemesio, Primitivo, Giustino, Stazio ed Eugenio, martiri, che furono martirizzati in vari modi, fedeli alla loro fratellanza con Cristo". Così recita il Martirologio Romano su Santa Sinforosa e i suoi sette figli santiI santi e i beati sono commemorati il 18 luglio, insieme ad altri santi e beati.
Santa Sinforosa era una matrona romana, madre di martiri. Suo marito, San Getulio, che era un tribuno militare, morì martire al tempo di Adriano. Questa coppia ebbe sette figli, i cui nomi abbiamo appena citato e che la tradizione conserva. Era una famiglia cristiana.
Famiglia di martiri
Divenuto persecutore dei cristiani, l'imperatore Adriano mandò in prigione Getulio e suo fratello Amanzio, anch'egli soldato, che furono decapitati nel Tevere.
Symphorosa parlò ai suoi figli della minaccia e della fedeltà a Dio, l'atteggiamento di suo padre. Dovette nascondersi per sette mesi con i suoi figli, nascosti nella persecuzione, e parlò loro del martirio. Tutti dissero che erano disposti a morire piuttosto che adorare gli idoli. La famiglia fu arrestata. Symphorosa fu gettata nel fiume Teverone, vicino a Tivoli, con una pietra legata al collo. I suoi figli furono martirizzati e benedissero Dio nel mezzo del loro tormento.
"I sette fratelli e altri santi
Quando Adriano si calmò, i cristiani poterono seppellire quelli che chiamavano "i sette fratelli" e costruirono una piccola chiesa a Symphorosa. In seguito, le sue reliquie furono portate a Roma e poste accanto a quelle del marito San Getulio.
Nello stesso giorno, la liturgia commemora altri santi come Arnolfo di Metz, Simone di Lipnica, Bruno di Segni, Domenico Nicola Dinh Dat, Federico di Utrecht, Emiliano di Dorostoro, Filastrio di Brescia, Materno di Milano, Rufilo, Santa Teodosia di Costantinopoli e la monaca ucraina Beata Tarcisia (Olga) Mackiv, uccisa in Polonia nel 1944.
Vangelo secondo Giovanni: dove l'umano rivela l'eterno
San Giovanni, che scrisse il suo Vangelo in età avanzata, scopre sempre la stessa Parola, lo stesso Cristo eterno e senza tempo dietro ogni evento della vita temporale di Cristo.
18 luglio 2025-Tempo di lettura: 2minuti
Leggendo in questi giorni il Vangelo secondo GiovanniMi ha colpito, con particolare chiarezza, un aspetto fondamentale che sembra contrastare con l'idea generale che possiamo avere di questo Vangelo. Sembrerebbe che questo ultimo Vangelo canonico, scritto alla fine del I secolo, dopo i tre Vangeli sinottici, sarebbe "teologico", intendendo questo concetto come poco attento ai dati storici concreti in cui si è svolta la vita terrena di Gesù di Nazareth.
Ma questa idea generale sul quarto Vangelo contrasta, fin dall'inizio, con la realtà di ciò che è concretamente scritto, in conformità con lo scopo dell'autore che, fin dall'inizio, chiarisce di voler presentare il lato veramente umano di Gesù: "E il Verbo si fece carne" (Gv 1,14).
Eternità e umanità
Sì, infatti, guarda il Verbo nella sua eternità, nella sua pre-temporalità, ma non separata o pre-temporale senza più, bensì nella sua unione con la "carne", con la sua umanità, e, per di più, con la sua umanità in ciò che è più debole e fragile.
Giovanni, che scrive il suo Vangelo in età avanzata, intuisce e scopre dietro ogni evento della vita temporale e storica di Cristo, lo stesso Verbo, lo stesso Cristo eterno e senza tempo, "che è ancora nel seno del Padre" (cfr. Gv 1,18), che opera sulla terra. L'umano non contrasta in alcun modo con il divino in Gesù, ma ne è la trasparenza e la manifestazione.
Unità nel Vangelo
Non c'è dualismo, né docetismo gnostico, ma unità, anche nelle ore più dolorose della passione e morte di Gesù. È proprio in queste sofferenze che Giovanni vede risplendere con uno splendore particolare la divinità di Cristo, il suo Amore eterno e definitivo: "E quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me" (Gv 12,32). I miracoli, dal canto loro, più che opere di potenza, sono "segni", "risplendono" del suo Amore, della sua divinità.
In definitiva, tutti i fatti della vita di Gesù, ben radicati nella terra e nella storia, sono collocati alla luce del Verbo eterno, il Figlio "unigenito": "E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi, e noi abbiamo visto la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità" (Gv 1,14).
Bombardata la parrocchia cattolica di Gaza, Leone XIV chiede l'immediato cessate il fuoco
L'unica parrocchia cattolica di Gaza è stata colpita da un carro armato israeliano e sette parrocchiani sono rimasti feriti. In un telegramma, il Papa chiede un immediato cessate il fuoco.
Il Patriarcato latino di Gerusalemme ha riferito in un breve comunicato l'attacco alla parrocchia della Sacra Famiglia, l'unica parrocchia cattolica della Striscia di Gaza, in cui sono rimaste ferite sette persone, tra cui due anziani.
Sebbene il bilancio delle vittime non fosse ancora noto al momento dell'annuncio iniziale, due persone sono state uccise nell'attacco, come è stato poi confermato.
Secondo le prime notizie, un carro armato israeliano ha sparato contro la chiesa, che serve i circa 500 cristiani rimasti a Gaza. L'esercito ha attribuito a un "errore di tiro" la responsabilità dell'incidente, nel corso del quale il parroco, Gabriele Romanelli, ha riportato una ferita minore alla gamba, ma ha potuto curare i feriti più gravi prima di essere curato e dimesso dall'ospedale arabo battista di Al-Ahli.
L'appello di Papa Leone XIV per la pace
Questo attacco all'unica chiesa cattolica della Striscia si aggiunge alla situazione insostenibile della comunità.
Papa Leone XIV ha inviato un telegramma alla comunità cattolica della zona, sottolineando la sua "profonda tristezza" per l'attentato e assicurando le sue preghiere per "la consolazione di coloro che piangono e per la guarigione dei feriti".
Il pontefice ha lanciato un "appello per un immediato cessate il fuoco", come ha fatto sin dalla sua elezione, nella "speranza di dialogo, riconciliazione e pace duratura nella regione".
L'Opus Dei apre un ufficio di guarigione e ascolto in Spagna
Con i membri e gli ex membri dell'Opera come interlocutori, l'Ufficio vuole "incanalare questi processi in modo strutturato e rispondere meglio alle richieste ricevute".
Il Prelatura dell'Opus Dei ha pubblicato sul proprio sito web il lancio di un nuovo ufficio di guarigione e ascolto assistere gli ex membri della Prelatura o gli ex frequentatori delle sue attività che possono sentirsi feriti o avere lamentele di natura istituzionale.
L'Ufficio di guarigione e ascolto del Opus Dei in Spagna, creato con decreto del Vicario regionale della Prelatura del 13 maggio 2025, prosegue la linea di interlocuzione segnata dai protocolli che l'istituzione ha messo in atto più di 10 anni fa per affrontare eventuali casi di abuso e che sono andati avanti e prendendo forma nel corso degli anni.
Questo tipo di ufficio esiste già in molte diocesi e istituzioni religiose in Spagna e, secondo l'Opus Dei, questo nuovo ufficio mira a "promuovere processi di guarigione" con gli ex membri della Prelatura o gli ex frequentatori delle sue attività che possono sentirsi feriti o avere lamentele di natura istituzionale.
Non è il primo di questi uffici che l'Opus Dei ha, dal 2022, in Argentina, c'è l'Ufficio di Guarigione e Risoluzione, con un obiettivo simile nella regione americana. Dal 2024, la Prelatura dispone anche di un canale di ricezione di richieste o reclami relativi al tempo trascorso presso l'Opera via e-mail.
Ex membri del gruppo di ascolto
Questo ufficio vuole essere un ulteriore passo avanti nel compito di "incanalare questi processi in modo strutturato e di rispondere meglio alle richieste ricevute". A tal fine, la prelatura ha formato un'équipe che comprende professionisti nei campi della psicologia, della spiritualità, dell'educazione, del lavoro sociale e dell'accompagnamento pastorale.
Tra queste persone, ci sono uomini e donne, alcuni appartenenti all'istituzione, altri senza incarichi di governo, e persone che in precedenza facevano parte dell'Opera, per offrire uno "spazio di fiducia che permetta di seguire ogni caso con empatia e rispetto".
In realtà, l'ufficio ha un'indipendenza operativa rispetto al governo della Prelatura e sono queste persone che fungono da interlocutori tra l'Opera e le persone colpite e che hanno il compito di "trasferire alla Prelatura, se del caso, le richieste o i suggerimenti di perdono o di riparazione che, in accordo con il ricorrente, sono ritenuti opportuni". Il comunicato non chiarisce il tipo di riparazione a cui si fa riferimento, né se in alcuni casi sia contemplata la possibilità di una restituzione finanziaria.
Riparazione e guarigione
L'ufficio raccoglierà informazioni "per capire cosa è successo, valutare l'entità del caso e cercare il modo migliore per offrire assistenza e guarigione". La stessa prelatura sottolinea che "l'équipe dell'ufficio può contare su consulenze esterne - ad esempio per l'orientamento legale o la mediazione istituzionale - sempre con l'esplicito consenso della persona assistita".
Preparazione al centenario dell'Opus Dei
L'ufficio è nato da un percorso di lavoro, ascolto e apprendimento della Prelatura dell'Opus Dei, insieme a quella di tutta la Chiesa cattolica, nell'affrontare non solo i casi di abuso (sessuale o di coscienza) ma anche l'accoglienza di persone ferite o in confronto con l'istituzione religiosa.
Oltre ai vari casi di ex membri scontenti che hanno colpito direttamente l'istituzione fondata da San Josemaría Escrivá, l'Opera sottolinea la volontà di "migliorare l'attenzione personale, soprattutto nei confronti di coloro che hanno lasciato l'Opera" e che questo tipo di azione dovrebbe servire a preparare il centenario della fondazione dell'Opus Dei nel 2028.
Le Sante Edvige, regina di Polonia e Lituania, e Teresa di Sant'Agostino
Il 17 luglio la Chiesa celebra Sant'Edvige, la giovane regina di Polonia e Lituania. Con il marito, il re di Lituania, ebbe una grande influenza sull'evangelizzazione del Paese. Fondò la Facoltà di Teologia dell'Università di Cracovia, "la Jagellonica" (Polonia). Oggi si commemorano anche la Beata Teresa di Sant'Agostino e 15 monache carmelitane scalze, martirizzate in Francia.
Francisco Otamendi-17 luglio 2025-Tempo di lettura: 2minuti
La liturgia di oggi ricorda Sant'Edvige, o Edvige, che ereditò il trono di Polonia (1382-1399) alla morte del padre, Luigi I d'Ungheria. La santa era figura storica importante nell'unione di Polonia e Lituania. Sposò il re di Lituania Ladislao Jagiellon, che si convertì al cristianesimo con il nome di Ladislao II, e suo marito, evangelizzato il Paese.
L'Martirologio romanoLa definisce così: "A Cracovia, città della Polonia, santa Edvige, regina, che, nata in Ungheria, ereditò il regno di Polonia e sposò Jagiellon, gran signore della Lituania, che ricevette al battesimo il nome di Ladislao, e con il quale impiantò la fede cattolica in quel territorio della Lituania († 1399)". Jadwiga AndegaweńskaIl papa di lingua polacca si è distinto per le sue opere di carità, la fondazione di ospedali e il suo ruolo nella cristianizzazione della Lituania.
Facoltà di Teologia dell'Università di Cracovia
Sant'Edvige partecipò attivamente alla vita del grande Stato polacco-lituano. Promosse la cultura e fondò la Facoltà di Teologia dell'Università di Cracovia ("Jaguellonian"), una delle più antiche d'Europa. San Giovanni Paolo IIche vi ha studiato, insegnerebbe che "la vera ricchezza di un Paese sono le sue università".
La regina Edvige, morta all'età di 25 anni, è stata ammirata per secoli. È stata beatificata nel 1987 e canonizzata dieci anni dopo dal santo Papa polacco. Le sue reliquie sono state trasferite sull'altare di Cristo Crocifisso nella Cattedrale di Cracovia.
I martiri della Rivoluzione francese
La beata Teresa di Sant'Agostino, priora, e 15 monache carmelitane scalze del Carmelo di Compiègne, furono ghigliottinate a Parigi nel 1794, durante la Rivoluzione francese. Teresa di Sant'Agostino nacque a Parigi nel 1752 ed entrò nel monastero delle Carmelitane Scalze di Compiègne, a circa 65 km a nord di Parigi. Grazie alla sua ispirazione, tutte le carmelitane si offrirono al Signore come vittime di espiazione per chiedere la pace per la Chiesa e per il loro Paese.
Oggi si festeggia anche Sant'Alessio, del IV secolo, che lasciò la sua casa per diventare un mendicante che chiedeva l'elemosina in incognito. San Giacinto, martire in Asia Minore (oggi Turchia). Le sante Justa e Rufina, sorelle martiri di Siviglia (Spagna), la cui memoria è riportata nei martirologi più antichi. O San Leone IVPapa (847-855), sepolto in San Pietro.
Il vescovo Dunia chiede aiuto di fronte agli attacchi e ai rapimenti in Nigeria
Il vescovo di Auchi, in Nigeria, Gabriel Ghieakhomo Dunia, ha lanciato un appello per chiedere aiuto a livello nazionale e internazionale di fronte agli attacchi e agli attentati nella sua diocesi. Pochi giorni fa, uomini armati hanno fatto irruzione nel Seminario Minore dell'Immacolata Concezione di Auchi, nello Stato nigeriano di Edo, uccidendo un agente di sicurezza e rapendo tre seminaristi.
OSV / Omnes-17 luglio 2025-Tempo di lettura: 4minuti
- Auchi, Nigeria (Notizie OSV)
Dopo che alcuni giorni fa alcuni uomini armati hanno attaccato il Seminario Minore dell'Immacolata Concezione nella diocesi di Auchi (Nigeria), il vescovo Gabriel Dunia ha lanciato un appello alla preghiera e all'aiuto, spirituale o umano, per contribuire a contenere l'insicurezza. In quell'occasione, alcuni assalitori hanno ucciso un agente di sicurezza e rapito tre seminaristi, hanno riferito la diocesi di Auchi e Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACN). È stato chiesto aiuto anche alle autorità.
L'ACN ha condannato con forza l'attacco. Si unisce alla diocesi di Auchi "nel piangere la perdita di Aweneghieme e nel pregare con fervore per il rilascio rapido e sicuro dei seminaristi rapiti".
"Siamo solidali con le famiglie colpite e con la comunità cristiana, che continua a subire le conseguenze della violenza e dell'instabilità", ha dichiarato ACN. La fondazione pontificia sostiene le chiese locali di tutto il mondo che stanno lottando contro la persecuzione religiosa.
Diocesi di Auchi in contatto con gli aggressori
Il vescovo di Auchi, Mons. Gabriel Dunia, ha chiesto a tutti i sacerdoti della diocesi di celebrare messe, offrire benedizioni e guidare i fedeli nel rosario per chiedere la protezione divina per tutto lo Stato di Edo.
Descrivendo l'attacco in un messaggio inviato ad ACN, ha detto: "Sono arrivati in gran numero ed è stato impossibile per le guardie fermarli". Ha inoltre affermato che la diocesi è "... in stato di emergenza".in contatto con gli aggressori attraverso i mediatori".
Il vescovo ha confermato che i seminaristi rapiti hanno tra i 14 e i 17 anni. L'intera comunità del seminario, studenti e insegnanti, è stata evacuata nelle parrocchie vicine fino al rafforzamento delle misure di sicurezza. È prevista anche l'erezione di una recinzione protettiva intorno al terreno del seminario.
Un riscatto elevato non è fattibile
Anche se ci sono già stati contatti con i rapitori, non è possibile pagare un riscatto elevato. "Gli studenti e le loro famiglie vivono in estrema povertà. E la stessa diocesi di Auchi dipende da aiuti esterni, compresi quelli dell'ACN, per coprire i costi di base della formazione sacerdotale", ha detto il vescovo Dunia. Inoltre, le autorità ecclesiastiche in Nigeria seguono una politica ufficiale di non pagare il riscatto, in parte per evitare di incoraggiare altri rapimenti.
Il Seminario Minore dell'Immacolata Concezione, fondato nel 2006, ha formato più di 500 studenti per il sacerdozio e "continua a essere un faro di speranza per la comunità cattolica locale", ha osservato ACN.
Violenza nel paese più popoloso dell'Africa
La Nigeria, il Paese più popoloso dell'Africa, sta subendo violenze mortali in diverse parti del Paese. In particolare da parte di gruppi terroristici riconosciuti a livello internazionale come Boko Haram, pastori (etnici) Fulani principalmente islamici, banditi o bande.
I gruppi hanno invaso i terreni agricoli, minacciando i proprietari e costringendo i cristiani ad andarsene. Gli analisti hanno descritto questa situazione come una lenta ma silenziosa persecuzione che, finora, le autorità non hanno classificato come terrorismo.
Papa Leone XIV prega per le vittime dell'Olocausto
A metà giugno, circa 200 persone sono state "brutalmente uccise" a Yelwata, nello Stato del Benue, in Nigeria. Papa Leone XIV ha pregato per le vittime, definendolo un "terribile massacro". In occasione di questo attacco, Omnes ha denunciato il silenzio della stampa spagnola, che ha riportato a malapena la tragedia.
Inoltre, all'inizio del mese, almeno 85 persone sono state uccise in ondate coordinate di attacchi nel giro di una settimana nello Stato di Benue. Anche la Chiesa nigeriana sta subendo numerosi rapimenti di sacerdoti.
Padre Alphonsus Afina, assegnato a diverse parrocchie dell'Alaska dal settembre 2017 fino al 2024, è stato rapito il 1° giugno in Nigeria, suo Paese d'origine, insieme a un numero imprecisato di compagni di viaggio mentre si trovava nello Stato nigeriano di Borno, vicino alla città nord-orientale di Gwoza. I fedeli di due continenti stanno pregando per il suo ritorno. Al 15 luglio era ancora tenuto in ostaggio.
Due milioni di rapiti in un anno (2023-2024)
A dicembre, l'Ufficio nazionale di statistica nigeriano ha pubblicato un rapporto che mostrava che più di 2 milioni di persone erano state rapite solo tra maggio 2023 e aprile 2024. Circa 600.000 nigeriani sono stati uccisi e sono stati pagati circa 1,4 miliardi di dollari in riscatti. Una media di 1.700 dollari per incidente in quel periodo.
Nonostante le persecuzioni in corso, il 94% dei cattolici nigeriani autoidentificati ha dichiarato in un sondaggio di partecipare alla messa settimanalmente o quotidianamente. I dati sono pubblicati in uno studio del Centro per la ricerca applicata all'apostolato dell'Università di Georgetown, pubblicato all'inizio del 2023.
Appello del Vescovo
Parlando con ACN, il vescovo Dunia ha lanciato un emozionante appello alla solidarietà, sia all'interno della Nigeria che a livello internazionale. "Chiedo a tutti, a ogni persona, di venire in nostro aiuto: di pregare per noi, di fare qualsiasi sforzo, materiale, spirituale o umano, che ci aiuti a contenere l'insicurezza. I nostri sforzi locali sono stati sopraffatti", ha detto.
Il vescovo ha anche espresso frustrazione per la mancanza di protezione concreta da parte delle autorità locali. "Stiamo chiedendo al governo civile di venire sul posto", ha aggiunto mons. Dunia. "Ci hanno assicurato che sarebbero rimasti a proteggere l'area. Ma finora non abbiamo visto alcuna azione concreta".
Attacchi contro i cristiani
Sebbene non siano ancora chiare le motivazioni esatte degli aggressori, il vescovo Dunia ha dichiarato ad ACN che la situazione nella sua diocesi, situata a sud-ovest della capitale nigeriana Abuja, è preoccupante da tempo. Questo non è il primo attacco al Seminario Minore dell'Immacolata Concezione. Nel marzo 2025, il rettore del seminario è stato rapito e uno dei seminaristi è stato ucciso.
Questi ripetuti attacchi evidenziano le minacce sistematiche che le istituzioni cristiane in Nigeria stanno sempre più affrontando. Secondo il prelato, gli aggressori provengono dal nord e si ritiene siano membri dell'etnia Fulani.
"Non sappiamo nemmeno con certezza cosa vogliano. Ma vediamo un crescente schema di attacchi che prendono di mira le comunità e le istituzioni cristiane", ha detto il vescovo, che ha espresso la preoccupazione che questo possa essere un tentativo di occupare la terra o di cacciare la comunità cristiana dalla zona.
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Questa notizia è una traduzione dell'originale OSV News in inglese, che si può trovare al seguente indirizzo qui.
Fede e vita: la leadership nella Chiesa e nella società
Fede e Vita svolge un lavoro necessario e lodevole nell'invitare i cattolici a conoscere meglio Gesù, ad amarlo di più e a servirlo meglio.
17 luglio 2025-Tempo di lettura: 3minuti
"Gli uomini forti creano tempi buoni, i tempi buoni creano uomini deboli, gli uomini deboli creano tempi duri, i tempi duri creano uomini forti". Questa frase compare nel romanzo "The Remainers" di Michael Hopf. In esso l'autore riflette sulla natura umana e sul ciclo della storia. La sua narrazione ci porta a confermare che le difficoltà forgiano il carattere, è in esse che l'uomo conosce la sua forza e la sua portata.
E possiamo riconoscere nella storia che è proprio nelle tempeste che emergono gli eroi. Per esempio, Nelson Mandela che, dopo 27 anni di prigione, è diventato un simbolo di riconciliazione e speranza. O il Mahatma Gandhi che ha condotto la lotta per l'indipendenza del suo Paese in modo pacifico. San Francesco d'Assisi che ha "rinnovato" la Chiesa decadente nella sua condotta attraverso la sua testimonianza di santità. Anna Frank, Malala Yousafzai, il cardinale Van Thuan... sono tanti gli esempi di eroismo che nascono dall'ingiustizia e dal dolore.
Penso che possiamo essere d'accordo sul fatto che viviamo in tempi difficili (guerre, fame, traffico di droga, ingiustizie per gli immigrati, violenza, menzogne...) e che questo deve motivarci con forza a diventare uomini e donne forti. Questo è ciò di cui il nostro tempo ha bisogno! Che la Chiesa ci dia leader cristiani!
Riscoprire il nostro valore
Certamente, scienza e fede insieme forniscono risposte alle nostre domande più profonde e sono la chiave che apre la porta al senso della vita. La crisi dell'uomo di oggi è radicata nella mancanza di senso. L'eccesso di sensazioni e la follia dell'immediato impediscono all'uomo postmoderno di riflettere e approfondire il valore del suo essere e della sua esistenza. Abbiamo bisogno di una leadership sana e santa, abbiamo bisogno di cristiani coerenti per salvare il mondo intero che sta andando a rotoli.
Ho avuto la grazia di essere invitato dal movimento Fede e vita per partecipare al loro programma annuale di leadership. L'esperienza che ho vissuto è stata ispirante. Ho potuto constatare che la nostra Chiesa è viva e che vuole andare verso le periferie, affinché tutti sappiano che non sono soli, che tutti sentano sollievo dai loro fardelli e vedano luce sul loro cammino.
Sono stata invitata a tenere un seminario con Ferney Ramírez sulla "salute mentale". Mi hanno spiegato che è necessario dare una risposta efficace a questo problema, che sta crescendo palesemente nelle famiglie. Ci hanno chiesto di dotarli di strumenti per la vita.
Fede e vita
Abbiamo fatto un lavoro che ci ha dato molta soddisfazione, e perché?
Fe y vida è un istituto che forma operatori pastorali, animatori e genitori per la nuova evangelizzazione dei giovani latini negli Stati Uniti.
Promuove lo stile di vita cristiano, che si basa sui valori della vita. La pratica delle virtù e l'amore come potente forza motrice.
Non si tratta di un istituto autoreferenziale, ma di uno sforzo coordinato che forma i responsabili di tutte le parrocchie a svolgere il loro lavoro pastorale con preparazione professionale, migliorando la loro efficacia per il bene di molti.
Costituiscono una formidabile squadra di laici e religiosi uniti per lo stesso scopo, che vivono insieme come una famiglia organizzata e unita, dove ognuno contribuisce con i propri talenti, arricchendo l'opera e i suoi frutti.
Una formazione completa viene data a tutti i responsabili della chiesa nei loro vari ministeri: musica, catechesi, trasmissione della Parola, liturgia, preghiera e pietà, formazione delle famiglie, scuole per genitori... e in questa occasione è stato introdotto il lavoro di promozione della salute mentale, considerato un bisogno attuale e urgente dei giovani e delle loro famiglie.
In questo modo costruiamo il carattere e vogliamo fare della nostra vita un'epopea: una lunga narrazione di gesta eroiche.
Mi convincono e mi danno speranza queste parole di Alexandre Dumas: "Il bene è lento perché va in salita, il male è veloce perché va in discesa"; e le mie orecchie sentono questo richiamo divino: "Non stanchiamoci di fare il bene, perché se non ci perdiamo d'animo, a suo tempo mieteremo" (Gal 6,9).
Ringrazio Dio che questa sua Chiesa è viva e che abbraccia e accoglie tutti, attraverso le sue numerose iniziative per avvicinarci tutti a Lui. Fede e Vita svolge un lavoro necessario e lodevole, vi invito a conoscere tutto ciò che offre e come potete prepararvi con loro a conoscere di più Gesù, ad amarlo di più e a servirlo meglio.
La prima lettura di oggi è uno di quei misteriosi episodi dell'Antico Testamento in cui la Santa Trinità viene intravista, accennata. La Trinità viene rivelata pienamente solo nel Nuovo Testamento, e per una buona ragione. In un mondo in cui si adorava quasi tutto, Dio ha dovuto chiarire che c'era un solo Dio. Ma una volta fatto questo - almeno per Israele - poteva rivelare la Trinità, cosa che fece attraverso Gesù. Tuttavia, poteva ancora lasciare alcuni indizi lungo la strada e preparare il terreno. Ed è quello che facciamo noi oggi.
Ciò che colpisce in questo episodio è che, poiché Abramo è generoso nel mostrare ospitalità a questi visitatori sconosciuti - o era solo un visitatore? - Dio lo benedice con il figlio che lui e Sara avevano sempre desiderato. Il Signore se ne va dicendogli che entro un anno Sara concepirà, e così avviene. La sua generosità ha portato frutto, e il frutto migliore di tutti, un essere umano. In modo misterioso, la sua generosità ha dato vita a un bambino. Abramo non conosceva la Trinità, ma l'ha inconsapevolmente abbracciata.
Anche il Vangelo di oggi parla di ospitalità. Gesù si reca a casa di Marta e Maria; Marta è impegnata a servire lui e i suoi discepoli, mentre Maria si limita a sedersi ai suoi piedi per ascoltarlo. Quando Marta si lamenta dell'inattività della sorella, invece di essere rimproverata da Gesù, è Marta a ricevere un rimprovero amorevole.
Questo episodio ci parla anche della vera natura dell'ospitalità, così importante ai tempi della Bibbia e nel mondo antico. Era considerata sacra. Forse ne abbiamo perso un po' nel nostro mondo occidentale indaffarato e individualista. Forse dovremmo essere più disposti a mostrare ospitalità agli altri, con generosità e non con rancore. Ma l'ospitalità non consiste solo nel fare un sacco di cose per gli ospiti, come faceva Marta, anche se questo può dimostrare molto amore e affetto, bensì nel riconoscere la dignità e il valore di colui che è venuto a trovarci.
Nel Nuovo Testamento c'è un testo nella lettera agli Ebrei che dice: "Non dimenticate l'ospitalità: con essa alcuni hanno ospitato gli angeli senza saperlo". (Ebrei 13:2). Sembra riferirsi a questo episodio di Abramo che accoglie questi tre uomini. A volte nell'Antico Testamento non è chiaro se si tratti di Dio o di un angelo: Dio sembra parlare attraverso un angelo, ma alla fine è lui stesso. Quando accogliamo gli altri, stiamo accogliendo gli angeli, o addirittura Dio. Gesù ci ha detto: "Ogni volta che l'avete fatto a uno di questi miei fratelli e sorelle più piccoli, l'avete fatto a me"..
Il motivo per cui rimproverò Marta è che non si rendeva conto di chi aveva in casa. Non si rendeva conto, almeno non ancora, che Dio stesso era venuto a casa sua in forma umana. Ma forse Maria sì, ed è per questo che si è seduta ad ascoltarlo. Sapeva che Egli aveva parole di vita eterna. Sapeva che nulla di ciò che poteva fare per Cristo poteva essere paragonato a ciò che Egli le stava dando nel suo insegnamento. La vera ospitalità consiste nell'apprezzare la dignità del visitatore e che, in ogni visitatore, siamo visitati da Gesù, nostro Signore e Dio.
Nostra Signora del Monte Carmelo, Madre e Regina dei Carmelitani
Un'invocazione molto popolare della Vergine Maria è Nostra Signora del Monte Carmelo, che la Chiesa celebra il 16 luglio. I Carmelitani Scalzi del Convento di San José (Ávila) scrivono per Omnes su Nostra Signora del Monte Carmelo. Trattano, ad esempio, della visione di San Simone Stock e della devozione di Santa Teresa di Gesù alla Vergine del Monte Carmelo.
Carmelitani Scalzi. San Giuseppe d'Avila-16 luglio 2025-Tempo di lettura: 4minuti
Una delle invocazioni più popolari alla Vergine è senza dubbio quella di Nostra Signora del Monte Carmelo, la Vergine materna e amorevole che tiene in braccio il Bambino Gesù mentre offre in mano il santo Scapolare.
Patrona del mare, protettrice di molte città e chiese, patrona dell'Ordine del Carmelo e speciale sostenitrice di coloro che stanno per partire per l'aldilà. Ma da dove vengono questo titolo, questa icona familiare e affettuosa, queste antiche promesse di salvezza e di assistenza anche per chi è in Purgatorio?
È solo una leggenda quella che la vede raffigurata in tanti quadri e immagini, che la ritraggono tra nuvole nebbiose, angeli e fiori, mentre porge lo Scapolare a un vecchio carmelitano con la barba grigia, o mentre stende il suo mantello bianco su un coro di frati e suore, vestita come la loro Regina e Patrona?
La preghiera di San Simone Stock
Tuttavia, non c'è nulla di più reale di questo fatto mariano attorno al quale ruota tutta la storia e la spiritualità dei Carmelitani. Questo unico e misterioso Ordine medievale, sorto, non è chiaro in quale momento e in quale modo, da un movimento eremitico in Terra Santa, e che cominciò a prendere forma canonica all'inizio del XIII secolo, ha il suo momento culminante in questa dolcissima scena.
Un generale superiore dall'Inghilterra, Simon StockÈ preoccupato e avvilito per il futuro del suo Ordine. Chiede e implora la Vergine, con una preghiera divenuta famosa, di proteggere e tutelare i suoi figli:
Flos Carmeli - vitis florigera
Splendor coeli - Virgo puerpera singularis
Mater mitis - sed viri nescia
Carmelite - da privilegio
Stella maris
Quale privilegio chiedeva il venerabile Superiore? Il privilegio di poter continuare quello stile di vita profondamente contemplativo che esisteva fin dagli inizi dell'Ordine. Il privilegio di poter rimanere fedele al carisma originario in una situazione canonicamente molto complicata, che avrebbe minacciato la sopravvivenza del Carmelo. Fu allora che la Madonna rispose, offrendo più di quanto le era stato chiesto.
Il Santo Scapolare
Uno dei migliori storici della figura del S. Simon Stock Descrive così la scena: "... Al quale apparve la Beata Vergine, accompagnata da una moltitudine di angeli, che teneva lo scapolare nelle sue mani benedette. E glielo diede dicendo: "Questa sarà per te e per tutti i carmelitani una grazia: chi morirà con esso non soffrirà il fuoco eterno. Manda dei fratelli al Romano Pontefice Innocenzo, affinché te lo restituisca favorevolmente ed egli confermi i tuoi privilegi..." (Ildefonso dell'Immacolata Concezione). (Ildefonso dell'Immacolata, San Simone Stock. Reivindicación histórica, p. 100. Valencia 1976).
Ma c'è di più. Nell'Ordine Carmelitano, soprattutto nei secoli XIV e XV, cresce la consapevolezza di essere, per eccellenza, l'Ordine di Maria Santissima. Grandi poeti come Bautista Mantuano o Arnoldo Bostio. Teologi e scrittori come Giovanni di Hildesheim, Giovanni Grossi, Thomas Bradley o Giovanni Paleonidoro. Superiori e storici del Carmelo hanno messo i loro pensieri e le loro penne al servizio della devozione mariana.
La grande festa del 16 luglio
Una devozione che gradualmente si è concretizzata nella grande festa del 16 luglio, che ha riunito tutta la grande tradizione precedente e le ha dato un nuovo impulso. La festa del Monte Carmelo era originariamente chiamata festa dei "benefici della Madonna per il suo Ordine". In seguito fu chiamata festa dello Scapolare. E infine, come la conosciamo oggi: "Nostra Signora del Monte Carmelo", che i religiosi onoravano come Madre, Sorella, Patrona, modello, intercessore e gioiello più prezioso del loro Ordine.
La moltitudine di miracoli fisici e spirituali operati per mezzo del santo Scapolare (una devozione che si diffuse molto rapidamente e con grande accettazione da parte dei fedeli) fece di questa invocazione, come abbiamo già detto, non solo il tesoro più amato dai Carmelitani. Era anche qualcosa che era veramente nel cuore del Popolo di Dio.
Devozione di Santa Teresa di Gesù alla Madonna del Carmine
La devozione dei fedeli è stata poco studiata. Santa Teresa di Gesù alla Vergine Maria. Non dobbiamo stupirci, perché nei suoi scritti le allusioni a lei sono molto disperse e occorre uno sguardo attento per scoprirle.
Tuttavia, il grande Riformatore del Carmelo non era solo un'anima profondamente mariana, ma un vero e proprio luogo teologico. Dove il mistero di Maria si trova con una tale ricchezza, una tale varietà di sfumature e in una forma così completa che il Santo merita un posto d'onore tra i santi unicamente mariani.
La recita del rosario e un lungo eccetera
La recita del Rosario, che ha imparato da sua madre Beatriz de Ahumada. I misteri e le feste della Vergine, che sono tutti legati a qualche evento importante della sua vita. Considerare il Carmelo come l'Ordine della Vergine in ogni minimo dettaglio è già un'indicazione di questa tenera e profonda devozione. All'ombra bianca e blu dell'Immacolata Concezione riesce a convertire il sacerdote di Becedas. Nella festa dell'Assunzione riceve tre portentose grazie mistiche, due delle quali in relazione alla Riforma degli Scalzi; gli piace rinnovare la professione nella festa della Natività della Vergine... E così via.
La visione della protezione della Madonna
L'Ordine della Vergine, le case o colombaie della Vergine, l'abito della Vergine o la Regola di Nostra Signora sono espressioni comuni in lei. È del tutto emblematica la misericordia ricevuta nel coro primitivo di San José de Ávila, in cui vede la Vergine proteggere con il suo mantello bianco la prima comunità da lei fondata. È forse l'unica volta che si riferisce alla Vergine del Monte Carmelo, ma non come la Vergine dello scapolare. Ma come colei che custodisce in modo del tutto speciale quel primo convento i cui abitanti avranno "un alto grado di gloria" (Libro della Vita 36, 24).
Per citare un paragrafo particolarmente espressivo dei suoi scritti, questo del Libro delle Moradas può servire come finale perfetto. In esso pone davanti agli occhi delle sue monache la Vergine come patrona e ideale della loro vita:
"Perché hai una madre così buona".
"Sua Maestà sa bene che posso solo presumere della sua misericordia, e poiché non posso cessare di essere ciò che sono stato, non ho altra scelta che venire da lei e confidare nei meriti di suo Figlio e della Vergine, sua Madre, di cui indegnamente porto e portate l'abito".
"Lodatelo, figlie mie, perché voi siete veramente di questa Signora, e quindi non avete motivo di rimproverarvi che io sia miserabile, dato che avete una Madre così buona. Imitatela e considerate quanto deve essere grande questa Signora e quanto è bello averla come Patrona, perché i miei peccati e il mio essere quello che sono non sono bastati a macchiare in alcun modo questo Sacro Ordine" (Terza Morada 1, 3).
La madre è una sola e Carmen ci parla di una relazione coniugale assolutamente controcorrente, ma estremamente importante per lo sviluppo dell'essere umano.
16 luglio 2025-Tempo di lettura: 3minuti
Vergine, madre e moglie: non sono certo questi i valori più promossi nelle donne di oggi. È sorprendente, tuttavia, come migliaia di uomini e donne si rechino in questi giorni intorno al 16 luglio per onorare colei che meglio li rappresenta: Nostra Signora del Monte Carmelo.
Sembra incredibile, ma è così. Città e paesi di tutto il mondo celebrano feste patronali, sagre, processioni marittimo-terrestri, novene, tridui e ogni tipo di celebrazione religiosa e civile per ricordare la festa della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo, che è il suo nome originale.
Inoltre, lo scapolare di Nostra Signora del Monte Carmelo è uno dei sacramentali più popolari e innumerevoli fedeli lo indossano e se lo impongono ogni anno. Questi due piccoli pezzi di stoffa marrone uniti da due nastri o cordoni che vengono appesi al collo, simboleggiano l'indossare l'abito di Maria e, quindi, l'adesione alla sua figura non solo esternamente, ma anche internamente.
Voler essere come Maria e imitarla nelle sue virtù è ciò che si intende con il vestirsi, anche se, naturalmente, pochi lo sanno e molti lo indossano solo come una sorta di amuleto.
È curioso che le moltitudini che ammirano, stando alla conta dei "mi piace" sui social network, un modello di donna totalmente opposto a quello che Maria rappresenta, come la donna emancipata, che vive per se stessa, libera dal peso della maternità e che vive per gli altri, vadano poi a tifare per lei e ad averla come riferimento e sostegno nella loro vita quotidiana. Mi ricordano quegli adolescenti che si vergognano della madre davanti agli amici, per il modo di vestire o di parlare, ma che, quando uno di loro li tradisce, corrono a rifugiarsi tra le braccia confortanti della madre, che sanno non fallire mai.
C'è una sola madre e Carmen rappresenta, nel subconscio collettivo del nostro popolo, quella madre di cui tutti abbiamo avuto bisogno nel senso biologico più puro. Una persona che ha vissuto la verginità, nel senso di consacrazione e dedizione totale, perché per nove mesi si è consacrata totalmente a noi. È stata l'unica persona al mondo che ci ha conosciuto, che ci ha dato il suo ossigeno, il suo nutrimento, che ci ha portato con sé ovunque e che ha sofferto i dolori del parto per darci la vita.
Esiste una sola madre, e Carmen è l'immagine ancestrale della maternità di cui tutti abbiamo bisogno nel profondo della nostra anima per sentirci protetti e accuditi. È quel grembo in cui ci sentiamo al sicuro, quell'orecchio inesauribile in cui sfogare le nostre pene, quel seno in cui saziarci e confortarci, quella voce calda con cui calmarci...
La maternità ci rende anche membri di una famiglia, della grande famiglia umana. La Madonna del Carmine ci unisce ai nostri fratelli e sorelle più stretti e alla famiglia allargata che è la comunità. La Madonna costruisce il popolo, la città, la nazione, l'universalità.
La madre è una sola e Carmen ci parla di una relazione coniugale assolutamente controcorrente, ma estremamente importante per lo sviluppo dell'essere umano. Un rapporto coniugale come quello proposto dalla Chiesa alle coppie cristiane, che comporta la donazione letterale della propria vita ("Mi dono a te" si dicono entrambi durante la cerimonia), come ha fatto lei, essendo "la serva del Signore".
Essere moglie o marito per la vita si scontra con il narcisismo che la nostra società glorifica. Mariti e mogli non guardano a se stessi, ma all'altro. Così come le madri umane rompono la loro naturale tendenza a iperproteggere i figli, alleandosi con un'autorità diversa dalla propria - quella del padre - per rompere il cordone ombelicale e trovare un riferimento che fissi i limiti, Maria indica sempre suo figlio, che è Dio stesso, dicendoci: "Fate quello che vi dirà".
La festa del Carmelo ci riconcilia con la parte più intima del nostro essere umani, che è proprio quella di essere divini. Maria è quell'ideale di Donna Vergine, Madre e Sposa, a lettere maiuscole, che oggi è così difficile promuovere ad alta voce, perché il grande drago dell'Apocalisse è deciso a perseguitarla e a "fare guerra al resto della sua discendenza" (Ap 12,13-18).
Maria, che sia conosciuta come Maria del Monte Carmelo o con qualsiasi altro nome la si voglia chiamare, è, insomma, una donna da ammirare, non in modo superficiale come il modello di donna attuale, ma dal profondo, come si vedrà in questi giorni per le strade e sulle spiagge. Maria è unica, perché esiste una sola Madre.
Giornalista. Laurea in Scienze della Comunicazione e laurea in Scienze Religiose. Lavora nella Delegazione diocesana dei media di Malaga. I suoi numerosi "thread" su Twitter sulla fede e sulla vita quotidiana sono molto popolari.
Scienziati cattolici: Guadalupe Ortiz de Landázuri, dottoressa in Scienze Chimiche e professoressa
Il 16 luglio 1975 moriva Guadalupe Ortiz, dottore in Scienze chimiche e professore spagnolo beatificato nel 2019. Questa serie di brevi biografie di scienziati cattolici è pubblicata grazie alla collaborazione della Società degli scienziati cattolici di Spagna.
Luis Felipe Verdeja-16 luglio 2025-Tempo di lettura: 2minuti
Guadalupe Ortiz de Landázuri (12 dicembre 1916 - 16 luglio 1975) iniziò a studiare chimica a Madrid nel 1933. Una domenica del 1944, mentre assisteva alla Messa, si sentì "toccata dalla grazia di Dio". Incontra San Josemaría Escrivá, fondatore dell'Opus Dei, che le insegna che Cristo può essere trovato nel lavoro professionale e nella vita ordinaria. Si unì all'Opus Dei pochi mesi dopo, viaggiò in Messico e a Roma per contribuire alla creazione di iniziative apostoliche ed educative e tornò in Spagna, a Madrid, nel 1958. Qui insegnò fisica all'Istituto Ramiro de Maeztu e iniziò anche la sua tesi di dottorato al CSIC sotto la direzione di Piedad de la Cierva.
La sua tesi, "Isolamento dei refrattari con cenere di lolla di riso", cercava di "evitare l'inutile spreco di energia termica mantenendo alta la temperatura e riducendo la dispersione di calore". In particolare, si è deciso di utilizzare un prodotto della calcinazione degli scarti agricoli, la lolla di riso, un materiale più efficiente della terra di diatomee, la materia prima utilizzata fino a quel momento. Inoltre, l'utilizzo della lolla di riso significa dare un uso industriale a un rifiuto agricolo, chiudendo così il circuito di produzione del riso in modo recuperabile ed efficiente. È l'economia circolare e il risparmio energetico della metà del XX secolo.
Guadalupe voleva anche trovare e sviluppare molecole-composti organici in grado di aderire allo sporco (macchie sui tessuti), attraverso un'estremità della molecola. In questo modo, i tessuti macchiati potrebbero essere puliti e rimossi, risparmiando acqua, detergenti ed energia.
Nel 1967 è diventata docente presso la Scuola femminile di perfezionamento industriale. Inoltre, è stata vicedirettrice e docente di Chimica tessile presso il Centro Studi e Ricerche di Scienze Domestiche (CEICID).
La sua gioia, la sua forza e il suo impegno per tutti coloro che la circondano, il suo forte amore per l'Eucaristia e per la Madonna la caratterizzavano. Ha sofferto per molti anni di malattie cardiache ed è morta all'età di 58 anni. È stata beatificata a Madrid nel 2019 e ci viene così presentata come un modello per i laici in generale e per gli scienziati in particolare.
Il 15 luglio la Chiesa celebra San Bonaventura, vescovo e cardinale francescano, nominato Dottore della Chiesa da Papa Sisto V, insieme a San Tommaso d'Aquino. Si commemorano anche Sant'Ansuero e 29 martiri della comunità benedettina, e Ignazio d'Azevedo e 39 martiri gesuiti portoghesi, uccisi nel 1570 mentre si recavano in Brasile.
Francisco Otamendi-15 luglio 2025-Tempo di lettura: 2minuti
Nato a Bagnoregio, vicino a Viterbo, nel 1218, Giovanni Fidanza, il futuro San Bonaventura, che sarebbe diventato vescovo, cardinale e dottore della Chiesa, era figlio di un medico. Non voleva seguire la strada del padre. Secondo una leggenda, il fattore decisivo fu una riunione con San Francesco d'Assisi che, da bambino, lo avrebbe guarito da una grave malattia segnandogli la fronte con la croce ed esclamando: "Oh, fortuna".
All'età di 18 anni si recò a Parigi, studiò filosofia e teologia ed entrò nell'Ordine dei Frati Minori. Dopo aver insegnato nella stessa università, nel 1257 fu eletto ministro generale dell'Ordine. Lo governò con prudenza e saggezza, diventando una sorta di secondo fondatore. Nominato vescovo della diocesi di Albano e cardinale, si adoperò per l'unione delle Chiese d'Oriente e d'Occidente nel secondo Concilio di Lione, dove morì il 15 luglio 1274.
Medico Serafico
Ha lasciato in eredità numerose opere teologiche e filosofiche, spirituali e mistiche, che gli sono valse il titolo di Medico Seraficoper il suo ardente amore per Dio. La sua "Legenda maior", la biografia ufficiale di San Francesco, da cui Giotto trasse ispirazione, è stata importante nella storia francescana.
Nel 1588 Papa Sisto V lo inserì tra i Dottori della Chiesa - allora sei - accanto a San Tommaso d'Aquino, distinguendo San Bonaventura come Dottore Serafico e San Tommaso come Dottore Angelico.
Tra i suoi contributiSecondo l'agenzia vaticana, si può evidenziare la necessità di subordinare la filosofia alla teologia, seguendo il pensiero di Sant'Agostino. E l'elaborazione della sua teologia trinitaria. Fu canonizzato nel 1482 da Papa Sisto IV.
Martiri germanici, portoghesi e vietnamiti
La liturgia celebra in questo giorno anche, tra gli altri, Sant'Ansuero e 29 monaci della comunità benedettina di San Georgenberg, vicino a Ratzenburg (Germania). Furono lapidati da una tribù di Vendos, pagani, che si ribellarono all'opera di evangelizzazione dei monaci.
Sono commemorati anche il beato portoghese Ignazio d'Azevedo e 39 martiri gesuiti, uccisi nel 1570 mentre si recavano in Brasile per un lavoro missionario. I santi vietnamiti Pietro Nguyen Ba Tuan e Andrea Nguyen Kim Thong Nam, perseguitati per aver evangelizzato. E a San Vladimir il Grande, o San Vladimir di Kiev (oggi Ucraina), morto nel 1015.
Will Robertson, imparare il piano di Dio attraverso il baseball
Will Robertson, esterno sinistro dei Toronto Blue Jays, ora in forza ai Chicago White SoxHa chiare le priorità della sua vita: la fede e la famiglia. Sua moglie Morgan e la figlia più giovane, Jonnie, viaggiano con lui di città in città per vederlo giocare. "Stiamo vivendo il sogno con lui", ha detto, e stiamo imparando il piano di Dio.
OSV / Omnes-15 luglio 2025-Tempo di lettura: 6minuti
L'esterno sinistro Will Robertson (Esterno sinistro), gioca a casa ovunque vada. La moglie Morgan, nativa di Loose Creek (Missouri), e la giovane figlia Jonnie, viaggiano con lui per vederlo giocare a baseball e vivere il suo sogno. Con i Toronto Blue Jays e ora con i Chicago White Sox, dice che "la fede e la famiglia sono al primo posto".
L'11 giugno, dopo aver giocato nelle leghe minori, Will viene chiamato dai Toronto Blue Jays. Ma quasi un mese dopo, Toronto lo scambia con la sua squadra preferita del Papa Leone XIVI Chicago White Sox, secondo quanto riportato il 10 luglio da Sportsnet, un'emittente canadese.
Will si è diplomato alla Immaculate Conception School di Loose Creek, alla Fatima High School di Westphalia, Missouri, e alla Creighton University di Omaha, Nebraska.
È stato scelto dai Toronto Blue Jays al quarto giro del Draft MLB 2019. Nelle ultime due stagioni ha giocato per i Buffalo Bisons, affiliata di Triplo-A dei Toronto Blue Jays. Ha ricevuto la chiamata "per i grandi" mentre i Blue Jays erano a St. Louis a giocare contro i Cardinals.
Debutto in serie A
Non ho giocato la partita, ma ero nel roster attivo", ha detto in un'intervista rilasciata a fine giugno a "The Catholic Missourian", il media diocesano di Jefferson City. "È stato un momento molto speciale essere al Busch Stadium.
"Sono stato a molte partite al Busch", ha detto. Ma viverla dal dugout avversario è una sensazione molto diversa".
Will Robertson ha fatto il suo debutto nella Major League due giorni dopo contro i Philadelphia Phillies e ha ottenuto il suo primo successo nella Major League nei confini non proprio amichevoli del Citizens Bank Park.
Cattolici orgogliosi nel Missouri centrale
La moglie e la figlia di Will erano in tribuna a Philadelphia quando lui è sceso in campo. Quando abbiamo iniziato ad andare a distanza, ci siamo detti: "Non importa dove, porteremo la nostra famiglia con noi in questi posti meravigliosi che non avremmo mai raggiunto senza il baseball"", ha detto Morgan.
"Abbiamo deciso di far sì che tutto sia incentrato sulla famiglia", ha detto. "Quindi la casa non è solo un luogo per noi. È dove siamo quando siamo insieme". "Siamo molto orgogliosi di essere cattolici del Missouri centrale", ha aggiunto Will, secondo il quale la sua fede è fondamentale: "Non sarei qui senza".
La coppia è cresciuta in una grande famiglia cattolica. "Morgan e io siamo stati cresciuti in modo molto tradizionale dai nostri genitori", ha detto Will. "Nelle piccole città tedesche del Missouri centrale".
"E poiché entrambi proveniamo da famiglie allargate molto numerose - nonni, zii e zie che sono cresciuti nella Chiesa - tutti hanno avuto un ruolo nella nostra educazione nel corso degli anni", ha detto.
L'amore per lo sport nella vita familiare
I due si sono incontrati per la prima volta all'asilo. La lezione era: "Insegnate ai vostri figli a essere gentili con gli altri bambini", ha detto. "A volte il vostro amichetto dell'asilo potrebbe diventare vostra moglie!
Will ha "qualcosa come 18 cugini da parte di mio padre e circa 12 da parte di mia madre".
"Tutti noi facciamo sport", ha detto. Il baseball e lo sport in generale sono sicuramente radicati nelle nostre vite". famiglie".
Crede che il suo primo "fuoricampo" (nota: un'azione in cui il battitore colpisce la palla e fa il giro di tutte le basi (prima, seconda, terza e casa) per segnare una corsa) sia avvenuto durante una partita di famiglia a wiffle ball nel cortile dei nonni. "Crescendo con un gruppo di cugini, abbiamo giocato molto a wiffle ball", ha ricordato. "Anche nel campo dietro la chiesa di Loose Creek. Era sicuramente un affare di famiglia. È lì che è iniziato tutto". Tutti giocavano per divertimento.
Will Robertson, nativo di Loose Creek, Missouri, ed esterno sinistro dei Toronto Blue Jays, ha fatto il suo debutto in Major League il 13 giugno 2025, al piatto a Philadelphia contro i Phillies. Il 10 luglio è stato ceduto ai Chicago White Sox (foto OSV News/cortesia di Dennis Kennedy).
Baseball e istruzione
Solo mentre giocava a baseball al college, durante le scuole superiori, iniziò a pensare che avrebbe potuto aiutarlo a proseguire gli studi e forse a trasformarli in una carriera. Sua madre e suo padre lo hanno incoraggiato. "Crescendo, i tuoi genitori ti stanno sempre addosso", ha detto. "Sono loro che ti aiutano a raggiungere i tuoi obiettivi".
Will è convinto che i bambini imparino lezioni preziose e stringano amicizie per tutta la vita praticando sport insieme. "Ho ancora molti contatti con i ragazzi con cui ho giocato a pallone da quando avevo 10 anni.
Robertson ha frequentato Creighton con una borsa di studio per il baseball, imparando ad affrontare le sfide di conciliare la scuola, la fede e gli hobby americani. "Per la prima volta devi stare in piedi da solo", dice. "Gran parte della tua maturità deriva dall'andare per conto tuo e dal capire le cose da solo".
In seguito, ha subito gravi lesioni dopo aver intrapreso la carriera di giocatore di baseball professionista. "È stata sicuramente una battuta d'arresto e non ero sicuro di cosa mi avrebbe riservato il futuro", ha ricordato. Ha scelto di fidarsi di Dio e di continuare a lavorare.
"Dio ha un piano
Morgan ha detto che la forza mentale ed emotiva del marito è una delle cose che l'hanno attratta in lui. "Il baseball non è per i deboli", ha osservato la donna, che ha giocato a softball e a basket. "Finché non ho iniziato a viaggiare con Will, non ho capito la portata di ciò che fa ogni giorno".
"Il baseball è uno sport in cui si fallisce spesso ed è un gioco mentale", ha continuato. "La maggior parte delle volte si viene messi al tappeto. E devi andare là fuori e affrontarlo. Per me è difficile solo vederlo, figuriamoci doverlo affrontare. Ma Will esce sempre dal campo a testa alta".
Ha ricordato una cosa che il padre di Will le dice spesso: "Dio ha un piano". "Credo che Will lo prenda sul serio", ha detto. "Lo ha reso il ragazzo che è. Quanto è forte mentalmente. È per questo che sto con lui".
Avere una figlia ha aiutato Will a rafforzare l'idea che Dio ha un piano, ed è molto più grande del momento attuale. "Ci sono giorni in cui puoi fare 5 su 5 o sbagliare 5 su 5", ha detto. "Devi solo continuare a fare del tuo meglio e concentrarti su ciò che conta davvero".
Viaggio: la sfida della vita sacramentale
"Qualunque cosa accada nel baseball, ho ancora la mia famiglia e la mia fede", ha detto. Will ha aggiunto che partecipare alla vita sacramentale della Chiesa può essere difficile con tutti i viaggi e una stagione di 162 partite.
"A volte c'è una partita di sabato sera alle 18.30, seguita da una partita di giorno a mezzogiorno, e bisogna essere allo stadio per le 9", ha detto.
La tecnologia aiuta la coppia a trovare le messe del fine settimana più vicine a cui possono partecipare. Quando non funziona, la coppia trova una Messa che viene trasmessa in streaming online e pianifica di partecipare alla Messa il giorno successivo. La permanenza in auto dà loro il tempo di recitare insieme il rosario quotidiano.
Testimoniare come famiglia di baseball
Morgan ha detto che non vogliono che le persone, soprattutto gli amici con cui sono cresciuti, li trattino in modo diverso. Allo stesso tempo, Will crede fermamente che le persone che sono sotto gli occhi di tutti debbano dare il buon esempio.
"Penso che tu abbia una chiara responsabilità nei confronti della prossima generazione", ha detto. "Come atleta, hai la responsabilità di proiettare un'immagine positiva.
Ha detto che il baseball gli ha dato molto: "l'opportunità di incontrare un sacco di persone incredibili e di vivere esperienze che non avrei mai potuto vivere". Quindi bisogna restituire ciò che si è ricevuto".
Un buon partner
Morgan ha detto che il momento più orgoglioso della carriera del marito è stato il premio che i suoi compagni di baseball delle squadre minori dei Blue Jays hanno votato per dargli: per essere stato un buon compagno di squadra.
"Questo mi dice molto di lui", ha detto. "E alla fine della giornata, ciò che la gente ricorderà è il tuo carattere, il modo in cui tratti gli altri e il modo in cui stai in campo".
Will porta la sua gratitudine sulla manica. "Non sarei qui senza i miei genitori, senza Morgan, senza mio nonno e certamente non senza Dio", ha detto.
A tutte le persone di fede, chiede di pregare per la salute e la sicurezza sulla strada, e anche per le persone del Missouri centrale che stanno "combattendo alcune dure battaglie" con difficoltà e malattie.
Una cosa che la coppia ama di casa è che il giocatore di baseball della Major League è semplicemente Will per tutti quelli che lo conoscono.
"Siamo persone normali che tornano a casa".
"Siamo persone normali e questo è ciò che amiamo di più: tornare a casa e passare del tempo con la famiglia e gli amici, e avere stabilità con le nostre parrocchie, andare a massa nella nostra chiesa la domenica", ha detto Will.
Morgan ha detto che è bello sapere che quando la carriera del marito finisce, hanno molto da aspettarsi a casa.
Il marito è d'accordo.
"Abbiamo una famiglia amorevole, una grande comunità, una grande parrocchia", ha detto. Quindi, se la cosa peggiore che ci può capitare è che la mia carriera di baseball finisca, il nostro giorno peggiore potrebbe essere il migliore".
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Jay Nies è redattore di "The Catholic Missourian". Questa storia è stata pubblicata originariamente da "The Catholic Missourian".Il Missouriano cattolicoun organo di informazione della diocesi di Jefferson City, e distribuito attraverso una partnership con OSV News.
Questo rapporto è una traduzione del rapporto originale di OSV News, che potete vedere qui. qui.
Trasmettere la fede ai nostri figli: seminare nel profondo del cuore
Aprire ai nostri figli la porta del dialogo con la trascendenza è un compito che noi genitori dobbiamo assumere con sfaccettature diverse in momenti diversi.
Non c'è dubbio che ci troviamo in un momento culturale e sociale difficile per la trasmissione della fede in generale. La cultura odierna sta sempre più trascurando la visione antropologica dell'uomo, dove l'interiorità è importante, e nelle relazioni sociali il materiale (ciò che si possiede, ciò che si produce) ha la precedenza sull'immateriale: chi sei, quali sono i tuoi sogni e progetti, cosa ti rende felice...
Una società e una cultura profondamente materialiste si accompagnano all'incapacità di pensare delle persone. La perdita di valori, il relativismo, la generale mancanza di educazione umanistica, l'evoluzione tecnologica, l'accelerazione del ritmo di vita e la polarizzazione sociale sono alcune delle cause.
In questo contesto complesso, è normale che come società ci siamo orientati verso una cultura della risposta rapida, in cui non c'è quasi spazio per la riflessione e il dialogo.
Eppure, in questioni così importanti come la trasmissione della fede, l'educazione ai valori o la formazione umana in generale, il tempo, il dialogo e la riflessione sono essenziali.
La ricercatrice e scrittrice Catherine L'Ecuyer, esperta di psicologia e di educazione, nel libro che l'ha resa famosa, Educare alla meraviglia, parla della convenienza del contatto dei bambini con la natura, perché lì scoprono e sperimentano il silenzio, la crescita lenta delle piante, il lento camminare delle formiche o l'attenta impollinazione dei fiori in primavera.
Quello che dice L'Ecuyer ha molto a che fare con la processo di trasmettere la fede ai nostri figli: quando parliamo di Dio ai nostri figli o preghiamo con loro, stiamo "seminando" piccoli semi nei loro cuori, il che richiede indubbiamente tempo e attenzione.
Di fronte a un paesaggio sociale non privo di ostacoli, la fede, che soddisfa il desiderio di trascendenza di ogni persona, può essere seminata in un terreno fertile, se sappiamo dove e quando gettare il seme.
Genitori, interpreti del mondo per i bambini
Nell'aprire ai nostri figli la porta del dialogo con la trascendenza, noi genitori abbiamo un certo vantaggio: i nostri figli, soprattutto nei primi anni di vita, sono naturalmente aperti a tutto ciò che vogliamo mostrare e insegnare loro. Fanno di noi i loro interpreti del mondo. Già nell'età dei "perché", intorno ai 3 anni, i nostri figli vogliono capire ciò che li circonda e vengono da noi proprio perché siamo i loro genitori.
Si potrebbe obiettare, non senza ragione, che cessiamo di essere veri interpreti quando i nostri figli raggiungono l'adolescenza, eppure anche in questa fase ciò che diciamo loro è importante insieme all'esempio che diamo loro.
È vero che gli adolescenti sono quelli che continuamente non sono d'accordo con la nostra interpretazione del mondo, ed è un bene che sia così: i nostri ragazzi stanno iniziando a sviluppare un proprio pensiero ed è quindi abbastanza logico che non si limitino ad accettare ciò che gli diciamo, ma che riflettano e si sviluppino da soli.
Tuttavia, come dice il proverbio: "Non si litiga se non si vuole", noi genitori siamo molto necessari in questa fase per sviluppare la loro concezione della vita e del mondo; senza la nostra interpretazione del mondo, non avrebbero nessuno con cui parlare o con cui condividerlo. contro checonfronto.
In questo senso, dovremmo chiederci quale interpretazione vogliamo dare loro: il nostro modo di guardare il mondo e le persone li influenzerà necessariamente.
Se il nostro sguardo è pessimista, anche loro avranno una concezione pessimista di ciò che li circonda e, peggio ancora, diffideranno delle persone che li circondano; se il nostro sguardo è, invece, positivo e speranzoso, anche loro sapranno vedere il positivo nelle difficoltà, vedranno opportunità di crescita nelle crisi, sapranno vedere il Bene in mezzo a tanto male.
La fede dalla libertà
Come ho già detto, il fatto che noi genitori siamo interpreti del mondo per i nostri figli non significa che essi accetteranno la nostra visione così, e qui arriviamo a un altro punto essenziale nella trasmissione della fede: la libertà. La trasmissione della fede richiede libertà. È inutile cercare di imporla: non troverebbe terreno fertile a cui aggrapparsi.
Noi genitori dobbiamo contare sulla libertà dei nostri figli quando parliamo loro di Dio, perché sono loro stessi a doverlo sperimentare, noi non possiamo farlo per loro. Ma possiamo raccontare loro quanto la fede ci abbia aiutato nelle nostre difficoltà, nei dolori che abbiamo vissuto, nelle crisi che abbiamo attraversato, e così mostrare loro come nulla ci abbia davvero preparato alla presenza di Dio. per intero per affrontare i disaccordi della vita.
In un incontro di fede a cui ho partecipato, il famoso sacerdote romano Fabio Rosini ha detto: ".Spesso pensiamo che la fede dipenda da noi, da quello che facciamo: "Devo avere più fede per affrontare questo problema" o "Devo pregare di più o fare questo o quel sacrificio", pensando che forse Dio ci premierà con più o meno fede a seconda di come ci siamo comportati. No, in questo senso la fede è data da Dio, ma come cresce la nostra fede?
E ha continuato: "Quando approfittiamo delle occasioni che Lui permette, per affidarci a Lui. Dio aumenta la tua fede a partire dai tuoi problemi - e dalle tue fragilità - se glielo permetti, cioè se approfitti di queste difficoltà per appoggiarti a Lui. È Dio che ci dà la fede, ma l'uomo deve essere pronto ad accoglierla".
Mi è sembrata una riflessione necessaria: la fede diventa allora non un insieme di contenuti e dogmi, ma un'esperienza, un lasciar fare a Dio, un appoggiarsi a Lui quando le gambe vacillano.
È assurdo pensare di affidarsi a Dio nei momenti difficili se prima non si stabilisce un rapporto personale con Lui.
Seminare nel profondo del cuore
Tutto ciò corrisponde a una dimensione di trasmissione della fede che potremmo definire "attiva", in cui noi genitori riusciamo a seminare la fede nei loro giovani cuori.
A volte si tratta di devozione alla Sacro Cuore di Gesùuna visita di famiglia al cimitero il giorno di Ognissanti; un'offerta quotidiana alla Madonna, preghiere prima di andare a letto dette con grande attenzione, insegnare loro a recitare il Rosario...
Ovviamente, più semi seminiamo, più è probabile che la fede prenda piede nel terreno. D'altra parte, quando i nostri figli crescono, quel seme può essere qualcosa di più intellettuale: può essere insegnare loro che c'è qualcosa al di là della materia, che dobbiamo sempre fare del bene e amare e rispettare tutti, che Dio li ama come una madre e un padre, che si prende cura di loro, che li protegge.
Il nostro ruolo, insomma, è quello di aprire una porta alla fede come esperienza di Dio, che è allo stesso tempo strumento su cui contare e fonte di felicità, perché non dobbiamo dimenticare che il rapporto con Dio dà senso alla nostra esistenza: sentirci suoi figli riempie la nostra vita di colore, forza, autostima e scopo.
Il seme che possiamo gettare deve attecchire nel cuore dei nostri figli, non nel loro comportamento. Mettere al centro della trasmissione della fede i comportamenti esterni equivale in un certo senso a dire che la fede è solo qualcosa di esteriore: una serie di cose da fare per sentirsi soddisfatti e per rendere Dio "contento" di noi.
La parabola del seminatore parla di questa semina superficiale: "Una parte del seme cadde sul ciglio della strada e gli uccelli vennero a mangiarlo. Alcuni caddero tra le pietre, dove non c'era molta terra, e presto germogliarono, perché la terra non era profonda; ma appena si alzò il sole, furono bruciati e appassirono, perché non avevano radici".
La fede deve essere "sepolta" nel profondo del cuore dei nostri figli, dove si stanno formando come persone e dove inconsciamente immagazzinano ricordi ed esperienze che plasmano il loro essere più profondo e da dove attingeranno acqua da adolescenti o da adulti quando sentiranno l'aridità del mondo e le sue difficoltà.
Come ha scritto Papa Francesco nella sua ultima enciclica, Dilexit noi, parlare al cuore è "punto in cui ogni persona, di qualsiasi tipo e condizione, fa la sua sintesi; dove gli esseri concreti hanno la fonte e la radice di tutti gli altri poteri, convinzioni, passioni, scelte e così via.."
Dire senza dire
La seconda dimensione della trasmissione della fede ai bambini, che chiameremo "passiva", ha molto a che fare con l'esempio che diamo, perché i bambini guardano tutto ciò che facciamo e sono in grado di cogliere la profondità delle nostre azioni.
In questa dimensione, noi genitori, è inutile dirlo, mostreremo ai nostri figli come e con quale intensità preghiamo e viviamo la nostra fede. Questa dimensione è senza dubbio la più importante, perché a cosa serve raccontare le storie della vita di Gesù ai nostri figli se non facciamo vivere il Vangelo? Come impareranno a pregare se non ci vedono farlo? Come capiranno che il nostro rapporto con Dio è la nostra forza se non glielo mostriamo?
Ricordo che una volta, quando avevo 21 anni, confidai a mio padre una situazione che mi angosciava molto. Dopo avermi ascoltato, non mi propose una soluzione al problema, ma mi raccontò di una situazione difficile al lavoro che lo faceva soffrire, e mi disse come aveva pregato e come aveva parlato con Dio di quella difficoltà. Le sue parole mi hanno toccato il cuore e ancora oggi le ricordo molte volte e mi aiutano a pregare.
Come questo aneddoto, potrei raccontarne molti altri. Per i genitori, raggiungere il cuore dei nostri figli non dovrebbe essere così difficile. Ciò che mi ha aiutato di ciò che mio padre mi ha raccontato quel giorno non è stata la situazione che stava vivendo o il fatto di sapere che mio padre è una persona di fede che ha pregato perché la situazione si risolvesse. Ciò che mi ha aiutato è stato il fatto che mio padre mi ha aperto la sua intimità e mi ha mostrato la sua fragilità e il modo in cui si appoggiava a Dio da quella sua fragilità. Quel giorno mio padre mi ha fatto vedere un pezzetto del suo rapporto con Dio, un rapporto che ho capito essere reale, forte, profondo, virile.
Eppure, non c'è niente di più potente di una madre o di un padre che parlano ai loro figli dalla loro esperienza più intima, anche se li espone in tutta la loro nudità.
Sarebbe sicuramente peggio se i nostri figli percepissero che blocchiamo la nostra intimità - anche spirituale - dietro un muro dal quale mostriamo solo ciò che è buono e giusto nelle nostre azioni. È questo che vogliamo che i nostri figli percepiscano di noi: genitori perfetti che non commettono errori, che sono chiari su tutto e la cui fede non vacilla?
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Il 9 luglio 2025, Papa Leone XIV ha ricevuto il Presidente ucraino Zelenski a Castel Gandolfo, dove il Pontefice sta trascorrendo alcune settimane d'estate.
Nonostante fosse in vacanza, Papa Leone XIV ha celebrato in Vaticano in Castel Gandolfo il primo Massa per la "cura del Creato".
Alla cerimonia, svoltasi nei giardini della residenza papale, hanno partecipato circa 50 persone, tra cui i lavoratori che assistono il Pontefice in queste settimane e alcuni funzionari della Curia.
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La cura degli altri è la "legge suprema", dice il Papa all'Angelus
Servire la vita prendendosi cura degli altri è "la legge suprema" che viene prima di tutte le norme della società, ha detto Papa Leone XIV prima di recitare l'Angelus con migliaia di visitatori riuniti fuori dalla villa estiva papale di Castel Gandolfo il 13 luglio.
CNS / Omnes-14 luglio 2025-Tempo di lettura: 4minuti
- Carol Glatz, Città del Vaticano, CNS
"Per vivere per sempre non è necessario ingannare la morte, ma servire la vita. Cioè prendersi cura dell'esistenza degli altri nel tempo che condividiamo. Questa è la legge suprema, che sta al di sopra di ogni norma sociale", ha detto ieri Papa Leone XIV in occasione del Angelus davanti a migliaia di persone a Castel Gandolfo.
"Imitando l'esempio di Gesù, il Salvatore del mondo, anche noi siamo chiamati a portare consolazione e speranza, specialmente a coloro che vivono lo scoraggiamento e la delusione", ha aggiunto Leone XIV.
Il desiderio umano di vita eterna
Papa Leone è arrivato nella piccola città sulla collina a sud di Roma il 6 luglio per una breve vacanza fino al 20 luglio. Ieri, 13 luglio, ha celebrato la messa nella chiesa di San Tommaso da Villanova e poi ha recitato la preghiera di mezzogiorno dalla scalinata di fronte alla villa papale, sotto un cielo che oscillava tra nuvole scure e sprazzi di sole.
Nella sua riflessione prima della preghiera, Papa Leone ha parlato dell'anelito umano alla vita eterna, cioè "alla salvezza, a un'esistenza libera dal fallimento, dal male e dalla morte".
"Ciò che il cuore dell'uomo si aspetta è descritto come un bene "ereditato". Non è da conquistare con la forza, né da mendicare come servi, né da ottenere per contratto. La vita eterna, che solo Dio può dare, viene trasmessa all'uomo in eredità come di padre in figlio".
Fare la volontà di Dio
"Per questo Gesù ci dice che, per ricevere il dono di Dio, dobbiamo fare la sua volontà", ha detto il Papa, che è quella di amare "il Signore tuo Dio con tutto il cuore" e "il tuo prossimo come te stesso".
"La volontà di Dio è la legge della vita che il Padre stesso ha seguito per primo, amandoci incondizionatamente nel suo Figlio Gesù", ha detto Papa Leone.
Gesù "ci mostra il significato dell'amore autentico per Dio e per gli altri", ha detto. È un amore generoso, non possessivo; un amore che perdona senza discutere; un amore che raggiunge e non abbandona mai gli altri".
"In Cristo, Dio si è fatto prossimo di ogni uomo e di ogni donna. Per questo ognuno di noi può e deve farsi prossimo di chiunque incontri", ha detto.
Aprendo i nostri cuori alla volontà di Dio, ha detto, "diventeremo artigiani della pace per tutti i giorni della nostra vita".
Numerosi gruppi in piazza
Dopo aver salutato i numerosi gruppi presenti in piazza, tra cui i membri della comunità pastorale di Santísimo Agustín de Tarano del Colegio S. Augustin di Chiclayo, in Perù, il Papa ha stretto la mano a diversi ospiti speciali che si trovavano presso le barricate di legno tra l'ingresso della villa e la piazza.
È stato il primo Angelus pronunciato nella villa estiva di Papa Leone, che è tornato alla tradizione di prendersi una pausa estiva nella villa di Castel Gandolfo.
Papa Francesco, invece, aveva trascorso le sue estati in Vaticano e aveva rivolto un solo Angelus dalla villa papale, il 14 luglio 2013.
Invece di impartire la benedizione dal balcone della villa, come i suoi predecessori, Papa Francesco si è rivolto alla folla a livello della strada, dalla porta d'ingresso aperta della villa.Il PapaLeo fece lo stesso.
"Cari fratelli e sorelle, sono lieto di essere con voi qui a Castel Gandolfo", ha detto Papa Leone tra grandi applausi. Ha salutato i presenti e ha ringraziato "tutti per la vostra calorosa accoglienza".
Dopo l'Angelus: pregare per le persone colpite dalla guerra
Durante i mesi estivi si svolgono numerose iniziative con i bambini e i ragazzi, e vorrei ringraziare gli educatori e gli animatori che si dedicano a questo servizio", ha detto il Papa. In questo contesto, ha ricordato "l'importante iniziativa del 'Giffoni Film festival', che riunisce giovani di tutto il mondo e che quest'anno sarà dedicato al tema 'Diventare umani'".
"Fratelli e sorelle", ha fatto appello il Papa, "non dimentichiamo di pregare per la pace e per tutti coloro che, a causa della violenza e della guerra, si trovano in una situazione di sofferenza e di bisogno".
Beatificazione di un fratello marista a Barcellona
Ieri, a Barcellona, è stato beatificato Licarione May (il cui nome di battesimo era Francesco Beniamino), frate dell'Istituto dei Fratelli Maristi delle Scuole, ucciso nel 1909 in odio alla fede, ha detto il Papa.
"In mezzo a circostanze ostili, ha vissuto la sua missione educativa e pastorale con dedizione e coraggio. La testimonianza eroica di questo martire sia di incoraggiamento per tutti, in particolare per coloro che lavorano nell'educazione dei giovani".
Gesù non ha ignorato i bisognosi, e nemmeno i cristiani.
Prima dell'Angelus, Papa Leone XIV ha celebrato la Messanella piccola chiesa di San Tommaso da Villanova, proprio di fronte alla piazza principale della villa papale di Castel Gandolfo.
Nella sua omelia il Papa si è concentrato sulla lettura del Vangelo del giorno, dalla parabola del Buon Samaritano. Il Buon Samaritano incontrò l'uomo ferito che camminava lungo la strada da Gerusalemme a Gerico, ha detto Papa Leone.
Oggi, quel sentiero è "percorso da tutti coloro che sono diseredati, derubati e saccheggiati, vittime di sistemi politici tirannici, di un'economia che li costringe alla povertà e di guerre che uccidono i loro sogni e le loro stesse vite", ha aggiunto.
Seguire Cristo significa imparare ad avere un cuore che si commuove.
"Ci guardiamo intorno e camminiamo, o apriamo il nostro cuore agli altri, come il samaritano? A volte ci accontentiamo di fare semplicemente il nostro dovere, o di considerare come nostri vicini solo quelli che fanno parte del nostro gruppo, che la pensano come noi, che condividono la nostra nazionalità o la nostra religione?", ha chiesto Papa Leone.
"Credere e seguire un Cristo amorevole e compassionevole significa permettergli di entrare nel proprio cuore e di assumere i propri sentimenti", spiegava Leone XIV. "Significa imparare ad avere un cuore che si commuove, occhi che vedono e non distolgono lo sguardo, mani che aiutano gli altri e leniscono le loro ferite, spalle che portano i pesi dei bisognosi".
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Questa cronaca è una traduzione delle informazioni originali che potete trovare qui. qui.
La disabilità come dono: una chiamata a ricostruire l'umanità
La disabilità si rivela come un dono che invita a ricostruire un'umanità basata sulla tenerezza e sull'inclusione, di fronte a una cultura che rifiuta la fragilità. Testimonianze come quelle di Andrea e José María mostrano come la fede e la comunità trasformino il nostro modo di vedere le cose.
Il bacio di Francisco sulla fronte coperta di tumore di Vinicio Riva - l'uomo sfigurato dalla neurofibromatosi - è risuonato come un manifesto silenzioso. Non era compassione: era il riconoscimento della dignità umana incarnata in un'immagine storica. Quel gesto, che ha commosso il mondo nel 2013, affonda le sue radici nel IV secolo, quando San Basilio fondò un grande complesso caritativo alla periferia di Cesarea, che comprendeva un ospedale, un lebbrosario, un ospizio e un orfanotrofio.
Il lavoro della Chiesa con le persone con disabilità non è nuovo, ma oggi è un faro nella nebbia di un mondo che idolatra l'efficienza, la perfezione corporea e il benessere individualistico. La recente dichiarazione del Dicastero per la Dottrina della Fede, "Il lavoro della Chiesa con le persone con disabilità non è nuovo.Dignitas Infinita" (2024) lo proclama chiaramente: "Un criterio per verificare la reale attenzione alla dignità di ogni individuo è, naturalmente, l'attenzione prestata ai più svantaggiati. Il nostro tempo, purtroppo, non si distingue per questa attenzione".
Storie vere
In un mondo che spesso emargina la fragilità, la Chiesa cattolica approfondisce il suo impegno nei confronti delle persone con disabilità, ricordandoci che la dignità non dipende dall'utilità.
Andrea, 29 anni, è nata con la sindrome di Down e una grave malattia cardiaca. Battezzata nella caserma della parrocchia di Santa María de Caná a Madrid, il suo nome includeva "María" come supplica: "Eravamo consapevoli che avrebbe avuto bisogno di molto aiuto da parte della Vergine". Oggi Andrea è la prima donna con sindrome di Down a ottenere la cintura nera di karate a Madrid (2019), campionessa spagnola nel 2022 e nel 2023 e medaglia di bronzo ai campionati europei. Dopo essersi laureata all'Università Autonoma di Madrid grazie alla Fondazione Prodis, lavora presso Accenture, dove, secondo la madre, "è integrata e valorizzata. È un pilastro importante". La sua fede è attiva: partecipa al coro parrocchiale ed è "una fan del Caris", come lei chiama il Rinnovamento Carismatico. "È allegra, estroversa, molto empatica. La vita della famiglia ruota intorno a lei", celebra Beatriz, sua madre, che riassume la sua lotta: "Andrea è un miracolo... in terapia intensiva non avremmo mai immaginato questo".
Nolan Smithun venticinquenne del Kansas, ha fatto parte del gruppo di persone che ha partecipato allo sviluppo del documento "La Chiesa è la nostra casa". Questo giovane con sindrome di Down spiega di aver aiutato la sua chiesa in vari modi. "Ho servito come chierichetto, ho aiutato nell'insegnamento dell'educazione religiosa con mio padre e al momento sono un lettore. Ho anche aiutato con la recita della vigilia di Natale per i bambini e ho decorato la chiesa a Natale e a Pasqua", spiega Nolan.
Il potere della preghiera
José María è il settimo figlio di Teresa Robles, che ha anche un figlio con caratteristiche autistiche. Anche José María combatte da anni contro la leucemia e ha incontrato pregiudizi medici nella sua lotta: "Siamo stati incoraggiati a rivolgerci alle cure palliative... non diamo molto valore alla vita di una persona con disabilità". Teresa ha fondato l'account Instagram @ponundownentuvida, che ha mobilitato più di 40.000 follower e una rete di preghiera globale. "La migliore rete sociale è la Comunione dei Santi", dice. Teresa descrive l'"effetto José María": "Trasformano i cuori senza violenza. Un giorno, un automobilista arrabbiato ha visto José María sorridere... e il suo volto è cambiato". Per lei, suo figlio è venuto "per cambiare gli occhi della gente, per fare un mondo migliore".
La forza della preghiera e della comunità sono i pilastri: Teresa Robles ha sperimentato "la forza della preghiera, che si nota fisicamente". Quando José María non ha potuto ricevere il trapianto, "ho sentito una forza sovrumana". Questa rete comprendeva gesti ecumenici: due donne musulmane le scrissero: "Stavano andando a pregare per José María perché pregavano lo stesso Dio... Questo mi ha commosso molto".
Rendere visibile la differenza
Iniziative come i Cafés Joyeux di Parigi, che impiegano persone con disabilità a pochi metri dall'Arco di Trionfo, dimostrano che l'inclusione sul posto di lavoro è possibile. Il suo fondatore, Yann Bucaille-Lanrezac, ha ricevuto il premio di imprenditore sociale del Boston Consulting Group.
Cilou, un artista francese che ha composto una canzone e una coreografia per Louis, un bambino affetto da trisomia 21, sottolinea che "la gioia della sindrome di Down ci porta a essere autentici". Questa autenticità è ciò che Papa Francesco promuoveva con la cosiddetta "rivoluzione della tenerezza": un antidoto alla cultura dell'usa e getta. Le società sane integrano tutti nel "noi". Cilou, ad esempio, ha sentito il desiderio di comporre una canzone ispirata a Luis, intitolata "Viva la diferencia".
Ministero della disabilità
Seguendo le linee guida delle conferenze episcopali, le parrocchie stanno iniziando ad adattare i riti e gli spazi in modo che i bambini e gli adulti con disabilità intellettiva possano vivere i sacramenti in modo da poterli comprendere meglio. Ad esempio, per la catechesi si utilizzano pittogrammi per spiegare il rito in modo visivo, consentendo una migliore comprensione di gesti, simboli e parole. Le celebrazioni sono intime, con posti a sedere ridotti, per evitare una sovrastimolazione sensoriale.
Anche il sacramento della penitenza viene trasformato. In alcune parrocchie, le confessioni includono disegni che aiutano a comprendere concetti come il peccato, il perdono e la riconciliazione. Ci sono guide di supporto che mediano la comunicazione e sono stati creati spazi silenziosi, privi di stimoli luminosi o sonori, per favorire un'atmosfera di raccoglimento. "Non è sufficiente creare delle rampe. Dobbiamo cambiare il modo in cui guardiamo alla vita della chiesa", dice la madre di un figlio disabile.
Maria Callas era una grande donna e una grande artista, ma sognava di essere una moglie e una madre. Non le è stato dato tutto ciò che desiderava, ma forse possiamo azzardarci a dire che la sua è una maternità che ha prodotto molti figli artistici.
Qualche giorno ho visto il film “Maria”, diretto da Pablo Larraín e interpretato da Angelina Jolie, incentrato sugli ultimi giorni della vita di Maria Callas: un ritratto intimistico della triste e solitaria fine di uno dei personaggi più iconici e talentuosi del XX secolo, una donna grandissima, “divina”, come veniva chiamata, che si aggrappa ai ricordi e ricerca, senza più trovarla, quell’immensità che l’ha resa la voce lirica più nota di tutti i tempi.
Tra New York, Atene e l’Italia
Nel film di Larraín non mancano i richiami a episodi precisi della vita dell’artista, nata a New York il 2 dicembre 1923, seconda figlia di genitori greci emigrati. La famiglia trascorse i primi anni nel Queens, per poi trasferirsi a Manhattan. Frequenti erano i dissapori tra il padre di Callas e sua madre, sempre dura e dispotica nei confronti della figlia minore.
Con la madre e la sorella, Maria tornò in Grecia a 13 anni e al Conservatorio di Atene cominciò seriamente la formazione musicale, studiando canto con il grande soprano spagnolo Elvira de Hidalgo. Già da giovane, la sua voce si distingueva per potenza, estensione e colore, capace di passare con naturalezza dal registro drammatico a quello lirico o leggero.
Ebbe l’occasione, durante l’occupazione nazista, di esibirsi diverse volte in Grecia, tornando però dal padre, a New York, per cercare scritture, prima di giungere in Italia, dove la sua carriera poté finalmente decollare, con il debutto decisivo all’Arena di Verona nel 1947, sotto la direzione di Tullio Serafin, che diverrà uno dei suoi mentori.
Nel frattempo, incontrò l’uomo che fu suo manager e poi marito, l’imprenditore melomane veronese Giovanni Battista Meneghini, di molti anni più grande.
Memorabile anche il debutto al Maggio Fiorentino, per poi arrivare alla Fenice di Venezia, al San Carlo di Napoli, e soprattutto alla Scala di Milano, dove divenne regina indiscussa (celebre la rivalità con l’italiana Renata Tebaldi, che per sfuggirvi scelse di lasciare l’Italia e stabilirsi a New York).
Maria Callas, la diva
Negli anni ’50, all’apice della carriera, fu protagonista di opere come Norma e La Sonnambula (Bellini), Tosca (Puccini), Lucia di Lammermoor (Donizetti) La Traviata (Verdi), in molti casi riportando nel repertorio della Scala e di altri teatri capolavori non più rappresentati per l’assenza di interpreti capaci di valorizzarne la tecnica vocale e la drammaticità. In questo, infatti, Callas era addirittura camaleontica: in grado di affrontare un repertorio vastissimo, da Bellini a Verdi, da Puccini a Wagner, con un poderoso strumento vocale unito a un’inarrivabile presenza scenica e capacità interpretativa.
Fu camaleontica anche per la trasformazione fisica nel corso della carriera, che la portò a perdere 36 kg e ad avere la figura leggiadra ed eterea con cui è ricordata anche nel mondo della moda: perse circa 36 kg (dai 90 iniziali passò ai 54) in un periodo relativamente breve, divenendo un’icona di stile.
Callas e Onassis
Nel 1957, quando iniziava per lei un periodo di difficoltà per i cali di voce e lo stress accumulato, avvenne l’incontro destinato a cambiare per sempre la sua vita e la sua carriera. Invitata sullo yacht di un altro celebre greco, il magnate Aristotele Onassis, partecipò con il marito a una crociera insieme ad altre personalità di spicco, tra cui Winston Churchill e la stessa moglie di Onassis.
Da lì, non fu solo Callas, ma Callas & Onassis: tra i due si sviluppò una relazione tormentata, sempre al centro delle cronache mondane, che spinse la cantante a lasciare il marito, e a trascurare la carriera, per Onassis, con cui rimase fino al 1968, quando lui la abbandonò per sposare (per interesse) Jacqueline Kennedy. Maria venne a saperlo dai giornali e ne fu devastata.
Gli ultimi anni
Nel frattempo, la sua carriera sfiorì, come la sua voce e la sua felicità: poche le apparizioni pubbliche (l’ultima, memorabile Tosca con la regia di Franco Zeffirelli, a Londra, nel 1964; un film con Pasolini, Medea, nel 1969; una master class a New York tra il ’71 e il ’72; un’ultima, problematica tournée mondiale con il tenore Giuseppe Di Stefano, di cui pure si era innamorata, nel 1973-74).
Seguì un periodo d’isolamento, chiusa nel suo appartamento di Avenue Georges Mandel a Parigi, in compagnia unicamente dei suoi cani e dei suoi domestici e ben documentato nel film di Larraín. La Callas morì di crepacuore, ancor più sola di eroine che aveva interpretato, come Violetta Valéry, Tosca, Mimì, nel 1977, a 53 anni, ufficialmente per un infarto, ma in molti parlarono di un lento e consapevole spegnersi, di un cuore spezzato. Oggi si sa che, oltre alla sua infelicità, a provocarne la morte fu l’aterosclerosi, una malattia degenerativa delle arterie che provoca danni anche alle corde vocali e che colpirà, e accelererà la fine, di un’altra grandissima voce del XX secolo: Whitney Houston.
L’opera e l’eredità
L’opera è una forma d’arte completa: unisce musica, canto, teatro e scenografia per raccontare emozioni e storie universali. Nata in Italia alla fine del Cinquecento, dell’Italia è uno degli elementi culturali più tipici.
Purtroppo è oggi in declino, ma ricordo che, da piccolo, era molto comune che fosse trasmessa alla radio o in televisione e che tantissime persone, di ogni provenienza culturale e sociale, sognassero affascinate dalla musica di Verdi, Rossini, Puccini e tanti altri, anzi, praticamente ogni famiglia aveva il suo cantante d’opera improvvisato, dotato di una voce particolarmente bella, che rallegrava una cena o una festa di paese con qualche celebre aria.
È in questo contesto, segnato dal dopoguerra e dal successivo boom economico, che l’arte di Maria Callas trovò un humus così favorevole. Gli italiani, e non solo, la veneravano e, tra gli estimatori dell’opera, o la si amava o la si odiava: aveva infatti una voce non proprio perfetta per gli standard operistici, scura nei toni più bassi ma capace di arrivare ai sovracuti di soprani leggeri. La Callas aveva poi una presenza scenica e una capacità di “recitare con la voce” che imprimevano ai suoi personaggi una vitalità inaudita.
Era anche una grandissima professionista: provava ore e ore, mai soddisfatta, ma il risultato finale era qualcosa che mandava il pubblico in visibilio.
Chi, come me, non ha avuto la possibilità di ascoltarla dal vivo, ne apprezza le registrazioni in video (o i tantissimi dischi e le interpretazioni di intere opere o i concerti), tra cui quella di un famoso concerto a Parigi, del 1958, in cui interpreta “Una voce poco fa” dal Barbiere di Siviglia, di Rossini.
Rosina, la protagonista, è una ragazza dolce e all’apparenza fragile, ma molto determinata, e infatti canta: “Io sono docile, son rispettosa; sono obbediente, dolce e amorosa. Ma se mi toccano dov’è il mio debole sarò una vipera e cento trappole farò giocar”. Callas, restando ferma nella sua posizione, riesce a muovere solamente occhi e mani nel dar vita a un personaggio, consapevole. Lei stessa dichiarò che un movimento di troppo a teatro rischia di compromettere l’intera rappresentazione e che bisogna saper dosare l’uso delle mani, badando di rimanere sempre fedeli alla storia e alla partitura come pensata dal compositore.
Maria Callas, il successo e la solitudine
Come disse di lei Montserrat Caballé, grande soprano spagnolo che venerava la Callas e ne era a sua volta ammirata, Maria “come solo compagno aveva il successo… E quando questo successo si eclissò, lei rimase da sola”.
E proprio la Caballé fu l’opposto della Callas, da certi punti di vista, perché seppe trovare il giusto equilibrio tra arte, maternità, matrimonio, lavoro. Ciò la aiutò, paradossalmente, ad avere una carriera molto, ma molto più duratura di quella di Callas, che pure avrebbe sognato essere moglie e madre (si dice sia rimasta incinta di Onassis all’inizio degli anni ’60 senza riuscire a portare a termine la gravidanza).
Maria Callas fu una grande donna e una grandissima artista, divina, che però sognava di essere una moglie e una madre. Non le fu dato di essere tutto ciò che voleva, ma forse possiamo azzardare che la sua è una maternità che ha generato tanti figli artistici e tante persone che oggi, a quasi 50 anni dalla sua morte, la amano ancora.
La immagino ancora lì, a salutarci, con le parole di una famosa aria di Catalani: "Ebben, ne andrò lontana, come va l’eco della pia campana".
GMG 2025 a Covadonga: adorazione del Santissimo Sacramento con giovani di 28 Paesi
La seconda Giornata Eucaristica della Gioventù Mariana (GEMG), tenutasi a Covadonga all'inizio di luglio, è stata "una grazia immensa", secondo gli organizzatori. La risposta delle migliaia di giovani (quasi 1.700 da 28 Paesi) all'invito all'adorazione eucaristica è stata così grande che è stato necessario allestire una cappella per l'adorazione perpetua.
Francisco Otamendi-13 luglio 2025-Tempo di lettura: 4minuti
L'adorazione del Santissimo Sacramento prevista per la Giornata eucaristica della gioventù mariana (JEMJ) di Covadonga all'inizio di luglio è stata "una grazia immensa. Soprattutto vedere il Signore all'opera nel cuore dei giovani", che quest'anno erano circa 1.700, di 28 nazionalità, con 200 volontari e 40 sacerdoti.
La GMG 2025 ha offerto ai partecipanti una novità che non era disponibile l'anno scorso: una cappella di adorazione perpetua.dove, "a qualsiasi ora del giorno e della notte, i giovani potevano pregare davanti a Gesù Eucaristia".
"L'iniziativa si è rivelata un vero e proprio successo", ha dichiarato il Suor Beatriz Liaño. "Il Santissimo Sacramento era esposto nella cappella dell'adorazione di fronte alla Basilica di Covadonga ed era impressionante cercare di entrare e non trovare spazio materiale per inginocchiarsi".
I giovani volevano rimanere vicini al Santissimo Sacramento.
"I giovani volevano rimanere vicini al Santissimo Sacramento esposto, tanto che abbiamo dovuto allestire una seconda cappella per l'adorazione (nelle prime ore del mattino) perché la Grotta Santa era troppo piccola per loro", spiega.
La notte di sabato 5-6 luglio il Santissimo Sacramento è stato esposto nella Grotta Santa al termine della Veglia di adorazione. I giovani sono stati invitati a trascorrere il tempo, a turno, per tutta la notte, adorando il Signore. "La risposta è stata così grande che i sacerdoti che erano in veglia, offrendo ai giovani il sacramento della confessione, sono dovuti uscire e riesporre il Santissimo Sacramento nella Cappella dell'Adorazione per accogliere i giovani che volevano stare con il Signore e non potevano entrare nella Grotta Santa.
Suor Beatriz commenta: "Contemplandoli, si può solo dire: Sia benedetto il Signore. Obiettivo raggiunto. Questi giovani ora sanno dov'è la fonte dove possono dissetarsi di amore e felicità: nel Cuore di Gesù nell'Eucaristia".
Internet si blocca all'avvio
In realtà, la GMG ha preso il via venerdì nonostante un imprevisto dell'ultimo minuto, perché internet era fuori uso. "Pochi minuti prima dell'apertura dell'accoglienza dei giovani, l'intera rete internet del santuario di Covadonga era fuori uso, rischiando di rendere impossibile la trasmissione degli eventi", hanno spiegato gli organizzatori.
"La notte precedente, un temporale inaspettatamente forte aveva costretto a cancellare le prove finali del coro e del festival di quest'anno. Le difficoltà non hanno scoraggiato i duecento volontari che da giorni lavoravano per preparare tutto per accogliere i 1.700 giovani iscritti di 28 nazionalità diverse", sottolineano i promotori. "Anzi, le previsioni fatte sono state superate, al punto da esaurire le confezioni di cibo e quasi la capacità ricettiva per quest'anno.
La reliquia di Carlo Acutis e la sua eredità
La Santa Messa di apertura Juan Carlos Elizalde, vescovo di Vitoria. Il primo giorno, pochi minuti prima dell'inizio del solenne ingresso della reliquia del Cuore di Gesù, la Carlo Acutis sulla spianata, è stato possibile ascoltare il videomessaggio inviato da Antonia Salzano, madre del futuro santo italiano.
In serata si è svolto il JEMJ Festival presentato da Catholic Stuff, con la prima di "A Famous Nun. Clare Crockett, una vita messa in scena". Lo spettacolo "ha davvero toccato il cuore dei giovani che hanno vibrato al ritmo delle paure, delle illusioni, delle lotte e della vittoria della grazia di Dio nel cuore della suora irlandese".
Marco Gaballo, OFM Cap., rettore del Santuario di Despojo (Assisi) e custode della reliquia del cuore di Carlo Acutis. Fyay Marco Caballo ha parlato ai giovani sul tema "Il cuore di Carlo Acutis".L'eredità eucaristica di Carlo Acutis" e ha proposto Carlo "come esempio di adolescente dal cuore pieno di luce".
Vista panoramica della Messa di chiusura della Giornata Mondiale della Gioventù 2025, concelebrata da Mons. Sanz Montes, Arcivescovo di Oviedo, con 40 sacerdoti, accanto al Santuario di Covadonga (@Foto JEMJ).
GMG luglio 2026: "Fate quello che vi dirà".
La mattina di domenica 6 luglio 2025 è iniziata con un momento di adorazione eucaristica. Don Alonso ha aiutato i giovani partecipanti alla GMG a mettersi alla presenza del Signore con i loro punti di preghiera.
Alle 12 ha avuto inizio la santa messa Messa di chiusura Jesús Sanz Montes, arcivescovo di Oviedo, con più di quaranta sacerdoti. Al termine della celebrazione, Rafael Alonso, che ha festeggiato il suo 45° anniversario di sacerdozio, ha annunciato la data del prossimo JEMJIl 10, 11 e 12 luglio 2026, sempre a Covadonga, con il motto "Fai quello che ti dice".
"La Santina si è già registrata", ha detto scherzosamente monsignor Sanz al termine, dopo i ringraziamenti. Ai fratelli e alle sorelle dell'Hogar de la Madre, a tutti i volontari e al coro di voci e strumenti, con cui "abbiamo potuto pregare più volte, più delle due che doveva Sant'Agostino". Ai sacerdoti e ai diaconi, a tante sorelle di diversi carismi, all'abate, ai sacerdoti del Capitolo e alle sorelle che lavorano nel Santuario. A Rafael Alonso, per il suo compleanno da sacerdote.
Giovani portano la Vergine di Covadonga, la Santina, durante la GMG 2025 a luglio (@WYD Photo).
Santa Veronica, la donna che asciugò il volto di Gesù con il suo velo.
La Chiesa cattolica ricorda Santa Veronica, detta "la Veronica", il 12 luglio. È ricordata per la sesta stazione della Via Crucis, che narra il suo incontro con Gesù e l'impressione del Volto Santo del Signore sul suo velo.
Francisco Otamendi-12 luglio 2025-Tempo di lettura: < 1minuto
Secondo la tradizione, Santa Veronica era una donna divina che viveva a Gerusalemme. Commossa dai dolori di Cristo sulla via del Calvario, venne ad asciugare il sudore e il sangue che ricoprivano il suo volto. Secondo la tradizione, usò a questo scopo il suo velo, sul quale il volto di Gesù, il Volto Santo, era "impresso" con il sangue.
Dopo la Passione del Signore, Santa Veronica si recò a Roma portando con sé il velo con il "Volto Santo". Questo velo sarebbe stato esposto per la venerazione pubblica, e gradualmente divenne parte della fede del popolo. La sua azione si riflette nella sesta stazione della Via Crucische viene letta il Venerdì Santo nel Colosseo romano. Questa stazione è solitamente intitolata: "Una pia donna asciuga il volto di Gesù".
Il velo di Veronica
L'elogio è stato dato a il coraggio di Santa Veronica, perché il suo atto d'amore avrebbe potuto metterla in pericolo da parte dei Romani o del popolo. Ma lei si commosse e si fece strada tra la folla. Nonostante la popolarità della santa, il suo nome non si trova nell'attuale Martirologio Romano. E nemmeno in quello precedente.
Il velo della Veronica ha attirato molti pellegrini a Roma. Sembra che sia stato spostato nel corso dei secoli e che se ne siano perse le tracce. Tuttavia, nel 1999, il gesuita tedesco Heinnrich Pfeiffer, professore di storia dell'arte all'Università Gregoriana (morto nel 2001), lo ha scoperto, annunciato che lo aveva trovato. Il luogo era il Santuario dei Frati Minori Cappuccini di Manoppello (Italia). Papa Benedetto XVI ha visitato questo santuario nel 2006.
Il Custode di Terra Santa se ne va con gratitudine ma con un dolceamaro desiderio di pace
Padre Francesco Patton lascia il suo incarico di Custode di Terra Santa e coglie l'occasione per analizzare la situazione dei luoghi santi e l'importanza della presenza francescana in Medio Oriente.
Agenzia di stampa OSV-12 luglio 2025-Tempo di lettura: 4minuti
Mentre si prepara a lasciare il suo incarico di Custode francescano di Terra Santa dopo nove anni di servizio, padre Francesco Patton ha dichiarato a OSV News che il tempo trascorso in Terra Santa come superiore di tutti i francescani del Medio Oriente e custode dei luoghi santi cattolici della regione è stata l'esperienza "formativa" più importante della sua vita e lo ha "spinto a sognare" un mondo senza confini.
"Mi hanno aperto in modo molto significativo a livello mentale e spirituale", ha scritto padre Patton in una corrispondenza via e-mail, mentre completava gli ultimi compiti prima dell'arrivo del suo successore, padre Francesco Ielpo, la cui elezione è stata approvata dal Consiglio di Stato. Papa Leone XIV 24 giugno.
"L'internazionalità, l'incontro e il dialogo con persone di altre religioni e culture mi hanno cambiato profondamente e mi hanno spinto a sognare un mondo in cui non ci siano più muri, checkpoint, frontiere e simili; un mondo in cui le persone si riconoscano e si accettino come persone umane, non sulla base di altri requisiti", ha detto.
Seguendo l'esempio di San Francesco
La sua esperienza ha anche rafforzato il suo impegno verso un'interpretazione pacifista della missione francescana, ha detto padre Patton, riconoscendo che coloro che sono venuti in Terra Santa in pace, seguendo l'esempio di San Francesco e dei suoi frati, hanno resistito, mentre coloro che sono venuti con le armi hanno alla fine fallito.
Nel corso del suo mandato, padre Patton ha affrontato sfide importanti, tra cui la pandemia COVID-19, la quasi paralisi dei pellegrinaggi in Terra Santa e, negli ultimi 20 mesi, la guerra di Gaza, precipitata dall'attacco di Hamas alle comunità del sud di Israele il 7 ottobre 2023.
Secondo gli ultimi dati forniti dal Ministero degli Affari Esteri israeliano il 22 giugno 2025, 50 delle oltre 250 persone rapite quel giorno sono ancora tenute prigioniere, 28 delle quali sarebbero vive. Secondo il Ministero della Sanità di Gaza, all'8 luglio erano stati uccisi 57.600 palestinesi.
Dal 10 luglio, le speranze di un piano di cessate il fuoco guidato dagli Stati Uniti si sono affievolite, poiché i combattimenti a Gaza non hanno mostrato alcun segno di attenuazione, mentre il Primo Ministro Benjamin Netanyahu ha incontrato il Presidente Donald Trump a Washington l'8 luglio. "Netanyahu è convinto che Hamas debba essere distrutto, mentre Hamas vuole la fine completa della guerra dopo la proposta di tregua di 60 giorni", ha riferito l'Associated Press.
Conflitto israelo-palestinese
Padre Patton ha espresso la speranza di una soluzione politica al conflitto israelo-palestinese che dura da 80 anni, sottolineando che tale soluzione richiede "il riconoscimento reciproco del diritto di ciascuna parte ad esistere", lo sviluppo di una struttura statale adeguata alle circostanze uniche della regione e il pieno riconoscimento dei diritti civili, politici e religiosi di tutti i cittadini, compresi i palestinesi, secondo gli standard di un "Paese veramente civile e democratico".
Si è rammaricato di non aver potuto portare avanti una serie di iniziative volte a promuovere la pace, il dialogo interculturale e la comprensione interreligiosa a causa dello scoppio della guerra.
"Eravamo su una buona strada con molte iniziative, ma quello che è successo il 7 ottobre 2023 ha scatenato un tale odio e ha creato ostacoli fisici, psicologici e spirituali tali da far sospendere molte iniziative", ha detto.
E ha aggiunto: "Spero che possano riprendere al più presto e che si possa continuare a collaborare per una cultura della riconciliazione, della fraternità e del dialogo, secondo le indicazioni che Papa Francesco ci ha dato nel documento di Abu Dhabi e in 'Fratelli Tutti'", riferendosi al documento del 2019 sulla "Fraternità umana per la pace e la convivenza nel mondo" e all'enciclica del 2020 del defunto Papa sulla fraternità umana.
La "grande testimonianza di fede" dei frati
Si è anche rammaricato di non aver potuto visitare i villaggi di Knayeh e Yacoubieh nella Valle dell'Oronte in Siria durante la sua visita in Siria nel marzo 2023 dopo il terremoto - che ha devastato il nord e l'ovest della Siria, così come la Turchia meridionale e centrale - dove i frati continuano a dare una "grande testimonianza di fede e dedizione pastorale" in una realtà colpita dalla presenza del gruppo dello Stato Islamico e di Al Qaeda, ha detto.
Il 22 giugno, un micidiale attacco a colpi di arma da fuoco e bombe contro la chiesa greco-ortodossa di Sant'Elia a Damasco ha ucciso 30 cristiani ortodossi e ne ha feriti oltre 90.
Vedere la dedizione e l'amore per la Terra Santa mostrati dalla maggior parte dei frati è stato uno dei suoi più grandi piaceri, ha detto padre Patton. Riflettendo sulla Custodia, ha espresso particolare gioia per il suo carattere sempre più internazionale, soprattutto per la crescente presenza di frati e postulanti provenienti dall'Asia e dall'Africa, regioni precedentemente poco rappresentate.
Conflitti etnici e culturali
Questa diversità, ha detto, rafforza la sua missione di accogliere i cristiani locali, i pellegrini e i lavoratori migranti in una regione spesso segnata da conflitti etnici e culturali.
Ha riconosciuto l'incrollabile dedizione dei frati, anche in tempi difficili, e ha lodato la crescita delle scuole di Terra Santa, che sono diventate un modello di convivenza e di eccellenza accademica.
Padre Patton ha anche sottolineato come il restauro della Chiesa del Santo Sepolcro a Gerusalemme sia stato un risultato significativo durante il suo mandato, reso possibile grazie alla stretta collaborazione ecumenica con il Patriarca greco-ortodosso Theophilos III e il Patriarca armeno apostolico Mons. Nourhan Manougian.
La "dimensione concreta" della Terra Santa
Spiritualmente, la possibilità di pregare nei luoghi del Vangelo toccando la "dimensione concreta" della Terra Santa gli ha permesso di approfondire e rafforzare la sua fede nel mistero dell'incarnazione, dove il "Figlio di Dio è diventato uno di noi" e ha condiviso tutto dell'esistenza umana, ha scritto. Gli ha permesso di pensare a Gesù in modo più "personale, concreto e storico".
"In particolare, la tomba di Gesù mi ha permesso di riflettere profondamente sul mistero della sua e della nostra risurrezione, mentre entriamo nella vita stessa di Dio con la nostra umanità trasformata dall'azione dello Spirito, guidata dalla mano di Gesù che per primo ha attraversato il confine della risurrezione", ha detto padre Patton.
Se ne va con un sentimento prevalente di "gratitudine e riconoscenza", consapevole che questi anni sono stati la "stagione più significativa" della sua vita, ha concluso, anche se c'è anche un "sentimento di amarezza", perché avrebbe voluto vedere la Terra Santa in pace prima di terminare il suo servizio.
Questo articolo è stato pubblicato originariamente su OSV News. È possibile leggere il testo originale QUI.
Alexei Navalni ha trovato conforto nella Bibbia, soprattutto nel Discorso della Montagna di Cristo.
12 luglio 2025-Tempo di lettura: 4minuti
Il più noto critico del Cremlino, Alexei Navalni, è stato assassinato il 16 febbraio 2024 nel carcere IK-3 (noto anche come "Polar Wolf") di Kharp, nell'Okrug autonomo di Yamalia-Nenetsia, dove era detenuto, secondo fonti penitenziarie russe. La sua morte è avvenuta un mese prima delle elezioni presidenziali, considerate una formalità per prolungare il governo di Vladimir Putin dal 1999.
Assassinio di Alexei Navalny
Navalni, che aveva 47 anni quando è morto, aveva condotto campagne contro la corruzione in Russia e guidato proteste di massa contro il Cremlino. Stava scontando una condanna a 19 anni di carcere con l'accusa di estremismo in una prigione isolata. Ha iniziato uno sciopero della fame in carcere per 24 giorni per protestare contro i maltrattamenti subiti. Secondo il servizio carcerario russo, dopo una passeggiata si è sentito male, ha perso conoscenza e i tentativi di rianimarlo non hanno avuto successo.
Secondo il quotidiano russo Novaya Gazeta, la madre di Navalni, Lyudmila Navalnaya, ha dichiarato su Facebook di aver visto il figlio in carcere il 12 febbraio e che era "vivo, sano e felice".. Alla notizia, diversi leader europei hanno pianto la morte di Navalni e hanno incolpato il governo russo della tragedia. Tra i leader c'erano il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg, il consigliere per la sicurezza nazionale di Joe Biden, Jake Sullivan, e la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola. L'ONU ha espresso indignazione e ha chiesto la fine delle persecuzioni in Russia.
Migliaia di persone sono scese in piazza in tutto il mondo per protestare contro la morte di Navalni, che si aggiunge alla lista delle morti misteriose e irrisolte in Russia. A più di un anno dal suo assassinio, è calato il silenzio su questo nuovo crimine di Putin.
Nel libro di memorie pubblicato dalla sua famiglia ("Patriot. Memorie" Alexei Navalni, Peninsula 2024), il dissidente russo afferma dal carcere in cui ha trascorso gli ultimi tre anni della sua vita: "Per il mio compleanno, naturalmente vorrei fare colazione con la mia famiglia, farmi baciare sulla guancia dai miei figli, scartare i regali e dire: "Oh, è proprio quello che volevo", invece di svegliarmi in questo buco schifoso. Ma, come funziona la vita, il progresso sociale e un futuro migliore possono essere raggiunti solo se un certo numero di persone è disposto a pagare un prezzo per il diritto di avere le proprie convinzioni. Più persone ci sono, meno tutti devono pagare. Arriverà il giorno in cui dire la verità e difendere la giustizia sarà la cosa più normale in Russia, e non ci sarà nulla di pericoloso"..
Le origini
Nato il 4 giugno 1976 a Odintsovo (Oblast' di Mosca, URSS, Unione Sovietica), Navalni è un avvocato, politico, attivista e prigioniero politico russo che nel 2011 ha fondato la Fondazione anticorruzione (FBK). Amnesty International lo ha riconosciuto come prigioniero di coscienza e gli è stato conferito il Premio Sakharov per il suo lavoro sui diritti umani. Ha subito diverse condanne e incarcerazioni e un tentativo di avvelenamento nel 2020, dal quale si è salvato in un ospedale di Berlino. Alle elezioni del sindaco di Mosca del 2013 ha ottenuto il 27,24 % dei voti e non gli è stato più permesso di candidarsi alle elezioni in Russia.
Sposato dal 2000 con Yulia Navalnya e con due figli, Dasha, 24 anni, e Zakhar, 18, Navalni avrebbe potuto scegliere di andare in esilio dalla Russia con la sua famiglia e condurre un'esistenza pacifica, ma ha scelto, d'accordo con la moglie, di mettersi nei guai e - consapevole del pericolo che correva - di rischiare la vita nella sua lotta contro l'ingiustizia nel suo amato Paese. Rendendosi conto che, con il crollo dell'URSS, il potere in Russia è passato da un criminale all'altro, da Eltsin a Putin, ha deciso di affrontare questi criminali denunciando le loro pratiche e trasmettendo la verità ai suoi compatrioti.
In uno dei tanti procedimenti pseudo-legali a suo carico, Navalni ha dichiarato: "Il fatto è che sono un uomo religioso, il che mi espone costantemente al ridicolo nella Fondazione anticorruzione e dalle persone che mi circondano, per lo più atee. Anch'io lo ero, e in modo piuttosto militante. Ma ora sono credente e trovo che questo mi aiuti molto nel mio lavoro. Tutto mi è più chiaro... Perché la Bibbia dice: "Beati quelli che hanno fame e sete di giustizia, perché saranno saziati"".. Per più di un mese, l'unico libro che gli è stato lasciato in prigione è stato il libro Bibbia. A quel tempo, Navalni decise di memorizzare il Discorso della montagna in russo, inglese, francese e latino. Dopo averlo fatto, un giorno ai prigionieri fu proposto di assistere alla Messa e il nostro eroe rimase colpito dal fatto che il Vangelo che leggevano era proprio il Discorso della Montagna.
Alexei Navalny e la ricerca del Regno di Dio
Navalni conclude le sue memorie con le seguenti frasi: "Ho sempre pensato, e lo dico apertamente, che essere un credente ti rende la vita più facile e anche più facile essere un dissidente politico. La fede rende la vita più facile... Sei un discepolo della religione il cui fondatore si è sacrificato per gli altri e ha pagato per i loro peccati? Credi nell'immortalità dell'anima e in tutto il resto? Se potete rispondere onestamente di sì, di cos'altro dovete preoccuparvi? Perché dovreste mormorare cento volte sottovoce qualcosa che avete letto in un voluminoso tomo che tenete sul comodino? "Non siate ansiosi per il domani, perché il domani porterà le sue preoccupazioni". Il mio compito è cercare il Regno di Dio e la sua giustizia, e lasciare che il buon Gesù e il resto della sua famiglia si occupino di tutto il resto. Non mi deluderanno e risolveranno tutti i miei problemi. Come si dice qui in prigione, prenderanno i colpi per me"..
Alexei Navalni sapeva che avrebbe potuto essere ucciso, ma non era pazzo o sconsiderato. Cercò di ridurre al minimo i rischi per sé e per la sua famiglia, ma in cuor suo pensava di fare ciò che doveva fare, lo scopo della sua vita non era mai quello di vivere tranquillamente e comodamente, ma di lottare fino alla morte per una Russia in cui le persone non vengano uccise per le loro idee, un Paese prospero e democratico, in cui prevalga la legge e non il tiranno di turno a difendere i suoi privilegi. Per questo fu assassinato e per questo offrì la sua vita in sacrificio.
San Benedetto, fondatore dell'Ordine benedettino e patrono d'Europa: un desiderio di pace
L'11 luglio la Chiesa celebra San Benedetto da Nursia (Italia), fondatore dell'Ordine benedettino e dichiarato patrono d'Europa nel 1964 da San Paolo VI. Papa Francesco e i suoi predecessori si sono rivolti a San Benedetto per cercare la pace e la convivenza umana in un'Europa ferita.
Francisco Otamendi-11 luglio 2025-Tempo di lettura: 5minuti
Sebbene la Regola di San Benedetto ["ora et labora", prega e lavora] non contenga un richiamo al tema della pace, "è un'eccellente guida per un impegno consapevole e pratico per la pace". Infatti, il suo messaggio va oltre le mura dei monasteri e mostra "come la convivenza umana, con la grazia di Dio, possa superare i pericoli derivanti dalle dispute e dalle discordie".
Lo ha affermato Papa Francesco in una Messaggio rivolto ai partecipanti di un simposio ecumenico presso l'arcivescovado benedettino di Pannonhalma, nell'Ungheria occidentale, nel settembre 2023, che sottolineava altre due idee.
Il primo è che il patrono d'Europa conosceva "la complessità delle tracce linguistiche, etniche e culturali, che rappresentano al tempo stesso una ricchezza e un potenziale di conflitto". Tuttavia, egli aveva una visione serena e pacifica, perché era pienamente convinto della "pari dignità e dell'uguale valore di tutti gli esseri umani". Questo vale soprattutto per gli stranieri, che devono essere accolti secondo il principio di "onorare tutti gli uomini".
"La ricerca della pace senza indugio
Questo significa anche "saper fare il primo passo in certe situazioni difficili", perché "la discordia non deve diventare uno stato permanente". Stabilire la pace "prima del tramonto", diceva San Benedetto. Questa, ci ricorda il Papa, "è la misura della disponibilità del desiderio di pace".
E il secondo, ha sottolineato Francesco, è che "la ricerca della pace nella giustizia non può tollerare alcun ritardo, deve essere perseguita senza esitazioni". "Il La visione della pace di San Benedetto non è utopica, ma è orientata verso un cammino che l'amicizia di Dio verso l'uomo ha già tracciato e che, tuttavia, deve essere percorso passo dopo passo da ciascun individuo e dalla comunità".
L'evento ecumenico ungherese ha approfondito molti aspetti del tema della pace, in un momento in cui "l'umanità globalizzata è ferita e minacciata da una graduale guerra mondiale che, combattuta direttamente in alcune regioni del pianeta, ha conseguenze che danneggiano la vita di tutti, specialmente dei più poveri", ha detto il Pontefice secondo l'agenzia ufficiale vaticana, e in cui "la guerra in Ucraina ci ha drammaticamente richiamato ad aprire gli occhi e il cuore a molte persone che soffrono a causa della guerra".
San Paolo VI lo ha definito "pacis nuntius" (araldo della pace).
"Credo che San Benedetto, chiamato 'pacis nuntius' (araldo della pace) da Papa Paolo VI quando fu proclamato patrono d'Europa, si rivolga a noi con questa parola: pace! Non è una parola ovvia, non è un concetto astratto, ma una verità da perseguire e da vivere", ha detto. Sig. Fabrizio MessinaDirettore della Biblioteca di Stato del Monumento Nazionale di Santa Scolastica [sorella gemella di San Benedetto].
Una biblioteca che deve le sue origini aSantoBenito, perché è, di fatto, il biblioteca del Monastero di Santa Scolastica di Subiaco, uno dei dodici monasteri che furono fondati nei pressi della città, nella valle dell'Aniene, dallo stesso San Benedetto.
"La pace che Benedetto ci porta è la pace di Cristo. È la pace per la quale Cristo ha dato la sua vita. Se non apriamo le porte a Cristo, resteremo senza pace", ha aggiunto don Fabrizio Messina all'agenzia vaticana, che gli ha chiesto come sia possibile, nell'attuale scenario europeo devastato dalla guerra in Ucraina, percorrere sentieri di pace sulle orme di San Benedetto.
Per l'Ucraina, per la Russia...
La risposta del direttore della biblioteca è stata la seguente. Innanzitutto il dato storico: "San Benedetto, quando iniziò la sua personale ricerca di Dio, lo fece salendo a Subiaco e cercando il Signore. Questo gli accade in una prima esperienza eremitica. Come ci ricorda San Gregorio Magno, Benedetto vive solo con se stesso sotto lo sguardo di Dio. È una ricerca di Dio che è, quindi, una ricerca di pace".
L'illustre benedettino ha poi proseguito. "La vera ricerca della pace per l'Europa, per l'Ucraina, per la Russia e per tutti i Paesi coinvolti in questo insensato massacro è proprio quella di trovare in Cristo la fonte della pace, della luce. Proprio come ha fatto San Benedetto. Una pace che non è solo intima, ma personale. Ma è una pace che può davvero essere donata agli altri perché è la pace di Cristo. Lo ha detto lui stesso: "Vi lascio la mia pace", non come la dà il mondo.
Benedetto XVI: "L'Europa è nata dal suo lievito spirituale".
Il 9 aprile 2008, l'allora Papa Benedetto XVI parlò ai fedeli di San Benedetto di Nursia in un discorso ai fedeli della Chiesa di San Benedetto di Nursia. Pubblico generale. Ha esordito dicendo. "Oggi parlerò di San Benedetto, fondatore del monachesimo occidentale e anche patrono del mio pontificato. Inizio citando una frase di San Gregorio Magno che, riferendosi a San Benedetto, dice: "Quest'uomo di Dio, che brillò su questa terra con tanti miracoli, non brillò meno per l'eloquenza con cui sapeva esporre la sua dottrina".
"Il grande Papa [San Gregorio Magno] scrisse queste parole nel 592; il santo monaco era morto cinquant'anni prima ed era ancora vivo nella memoria del popolo e soprattutto nel fiorente Ordine religioso da lui fondato. San Benedetto da Nursia, con la sua vita e la sua opera, esercitò un'influenza fondamentale sullo sviluppo della civiltà e della cultura europea".
Una nuova unità
Proseguendo con la trama, Benedetto XVI ha aggiunto: "L'opera del santo, e in particolare la sua 'Regola', è una parte molto importante della vita e dell'opera del santo., sono stati un vero e proprio lievito spirituale, che ha cambiato, nel corso dei secoli, ben oltre i confini della loro patria e del loro tempo, il volto dell'Europa, realizzando, dopo la caduta dell'unità politica creata dall'Impero romano, una nuova unità spirituale e culturale, quella della fede cristiana condivisa dai popoli del continente. Nasce così la realtà che chiamiamo "Europa".
Anni prima, nel 1999, San Giovanni Paolo II scrisse una lettera all'Abate di Subiaco, in cui esprimeva la sua gioia nell'apprendere che "la grande famiglia monastica benedettina desidera ricordare con speciali celebrazioni i 1500 anni da quando San Benedetto iniziò a Subiaco la 'schola dominici servitii', che avrebbe condotto, nel corso dei secoli, innumerevoli uomini e donne, 'per ducatum Evangelii', a una più intima unione con Cristo".
Le virtù eroiche di Robert Schumann
L'11 luglio 2021, Papa Francesco, ricoverato al Gemelli, ha ricordato San Benedetto sui social media: "Oggi celebriamo la festa di San Benedetto, abate e patrono d'Europa. Un abbraccio al nostro protettore! Ci congratuliamo con i benedettini e le benedettine di tutto il mondo". Inoltre, il Santo Padre ha inviato "auguri all'Europa" affinché "sia unita nei suoi valori fondanti".
Poche settimane prima, a giugno, il Papa aveva riconosciuto le virtù eroiche del politico francese e padre fondatore dell'Unione Europea, Robert Schuman, dichiarandolo venerabile. In quell'occasione, il sacerdote Bernard Ardura, promotore della causa di Schuman, aveva tenuto un intervista un Omnes sul suo processo di canonizzazione.
"L'Europa deve cessare di essere un campo di battaglia su cui si dissanguano forze rivali", aveva detto Schumann in un discorso. "Sulla base di questa consapevolezza, che abbiamo pagato così cara, vogliamo percorrere nuove strade che ci porteranno a un'Europa unita e definitivamente pacificata", parole che sono viste come vitali per la riconciliazione di Francia e Germania.
Leone XIV chiede una "rivoluzione della cura" per nonni e anziani
In un messaggio a tutta la Chiesa per la V Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani, che si celebra domenica 27 luglio, il Papa invita tutti a impegnarsi in una "rivoluzione della gratitudine e della cura". Ogni parrocchia, associazione, gruppo ecclesiale è chiamato a "essere protagonista, visitando spesso gli anziani" e abbattendo così "i muri dell'indifferenza".
Francisco Otamendi-11 luglio 2025-Tempo di lettura: 3minuti
Il Santo Padre Leone XIV ha lanciato la Chiesa in una "rivoluzione" della gratitudine e della cura, visitando spesso gli anziani, creando per loro e con loro reti di sostegno e di preghiera, intessendo relazioni che possano dare speranza e dignità a chi si sente dimenticato". L'occasione è la V Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani.
La Giornata si celebrerà domenica 27 luglio, con il motto "Beato chi non vede svanire la propria speranza" (Sir 14,2). Queste sono le parole del Siracide.
Il Papa afferma nel suo Messaggio che "è necessario un cambio di passo, che testimoni un'assunzione di responsabilità da parte di tutta la Chiesa".
Ogni parrocchia, associazione, gruppo ecclesiale
"Ogni parrocchia, associazione, gruppo ecclesiale è chiamato a essere protagonista della "rivoluzione" della gratitudine e della cura". E precisa: questo si può fare "visitando spesso gli anziani, creando per loro e con loro reti di sostegno e di preghiera, tessendo relazioni che possano dare speranza e dignità".
Il Giubileo che stiamo vivendo "ci aiuta a scoprire che la speranza è sempre fonte di gioia, a qualsiasi età. Allo stesso modo, quando è stata temprata dal fuoco di una lunga vita, diventa fonte di piena beatitudine". Così inizia il Papa le sue parole.
La speranza cristiana, sottolinea il Pontefice, "ci spinge sempre a rischiare di più, a pensare in grande, a non accontentarci solo di quello che c'è...". status quo. In particolare, lavorare per un cambiamento che restituisca stima e affetto agli anziani".
Il Giubileo può essere guadagnato visitando gli anziani
Leone XIV ricorda poi che il Papa Francesco ha voluto che la Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani "venisse celebrata soprattutto andando a incontro di chi è solo".
E per questo motivo, "si è deciso che coloro che non possono venire a Roma quest'anno, in pellegrinaggio, "possono ottenere l'indulgenza giubilare se si recano a visitare per un tempo adeguato gli [...] anziani in solitudine, [...] come se facessero un pellegrinaggio verso il Cristo presente in essi" (cfr. Mt 25, 34-36)" (Penitenzieria Apostolica, Norme sulla concessione dell'indulgenza giubilare, III).
Visitare un anziano è un modo per incontrare Gesù, che ci libera dall'indifferenza e dalla solitudine, ricorda il Papa, sottolineando che Notizie dal Vaticano.
Vivere con loro è una liberazione dalla solitudine e dall'abbandono
Il Messaggio papale considera gli anziani in una prospettiva giubilare e afferma che "anche noi siamo chiamati a vivere con loro una liberazione, soprattutto dalla solitudine e dall'abbandono".
"La fedeltà di Dio alle sue promesse ci insegna che c'è una beatitudine nella vecchiaia, una gioia autenticamente evangelica, che ci chiede di abbattere i muri dell'indifferenza che spesso imprigionano gli anziani", aggiunge.
Le nostre società, in tutte le loro latitudini, si stanno troppo spesso abituando a lasciare che una parte così importante e ricca del loro tessuto venga emarginata e dimenticata, riflette Leone XIV.
Amore per i nostri cari e trasmissione della fede
Il Papa continua le sue parole facendo appello all'amore e al ricordo vitale dei membri della famiglia. "L'amore per i nostri cari - per il coniuge con cui abbiamo trascorso tanta parte della nostra vita, per i nostri figli, per i nipoti che rallegrano le nostre giornate - non svanisce quando le nostre forze vengono meno. Al contrario, spesso è proprio questo affetto a riaccendere le nostre energie, dandoci speranza e conforto".
Questi segni della vitalità dell'amore, continua, "che sono radicati in Dio stesso, ci danno coraggio e ci ricordano che 'sebbene il nostro uomo esteriore venga distrutto, il nostro uomo interiore viene rinnovato di giorno in giorno'" (2 Co 4,16). Perciò, soprattutto nella vecchiaia, perseveriamo, confidando nel Signore. Lasciamoci rinnovare ogni giorno dall'incontro con Lui, nella preghiera e nella Santa Messa.
Infine, il Santo Padre incoraggia tutti: "Trasmettiamo con amore la fede che abbiamo vissuto per tanti anni, in famiglia e negli incontri quotidiani; lodiamo sempre Dio per la sua benevolenza, coltiviamo l'unità con i nostri cari, raggiungiamo con il cuore chi è più lontano e, in particolare, chi vive nel bisogno. Saremo segni di speranza, qualunque sia la nostra età.
Proposta del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita
In occasione del Giubileo della Speranza e di questa Giornata mondiale, il Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita ha preparato una proposta pastorale affinché anche gli anziani che non possono partecipare fisicamente ai pellegrinaggi possano vivere la grazia del Giubileo.
Nel kit pastoraleLa celebrazione del Giubileo, disponibile sul sito web dell'evento, suggerisce una celebrazione del Giubileo che può essere vissuta nei luoghi in cui vivono gli anziani. La grazia del Giubileo è sempre per tutti!
Senza libertà non c'è fede. E se la libertà è data da Cristo, allora la fede è una fede che si fida pienamente del fatto che tutto è nelle mani di Dio.
Santiago Zapata Giraldo-11 luglio 2025-Tempo di lettura: 6minuti
Credere in qualcosa che non si percepisce con la vista può sembrare illogico in una società del XXI secolo abituata a cercare e dimostrare tutto attraverso la logica, dove le prove razionali sembrano mettere in secondo piano qualsiasi credenza che non possa essere dimostrata. La fede, intesa come capacità di credere senza aver visto, sembra in contrasto con una società razionalista, dove le prove prevalgono sulle convinzioni personali. Tuttavia, queste differenze non implicano un conflitto che porta alla distruzione dell'una o dell'altra, ma possono portare a un rapporto di complementarietà.
"Io credo".
Certamente, credere non è un atto passeggero. Avere la certezza della fede plasma l'essere umano, lo orienta verso un fine ultimo, penetra nel profondo del suo essere, ed è lì che matura. Non è un atto esterno, ma qualcosa che diventa parte essenziale della persona. Tutto questo deve avvenire nella libertà; se non si riconosce il ruolo attivo e la partecipazione dell'essere umano, è proprio questa libertà che viene negata. Per quanto riguarda la fede, senza libertà, ciò che si professa non ha senso: non sarebbe più fede, ma solo una norma imposta.
In relazione alla libertà, spesso si pensa che la chiamata alla fede implichi una perdita totale della libertà e violi la dignità umana, riducendola a un insieme di regole. Tuttavia, questa visione è fallace, poiché la vera libertà raggiunge la sua pienezza proprio attraverso la fede.
Oggi assistiamo a una lotta per una "libertà" che esalta solo l'io, e in questo modo individualista, la libertà autentica viene fraintesa o rifiutata. In contrasto con questa visione, la libertà cristiana non trasforma le persone in semplici seguaci di regole, ma offre loro una meta, uno scopo che è un percorso verso l'incontro con Colui che è la Via, la Verità e la Vita, Gesù Cristo, nostro Signore.
Cosa succede se non si crede in un bene supremo? Infatti, se non c'è un orientamento verso Dio, siamo dei poveri uomini che vivono senza ordine. L'ordine presente nella natura è già un segno evidente di un Creatore onnipotente. Non si può negare ostinatamente l'azione di Dio nella storia; farlo significa mettere l'uomo al centro, spostando Dio.
Tuttavia, il rapporto tra fede e libertà richiede ancora che la persona assuma pienamente la propria identità. Se non si assume, la libertà rischia di diventare una mera imposizione. Leonardo Polo sottolinea che "l'uomo deve costruire l'atto volontario, ma non può farlo senza accettare se stesso in accordo con la comprensione di quell'atto" ("Persona e libertà", p. 153). L'atto volontario richiede intelligenza: prima di tutto, capire chi si è; poi, riconoscersi in ciò che si fa. Nell'ambito della fede, se ci comprendiamo come amati da Dio e redenti da Cristo, allora, con un atto volontario, possiamo sperimentare questo amore e orientarci liberamente verso Dio.
Comprendiamo che la libertà è qualcosa di proprio degli esseri umani. D'altra parte, riconosciamo la relazione tra Dio e la nostra fede, una relazione che è pienamente unita nella persona di Cristo. Avere libertà non significa semplicemente avere a disposizione una moltitudine di vie, dove spesso non c'è un fine percepito, ma solo mezzi che cercano di soddisfare momentaneamente il desiderio di piacere. Una simile ricerca, però, è un'illusione, perché la via della vera libertà sta nel trovare Colui che ce l'ha donata.
Dissociare completamente la persona di Cristo come fonte di libertà significa negare l'azione di Dio nella storia e la salvezza compiuta attraverso l'Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo (cfr. Gv 1,29). Non si tratta di accettare un'idea astratta di qualcosa di invisibile, ma di vivere un incontro personale con Dio così come Cristo lo ha rivelato: ha mostrato il Padre perché noi avessimo la vita in abbondanza. Come dice Benedetto XVI: "All'inizio dell'essere cristiano non c'è una decisione etica o una grande idea, ma l'incontro con un evento, con una Persona, che dà un nuovo orizzonte alla vita e quindi un orientamento decisivo" ("...").Deus Caritas Est", 1).
Senza libertà non c'è fede. E se la libertà è data da Cristo, allora la fede è una fede che confida pienamente nel fatto che tutto è nelle mani del Padre.
Le opere di Dio
In secondo luogo, la fede è il riconoscimento dell'opera di Dio nel mondo. Se abbiamo già affermato che la fede implica un incontro personale, questo dimostra che Dio è all'opera anche nella realtà umana. Lo fa attraverso la Chiesa, i sacramenti, il magistero, nonché attraverso la conversione e la santificazione dei suoi membri. Ciò rivela una pluralità di azioni che tuttavia rispondono a un unico disegno divino: "Ma se ciascuna di queste decisioni è unica, tutte costituiscono un insieme, un disegno divino" (Jean Daniélou, "Dio e noi", p. 113).
La comunicazione continua tra Dio e l'uomo è un segno d'amore, l'Alleanza che è Cristo ci assicura la salvezza. San Paolo sottolinea la necessità di orientare insieme la nostra intelligenza e il nostro corpo verso la fede in Gesù: "Se infatti professerai con le tue labbra che Gesù è il Signore e crederai con il tuo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvato" (Rm 10,9).
Non è certo un compito facile trovare un punto d'incontro tra ciò che credo e ciò che professo, soprattutto in un'epoca razionalista come quella attuale. In questo contesto, risuona forte il monito di Benedetto XVI durante la Messa "pro eligendo Pontifice" del 2005, quando parlò dell'esistenza di una "dittatura del relativismo". Questa lotta per la coerenza della vita non è facile, ma è proprio questa concordanza che manifesta autenticamente l'azione dello Spirito Santo e assicura il cammino verso la salvezza.
In particolare, troviamo una scena significativa di mancanza di fede nel racconto dell'apparizione di Gesù ai discepoli dopo la risurrezione (cfr. Gv 20,24-25). Tommaso non credeva, perché la tendenza naturale dell'uomo è quella di fidarsi solo di ciò che può essere dimostrato. È difficile abbandonare questa idea. È così che l'allora professore Joseph Ratzinger in "Introduzione al cristianesimo": "L'uomo tende, per inerzia naturale, a ciò che è possibile, a ciò che può toccare con mano, a ciò che può comprendere come proprio" (p. 49). Cambiare questa situazione è un prerequisito per trovare la fede.
In definitiva, la fede è un atto che necessita della grazia. Richiede un incontro personale - anche se non visibile - con il Creatore. Il salto nell'ignoto ha sempre spaventato l'uomo; quel grande abisso sconosciuto lo spaventa e lo fa indietreggiare. Ecco perché questo passo non è possibile senza l'aiuto della grazia. Tuttavia, questa grazia non annulla l'essere umano; al contrario, lo eleva e lo perfeziona, indirizzandolo pienamente verso il bene supremo, che è Dio stesso. Questo si riflette in San Tommaso: "La grazia non distrugge la natura, ma la perfeziona" ("Summa Theologica", I, 1, 8 ad 2).
Si potrebbe dire molto di più sulla fede; è un argomento inesauribile, perché inesauribile è la divinità. La sua grazia è perpetua e quindi non la capiremo mai del tutto. Solo nel mondo possiamo intravedere ciò in cui crediamo, ma lo conosceremo pienamente quando lo contempleremo faccia a faccia. Ecco perché "credo" non è una semplice affermazione esteriore, ma un'accettazione profonda, un'espressione del desiderio di vita eterna. Come afferma Joseph Ratzinger: "La fede è un cambiamento che va fatto ogni giorno; solo in una conversazione che dura tutta la vita possiamo capire cosa significa la frase 'CREDO'" ("Introduzione al cristianesimo", p. 49).
Che grande dono è avere fede! Spesso non ce ne rendiamo conto. In una sola parola è racchiuso il passaggio per la salvezza. Quanto è bello condividere la fede in un cielo nuovo e in una terra nuova; in una fede che cambia la vita; in una fede comune che porta a una felicità condivisa che è quella di cercare Cristo e di essere continuamente una lode alla sua maestà.
Maria, Madre della fede
Non si può parlare di fede senza menzionare Santa Maria. Pensiamo per un attimo alla scena dell'Annunciazione, quell'immagine preziosa di una donna umile il cui unico desiderio era quello di piacere a Dio e di osservare la legge, da buona ebrea. Ma, appunto, il Signore si incarna attraverso un "sì"; inizia così la nuova umanità redenta in Cristo. Maria non sapeva cosa le sarebbe successo d'ora in poi, ma questo atto di fede in Dio la rende l'esempio più puro: "Beata colei che ha creduto, perché si compirà ciò che il Signore le ha detto" (Lc 1,45). A lei, Mater Ecclesiae, rivolgiamo le nostre preghiere, affinché un giorno, per sua intercessione, possiamo ottenere ciò che abbiamo ricevuto per fede.
L'immagine della "Virgen Dolorosa del Colegio" trascende la semplice categoria di opera d'arte per diventare una testimonianza viva di fede, una fonte di meraviglia e un punto focale di profonda devozione per innumerevoli credenti.
La sua presenza non è solo quella di un dipinto, ma di un simbolo venerato che occupa un posto unico nel cuore dei fedeli, soprattutto a Quito, Ecuadordove è tenuto in profonda stima e venerazione.
La mistica che circonda questo dipinto è intensificata dall'evento miracoloso ad esso associato, un prodigio che lo ha trasformato da immagine venerata in un potente emblema dell'intervento divino e delle cure materne. Attraverso la sua intricata iconografia, il dipinto comunica profonde verità spirituali e intense emozioni, creando un tono di riverenza e apprezzamento che invita alla contemplazione.
Fede incrollabile nella persecuzione
L'immagine della Madre Addolorata, che rappresenta la profonda sofferenza di Maria, è un simbolo potente e duraturo delle prove che la Chiesa ha affrontato nel corso della storia. Proprio come Maria rimase salda ai piedi della Croce, condividendo la Passione di suo Figlio, i fedeli sono chiamati a una fede incrollabile e alla resilienza in mezzo a periodi di intensa persecuzione.
All'inizio del XX secolo, la Chiesa cattolica in Ecuador subì una violenta e implacabile persecuzione, promossa dal governo di Eloy Alfaro e accompagnata dall'ateismo militante. Questa offensiva ha assunto varie forme, dall'espulsione di vescovi e ordini religiosi (salesiani, cappuccini, gesuiti, redentoristi) alla profanazione di luoghi sacri e all'assassinio di religiosi e giornalisti cattolici.
Tra gli eventi più deplorevoli, l'assalto al Palazzo Arcivescovile di Quito, la distruzione della biblioteca arcivescovile e il brutale assassinio di padre Emilio Moscoso nella scuola "San Felipe Neri" di Riobamba. In quest'ultimo episodio, il regime non solo ha assassinato il rettore, ma ha anche profanato il tabernacolo e le forme consacrate, sparato alle immagini dei santi e simulato un'esecuzione della Vergine Maria, e infine ha saccheggiato la scuola.
La persecuzione non si limitò ad atti di violenza. Furono attuate leggi che minarono il potere e l'influenza della Chiesa: le furono tolte le tasse sui beni, fu ristabilito il regime di patronato, sottomettendo l'amministrazione ecclesiastica allo Stato, furono secolarizzati i cimiteri, fu ritirato il riconoscimento ufficiale ai titoli di studio religiosi e si cercò di abrogare i decreti di consacrazione della Repubblica ai Sacri Cuori di Gesù e Maria.
Successivamente, fu approvata la legge sul matrimonio civile, che disconosceva il valore legale del matrimonio religioso e prevedeva il divorzio. La "legge dei culti" proibì la fondazione di ordini e congregazioni cattoliche, abolì i noviziati e sciolse gli istituti di clausura.
Infine, nel 1906, la Chiesa cattolica fu privata del suo status di persona di diritto pubblico e fu emanato un Codice di Polizia che reprimeva tutte le manifestazioni esterne di culto.
La Madonna ha pianto per i suoi figli
In questo contesto di sconvolgimenti e scontri, il miracolo della Dolorosa del 1906, con la Vergine piangente e ammiccante nel Scuola San Gabriel a QuitoL'evento ha assunto un significato ancora più profondo per i fedeli ecuadoriani.
Le lacrime della Madonna sono state interpretate come un segno del suo dolore materno nel vedere le sofferenze dei suoi figli in Ecuador, che affrontavano la minaccia alla loro fede e alle istituzioni ecclesiastiche. Questo prodigio ha riaffermato la presenza e la consolazione di Maria in un momento di prova, simboleggiando che "non ha voluto lasciare i suoi figli" in mezzo alle avversità e alle persecuzioni subite dalla Chiesa nel Paese.
I testimoni, tra cui il mio bisnonno e suo fratello, hanno descritto il modo in cui la Vergine apriva e chiudeva gli occhi, un movimento attivo che aggiungeva un carattere insolito all'evento.
La rapida convalida da parte del Vaticano nello stesso anno sottolinea che la Chiesa ha percepito questo evento non solo come un fatto locale, ma come un'affermazione divina della fede e della cura materna in un'epoca di crescente scetticismo.
Questo evento si è manifestato come un messaggio universale di speranza e consolazione da parte della Madre di Dio, un segno tangibile che Ella "non ha voluto abbandonare i suoi figli" di fronte alle sfide e alle turbolenze dei tempi, rafforzando il legame spirituale tra Maria e i fedeli.
Serenità di fronte al dolore
Quando si contempla il volto della Vergine Addolorata, la prima impressione è quella di una "profonda sofferenza". Questa è l'espressione più evidente del dipinto. Tuttavia, questo dolore ha una natura paradossale: è un "dolore sereno e forte".
Non si tratta di una tristezza passeggera o di una disperazione opprimente, ma di un dolore profondo e duraturo, temperato dall'accettazione, dalla forza d'animo e dalla volontà divina. Parla di un dolore che non annienta, ma eleva.
La rappresentazione della sofferenza di Maria sul volto della Vergine Addolorata, caratterizzato dalla sua serenità e forza, va oltre la semplice espressione dell'afflizione umana.
Questa iconografia sottolinea una profonda affermazione teologica: il dolore di Maria non è una sterile tristezza, ma un atto di amore incondizionato e sacrificale, una perfetta empatia con l'agonia del Figlio. La sua sofferenza è presentata come salvifica, non senza speranza, offrendo un modello ai credenti per abbracciare la sofferenza con grazia e significato spirituale.
Questo approccio risuona con la consapevolezza che "ogni dolore accettato per amore di Lui e legato alla sua passione diventa un dolore salvifico e significativo". In questo modo, la performance eleva il suo dolore da una tragedia puramente umana a una partecipazione consapevole e attiva al piano divino di salvezza.
La distinzione tra tristezza e amore è fondamentale: "non è la tristezza, ma l'amore che accompagna il figlio fino alla fine". La sua sofferenza è un atto di amore incondizionato e sacrificale, un'empatia perfetta con l'agonia del Figlio, perseverando con Lui fino alla fine.
Nonostante l'immensa sofferenza che rappresenta, "il suo sguardo trasmette pace e amore". I suoi occhi, nonostante le lacrime, irradiano un'inspiegabile tranquillità interiore e una sconfinata compassione. Questo sguardo invita alla contemplazione e offre conforto, assicurando allo spettatore la sua duratura cura materna.
Il cuore trafitto
Un elemento iconografico centrale della "Mater Dolorosa" è la raffigurazione del suo petto ornato da "sette spade, simbolo dei suoi sette dolori". Questa immagine di Maria con il cuore trafitto da spade (spesso una o sette) è una tradizione consolidata per la Madre Dolorosa. Questa rappresentazione visiva deriva direttamente dalla profezia di Simeone, che aveva predetto che "una spada ti trafiggerà l'anima".
La profezia di Simeone, primo dolore di Maria, stabilisce un punto di partenza fondamentale per il suo ruolo nella storia della salvezza. La predizione che "una spada ti trafiggerà l'anima" non è solo un presagio di afflizioni future, ma un dolore spirituale che segna l'anima di Maria fin dall'inizio della vita di Gesù. Questa profezia fornisce la giustificazione teologica diretta per la rappresentazione visiva delle sette spade.
Questo dolore iniziale consacra il ruolo unico e attivo di Maria come "Mater Dolorosa", la cui sofferenza è intrinsecamente legata all'opera redentrice di suo Figlio. Sottolinea che la sua sofferenza non è stata accidentale, ma divinamente ordinata e parte integrante del piano di salvezza, ponendola come corredentrice di Cristo fin dalla sua infanzia, non solo ai piedi della Croce.
I Sette Dolori di Maria sono un insieme di eventi della sua vita che sono oggetto di devozione popolare e sono spesso rappresentati nell'arte. Questi dolori non vanno confusi con i cinque misteri dolorosi del Rosario.
La diffusa devozione ai Sette Dolori, con le sue radici nel Medioevo e la sua espressione nello "Stabat Mater" attribuito a Jacopone di Todi, nonché la sua celebrazione liturgica in date come il "Venerdì dell'Addolorata" e il 15 settembre, rivela che la Vergine Addolorata è più di una rappresentazione artistica. È una devozione viva che promette ai fedeli benefici spirituali tangibili.
L'iconografia delle sette spade diventa un invito alla partecipazione ai dolori di Maria, offrendo un percorso verso una fede più profonda, una maggiore comprensione e una consolazione divina. Ciò rafforza il ruolo materno attivo di Maria nella vita dei suoi "figli", dimostrando che la sua sofferenza è fonte di grazia e modello per trasformare il proprio dolore in sofferenza salvifica, unendolo alla Passione di Cristo.
Mani che mantengono la speranza
Le mani della Vergine Addolorata sono un elemento altamente espressivo del dipinto, descritto con profonda ammirazione: "Le sue mani sono belle. Lavorative: larghe e lunghe. Mi fanno innamorare di loro".
Questa descrizione evoca non solo la bellezza, ma anche una storia di servizio, cura e resistenza. Non sono mani delicate o inattive, ma mani che hanno servito attivamente, nutrito, confortato e sofferto.
Simboleggiano la partecipazione costante e attiva di Maria alla vita di suo Figlio, dall'infanzia (cullandolo) alla morte (ricevendone il corpo). Sono mani che hanno compiuto innumerevoli atti di cura materna, che hanno sopportato dolori immensi e che tuttavia sono ancora in grado di offrire conforto e di impugnare gli strumenti di salvezza.
La rappresentazione delle mani della Vergine come "operaie: larghe e lunghe" suggerisce una capacità di servizio e di azione, al di là della semplice ricezione passiva. L'atto di tenere in mano gli strumenti della Passione di Cristo, come i chiodi e la corona di spine, è una scelta iconografica deliberata che si ritrova nelle rappresentazioni del lamento.
Ciò illustra non solo il dolore di Maria, ma la sua partecipazione attiva al dramma della redenzione. Le sue mani, che un tempo cullavano il Bambino Gesù, ora presentano i simboli del suo supremo sacrificio, a significare la sua completa identificazione con la missione del Figlio e il suo incrollabile amore materno che "accompagna fino alla fine".
Nella mano sinistra, la Vergine tiene i tre chiodi della crocifissione. Sono simboli diretti, tangibili e viscerali della Passione di Cristo. Rappresentano gli strumenti brutali del suo sacrificio e, per estensione, la profonda co-redenzione di Maria nell'assistere alla sua agonia.
La presenza dei chiodi nella sua mano la collega direttamente alla realtà fisica della morte del Figlio. Nella mano destra tiene una corona di spine. Questo simbolo di umiliazione, dolore insopportabile e regalità derisa sottolinea ulteriormente la brutalità e l'indegnità della Passione di Cristo.
La sua presenza nella mano di Maria significa la sua intima connessione con la sua sofferenza e la sua volontà di abbracciare l'intera portata del suo sacrificio redentivo.
Una madre che non si arrende mai
La Vergine Addolorata del Collegio è un faro di fede, una tela che racconta una storia di amore incrollabile e di resilienza divina. Attraverso il miracolo del 1906, il suo volto sereno in mezzo al dolore più profondo, le sette spade che simboleggiano le sue sofferenze e le mani che reggono gli strumenti della Passione, si rivela l'essenza della sua maternità.
Questo dipinto non solo commemora la sofferenza di Maria che ha accompagnato suo Figlio fino alla fine, ma incarna anche la forza della Chiesa di fronte alle persecuzioni.
La Vergine Addolorata ricorda perennemente che il dolore, se accolto con amore e unito alla Passione di Cristo, acquista un significato salvifico. Il suo sguardo, che trasmette pace e amore, assicura ai fedeli la sua costante presenza e intercessione.
Rimane un modello perfetto di fede e perseveranza nella sofferenza, una fonte perpetua di conforto e forza per coloro che si rivolgono a lei. La sua immagine invita alla contemplazione, alla gratitudine e a un rinnovato legame spirituale, portando il suo messaggio di amore e speranza duraturi nel cuore di ogni credente.
Jean Ramazani Mukwanga: "Il futuro della Chiesa in Congo è pieno di speranza".
Jean Ramazani Mukwanga è un sacerdote della Repubblica Democratica del Congo che sta studiando diritto canonico presso la Pontificia Università della Santa Croce grazie alla Fondazione CARF.
Jean Ramazani Mukwanga è nato a Sama (Repubblica Democratica del Congo) il 2 ottobre 1992. Proviene da una famiglia di nove figli ed è stato ordinato sacerdote il 5 giugno 2022. Studia Diritto Canonico presso la Pontificia Università della Santa Croce e attualmente è al terzo anno di studi. Attualmente frequenta il Collegio sacerdotale Tiberino.
Come ha scoperto la sua vocazione al sacerdozio?
-Ho scoperto la mia vocazione subito dopo il battesimo, all'età di 12 anni, cioè nel 2005. Sono stato battezzato da adulto, perché i miei genitori non avevano ancora contratto un matrimonio religioso. A quel tempo, nella diocesi di Kindu, un bambino non poteva essere battezzato se i suoi genitori non erano sposati religiosamente. Subito dopo il battesimo, mi sono unito al gruppo dei chierichetti e, dopo un mese, ho iniziato a servire all'altare durante la Messa. Quando mi sono seduto accanto ai sacerdoti e ho servito la Messa, ho sentito un grande desiderio di essere un sacerdote. Quella è stata la svolta più grande nella mia storia vocazionale e dopo un anno mi sono iscritto al gruppo vocazionale, quindi nel 2006 e 2007 sono entrato nel seminario minore.
Qual è stata la reazione della sua famiglia e dei suoi amici quando ha detto loro che voleva diventare sacerdote?
-All'inizio i miei genitori non volevano sentirmi dire che sarei diventato sacerdote. Di fronte al loro atteggiamento, mi sono arrabbiato e non ho voluto mangiare né parlare con loro per tre giorni. Quando hanno visto la mia reazione, hanno accettato che andassi al seminario minore. Per quanto riguarda i miei amici, alcuni erano contenti, altri non volevano che diventassi sacerdote.
Come descriverebbe la Chiesa nel suo Paese?
-La Repubblica Democratica del Congo è uno dei Paesi africani con la più grande popolazione cristiana. Circa 80-90 % della popolazione si dichiara cristiana, divisa principalmente tra cattolici romani (~50 %), protestanti (Église du Christ au Congo - ECC) (~20 %), chiese di rinnovamento (pentecostali, evangeliche, ecc.) (~10-15 %) e altri gruppi cristiani (come testimoni di Geova, ortodossi, ecc.).
Quali sono le sfide che la Chiesa deve affrontare nel suo Paese?
-Ce ne sono diversi. Mancanza di risorse, poiché ci sono pochi mezzi finanziari per sostenere le parrocchie, le scuole e le opere sociali; insicurezza e conflitti, poiché in alcune regioni (soprattutto nell'est) la violenza rende difficile il lavoro pastorale. La povertà diffusa, la Chiesa deve spesso supplire alle carenze dello Stato (istruzione, sanità, ecc.). C'è anche la carenza di sacerdoti e religiosi, soprattutto nelle zone rurali, dove alcune comunità non hanno un accompagnamento spirituale regolare. C'è anche la corruzione e la pressione politica, poiché la Chiesa viene talvolta minacciata quando denuncia le ingiustizie. Infine, ci sono le sfide della formazione: c'è un grande bisogno di rafforzare la formazione dei laici, dei catechisti e dei futuri sacerdoti.
Come vede il futuro della Chiesa nel suo Paese?
-Il futuro della Chiesa nella Repubblica Democratica del Congo è pieno di speranza, nonostante le numerose sfide. Il suo futuro dipende da una gioventù cristiana impegnata, da vocazioni in crescita, dalla vicinanza ai poveri, da una formazione solida e dal coraggio profetico di fronte all'ingiustizia.
Cosa apprezza di più della sua formazione a Roma?
-Ciò che apprezzo di più della mia formazione a Roma è la cura con cui la Pontificia Università della Santa Croce mi insegna, non solo intellettualmente, ma anche spiritualmente e umanamente.
In che modo la sua vocazione di sacerdote la aiuta nel suo lavoro pastorale? In che modo la sua formazione attraverso la Fondazione CARF la aiuta nel suo lavoro pastorale?
-La mia vocazione di sacerdote oggi è una chiamata a servire il popolo di Dio con umiltà, gioia e speranza. Grazie alla Fondazione CARFHo ricevuto una solida formazione intellettuale, spirituale e umana in un ambiente ecclesiale universale. E questo può aiutarmi a servire meglio la Chiesa nel mio Paese, con competenza, amore e fedeltà. Sono grato per questa opportunità, che mi rende un lavoratore più preparato nella messe del Signore.
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Il Papa ha ricevuto il Presidente dell'Ucraina per la seconda volta in due mesi. L'incontro si è svolto a Villa Barberini a Castel Gandolfo, dove il Papa ha ricevuto il Presidente dell'Ucraina per la seconda volta in due mesi. Leone XIV godersi qualche giorno di relativo riposo.
Il pontefice ha espresso al presidente ucraino il suo dolore per le vittime, incoraggiando gli sforzi per il rilascio dei prigionieri; ha inoltre ribadito la disponibilità del Vaticano ad accogliere i rappresentanti russi e ucraini per i negoziati.
Da parte sua, il presidente ha ringraziato il Vaticano per i suoi sforzi nella ricerca della pace in un conflitto che è ormai giunto al terzo anno.
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San Cristoforo di Licia, "portatore di Cristo", e i martiri di Siria e Vietnam
Il 10 luglio la Chiesa celebra San Cristoforo di Licia (Anatolia, attuale Turchia), il luogo in cui questo "portatore di Cristo" (nome di origine greca) nacque e fu martirizzato. San Cristoforo è il patrono dei viaggiatori e degli autisti. Oggi si commemorano anche due martiri vietnamiti e altri undici martiri di Damasco, della Custodia di Terra Santa.
Francisco Otamendi-10 luglio 2025-Tempo di lettura: < 1minuto
La tradizione colloca San Cristoforo, gigante popolare e martire dell'Asia Minore, in Licia. Era credenza comune che bastasse guardare la sua immagine perché il viaggiatore si liberasse dai pericoli del giorno. Molti automobilisti portano una medaglia di San Cristoforo accanto al volante. Qui può assistere a una storia che fa riflettere, quando un giorno attraversa il torrente carico di un bambino "insignificante".
Il martirologio attribuito a San Girolamo afferma che la memoria di San Cristoforo è il 25 luglio, festa conservata nel Martirologio Romano. Nella pratica, però, è stata spostata al 10 luglio, in quanto coincide con la festa di San Giacomo Apostolo, il 25 luglio.
Si dice che San Cristoforo sia stato battezzato ad Antiochia. Senza indugio andò a predicare in Licia e a Samo. Lì fu imprigionato dal re Dagon, che era sotto il comando dell'imperatore Decio. Resistette alle richieste di Dagon di ritrattare. Dopo vari tentativi di tortura, fu decapitato. Secondo Gualterio di Spira, la nazione siriana e lo stesso Dagon si convertirono a Cristo. La sua effigie, sempre gigantesca, decora molte cattedrali, come quella di Toledo.
Martiri vietnamiti e di Damasco
La liturgia del giorno ricorda anche i santi Antonio Nguyen Hûu (Nam) Quynh e Pietro Nguyen Khac TU, catechisti laici vietnamiti, martirizzati a Dong Hoi (Vietnam) il 10 luglio 1840 durante il regno dell'imperatore Minh Mang.
Il beato Manuel Ruiz e i suoi compagni, otto francescani, tutti spagnoli tranne uno, e tre laici indigeni, furono martirizzati a Damasco per non aver rinunciato al cristianesimo ed essersi convertiti all'Islam. Erano membri della Custodia di Terra Santa e formavano la comunità di Damasco.
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